Passa ai contenuti principali

Talmuseum di Andermatt

Che ad Andermatti ci fosse un museo lo sapevo da tempo. La vera difficoltà di questo museo é trovarlo aperto. Sono diversi i giorni in cui é aperto ma gli orari sono piuttosto ristretti. Durante una mia traversata pedestre Airolo- Göschenen capito in zona museo al momento giusto. L'occasione é ghiotta, mi ci fiondo.

La casa

La casa, che fa parte delle più belle costruzioni patrizie della valle dell'Ursern, è stata costruita nel 1786 dal balivo della valle Franz Dominik Nager (1745-1816). Questi, appartenente ad una famiglia particolarmente dedita alle costruzioni, non é stato attivo solo quale balivo della valle, ma ha praticato
anche il commercio ed operazioni di transito.

Nel corso degli anni alla costruzione sono stati dati diversi nomi. Dapprima la si è chiamata «Casa di Adalberto» riferendosi ai suoi abitanti. Adalberto Nager era figlio del costruttore. Poi si è chiamata «Casa di Schönbächler», nome del medico della valle Dr. Karl Schönbächler che ivi esercitò per oltre quarant'anni.

Andermatt. Museo della valle Orsera. Vista da nord-ovest.
Il colore della facciata è stato riportato a quello originale durante i lavori di restauro.
La data di costruzione, 1786, è incorniciata da elementi rocaille sopra l'ingresso principale.

Dato che il 25 settembre 1799 la spaziosa casa abitativa e commerciale funse da quartiere generale al feldmaresciallo russo Suworow, più tardi essa venne anche chiamata «Casa di Suworow» dagli abitanti della valle.


L'odierno museo valligiano e stato creato secondo uno schema di costruzione peculiare del 18° secolo per le case patrizie.
Il corpo della costruzione stupisce soprattutto per la composizione della sua struttura e per ampiezza ed altezza delle dimensioni. Internamente l'edificio presenta un arredamento unico nel suo genere, dell' epoca della costruzione. Pannellature, porte e mobili si armonizzano tra loro in stile tardo barocco. 
Il carattere essenziale del museo è sicuramente rappresentato dall'arredamento, con la sua sala di gala.
Il restauro aveva quale scopo di correggere all'esterno ed all'interno le modifiche grossolane effettuate e di restituirne il fasto iniziale.

L'esterno

Quando, nel 1987, rimossero le assi in legno dipinte in giallo, apparve la pittura grigiastra che simulava una costruzione in pietra con elementi dipinti in stile rococo. Questa decorazione, atipica per la nostra regione, venne ricostituita a regola d'arte. Cosi l'esterno si presenta oggi nella sua originale magnificenza.

L'interno

Praticamente in tutta la casa i pannelli e i rivestimenti dei soffitti del periodo della costruzione erano stati ridipinti con colori ad olio, ricoprendone cosi la lavorazione originale del legno naturale. Con un costoso procedimento si tolsero gli strati di pittura da pannelli e rivestimenti dei soffitti. Con questi provvedimenti si ricuperò l'originale impressione di volume che gli abitanti della fine del 18° secolo avevano trovato.

Soggiorno

Il soggiorno, completamente in-tatto, mostra lo stile abitativo di una famiglia benestante dell' Ursern. I mobili risalgono alle epoche del tardo barocco e del rococo. Punto centrale della sala di soggiorno, vi è da citare un buffet in noce riccamente decorato del 1786, con una fontanella centrale in peltro. Sopra la nicchia della fonte sono applicati gli stemmi dell'alleanza delle famiglie Nager e Renner. I medesimi stemmi sono intagliati anche nel soffitto. Il «Giltsteinofen» (forno a serpentina) veniva allora alimentato con legna o torba. Sopra il forno si trova la serranda per l'aria calda (bocca del forno). Degni di nota sono anche i rivestimenti dei pannelli e del soffitto risalenti al 1786, come anche le porte riccamente decorate.


Camera da letto

Il letto matrimoniale barocco risale ai tempi della costruzione ed è decorato con intarsi in noce e ciliegio. Nel campo centrale del soffitto si trova il monogramma «F D N» del costruttore della casa, Franz Dominik Nager, collegato con il marchio di famiglia della stirpe dei Nager sotto forma di un intaglio in rilievo di un acanto. Un riscaldamento era costituito dal forno a serpentina del soggiorno e dalla stufa in ceramica dell'anticamera.

La cucina

la cucina mostra l'impronta originale del tardo 18.0 secolo. In questo locale merita particolare attenzione lo scolo con il quale l'acqua sporca, attraversando il muro veniva portata direttamente all'esterno.

