Delle valli principali del Ticino solo una é rimasta incredibilmente ancora inesplorata dal sottoscritto. Finalmente decido di agire e intraprendere una prima spedizione appiedata che prevede la percorrenza di tutta la valle con "entrata trionfale" dal fondo della valle invece che una scontata salita dall'imbocco di Morbio. Così facendo dovrò per forza percorrerla tutta e non rinunciare dopo le prime fatiche come avrei potuto fare salendo dal fondovalle.
Proprio una mucca nel frattempo richiama la sua attenzione, deve andare. Mi dice che se mi ritrovo da quelle parti di passare a salutarlo, che lui è sempre lì, da molti anni. "Con piacere Claudio" rispondo ma nel frattempo è già sparito senza nemmeno aver sentito la mia risposta.
Riprendo il cammino con la convinzione che i gesti più semplici sono anche i più arricchenti.
Ciao Claudio.
Il sentiero continua a scendere imperterrito, tra poco dovrei scorgere Scudellate, Muggio invece é visibile anche dalla vetta del Generoso. Mi rendo conto che con il percorso scelto oggi bypasso allegramente gli insediamenti di Scudellate ed Erbonne. Quest’ultimo poi ha una storia del tutto particolare che merita di essere raccontata a parte.

Incrocio poi una cappella a pochi metri dall'abitato di Muggio. Una scritta sotto di essa invita alla meditazione:
Poco dopo entro nel villaggio di Muggio che da il nome a tutta la valle.
Il paese è diviso dall’abitato di Cabbio da un ruscello talmente esiguo che non porta nemmeno un nome. Come da prassi mi aggiro per le viuzze in ricerca di elementi di interesse, ed é qui che incontro il secondo personaggio.




Aldo Codoni è un grafico e artista che ha realizzato il gonfalone del vecchio comune di Cabbio, oggi parte del Comune di Breggia. La sua attività professionale è indicata anche tramite lo studio grafico SGD, con sede a Cabbio
Arte dei poster: Il suo nome è associato alla Swiss Poster Art, con opere come il poster pubblicitario per il quotidiano zurighese TAT negli anni '60.

"C’erano i tedeschi che venivano con i figli piccoli. Ora i figli sono cresciuti e non vengono più."

La partenza é il Generoso e l’arrivo é previsto a Balerna. Finalmente avrò modo di immergermi in maniera completa in questo angolo di Ticino.
A pochi centinaia di metri dalla vetta del Generoso. Sullo sfondo la valle di Muggio dove si distinguono i primi villaggi. In primo piano un pastore sale lentamente....
Incontri casuali
Ancora non lo so ma tre personaggi estremamente pittoreschi mi stanno aspettando lungo il percorso. Lo stile di vita che ho deciso di intraprendere mi espone volentieri a questo tipo di incontri, non ho compagnie di viaggio (oltre a mia figlia quando c'é), ma non lo dico piangendo, anzi... Questo non significa che non sono aperto a condividere alcuni pensieri con personaggi che il caso mi fa incontrare. Una cosa accomuna tutti questi incontri: da entrambi le parti si sa che si discute per il piacere di comunicare con la consapevolezza che quasi sicuramente sarà la prima ed ultima volta. Questa particolare condizione favorisce la fluidità della comunicazione perché non bisogna prestare attenzione al fatto che si avrà di nuovo a che fare con l'interlocutore. Free style insomma.
Grazie alle loro testimonianze avrò diversi elementi aggiuntivi per immergermi nel piccolo mondo di questa valle.
Il pastore
Il primo personaggio lo incrocio poche centinaia di metri dopo essere partito dalla stazione del Generoso. Si chiama Claudio ed é un pastore.
Claudio sul cippo di confine tra Svizzera ed Italia a 1500 m.s.m.
Sbuca dal nulla Claudio, avanza lentamente ma con passo sicuro affidandosi ad un vecchio bastone.
Lo osservo mentre si avvicina e con una scusa attacca bottone.
La pelle è consumata dal sole e dal vento a forza di stare fuori a pascolare le vacche o a fare il fieno.
È la volta buona per imparare qualcosa, è la volta buona per ascoltare al posto di parlare.
E Claudio ne ha da dire; mentre racconta i suoi occhi infossati sembrano prendere vita, l'espressione si accende rievocando mille ricordi che gli passano davanti.
Lo osservo mentre si avvicina e con una scusa attacca bottone.
La pelle è consumata dal sole e dal vento a forza di stare fuori a pascolare le vacche o a fare il fieno.
È la volta buona per imparare qualcosa, è la volta buona per ascoltare al posto di parlare.
E Claudio ne ha da dire; mentre racconta i suoi occhi infossati sembrano prendere vita, l'espressione si accende rievocando mille ricordi che gli passano davanti.
“Quel giorno a Soletta in stazione ci sentirono, porca miseria se ci sentirono”, evidentemente non capitava spesso di uscire dalla valle, la novità frammista ad un emozione nel ritrovare una parente si é ancorata indissolubilmente nella memoria di Claudio diventando uno dei suoi ricordi preponderanti, ricordo che con ogni probabilità condivide di sovente.
Mi chi de da dove sono e come spesso accade le sue memorie tornano al servizio militare. Airolo ospita diverse installazioni militari e molti ticinesi hanno servito qui.
Il pastore approfitta della mia presenza per aprire il cassetto dei ricordi.
Poi i racconti ritornano sulla vita di tutti i giorni, le fatiche sugli Alpi, il grande freddo e il grande caldo, una qualche vacca che cade dai pendii.
Un incessante avanti - indietro, sali e scendi.
Foto di Giovanni Luisoni
Proprio una mucca nel frattempo richiama la sua attenzione, deve andare. Mi dice che se mi ritrovo da quelle parti di passare a salutarlo, che lui è sempre lì, da molti anni. "Con piacere Claudio" rispondo ma nel frattempo è già sparito senza nemmeno aver sentito la mia risposta.
Riprendo il cammino con la convinzione che i gesti più semplici sono anche i più arricchenti.
Ciao Claudio.
Giù per la valle
Il prossimo obiettivo é la capitale della valle. Il sentiero scende sui pascoli, non é esposto ma comunque ripido, occorre prestare attenzione a dove si mettono i piedi. In breve tempo raggiungo un gruppo di cascine apparentemente abbandonate.
Ben tre nevere sono qui ubicate

