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Storia della Leventina Parte 1 - Dalle origini alla dominazione urana

L’amato museo di Leventina organizza alcune serate per raccontare la storia della valle. Impossibile pensare che non vi partecipi, impossibile pensare che non mi entusiasmi.

La prima serata è dedicata dalle origini fino alla battaglia di Giornico, fino all'inizio della dominazione urana. La seconda serata sarà invece dedicata alla dominazione urana, fino alla fine della stessa, quindi dal 1480 fino al marzo del 1798, e la terza serata sarà dedicata alla storia della Leventina nell'epoca contemporanea, nel 1800-1900, fino ai giorni nostri

Particolare della testa del toro di origine celtica in cui si può osservare al cura nella resa dei dettagli Ticino, Giubiasco(?). Tomba 262 – IV sec. a.C

Gli storici: Giovanni Rigolo

Il primo grande storico della Leventina: Giovanni Rigolo, prete originario di Anzonico, visse tra la seconda metà del 1600 fino all'inizio del 1700 , ed è l'autore della prima storia della Leventina, scandaglio storico dell'antico contado Lepontico, tratto dai più celebri storici antichi e moderni, diviso in tre libri, nei quali si legge l'intiero ragguaglio di tutti gli successi dal suo primo principio fino all'anno 1682. Praticamente il Rigolo parte da Adamo ed Eva fino al 1682. 

Immagine del Rigolo datata 1710 morirà alcuni anni dopo

Il Rigolo  in passato è stato poco considerato dagli storici, perché utilizza una prosa estremamente baroccheggiante. Il Rigolo è un intellettuale del 1600 e quindi, come si faceva nel 1600, gioca con le parole. Faccio alcuni esempi. Il cantone Uri, nei suoi scritti, diventa Taurasia, cioè la landa del toro. Le vicinanze della Leventina, gli antichi comuni rurali diventano le tribù della Leventina, evidentemente rifacendosi ai testi biblici. Quindi gioca con le parole. 

Però è un attore estremamente interessante perché effettivamente, vedremo la sua carta che riguarda le fortificazioni presenti in Leventina, quando si è scavato si è trovato ciò che lui aveva descritto e oggi come oggi viene rivalutato come storico. 

Parroco si trasferisce nel nord Italia, scrive, e il suo manoscritto che viene smarrito e poi è ritrovato negli anni 80 dell'Ottocento, stampato e pubblicato nel 1886. Quindi è trovato in una biblioteca di Milano.

Gli storici: padre Angelico Cattaneo

Secondo grande storico della valle, padre Angelico Cattaneo, capuccino nel convento di Faido, l'autore dei Leponti.
È del secolo successivo rispetto al Rigolo, nasce nel 1769, morì nel 1847.

Padre Angelico Cattaneo

Scrive anche lui una storia della Leventina che viene completata da suo nipote, dottor Rodolfo Cattaneo, e pubblicata nel 1874. 

Questa è una ristampa anastatica del 1990, voluta dall'ingegner Solari. 

Se leggete i Leponti, lui aveva intitolato il suo scritto in memorie storiche della Leventina. Poi suo nipote, Rodolfo Cattaneo, calca la mano e pensa agli antichi antenati leventinesi, e questi antichi antenati dall'Ottocento dovevano per forza avere un'origine celtica. Quindi saltano fuori i Leponti, antichi abitanti della Leventina all'epoca del ferro, siamo attorno al VI secolo a.C. Da qui il nome I Leponti. Siamo quasi tutti d'accordo nell'asserire che Leventina discende da valle Lepontina, la valle dei Leponti, e non Laviniental, la valle delle valanghe, come qualcuno aveva sostenuto in passato.

Intellettuali impegnati

Sia Rigolo sia padre Angelico Cattaneo sono, oggi diremo, degli intellettuali impegnati, prima di tutto sono due ecclesiastici, il primo prete, il secondo è un frate Capuccino, e tutti e due si confrontano con la dominazione urana: il Rigolo spiega quanto è successo con gli Urani nel XVI secolo, soprattutto nella seconda metà del XVI secolo, padre Angelico Cattaneo nei Leponti ha un atteggiamento piuttosto antiurano, il perché è molto semplice; lui appartiene alla famiglia Cattaneo di Faido, i Cattaneo all'epoca della dominazione urana non entrano massicciamente a far parte del governo balivale, quindi a lui non interessa difendere gli Urani, non ne parla bene. 

Il problema per lo storico è che il Rigolo introduce dei documenti che oggi non abbiamo più e non fa dalle note, quindi è difficile capire da dove provengono le sue informazioni. Alcune provengono proprio dalla visita dell'uomo. Padre Angelico Cattaneo nei Leponti alla fine di ogni capitolo introduce dei documenti, ma le sue note a pié di pagina sono molto scarse, e quindi ogni tanto ci si chiede, ma questa informazione dove è andata a prenderla? Padre Angelico Cattaneo è quasi sempre attendibile, ogni tanto però da storico impegnato forza un po' la mano, a un certo momento creerà un documento che mai nessuno ha visto, che tentava di dimostrare l'esistenza del capitano Stanga dalla battaglia di Giornico e probabilmente questo documento l'ha visto solo lui. Il mito del capitano Stanga attecchirà comunque come testimoniano gli scritti e i dipinti arrivati fino a noi.