Suworow 

Il passaggio di quest'uomo ha lasciato delle tracce profonde. SI é proprio quello che da il titolo al blog.
Il generalissimo nel 1799 era intento ad incalzare le truppe francesi (Le Courbe per la cronaca il loro generale, praticamente sconosciuto in confronte del russo).

Il generalissimo

Diverse le battaglie: Sulla tremola, all'imbocco e poi più in alto. Ancor più leggendaria la battaglia sul ponte del diavolo che lo vide vincitore, anche se poi, qualche km più avanti dovette desistere dall'inseguimento e anzi rientrare in Austria passando da diversi passi tra canton Uri, Glarona e Grigioni Esistono molte testimonianze delle vicende del suo esercito, ma al museo vengono proposte quelle di riferimento

Coperta da parata (gualdrappa) della sella del generalissimo Suworow.

Occupazione della Valle Orsera da parte di eserciti stranieri, 1798 - 1802 

Nel 1798, la vecchia Confederazione crolla e diventa una repubblica unitaria centralizzata e debole al suo interno, dipendente dalla Francia.

Le truppe francesi guidate dal generale Masséna sono presenti nel paese; il potere di disporre del territorio viene meno.

Il 16 ottobre 1798, un'unità francese di 550 uomini occupa la Valle dell'Ursern.

Nell'autunno del 1798, Austria, Russia, Regno di Napoli, Portogallo e Turchia si uniscono all'Inghilterra nella seconda grande coalizione per combattere la Francia rivoluzionaria.

Il 29 maggio 1799, una forza austriaca di 4.000 uomini attraversa l'Oberalp e si stabilisce a Ursern.

Tra giugno e fine settembre 1799, le truppe francesi e austriache si alternarono nelle strette valli dei distretti di Andermatt e Altdorf.

Il 24 settembre 1799, il generale Suworow e 22.000 uomini dell'esercito russo si fanno strada attraverso il Gottardo e l'Unteralppass fino alla valle dell'Ursen e, insieme agli austriaci che penetrano attraverso l'Oberalppass, costringono i francesi a ritirarsi nella Schöllenen e oltre il Furka. 

Il 25 settembre 1799, il generale Suworow si trasferisce nel quartier generale dell'attuale museo della valle dell'Unser, da dove guida la lotta contro i francesi nella valle della Reuss.

Situazione il 25 settembre 1799 tra le 09 e le 10 del mattino. In questo momento il quartier genrale di Suvariov é nella casa museo di Andermatt

Il 4 ottobre 1799 i francesi tornano nella valle. È già la quarta volta che un'intera armata - il generale Moncey con 23.000 uomini - passa per la Valle dell'Ursern nel maggio 1800 in relazione alla riconquista francese della Pianura Padana. 

Per il primo anno di dominazione straniera, la Valle di Ursern ha calcolato 681.700 giorni di alloggiamento (1.867 soldati al giorno). All'inizio di ottobre del 1800 questa cifra era salita a 961.775.
Ursern deve consegnare 17.978 quintali di fieno agli eserciti stranieri entro il 1° ottobre 1800 e nello stesso periodo le perdite dovute a furti, saccheggi o incendi ammontano a 25.332 quintali.

All'inizio di ottobre del 1799 sono rimasti appena 40 dei circa 220 cavalli da soma e due dei circa 40 buoi da montagna.

Ad Andermatt ci sono case in cui sono alloggiati fino a 70 soldati.

Poiché Ursern non è in grado di soddisfare la grande richiesta di legna, 120 stalle vengono completamente o parzialmente demolite e la legna viene utilizzata.

Le autorità della valle di Ursern calcolano in 318.417 franchi svizzeri i danni causati al bestiame, al fieno, alle merci e alle attrezzature dei mercanti, alle case e alle stalle e ai boschi nel periodo compreso tra il 16 ottobre 1798 e il 1° marzo 1801.

Le perdite dovute ai giorni di acquartieramento ammontano a 504.909 franchi.

Le ultime truppe francesi lasciano la Valle dell'Ursern nel settembre 1802.

Il 26 settembre 1898 viene dedicato il monumento russo nella Schöllenen in onore del generale Suvorov e dei soldati russi caduti.

Percorso di Suvarov nelle alpi con relative battaglie

Cannoni in montagna

Prima di visitare il museo di Andermatt tutte le foto che ritraggono soldati in sforzi immani per portare cannoni in alta montagna ritraevano soldati italiani durante la prima guerra mondiale.