Processione ad Erbonne
Foto di Giovanni Luisoni
Raggiungo il nucleo di Roncapiano, davanti a me un bivio; fare una puntatina a Scudellate che mi “costerebbe” minimo un ora, oppure proseguire diretti verso Muggio.
Dato che in ogni caso Erbonne rimarrebbe inesplorata, così come il roccolo sopra Scudellate decido che dedicherò un escursione a parte per l’altissima valle. Per oggi mi limito a dare un occhiata.
Volan fugaci i giorni
di questa labil vita,
dal tempo più spedita
dileguasi in età
o vergin fa che al cielo
rivoltò il pensiero
m'accenna dal destin
di eterna verità?
Il paese è diviso dall’abitato di Cabbio da un ruscello talmente esiguo che non porta nemmeno un nome. Come da prassi mi aggiro per le viuzze in ricerca di elementi di interesse, ed é qui che incontro il secondo personaggio.
Il lavatoio di Cabbio
L’artista
Vengo a conoscenza delle sue generalità durante la mia seconda visita in valle il 26.10.2025: Aldo Codoni, o meglio, Aldo Piero Codoni-Lee dei Ghielmi.
Ero sicuro che sarei venuto a sapere la sua identità; mi sono bastati i due minuti del nostro primo, e per ora unico incontro, nelle viuzze di Cabbio per rendermi conto di avere a che fare con un personaggio fuori dal comune. In una piccola realtà come quella di Cabbio é praticamente impossibile passare inosservati, figuriamoci per un personaggio del genere.
Già, ma veniamo al primo incontro. Mentre ero intento a fotografare un dipinto di una mucca su una stalla alle spalle giunge una voce con un leggero accento tedesco
“Ha i colori un po’ smunti, dovrei ripitturarla”
“Ma va benissimo così” rispondo senza nemmeno girarmi verso l’interlocutore tanto sono preso dal trovare l’angolatura giusta.
“Dovresti fotografare la Madonna giù sotto, quella é bella”