Fotografia del ritratto a olio di un Capitano Stanga di Giornico
scoperto nella di lui abitazione (Col. Simona)

Un altro elemento interessante è la carta del Rigolo, riguarda la Leventina e in questa carta ci sono tutte le fortificazioni che il Rigolo fa risalire tutte all'alto medioevo, a parte il Caslasc, questa fortificazione che si trova sopra Giornico, che lui la fa risalire all'epoca romana, con la presenza dei romani in Leventina, lo testimoniano le tombe trovate a Airolo a Madrano tra il secondo secolo a.C. e il primo secolo d.C.

Questa carta ha una vita indipendente rispetto allo scritto, all'inizio del 1700 questa carta stampa era già in circolazione, mentre il libro sarà pubblicato unicamente nel 1886. Il perché non si sa. Questa carta contiene delle informazioni piuttosto interessanti ed è stata rivalutata dagli storici. 

Lo stemma della Leventina

Il Rigolo dedica la carta e il suo scritto al Cardinale Federico Visconti che è signore spirituale della valle, introduce lo stemma della Leventina, croce bianca in campo rosso, con una mano che benedice e la mano vescovile. Questo stemma sarà poi ripreso nel 1964 in occasione dell'Esposizione Nazionale di Losanna e diventerà lo stemma di Faido. Inizialmente lo stemma di Leventina era semplicemente croce bianca in campo rosso. 

Il più antico stemma della valle presente si trova al Museo dei Patti Federali a Svitto, lì è presente una supposta bandiera di Leventina con una croce bianca in campo rosso dall'inizio del 1400, 1402 per l’esattezza.

La presunta prima bandiera della Leventina al museo dei patti federali di Svitto

Ancora oggi però gli storici discutono se questa bandiera è appartenuta ai leventinesi, quindi presa in occasione della calata degli urani e degli obvaldesi nel 1403 in Leventina, oppure, oltre agli urani e gli obvaldesi, c'erano anche degli svittesi che sono scesi in armi in Leventina. Comunque la bandiera di Leventina è questa. Sarà modificata, ce lo dice padre Angelico Cattaneo, unicamente dopo la cosiddetta rivolta di Leventina del 1755: gli urani imporranno una mano che giura. Quindi non più la mano benedicente, ma la mano che giura. 

In alcune vetrate del 1500-1600 si vede la croce di Leventina con una mano aperta. È piuttosto una rarità, ma c'è anche questo e non si sa il perché. 

La mappa di Rudolf Schinz

Per quanto riguarda le carte della Leventina di estrema attività, è la carta del pastore protestante Hans Rudolf Schinz, che scrive sui baliaggi italiani. È presente in Leventina negli anni 70 del 1700 ed é una carta piuttosto precisa. 

Hans Rudolf Schinz è imbevuto dello spirito dei lumi, è un pedante, cerca di descrivere tutti, ogni tanto prende dalle cantonate perché deve anche basarsi su quanto gli raccontano, però per esempio localizza tutti gli alpi della valle e localizza anche le selve castanile della valle, oltre a indicare con precisione la presenza dove si trova la mulattiera che conduceva il passo del San Gottardo e dove si trovano anche le mulattiere che avevano un'importanza secondaria ma che garantivano i collegamenti verso l'esterno della valle. 

Johann Heinrich Meyer (Zurigo, 1725-1829), "Die Landschaft Livenen, Valle Leventina", 1784. La cartina accompagnava il quarto quaderno ("Italienische Schweiz") dei "Beyträge zur nähern Kentniss des Schwizerlandes" di Hans Rudolf Schinz, uscito nel 1786, ed è stata tratta nel 1784, a quanto sembra, da uno schizzo del parroco Albertini di Airolo. Sulla traduzione in italiano "Descrizione della Svizzera italiana nel Settecento", Dadò, Locarno, 1985, la mappa è a p. 82

Questa carta è del 1784, era stata stampata nell'edizione tedesca dello Schinz quando è stata fatta la traduzione in italiano negli anni 80 del secolo scorso, purtroppo non è stata ripresa la traduzione in italiano. 

Leponti & affini

I Leponti sono di origine celtica, ma la presenza dell'uomo in Leventina è addirittura dell'Età del Bronzo. Sono stati trovati dei reperti dell'Età del Bronzo attorno al 2200-2300 a.C. 

Territorio dei Leponti e degli altri popoli della civiltà di Golasecca

Se la cosa  può confortare quando veniva combattuta la guerra di Troia, l'uomo era già presente in Leventina. Sono stati trovati anche dei reperti più antichi, che riguardano i focolari, degli accampamenti, si è potuto datare il carbonio presente in questi fuochi, però non si sa bene se si tratti di una presenza stanziale, cioè una presenza in Leventina, oppure gente di passaggio. Comunque sicuramente dall'Età del Bronzo la Leventina era abitata. 

