Visibile da buona parte della valle di Muggio, il Generoso la sovrasta incontrastato. Meta di classiche passeggiate scolastiche e di storie nascoste. è da qui che parte la mia avventura alla scoperta della valle di Muggio
Muggio e il Generoso
Muggio è - per usare l'espressione di Luigi Lavizzari - "l'ultima (terra) della valle e quella che le dà nome". Il villaggio è inoltre il più vicino alla vetta e i suoi alpi (come l'Alpe Génor) lambiscono la sommità del Monte Generoso.Alpe Genor fotografata da Nadigh, in alto sulla destra si intravede la ferrovia del Generoso nei suoi ultimi metri prima di raggiungere l'abergo (fuori campo)
Tuttavia proprio la cima della montagna non appartiene territorialmente a Muggio (ora Comune di Breggia), bensì a Castel San Pietro. Questa curiosa ripartizione affonda le sue radici nel Medioevo, negli antichi confini di pievi e castellanze e nei diritti di pascolo che queste rivendicavano sulla montagna e sulla sua sommità.
Ciò nonostante gli abitanti di Muggio - e precisamente quelli della frazione di Scudellate - legarono il proprio nome alla vetta grazie alla famiglia Clericetti.
Albergo bellavista
Il ruolo pionieristico dell’albergo alla Bellavista è evidente: dovuto all’intraprendenza del medico di Mendrisio Carlo Pasta (1822-1893), fu costruito prima dell’arrivo della ferrovia in Ticino e destinato ad una clientela elitaria particolarmente agiata, in grado di affrontare i viaggi con mezzi dispendiosi e in tempi assai prolungati.

Dottor Carlo Pasta
La posizione dello stabilimento era tipica degli alberghi panoramici che intorno alla metà dell’Ottocento andavano sorgendo sulle Alpi svizzere e rappresentavano la ricerca del contatto tra la civilizzazione e la natura: un terrazzo naturale in posizione dominante, favorevole per l’insolazione e inserito in un paesaggio pittoresco. Esempi analoghi quanto a collocazione sono tra gli altri gli alberghi sul Rigi e alle cascate di Giessbach sul lago di Brienz.
Sul fronte sud dell’Albergo Monte Generoso si stendeva un piccolo terrazzo belvedere con alto muro di contenimento in pietra affine a un bastione. A parte questa superficie, l’albergo non era circondato da un parco ma era inserito nel paesaggio naturale. Il dottor Pasta aveva provveduto all’acquisto di un appezzamento particolarmente ampio e ciò gli permetteva di mantenere un verde spontaneo in prossimità dell’albergo, e le attività agricole potenzialmente moleste a una congrua distanza. Non ancora ultimato, l’albergo fu inaugurato l’8 aprile del 1867 dopo tre anni di lavori.
Sul fronte sud dell’Albergo Monte Generoso si stendeva un piccolo terrazzo belvedere con alto muro di contenimento in pietra affine a un bastione. A parte questa superficie, l’albergo non era circondato da un parco ma era inserito nel paesaggio naturale. Il dottor Pasta aveva provveduto all’acquisto di un appezzamento particolarmente ampio e ciò gli permetteva di mantenere un verde spontaneo in prossimità dell’albergo, e le attività agricole potenzialmente moleste a una congrua distanza. Non ancora ultimato, l’albergo fu inaugurato l’8 aprile del 1867 dopo tre anni di lavori.
Monte Generoso, 1209 m, Albergo Bellavista, cartolina, coll. G. Haug, Capolago
La fascia sottogronda della Sala della musica annessa all'Hotel Monte Generoso-Bellavista era decorata da una serie di graffiti.
Di questi ne sono stati recuperati cinque che rappresentano le tappe storiche della conquista del Monte Generoso: Carlo Pasta pioniere del Generoso (sopra) , la salita in portantina e a dorso del mulo, la ferrovia e la strada.
Il primo albergo sulla sommità del Monte Generoso sorse intorno al 1870 per iniziativa di Benigno Clericetti di Scudellate. Conosciuto come Albergo Svizzero, fu concepito come un rifugio alpino e ristoro per gli escursionisti consolidando solo lentamente la propria vocazione alberghiera.
L’Hotel Kulm fu distrutto nel 1977 dopo un periodo di inattività mentre l’Albergo Vetta fu demolito e sostituito nel 1971 da un albergo voluto dalla Migros. I fratelli Angelo e Carlo Casoni, azionisti di una società anonima che nel 1940 aveva acquistato gli alberghi costruiti da Carlo Pasta e la ferrovia, avevano trovato in Gottlieb Duttweiler un alleato per fermare lo smantellamento della cremagliera e avevano costituito insieme alla Migros una cooperativa che aveva rilevato la ferrovia e l’Albergo Vetta.