La mucca di Cabbio
La voce si é fatta vicina e a questo punto decido di girarmi. Si tratta di un vecchio dai capelli bianchi, esattamente lo stesso colore dell’accappatoio che sta indossando. Mi viene subito in mente Doc, il professore pazzo di ritorno al futuro.
Mentre l’uomo mi parla l’occhio mi cade in basso dove ho intravisto qualcosa muoversi; eh sì non mi sono sbagliato, i testicoli dell’artista fanno capolino da sotto l’accappatoio; data anche l’avanzata età del personaggio la forza di gravità ha un effetto accentuato sullo scroto, inevitabilmente meno elastico che in gioventù. Esso sembra trascinato verso il centro della terra da forze extra gravitazionali. Insomma due uova fuoriescono dal nido. Riesco però a tenere inalterata la concentrazione sull’argomento della Madonna, e anzi chiedo con estrema serietà di indicarmi l’esatta ubicazione.
Forse conscio della situazione Aldo Piero Codoni-Lee dei Ghielmi (da qui in avanti Aldo) si affretta a indicarmela a gesti piuttosto spannometrici e poi così come é apparso sparisce dietro un portone.
Come anticipato riesco ad identificarlo chiaramente in occasione della mia seconda visita a Cabbio.
L’impiegata del museo sorride e mi dà qualche indicazione, in particolare inerente il suo atelier-museo grondante di oggetti. Buona parte li ha ereditati da altri Codoni ma ha poi continuato a riempirlo. Il ripostiglio-museo non é aperto con regolarità, bisogna avere la fortuna di incrociare l’artista, di trovarlo con la luna giusta ed il tempo a disposizione.
Mi indica l’ubicazione, a pochi metri dal museo, “dal di fuori non si vede molto ma si percepisce che é il suo atelier, ha anche delle lapidi all’esterno.”
Non dovrebbe essere difficile individuarla.
Decido quindi di cercare qualche traccia dell’artista del quale nel frattempo sono in grado di rilevare le fattezze avendo trovato materiale in rete.

Aldo Piero Codoni-Lee dei Ghielmi
Scopro anche che é nato nel 1940 a Lugano. É poi emigrato per diversi anni in Svizzera tedesca per poi tornare in Ticino in una valle discosta, quella di Muggio appunto, un classico tra gli artisti che dopo anni in centro città decidono di defilarsi e ritirarsi nel “nulla”.
Cravatta esagerata e orologio bene in vista. Correva l'anno 2011, il buon Aldo aveva 71 anni.
Scommetto un Campari che l’idea della scenografia davanti allo specchio sia anche farina del suo sacco.
Nel frattempo mi sono immesso nella viuzza sotto la casa Cantoni, sede del museo.
La presenza di un cavallino in cima ad un palo preannuncia l’ubicazione del sito

Ucci ucci, sento odor di Codonucci
Come aveva preannunciato la signora al museo sono presenti alcune lapidi, due di altrattanti Codoni, sicuramente parenti se non addirittura i genitori dell'artista. Per qualche misterioso motivo il buon Aldo le deve aver rimosse dal campo santo per installarle nell'atrio del suo museo.
Ingresso del pseudo museo, le opere esposte fuori sono comunque un succoso assaggino del mondo delle meraviglie conservato al suo interno
Quella però più degna di nota é quella appesa al muro, si tratta della lapide che l'artista si é già preparato, con tanto di data di dipartita!
Una data che nessuno oserebbe mai nemmeno immaginare, figuriamoci gravarla sulla targa della propria lapide. Molto umile anche l'epitaffio, che porta in calce in piccolo, come le frasette che ti fregano nei contratti, un Never died che va a smentire il senso stesso della lapide. Insomma un highlander d'alta valle
Artista instancabile
su questa sacra terra
lascia esempio di grande
moralità, visione e cultura.
Never died
Certo che a ripensare i frangenti in cui l'ho conosciuto stride con la parola moralità, ma per il buon Aldo si possono chiudere anche entrambi gli occhi.
Una stella di Davide e un Topolino semispellato con braccio mozzato ma puntigliosamente inchiodato alla tavoletta di legno trasmettono ulteriore curiosità e desiderio di intraprendere un viaggio nella testa dell'artista.