Quindi abbiamo un periodo dei Celti, gli scavi che sono stati eseguiti a Airolo e Madrano, un modo particolare dell'epoca romana. Bisogna dire che il passo del San Gottardo in realtà era già praticabile prima della costruzione del ponte del Diavolo e del ponte gocciolante nel 1230. 

Il passo del San Gottardo può essere attraversato aggirando il massiccio del Bäzberg. È una passeggiata, la morfologia non è cambiata più di tanto nei secoli, però ci si accorge subito che era difficoltoso questo attraversamento con dei cavalli, con dei muli, con degli animali da soma. E quindi il San Gottardo fino al 1230 non era aperto a grande traffico internazionale, ma comunque era attraversato, e questo è anche dimostrato dai reperti che sono stati trovati a Airolo, che provenivano dal nord delle Alpi 

Percorso di aggiramento della gola della Schölenhen

Passiamo alle vie, le strade, le mulattiere presenti in Leventina nell'Alto Medioevo. Per quanto riguarda l'Alto Medioevo non siamo ben messi dal punto di vista dei documenti. Il documento più antico presente in valle é del 1171, riguarda la parrocchia di Osco. Il documento più antico che parla della valle è la donazione del vescovato, dal 948, esiste una copia di questa donazione. Quindi dall'Alto Medioevo non abbiamo documenti. Però abbiamo delle fortificazioni alto medievali.

Questa è una carta della seconda metà dell'Ottocento, con questa carta si capisce come mai nell'Alto Medioevo le vie di transito si trovavano sul fianco delle montagne e non nel fondovalle. Nel fondovalle avevamo l'attuale fiume Ticino, non incanalato, con diversi rami. Se si osserva l'ubicazione dei villaggi ancora nella seconda metà dell'Ottocento si nota che non si trovano nel fondovalle, ma su dei coni di deiezione ai limiti del fondovalle.

Bassa Leventina 1873

Questo perché? Perché in caso di alluvione evidentemente tutto il fondovalle si ricopriva di detriti oppure dopo un'alluvione si formavano grandi pozze d'acqua stagnante. Il fondovalle poteva servire per il pascolo del bestiame, però dopo un'alluvione cambiava profondamente la sua morfologia e non era per niente un luogo sicuro. Ma come mai andare a creare un villaggio proprio lì lassù in un posto discosto? Perché? Perché il fondovalle non era sicuro. E questo vale anche per le vie di comunicazione. E questo ci spiega la presenza del Caslasc sopra Giornico.

Il Caslasc

Il Caslasc sopra Giornico è una fortificazione che è stata studiata dal politecnico di Zurigo nel 1999-2000. Ha delle mura molto alte, 8 metri, ci sono delle muraglie di 8 metri a secco e su un lato lo spessore raggiunge i 4 metri. Ha una forma triangolare e quasi tutte le mura sono a secco, c'è della calce nelle costruzioni più recenti. Grazie alla calce si può arrivare alla datazione, perché nella calce c'è del carbonio, qui non ci sono documenti scritti. Su queste enormi mura, Rigolo nella sua carta descrive il Caslasc con la forma triangolare, evidentemente è andato sul luogo, l'ha visto, perché se lo si guarda da Giornico si vede un muro, non si vede la forma.

A sinistra il Caslasc disegnato dal Rigolo

Quindi il Rigolo è piuttosto preciso, è andato sul luogo, ha trovato questa strana fortificazione di forma triangolare e ha pensato che non può essere alto medioevale. Pensa che sia un trofeo di Giulio Cesare, fatto costruire da Giulio Cesare, così per sottolineare una vittoria avuta probabilmente contro i Leponti. 

Questa è una foto aerea del Caslasc è una struttura importante. Esso si trovava lungo una strada che collegava sulla sponda destra del fiume Ticino la riviera alla Leventina e arrivava fino ad Airolo. Quindi da Iragna, da prima c'era questa strada, si arrivava fino a Faidal, da Faidal si arrivava al Caslasc, dal Caslasc si arrivava a Chironico, da Chironico a Gribbio e lungo tutta la sponda destra si arrivava fino a Airolo. Una via di comunicazione costruita a mezza montagna per evitare di dover percorrere il fondo valle. 

Il Politecnico di Zurigo, grazie agli studi fatti da Giorgio Bellini e da Colombo per quanto riguarda le vie storiche, hanno messo in relazione la presenza di queste fortificazioni con la presenza di vie storiche. Questa non è nient'altro che una fortificazione che serviva per bloccare una via storica. E non è l'unica. Questa è la più imponente, quindi da un lato abbiamo un muro da 4 metri, dall'altro 8 metri, purtroppo le mura sono cadute nel corso dei secoli, quindi è anche difficile determinare la stratigrafia, cioè com'era stata l'evoluzione nel tempo della fortificazione.

Vista di profilo del Caslasc

Quello che è interessante è che non è l'unica fortificazione alto mediovale presente. Prima del Caslasc a Grumo ci sono delle mura della lunghezza di 20 metri e sono alti circa un metro, si trovano subito dopo Grumo andando verso sud. E anche in questo caso si tratta di una fortificazione. 

