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Creature serpentiformi alpine - parte 1

Meravigliato! Durante una puntata di "la storia infinita" viene mostrato un mostro, un mostro che si aggirava tra le alpi e che uccideva col solo sguardo, la nostra medusa versione casereccia.

L'incredibile non é questo superpotere ma come all'istante mi sono ricordato di aver visto un immagine simile: museo del serpente di Werdenbeg.

A distanza di anni mi ritrovo faccia a faccia con questa creatura che avevo provvisoriamente posteggiato nel cassetto di "cose da sbrigare quando capiterà l'occasiuone".

Tatzelwurm

Il Tatzelwurm o Tatzlwurm, che in lingua tedesca significa «verme con le zampe», è una creatura leggendaria dell'arco alpino, descritta come un lucertolone con quattro o due sole zampe corte e la coda tozza.

Illustrazione di un drago delle Alpi, incluso nel lavoro di Scheuchzer Itinera per Helvetiae Alpinas regiones facta annis 1702-10.

Il nome «Tatzelwurm» è costituito da Tatze, che significa «zampa» o «artiglio» a seconda del contesto, e Wurm, «verme», suggerendo che il Tatzelwurm è un "mezzo drago" con un addome a forma di serpente con quattro zampe corte o due zampe anteriori.

Il termine Tatzelwurm non è usato tradizionalmente in Svizzera, dove la misteriosa creatura è invece nota come Stollenwurm o Stollwurm ("verme dei tunnel" o "drago dei tunnel minerari" nelle Alpi Bernesi e nel massiccio del Giura; Stollenwurm può anche essere tradotto come "serpente con piedi corti e massicci"). Beißwurm significa invece "drago che morde", mentre Springwurm vuol dire "verme saltante".

Al Tatzelwurm è talora attribuita la capacità di recare danni e persino di uccidere con lo sguardo, il fiato e l'odore. Il Tatzelwurm dell'Austria e della Bavaria viene descritto come avente un respiro velenoso, in alcuni casi persino letale. Anche lo Stollenwurm è considerato un animale velenoso nella tradizione svizzera.

Inoltre Tatzelwurm emetterebbe un verso stridulo, fischia o sibila.

Si dice che chi spara a un Tatzelwurm abbia sempre fortuna nella caccia, mentre chi lo manca non dovrebbe mai più andare a caccia. Possono correre velocemente in salita o in discesa, ma non attraverso il pendio. Sul Dachstein, si dice che abbiano l'aspetto di rami secchi e che saltino addosso agli escursionisti ignari e si infilzino nel cuore. 

A volte si dice che i vermi della galleria succhiano il latte delle mucche e si dice che un gallo bianco protegga la mandria. Anche alcune grandi lucertole  (lucertoni) del lago di Como si dice che succhiano il latte e hanno un aspetto velenoso, ma non vengono chiamate lugworms o tatzelworms nelle fonti italiane. Il motivo del drago che succhia il latte è comune nelle leggende, mentre la protezione fornita dal gallo risale presumibilmente all'idea che il grido di un gallo possa uccidere un basilisco.

A volte viene descritto che nel corpo degli animali morti sono stati trovati diversi piccoli, da cui si può concludere che i Tatzelworm partoriscono vivi

Versione felina

I vermi tatzelwurm sono talvolta descritti con teste o orecchie da gatto, ad esempio un verme avvistato sul Reichenspielberg vicino a Leogang o il Tatzlwurm di Mühlau. 

Il folklorista Karl Haupt sospetta che le caratteristiche feline del Tatzelwurm risalgano a una leggenda norrena. In questa leggenda, al dio Thor viene affidato il compito di sollevare il gatto del gigante Utgardloki. Ci riesce a malapena e Utgardloki in seguito gli confida che in realtà si trattava del Serpente di Midgard. 

Tuttavia, le descrizioni di gatti sono piuttosto rare e una delle più note raffigurazioni di una creatura ibrida di gatto e serpente dell'artista Walter Molino, spesso utilizzata come illustrazione di un tatzelwurm, deriva originariamente da un articolo di giornale che riportava l'avvistamento di tale creatura ibrida a Fiumefreddo di Sicilia, lontano dalla regione alpina.

llustrazione di Walter Molino, spesso erroneamente etichettata come Tatzelwurm, 1954

Il verme del tunnel vicino a Wölfliswil

Una leggenda che è sopravvissuta fino ad oggi in alcune valli dell'Oberland bernese, così come nel Giura di Soletta e nel Giura di Argovia, narra di una specie di serpente e lucertola grigio-nera che si dice sia lunga da tre a sei piedi, relativamente spessa, con due orecchie appuntite e due zampe anteriori corte. Non si sa nulla di draghi e tarli nelle regioni citate, ma uomini credibili raccontano di questi vermi delle gallerie, considerati molto dannosi e velenosi, e gli abitanti delle campagne del Giura affermano di aver visto personalmente queste creature, la cui vista si dice sia terrificante. Si dice che compaiano quando il tempo è secco o quando il tempo cambia.