La presenza di una foto di soldati svizzeri mentre compiono la stessa operazione ancora prima ricordandoci che anche se la Svizzera non partecipò direttamente ai combattimenti si trovava comunque mobilitata e pronta a rispondere in caso di attacco

Mortaio da posizione da 12 cm Ordonnanz 1884 in difficili operazioni di montagna. 
Immagine scattata intorno al 1900

La guardia

Inevitabile poi pensare agli interminabili turni di guardia, al gelo, nella neve. Nel mio piccolo ho avuto occasione di passare situazioni simili, riporto uno stralcio delle mie memorie a militare

“Vaghiamo per le colline alla ricerca di una postazione ottimale per il nostro relais. Il caso/destino ci porta ad una delle innumerevoli fattorie sparse per la regione. Stiamo nel veicolo ad aspettare nuovi e decisivi ordini che potrebbero far volgere la guerra immaginaria a nostro vantaggio.

Alla finestra si affaccia un anziana signora. Ci offre un caffé, in cambio dobbiamo subirci i suoi tristi racconti del suo defunto marito.
All'improvviso arriva l'agognato ordine, bisogna partire e cercare un posto per passare la notte.

Dopo una lungo vagare giungiamo infine in un ennesima stalla, c'é tutto, una sosta per imboscare il veicolo una bettola poco distante e una stalla in cui passare la notte.

Pianifico i turni di guardia, mi tocca vegliare a una cazzo di radio in attesa di fottutissimi messaggi (che mai arriveranno) da mezzanotte alle 02:00.

Il termometro all'entrata della bettola affrettatamente chiusa a mezzanotte marca 3 gradi, ho subito di peggio ma anche di meglio.

Verso la 1.15 il freddo ai piedi é insopportabile, mancano ancora 45 minuti al cambio, c'é un unica soluzione per scaldarsi: fare del moto. Inizio a camminare in tondo nell'aia, so che dovrò farlo senza fermarmi fino all'ora del cambio.

Verso la 1:40 i piedi iniziano a dare cenni di vita, ora finalmente riesco a pensare a qualcos'altro oltre che al freddo intenso. Penso a tutte le ore di guardia fatte in passato, a tutte le ore li piantato davanti una barriera davanti al grande nulla. Penso a tutti quelli che stanno facendo guardia come me in quel momento. Penso a settimana prossima e al prossimo turno notturno di guardia stavolta di tre ore. Penso ai miei soci in Ticino che saranno fuori a sbevazzare per carnevale. Decido che é meglio smettere di pensare.
Sono le due ormai e il tanto agognato cambio é in arrivo."

Per ovviare al menzionato problema del freddo ai piedi trovo nel museo di Andermatt una scomoda ma sicuramente efficace paia di copristivali con una spessa suola per isolare dal  suolo gelato

Persone col fazzoletto nero riverbero sole

Il passo del San Gottardo rimaneva aperto anche d'inverno. Enormi gli sforzi per poter tenere la strada percorribile e per poter accompagnare le persone e le merci in transito.

In particolare l'incisione qui sotto particolare mi ha sempre catturato per un particolare...

Viaggio invernale sul Gottardo nel 1790, incisione a colori di Rothe su disegno di Jentsch

...si, i veli neri indossati da alcuni personaggi facenti parte della carovana.

Esaminando più attentamente dei 4 incappucciati tre sono a dorso di mulo e quindi senza aver bisogno di del senso della vista. Il quarto poi é accompagnato da un uomo che lo guida.

I cappucci scuri serivano per ripararsi dal riflesso del sole sulla neve che poteva cr4eare forti disagi agli occhi. Gli occhiali da sole dovevano ancora essere inventati 

Twerrenbrücke

Prima di poter costruire il primo ponte sulla Reuss, è stato necessario aprire la Schöllenen. 

Sopra il ponte Teufelsbrücke, il sentiero mulattiero passava sul cosiddetto «Twärrenbrücke» intorno alla roccia del Kirchberg. Non ci sono molte informazioni su questa costruzione.

Poiché la roccia dura che scende quasi verticalmente verso la Reuss rendeva impossibile costruire un percorso solido, la tradizione vuole che intorno al 1220 un fabbro di Göschenen o Andermatt abbia avuto l'idea di fissare delle catene alla parete rocciosa lungo il Chilchberg, alle quali venivano sospese delle travi di sostegno che sporgevano dalla roccia. 

Su queste traverse venivano posate delle tavole per formare il ponte vero e proprio. Un'altra teoria sulla costruzione della passerella afferma che le traverse erano tese da una roccia all'altra in cavità su cui poggiavano le assi della passerella vera e propria.

Modellino all'interno del museo di Andermatt

È ipotizzabile che i Walser abbiano avuto un ruolo importante nella costruzione del sentiero attraverso lo Schöllenen. Si presume che possedessero competenze tecniche acquisite nella costruzione di condotte d'acqua (Suonen) in terreni impervi e di sentieri e ponti nelle ripide valli del Vallese.