Chi ha costruito queste fortificazioni? Gli studi del Politecnico di Zurigo hanno detto che non poteva trattarsi di una fortificazione preistorica, anche perché generalmente nell'arco alpino fortificazioni di questo tipo non passano i mille anni, perché il territorio cambia piuttosto nel tempo, a causa delle alluvioni, del frane, delle valanghe ecc. Inoltre c'è la presenza di calce, nelle fortificazioni preistoriche, questa calce non è presente. Si ritiene che siano fortificazioni di epoca Longobarda, VIII secolo d.C., costruite per fermare l'avanzata dei franchi e costruite a mezza montagna per il semplice fatto che li passava la strada. 

Costumi franchi carolingi, VIII secolo

Il Caslash deve il suo significato da castrum, castello, il suffisso slasc significa in cattive condizioni,  tutti questi castelli, queste fortificazioni sono in rovina,

Esso è presente per la prima volta come luogo di fortificazione in una pergamena del 1425, quindi nei documenti appare molto tardi. 

Ma c'è un altro Caslasc interessante, quello di Rossura. Sotto la chiesa di Rossura, sotto la campagna di Rossura ci sono delle mura, sono alte circa un metro, poco più, esse molto probabilmente sono state costruite dai Longobardi. Perché Rossura? Giorgio Bellini ha ipotizzato, naturalmente qui si lavora molto sulle ipotesi di lavoro, nel senso che i documenti scritti non ce ne sono, si può fare una qualche analisi della tipologia delle costruzioni, ma ci si ferma li. Come c'era sulla sponda una via, sulla sponda destra del fiume Ticino c'era anche sulla sponda sinistra. Sopra Rossura c'è la bassa di Nara, la bassa di Nara è sempre stata un passo estremamente importante perché ha rappresentato per secoli la porta d'entrata dalla Leventina tramite la valle di Blenio.  Il San Gottato non è aperto a grande traffico. Però il Lucomagno è praticabile già in epoca romana. Quindi serviva dal Lucomagno per entrare in Leventina,  evitando di superare Biaschina e Piottino, per questo motivo si utilizza la bassa di Nara.  

Probabilmente la fortificazione di Rossura serviva a coprire militarmente il collegamento tra Rossura e Chironico, quindi tra il Caslasc di Rossura e il Caslasc di Grumo. C'era un controllo del territorio in questo senso. Erano quelle fortificazioni di cui parla Paolo Diacono, uno storico dei Longobardi, che coprivano il territorio dei Longobardi, con le quali cercarono con poco successo di fermare l'avanzata dei Franchi.  

In epoca moderna sarà anche un'importante via grazie alla quale la vicinanza di Faido andava in Gruaglia, cioè nei Grigioni a procurarsi il sale per l'allevamento del bestiame e la fabbricazione del formaggio. Questo per quanto riguarda l'alto medioevo. Sono in gran parte ipotesi di lavoro. Perché  qualcuno potrebbe dire, forse erano delle torri di segnalazioni, però non si costruisce un edificio alto 8 metri con una mura di spessore di 4 come torri di segnalazione. 

Dominazione dei canonici di Milano

Arriviamo alla dominazione dei canonici della chiesa di Sant'Ambrogio di Milano, la più vecchia di Milano, nel IV secolo d.C. in Leventina, che cominciò nel 948 con la donazione del vescovo Atto. 

Il vescovo Atto donò i diritti che aveva sulla Leventina e sulla valle di Blenio ai canonici, cioè ai preti, che dicevano messa nella chiesa di Sant'Ambrogio. Sarà l'ordine benedettino e cistercense presente in questa chiesa, la più antica di Milano. Lì c'é ancora il corpo di Sant'Ambrogio. 

Questa donazione potrebbe ritenersi un documento interessante, perché si elenca tutto ciò che si dona ai canonici del Duomo di Milano. Il problema è che questi documenti, a detta dei medievalisti, sono piuttosto standard. Si parla dei mulini. Il mulino ricomparirà in Europa nel basso medioevo. L'idea che ci fossero mulini già nel X secolo d.C. in Leventina e nella valle di Blenio rende particolarmente contenti. In realtà sono dei documenti nei quali si ripetono sempre le stesse cose. Da questo punto di vista non possono raccontarci delle grandi informazioni. Però Atto vescovo di Vercelli, d'origine Longobarda scrive, verso la fine della donazione, "voglio che in nessun caso abbiano la possibilità, i canonici della chiesa di Sant'Ambrogio, di vendere per mutare, dare a livello - quindi cedere per un certo periodo di tempo a determinate condizioni - o in donazione alcunché dei predetti beni, dei suoi possedimenti in Leventina e nella valle di Blenio, ma che debbano possederli e conservarli per la propria utilità, come è stato scritto." Quindi la Leventina non poteva essere né venduta né tantomeno affittata. Questo era contenuto nella donazione del Vescovato. 