Albergo in vetta
Dopo l'apertura dell'Albergo Monte Generoso - Bellavista da parte del dottor Carlo Pasta (1867), fu proprio Benigno Clericetti di Scudellate ad inaugurare, nel 1870 sulla vetta del Monte Generoso, l'Albergo Schweizerhof e dare vita ad una dinastia di albergatori interrottasi alla fine della stagione 1959.
L’edificio dalle dimensioni assai limitate si presentava in origine come un sobrio volume tipico dell’edilizia ticinese ottocentesca.
Arriva la cremagliera
L’intraprendenza del dottor Pasta fu rivolta alla vetta con la costruzione, a partire dal 1886, della ferrovia a cremagliera, inaugurata il 4 giugno del 1890, che collega tuttora il monte a Capolago. Pasta, costituì la S.A. del Monte Generoso che subentrò alla Regina Montium, Societé internationale des chemins de fer de montagne, società che nel 1874 aveva previsto di collegare la vetta direttamente a Mendrisio.
Nel 1889, mentre i lavori volgevano al termine, fu elaborato dai noti architetti con studio a Zurigo Alfred Chiodera (1850-1916) e Theophil Tschudy (1847-1911), un progetto per una stazione d’arrivo della ferrovia, tuttavia destinato a non essere eseguito.
Abbandonato il progetto dello studio zurighese, tra il 1890 e il 1891 l’architetto luganese Otto Maraini elaborava una serie di proposte per due edifici in vetta: un fabbricato in prossimità dell’arrivo della ferrovia, destinato ad accogliere la stazione e un ristorante, e un albergo palazzo, per il quale si sceglieva la posizione più panoramica.
Benigno Clericetti iniziò la propria carriera con una modesta baita che serviva più che altro a dare ristoro agli escursionisti, mentre il nipote Erennio - che durante l'inverno si trasferiva in Egitto per lavorare sui piroscafi della compagnia Cook- fu il primo a disporre della corrente elettrica in vetta.
Al termine della Prima Guerra Mondiale, I Clericetti gestivano anche gli altri due alberghi sul Generoso, Il Vetta e II Kulm.
La vista dall'altro lato mostra un ulteriore elemento architettonico: lo stelo di una croce in pietra, poco oltre l'Hotel Kulm. Sullo sfondo, allora come oggi, un ampio sentiero si arrampica fin sulla cima, superando gli ultimi 100 m di dislivello.
Nel 1952 avvenne l'ultimo passaggio di consegne tra Erennio ed il figlio Giuseppe, Peppino per gli amici, il quale continuò con la professione di famiglia sino alla morte della madre Ida nel 1959.
Quella del Clericetti fu un'epopea legata al periodo d'oro del turismo alpino, la Belle Époque, e nacque da un'intuizione di Benigno Clericetti, i quale anticipò addirittura la costruzione della ferrovia a cremagliera, inaugurata nel 1890 e che contribuì a rendere l Monte Generoso una meta turistica di più facile fruizione.
I Casoni da parte loro, dopo aver acquisito anche l’Hotel des Alpes e la Cascina d’Armirone, consci del nuovo concetto di turismo che si andava affermando all’epoca del boom economico, indirizzato più alle case di vacanza che non ai soggiorni alberghieri, avviarono un grandioso progetto di urbanizzazione della loro proprietà attorno all’albergo alla Bellavista.
L’ambiziosa proposta elencava tra i suoi scopi “un razionale sviluppo residenziale e turistico”, con l’intenzione di “disciplinare l’edilizia, evitando costruzioni incoerenti” e di “avvalorare le zone libere corrispondenti alle esigenze turistico-residenziali”. Si prevedeva l’esecuzione di un insediamento estensivo, servito da una congrua rete stradale, in grado di offrire diverse tipologie abitative, dalle abitazioni singole agli appartamenti di varia grandezza ma anche servizi pubblici, attrezzature sportive e culturali, l’insediamento sarebbe stato contraddistinto da un linguaggio architettonico moderno e a volte singolare, in particolare nelle “casette per il week-end”, dall’aspetto di dischi volanti sospesi tra le cime degli alberi.
Il prototipo delle Case Rondo degli architetti Angelo e Dante Casoni di Basilea alla Mostra Internazionale della Plastica in Germania, ottobre 1971. Keystone / Dejaco
Il progetto, combattuto dalla Lega svizzera per la protezione della natura, fu accantonato, e l’architetto Luigi Nessi (1932-2009) fu incaricato di elaborare un piano regolatore per tutto il versante svizzero del monte,
Il Piano consente quantità edilizie molto più basse rispetto alla proposta Casoni e soprattutto indirizzate a privilegiare l’attività agricola, alla quale va collegato il turismo.









Commenti
Posta un commento