Secondo il racconto di una donna Frickthaler di Wölfliswil, ancora in vita, e la Gazzetta di Capodanno dello Naturforschende Gesellschaft in Zürich 1832, 5. Sui concetti di verme, drak e verme delle gallerie di Aelpler: König, Alpenreise, 127.

Fonte: Ernst L. Rochholz, Schweizer Sagen aus dem Aargau, vol. 2, Aarau, 1856.

Avvistamenti

Inconfutabile la sua presenza dopo aver letto le testimonianze qui sotto riportate

- 1779. Ad Unken, nei pressi di Salisburgo, Huns Fuchs muore per un attacco cardiaco, si dice, per essersi trovato faccia a faccia con due creature sconosciute dall'aspetto serpentiforme. Un quadro votivo mostra queste due creature in agguato sullo sfondo. 

Hans Fuchs muore attaccato dalle creature serpentiformi

 - 1800. A Ossum, in Francia viene avvistata una creatura somigliante ad un rettile, che riappare nel 1939. 

 - 1908. Vicino a Murau, in Steiermark (Austria), un cacciatore viene attaccato da un tatzelwurm. L'animale era lungo 50 cm e spesso 8, ed assomigliava ad un verme con 4 corte zampe. 

 - 1921. Rauris (Austria). Viene avvistato un tatzelwurm lungo 60 cm e capace di saltare 7 metri. 

 - 1924. Due escursionisti trovano uno scheletro lungo un metro e mezzo appartenente ad una creatura simile ad una lucertola, probabilmente uccisa anni prima da un contadino della zona che la trovò nella sua stalla. 

 - 1928. Un fotografo, mentre viaggia attraverso le Alpi, trova un mostro simile ad un drago che giace sul fondo di un ruscello. 

 - 1934. Una fotografia scattata da un fotografo di nome Balkin viene resa nota, ma si tratta senz'altro di un falso, oltretutto mal ideato

- Estate 1963. "Il Giorno" riporta una notizia circa l'incontro di un uomo con un tatzelwurm o un suo stretto parente, avvenuta a Sacile, in provincia di Udine. Antonio Toffoli, questo il nome del testimone, si appostò nella zona desolata dov'era solito comparire l'animale. Si dice che sia stato un serpente lungo circa 4 metri che sbucherebbe da una galleria sotterranea facendosi precedere da un serpente di dimensioni normali ("serpente pilota"). Munito di un grosso randello, Toffoli, gestore di un bar in una frazione di Sacile, attese un paio d'ore davanti alla sua tana, prima di osservare il serpente pilota, seguito subito dopo dal bestione, mentre fuoriuscivano dal suolo. L'animale, a detta del testimone, emetterebbe un acutissimo sibilo. "È enorme, ha la testa grossa come quella di un bambino, il collo sembra un palo telegrafico, il suo sibilo stordisce..." ha riferito Toffoli. L'uomo, alla vista della bestia, le ha vibrato contro una randellata, prima di scappare terrorizzato. 

 - 1965. Un contadino tedesco scorge sbucare da un foro nel fienile "qualcosa che assomigliava sia ad un serpente sia ad un verme". 

 - Dicembre 1969. Vicino a Forlì viene avvistato un rettile dalle sembianze di un dinosauro, lungo 5 metri. 

 - 1975. A Goro viene avvistato un animale, sembra della stessa specie di quello di Forlì '69, da Maurizio Tombini, che descrive l'animale come un serpente con le zampe lungo 3 metri. Il corpo aveva un diametro di 20 cm. L'animale emetteva un suono che somigliava all'ululato di un lupo. 

 - 1990. Giuseppe Costale trova dei resti di uno strano rettile lungo 70 cm, ai piedi dell'Alpe Lusentino. 

 - Ottobre 1991. Costale vede un animale, rappresentante della stessa specie alla quale probabilmente apparteneva lo scheletro del '90, questa volta vivo, che si muove zigzagando velocemente. Ha i fianchi grigio chiaro, dorso scuro, muso piatto, e una criniera o una cresta sul capo. 

 - Settembre 1992. Nuovo avvistamento di Costale dello stesso animale

Illustrazione dell'avvistamento di Hauwele, di Johann Jacob Scheuchzer, 1723

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