La torre del Vescovato, torre in prossimità di Piazza Fontana a Giornico, la torre documentata per la prima volta nel 1314 in una pergamena, Werner Meyer parla di un edificio del XII secolo. La tradizione parla della torre del vescovato, ma in realtà non c'è nessuna prova storica che questa torre centri qualche cosa col vescovato. 

Torre d'Attone Il suo nome è legato a quello del nobile prelato Atto o Attone da Giornico, divenuto vescovo di Vercelli, la cui famiglia discendeva dall’ultimo re dei Longobardi ed era feudataria delle Tre Valli.

Secondo la tradizione il vescovo Atto, a metà del 900, lasciò per testamento le Tre Valli Ambrosiane al Capitolo del Duomo di Milano.
La Torre di Atto ebbe un ruolo importante nei secoli successivi, quando vi si riuniva il Consiglio Generale della Valle (i delegati di ogni vicinanza) e il Podestà vi teneva le sedute.

Lo storico dell'arte Rudolf Rahn, che scrisse all'inizio del 1900, disse che era stato in questa torre e aveva visto l'iscrizione che riguardava il Vescovato. Però di questa iscrizione non c'è più traccia. 

È la seconda torre pretoria della Leventina, una torre nella quale stava il pretore, cioè il governatore e il giudice supremo della valle, che veniva designato dai conti canonici del Duomo di Milano. Inizialmente, fino al 1255, ci fu un conte canonico, signore della Valle di Leventina, della Valle di Blenio e a partire dal XII secolo, anche della Riviera e anche di Biasca. Dal 1255, quattro erano i conti canonici. Erano quattro preti che provenivano dalla nobiltà milanese, che dicevano messa nella chiesa di Sant'Ambrogio e che erano signori anche della Leventina. Sul posto c'era un podestà, che veniva generalmente da fuori, e questo podestà alloggiava a Giornico o a Faido. Questo dimostra che anticamente Faido non era ancora considerato il centro politico della valle, ma Giornico era nella qualità estremamente importante. Non solo. Ogni anno, a maggio e a novembre, i quattro conti canonici all'inizio del Basso Medioevo si recavano a Bodio, sotto un antico larice, in prossimità della chiesa che oggi non esiste più perché è stata sepolta da una frana, ad amministrare la giustizia e a prelevare le tasse. Alla fine del Medioevo si recavano invece a Giornico, sempre a maggio e a novembre. Un linguista ritiene che Giornico significa il luogo in cui si teneva la giornata di giustizia.

Era quindi il luogo in cui arrivavano questi quattro conti canonici ad amministrare la giustizia e a prelevare le tasse. Franscini nella sua svizzera italiana, nel 1837, dice che nella bassa valle si produceva un pessimo vino. Il suo vino è migliorato, e parecchio. Parte di queste tasse erano sotto forma di vino. Quindi o i canonici erano di gusti diversi, oppure erano di bocca buona. Inoltre, c'erano delle tasse in natura che hanno attirato l'attenzione. Prelevavano delle tasse sotto forma di Caius Baiardi. Sono delle forme di formaggio grasso dentro a barili. E questo è piuttosto interessante perché dimostra che in Leventina, in questo nel 1300, si produceva già formaggio grasso. Più delle somme in denaro. 

Interessante la descrizione che fa il Rigolo della torre: la mostra come una vera e propria fortificazione con due torri. Quindi probabilmente in origine non era una sola torre, ma un vero e proprio complesso fortificato. 

In Leventina non c'era unicamente il Podestà, non c'erano unicamente i quattro Conti Canonici, ma già nel Basso Medioevo c'era il Consiglio di Valle. All'epoca, la Leventina, fino al 1441, era suddivisa in dieci grandi comuni rurali che comprendevano più villaggi. Questi comuni rurali si chiamavano le vicinanze. E queste vicinanze inviavano i loro rappresentanti al Consiglio di Valle. Si chiamava il Consiglio dei dodici anche, ma comprendeva tra i nove e i dodici membri e aveva compiti soprattutto giudiziali e un tribunale di seconda istanza, almeno lo sarà in epoca moderna, ma poi anche compiti amministrativi, perché nell'Antico Regime il potere giudiziario non è diviso dal potere politico-amministrativo. Naturalmente anche il Podestà faceva parte di questo tribunale. 

Famiglia d'Acchiggiogna

La famiglia d'Acchiggionia, che sono avogadri di Leventina. Chi erano gli avogadri? Gli avogadri avevano il compito di difendere i diritti dei quattro conti canonici in Leventina, da avvocatus quindi da avvocato. L'avogadria in Leventina, fra il 1210 e la metà del 1300, fu detenuta dalla famiglia d'Acchiggiogna. 