Ciao bambini, vi ricordate di me?
Tutt’altro che scontati cappello e soprattutto scritta sul gonfalone. Aldo gioca con la simmetria e dona alla lettera P fattezze medievali. Originale é il minimo che si possa dire
Tat ...per ogni lunghezza d'onda! / Design: Aldo Codoni, Basilea/Lugano
Codoni, Aldo, Die Tat Genossenschaft zur Limmat (Zurigo) (commanditaire),
Hug und Söhne (Zurigo) (imprimeur)
Zurigo: TAT, [196?] (Zurigo: Hug + Söhne)
1 manifesto; 128 x 90,5 cm
A oggi non ho modo di dire di più su questo colorato personaggio di valle. Mi riprometto però di fare un tentativo per scoprire le sue creazioni.
L’oste
Il terzo personaggio lo incontro alla fine della mia seconda visita in valle di Muggio. Incerto su come rientrare l’opzione pedestre viene infine scartata a causa del nuovo cambio orario appena avvenuto e l’incertezza su quando farà buio. Inoltre tira un forte vento, sembrano ci siano tutte le componenti per una disgrazia. Una buona ovomaltina calda all’osteria del cervo é quello che ci vuole. Entro. Tutto tace, nessuna anima in vista. Per un attimo penso addirittura sia chiuso, ma non faccio tempo a finire il pensiero che sbuca una signora. “Buongiorno, siete aperti?”
In breve tempo l’anziana mi serve la bevanda e si accomoda al tavolo dirimpetto al mio. La scelta non é casuale, da lì sbircia sovente fuori dalla finestra che mi da alle spalle e che da sull’entrata. Un ottima postazione per avere sotto controllo i movimenti in paese. Poi rompe il ghiaccio
“Ha fatto un giro in montagna?”
La discussione decolla. Le chiedo dei tappetini per giocare alle carte appesi alla parete
“Vengono ancora usati?”
“Sono lì per ricordo, come le carte”.
“E alla mora non giocavano?”
“Certo, e bestemmiavano! Non mi piaceva.”
Dentista é roba per ricchi.
Foto di Giovanni Luisoni
Il ristorante trasmette desolazione ma si percepisce che in passato c’era molta più animazione.
“Immagino ci fosse più vita. Cosa direbbero le pareti se potessero parlare?”
“Oh sì certo. Qui ad esempio; il camino una volta l’accendevamo, facevamo la polenta, poi alcuni personaggi molto rozzi sputavano sul fuoco e sono dovuta intervenire”
La tecnica del movimento nel bere “la stafa”, un bicchiere di vino, dispendio minimo di energia, frutto di anni di pratica. E poi si dice “alzare il gomito”…
Foto di Giovanni Luisoni
Sono particolarmente colpito che la signora non mi parli dialetto, chiedo lumi.
“Non voglio rovinarlo, sono cresciuta qui, da quarant’anni che sono qui.”
Parliamo del silenzio e del verde della valle, dell’inesorabile morte invernale, dei giovani che non trovano lavoro. Già i giovani, che futuro ha la valle?
“É dura vivere qui, specialmente per il lavoro, non sembra ma andare giù (in città) per il lavoro é lunga la strada. Tutti i giorni avanti e indietro"
Avanti e indietro
Foto di Giovanni Luisoni
Chiedo di dare un occhiata alla sala da pranzo, dopo la fotografia trovata a Mesocco cerco di non tralasciare nulla.
La sala é minuscola, giusto lo spazio per un paio di tavoli. Alle pareti un paio di quadri di pregevole fattura e un curioso quadretto dedicato al tango.
Per un attimo immagino l’osteria piena di gente danzante, ma la visione viene subito cancellata
“Si ballava qui?”
“No, é il regalo di un amico proveniente dall’Argentina”
Scorgo sul tavolo una settimana enigmistica, la signora passa il tempo facendo parole incrociate, delle diavolerie moderne non ne vuole sapere
Il pendolo ci interrompe, sono le 5.
"A proposito ma quando chiude?"
"Appena se ne va chiudo."
"Chi andrà avanti quando smetterà?"
"Chiuderemo. Mia figlia non se la sente di mandare avanti"
Ed é su questa mesta frase che pago e mi appresto ad uscire. La signora mi porge la mano e mi regala un bellissimo sorriso, non di certo perché la sua giornata finisce ma per le parole scambiate tra un cruciverba e l’altro.
Ritorno al fondovalle
Mentre sono nel gabbiotto in attesa del bus penso ai personaggi della valle conosciuti: tutti anziani sulla via del tramonto ma che portano avanti le loro attività di una vita anche se l’età per smettere é stata raggiunta da tempo. D’altronde dopo una vita passata a fare sempre le solite cose potrebbe risultare difficile fare qualcosa di nuovo in una valle così povera ma contemporaneamente così ricca come quella di Muggio.
Penso anche agli argomenti toccati nell’arco temporale, il passato é argomento che torna spesso, sempre in tono piuttosto malinconico. Il futuro é stato toccato solo con la gerente dell’osteria mentre che con l’artista é stato semplicemente un rapido incontro non convenzionale.
Madre natura mi regala una tavolozza di colori mentre il bus scende per la valle. Un brivido di malinconia mi scende lungo la schiena. Questo angolo di Ticino mi é entrato nel cuore. Non mi resta che una cosa da fare. Ritornarci.

Tramonto in bassa valle di Muggio











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