Interessante era la dimora di questi d'Acchiggiogna. Allora il professor Werner Mayer, uno dei maggiori conoscitori delle fortificazioni svizzere, ha identificato la dimora d'Acchiggiogna in questo castello a rocca che si trova sopra Chiggiogna, che viene comunemente chiamato Casa dei Pagani. E' un complesso, è rimasta una parte del complesso, però evidentemente non era comodissimo. C'è una prova che è stata portata di recente da un gruppo di storici, c'è anche Marbert Togliatti, che hanno datato la calce presente in questa fortificazione; a quanto pare risale all'anno 1000, perché il dubbio era che fosse precedente, allora probabilmente, difficilmente avrebbe potuto avere a che fare con gli d'Acchiggiogna, poteva trattarsi di qualche cosa d'altro. Però è datato dell'anno 1000, quindi effettivamente può darsi, nel senso che non si hanno altre possibilità per ora, che si tratti della prima dimora dei d'Acchiggiogna. Ciò che è rimasto è rimasto su una cengia, non chissà che cosa, però bisogna pensare a un complesso fortificato più ampio. 

I d'Acchigionia però, a un certo momento attorno al 1300, ci dice Werner Mayer, costruiscono una torre, a Chiggiogna, che il Rigolo indica come terza torre pretoria della Leventina: era la residenza dei d'Acchiggiogna. Il Rigolo ha visto questa torre e la descrive, e dice che sulla facciata erano dipinti quattro personaggi in abito longo, erano i quattro punti canonici della valle. Il Rigolo, dopo la data del 1400, Werner Mayer la ritiene invece qui, probabilmente nel 1300. 

E dove era sta torre? Molto probabilmente è questo edificio, che attualmente appartiene alla famiglia Giussani. Perché? Perché padre Angelico Cattaneoparla di questa torre, parla anche lui, e dice che nel 1828, si stava costruendo la strada cantonale, è stata abbattuta la torre e il materiale riutilizzato per la costruzione della casa. Di questa casa, sopra lo stipite della porta principale, appare la data 1828. E' poco probabile che non abbiano utilizzato le fondamenta per costruire la casa. Anche la toponomastica ci garantisce che quel luogo nelle antiche carte viene chiamato il cioss da la tor. 

I pagani

Per pagani nella tradizione si intende coloro che non sono cristiani. Il fatto che qualcuno, all'inizio del Basso Medioevo, avesse costruito un luogo lassù, c'era l'idea che dovevano essere personaggi un po' particolari. Questo a partire dalla leggenda. In realtà, molte di queste case dei pagani effettivamente erano delle fortificazioni, è un castello a rocca. Ma ce n'erano altri, anche dove c'era la cascata di Santa Petronilla, anche lì c'era un castello a rocca. 

 Il Regolo descriveva l'esistenza di un castello a Prato, effettivamente, c'era una torre con una cinta muraria e oggi se ne vedono i resti. Sono fortificazioni di epoca longobarda, e la funzione era legata a questo contenimento dei franchi. 

Il territorio allora era diverso, il letto del fiume era più alto, c'era una certa abitudine a vivere sui versanti, era un mondo rovesciato rispetto al nostro, noi occupiamo il fondovalle, all'epoca il fondovalle era estremamente pericoloso e quindi si andava sui versanti, quindi anche il fatto di andare a costruire su versanti di questo tipo, con finalità anche militari, si riesce a comprendere.

In val di Blenio la via principale era Lucomagna. Fino al 1230 la via è quella. Più quei passi di importanza minore, via di San Giacomo, Bassa di Nara, Passo Predelp, eccetera eccetera, che oggi conosciamo poco ma che all'epoca erano utilizzate. 

Società agropastorale

Veniamo alla società agropastorale ancora presente in Verentina. A partire dal 1200. Abbiamo una società di carattere agropastorale. Tra il 1200 e il 1350 in tutte le vallate umide dell'arco alpino dove il foraggio cresceva abbondante si abbandonano in parte ma del tutto la coltivazione dei tipici cereali di montagna, l'orzo, la semina, eccetera e ci si specializza nell'allevamento del bestiame. Perché queste specializzazioni? Perché a partire dal X-XI secolo abbiamo in Europa la rinascita delle città. Per quanto ci riguarda sono le città della pianura padana, c'è Milano, c'è Pavia....e quindi aumenta la richiesta di carne da macello. A partire dal 1500 in modo particolare di prodotti caseari, di formaggio grasso. Quindi diventa interessante allevare il bestiame. 

Abbiamo l'introduzione non sappiamo esattamente quando, della transumanza verticale; il territorio viene sfruttato in modo ottimale, le mandrie si trovano sul fondo valle nutrite alla greppia d'inverno passano nel mese di maggio in maggenghi, praticamente sono i monti e poi in quelli che nell'antico regime si chiamavano i mesi maggiori che erano luglio, agosto e settembre all'alpe. Poi, come oggi, si scendeva ai monti nel mese di ottobre e poi si tornava al fondo valle. 

Gli Alpi è sottolineato lo storico Matthieu erano importantissimi, perché è l'unico periodo nel quale una mucca dal punto di vista finanziario è interessante quando si trova all'Alpe. Quando si trova sul fondo valle quando si trova nei maggenghi l'utile ricavato dalla mucca viene perso perché bisogna nutrirla. Mentre quando si trova all'Alpe è estremamente interessante. Da qui la corsa dei leventinesi e tutti gli altri. 

Cominceranno presto, già nel X secolo, prima della specializzazione agropastorale i Leventinesi sono presenti nella valle di Orsera, in prossimità di Hospental. Non solo ma poi andranno a colonizzare una valle che nel 1227 all'epoca delle spartizioni degli Alpi era un no mens Land, la Valle Bedretto. Quindi abbiamo le corporazioni situate nella media Leventina e nella bassa valle che si accaparrano gli Alpi della Valle Bedretto. Non solo, questo soprattutto nel XVI secolo vicinanza di Faido c'erano gli Alpi della Surselva:  Lucomagno ma per esempio l'Alpe di Medel nel Tavec che viene acquistata dai vicini della degagna di Fichengo all'inizio del 1500. Siamo sempre nella Surselva. C'è questa espansione anche in direzione della Valle Maggia, si cerca di accaparrarsi appunto a questi alpi. Bisogna pensare però a una cosa, la società che lo pastorale Leventinese che esisterà fino agli anni 50 nel secolo scorso per gran parte si tratta di una società nel quale ogni famiglia ha tra una e tre mucche. Chi ha 30 mucche evidentemente è una persona ricca, benestante, annotabile.

Statuti della valle

Gli statuti più antichi della Valle sono del 1656 appartenevano a un certo signor Antonio Pedrini. Erano quei Pedrini di Chironico che vivevano nella Torre di Chironico. In un articolo si legge, san Gottardo,  negli statuti di Valle si dicono quali sono le feste nelle quali bisogna partecipare ai riti religiosi e bisogna evidentemente non lavorare, e si comincia a parlare  di san Guattardo perché san Gottardo era il patrone della Valle. Questo anche in epoca moderna.  

L'obbligo di partecipare alle funzioni religiose è tipico di una società dei beni limitati qual'era quella della Leventina nel basso medioevo, nell'epoca moderna. Una società dei beni limitati non è una società povera. È una società nella quale le risorse non possono essere aumentate perché non ci sono ancora le fabbriche non ci sono i servizi eccetera. Quindi queste risorse bisogna spartirsele. Però c'è un problema per quanto riguarda la società agropastorale e il rinnovo dalle stagioni. Un inverno particolarmente lungo potrebbe far sì che non si possano caricare gli alpi e se non si possono caricare gli alpi ci sono dei problemi. Per evitare questo la religione serve per rassicurare e proteggere. Da qui l'obbligo di partecipare ai riti religiosi e tra l'altro la multa perché non lo facevano era di lire trenta terzoli e trenta lire e terzoli: una famiglia all'inizio del medioevo viveva con sessanta lire terzoli l'anno, una multa di trenta lire e terzoli non era irrisoria Però c'era questo bisogno per garantire il rinnovo delle stagioni. 

È una società che ha cura del territorio, vedremo l'obbligo e i lavori comuni che ci sono ancora oggi pulizia dell'alpe, costruire gli argini dei fiumi.... ma è una società che di fronte agli avvenimenti meteorologici e di fronte alla malattia non ha armi e quindi deve basarsi sulla religione. Da qui l'obbligo. 

Prima pagina degli statuti della Leventina per gli anni 1713, 1730 e 1755; 
manoscritto (Archivio di Stato del Cantone Ticino, Bellinzona).

Il San Gottardo

San Gottando è un luogo mitico è un luogo di pellegrinaggio, esiste su San Gottardo una chiesa che è addirittura di epoca longobarda costruita prima dell'anno mille. In epoca moderna si andava in pellegrinaggio su questa chiesa dalla Valle Leventina, dalla Valle Orsera, dalla Valle di Uri, dalla Val Formazza e anche dalla Surselva. Quindi il San Gottardo veniva già considerato un qualche cosa di particolare dal punto di vista spirituale. 

In una carta del 1656 del Belser e si legge che il Gottato è la cima più alta delle Alpi anche se fin dall'inizio del 1700 si era dimostrato qualcuno aveva dimostrato il contrario. Il Gottardo è un luogo spiritualmente importante ma anche un luogo mitico. 

E arriviamo all'apertura del San Gottando: attorno al 1230 lungo la gola della Schöllenen per 60 metri venne costruita la Tverrenbrücke una passerella sostenuta da pali la trovate nel museo di Andermatt

Perché una passerella sostenuta da pali? Perché gli storici hanno messo in relazione la tecnologia Walser utilizzata nell'Alto Vallese per la costruzione delle bis cioè quei canali che portavano l'acqua dai ghiacciai fino al fondo valle con la costruzione di questo ponte gocciolante. 

Poi verso il 1600 questi pali furono sostituiti da catene: 1500-1600 Sempre Werner Mayr ha trovato gli infissi di queste catene nella roccia; si passava unicamente con muli e cavalli e con i basti quindi non esistono strade carrozzabili 

Il ponte del Diavolo invece non fu una grande invenzione era una semplice passerella in legno e lo sarà fino a quando nel 1595 gli urani costruiranno un bel ponte in sasso. Però con la grazia della Tverrenbrücke e il ponte del Diavolo viene aperto San Gottando al traffico internazionale e cambierà anche il destino di abitanti della Leventina. La Tverrenbrücke era dove c'era la Buca d'Uri, dove c'è attualmente l'Urnerlok 

Il ponte del diavolo si trova esattamente dove c'è ancora attualmente quel ponte costruito nel 1830 per lo meno sappiamo esattamente dove si trovava il ponte del 1595 perché si sono ancora le spalle del ponte

I ponti

I leventinesi cominciano ad occuparsi del trasporto delle merci, è un'attività lucrativa; le corporazioni si occupano del carico delle alpi e del trasporto delle merci a partire dal 1230 Abbiamo la costruzione di questi punti in sasso che furono costruiti con una tassa che veniva pagata dai mercanti quando si applicava al trasporto diretto 

Il ponte che da all'isola di Giornico

La Leventina dal 1400 fino al 1441 era divisa in 10 grandi comuni rurali anche Iragna e Lodrino facevano parte della Leventina, dopo il 1441 saranno 8 grandi comuni rurali.

Struttura del comune di valle della Leventina attraverso l'esempio della vicinanza di Prato
Fonti: indicazioni di Mario Fransioli; M. Fransioli, Dalpe, storia e immagini di un villaggio alpino, 2002, p. 34 © 2007 DSS e Marc Siegenthaler, Berna.
Dalla metà del XV secolo il comune di valle era suddiviso in otto vicinanze, che si occupavano dei problemi comuni delle rispettive degagne, in accordo con le decisioni prese dal parlamento (assemblea degli uomini della valle) o imposte dal canton Uri, rappresentato dal balivo residente a Faido. La degagna era responsabile degli alpi, gestiti con l'antichissimo sistema cooperativo della boggia. Pure la gestione del diritto di soma o di trasporto era affidata ai somieri della degagna. Il vicinato, la comunità più piccola, corrispondente a un solo villaggio, si occupava degli orfani, delle risorse idriche, della protezione dagli incendi, della salvaguardia dei boschi, degli animali riproduttori e dei coltivi.

All'interno di questi comuni rurali esistevano delle sottocorporazioni chiamate le degagne che si occupavano del trasporto delle merci lungo il Longedo all'interno del territorio della vicinanza e del carico degli alpi tramite le bogge, ogni alpe aveva la sua boggia.

La degagna era una corporazione che aveva delle finalità economiche importanti con dei chiari parallelismi se noi guardiamo gli ordini delle degagne fra il diritto di soma e il diritto di alpeggio

Quando si passava dal territorio di una vicinanza al territorio dell'altra vicinanza si cambiavano i trasportatori, questo cambiamento avveniva nelle soste. Da Osogna fino alla sosta di Giornico era la vicinanza di Giornico che si occupava del trasporto delle merci, dalla sosta di Giornico fino alla sosta di Faido era la vicinanza di Chiggiogna che si occupava del trasporto delle merci. Dalla sosta di Faido che esiste ancora oggi, fino al Dazio del Piottino era la vicinanza di Faido che si occupava e la vicinanza di Prato dalla sosta di Faido fino ad Ambri sotto e così via.

Questo sistema era piuttosto macchinoso, era un tipico sistema corporativo, ogni cavallante poteva avere al massimo 7 bestie da somma per evitare la concorrenza tra di loro, inoltre le merci dovevano essere trasportate a turno.

Questo sistema non era velocissimo, tutte le volte bisognava cambiare il trasportatore. Per alcune merci nel 1315 l'università dei mercanti di Milano ottiene che un solo trasportatore si occupi del trasporto per alcune merci da lago a lago; dal lago dei quattro cantoni fino al lago Maggiore. Le merci particolari sono soprattutto quelle che avevano un valore particolare, non c'era una regola fissa ma erano merci che preferivano che fosse custodito dal trasportatore di fiducia piuttosto che tutto questo cambio.

Cosa fanno le vicinanze? Introducono il forletto, loro dicono noi non possiamo più trasportare le merci all'interno da Osogna vicinanza di Giornico fino alla sosta di Giornico, noi ve la lasciamo trasportare però voi pagate il forletto: cioè una tassa e grazie a questa tassa si costruivano questi bei ponti in sasso.

Il mercante in alcuni a casi accompagnava la merce però era il trasportatore locale che aveva il compito di garantire la sicurezza, era un traffico che faceva aumentare tantissimo il costo dei prodotti perché  c'era il forletto, la tariffa di sosta, poi bisognava pagare le vicinanze e più c'erano i dazi quindi immaginatevi il costo del prodotto come tendeva ad aumentare. Dove era possibile si procedeva via acqua: sfruttando naviglio Grande a Milano e il lago dei quattro cantoni mentre sulla via d'acqua del lago Maggiore la famiglia Borromeo ne approfittò: all'inizio del 1500 viene firmato un accordo con il governo spagnolo del milanese e gli svizzeri e la famiglia con Borromeo, dove c'è il castello di Arona e il castello di Antigua veniva prelevato.

Castello di Arona

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