Modellino della passerella della Twärren.
Alunni della scuola media di Belp (BE)

Non c'è consenso sulla data esatta di costruzione. La prima descrizione di un viaggio attraverso il Gottardo risale al 1234 e fu scritta dal canonico e abate di Brema Albert von Stade.

Il ponte Twärrenbrücke, lungo 60 metri, prendeva il nome dalle travi trasversali su cui passava il sentiero. Il Twärrenbrücke viene spesso erroneamente indicato come una passerella scorrevole. Tuttavia, la passerella scorrevole è un altro nome del primo Ponte del Diavolo.

Durante il maltempo del 1640, il ponte è stato distrutto.

Intorno al 1665 un cavallo carico di legna cadde nella Reuss. La data «+1666» trovata durante la costruzione della ferrovia della Schöllenen – oggi nella galleria ferroviaria – non ha probabilmente nulla a che fare con questo evento. Più interessante è una cavità quadrata che c'era allora e che sembrava provenire dal ponte Twärren. La tempesta del 14 agosto 1707 ha distrutto definitivamente il ponte Twärren, costruito in legno.

La domanda su come fosse possibile aggirare la roccia del Kirchberg con un ponte ha stimolato l'immaginazione.

Andreas RYFF non dice niente di speciale su questo posto intorno al 1600, ma nelle sue descrizioni del Passo della Gemma e della Via Mala parla di ponti sospesi a catene e travi incastrate nella roccia, che forse potrebbero aver ispirato la costruzione del ponte Twärrenbrücke.

LEOPOLD CYSAT nel 1661 parla di un «ponte artificiale appeso da un lato a una grande roccia», dove in una descrizione letteraria barocca potrebbe anche essere intesa la rampa che conduce al ponte del Diavolo lungo la parete rocciosa verticale.

 SCHEUCHZER nel 1705 parla di «travi e assi ben studiate, come ad esempio il ponte del Diavolo, che devono attraversare coloro che viaggiano attraverso il Gottardo e, qua e là, anche la Via Mala», il che si riferisce più al ponte Twärrenbrücke che al ponte del Diavolo, che all'epoca era sicuramente già costruito in pietra.

Secondo FÜESSLIN nel 1770, prima della costruzione dell'Urnerloch bisognava «passare da una roccia all'altra su un lungo pezzo di legno».

SCHINZ scrisse nel 1777 che «era stato costruito un ponte di legno attorno alla roccia e fissato con catene».

Settant'anni dopo la costruzione dell'Urnerloch, fu il primo a parlare esplicitamente di un ponte sospeso con catene. Autori successivi hanno arricchito questa descrizione. Nel 1796 STORR lo descrive come un «ponte di legno sospeso con catene sopra il precipizio aperto», che KARL FRANZ LUSSER riprese quasi alla lettera nel 1830, gettando così le basi per la visione comunemente accettata.

La trasposizione letteraria di ROBERT SCHEDLER con le suggestive illustrazioni a penna di THEODOR BARTH del 1920 ha influenzato a lungo l'immagine che il grande pubblico aveva del ponte, anche se LAUR-BÉLART già nel 1924, con il suo fondamentale lavoro sobrio. La forma del ponte Twärren non può essere descritta con maggiore precisione, nemmeno sulla base delle osservazioni effettuate sul posto.

Dopo la tempesta del 1707, l'ingegnere militare PIETRO MORETTINI di Locarno fu chiamato ad Andermatt e si offrì di costruire un tunnel attraverso la «roccia viva» per sostituire il ponte Twärren distrutto. Secondo il contratto del 20 settembre 1707, l'apertura doveva essere larga sette piedi francesi e alta otto, lunga da 30 a 33 braccia (6 piedi) e praticabile nella primavera successiva. Il primo tunnel alpino, che prese presto il nome di «Urnerloch», fu finito a metà agosto del 1708, quasi un anno dopo la tempesta che lo aveva distrutto.

Il costo della costruzione fu un po' più alto dei 7000 fiorini previsti. Questo primo tunnel non fu solo un'impresa pionieristica dell'ingegneria barocca, ma cambiò anche l'immagine che i viaggiatori avevano della valle Orsera, poiché il passaggio dalla gola rumorosa, fredda e umida della Schöllenen attraverso la caverna rocciosa artificiale e buia conduceva alla vastità e alla luminosità della valle.

J.J. Meyer, J.M. Kälin, «Vista dalla Galleria di Urnerloch, verso Andermatt, ai piedi del San Gottardo», 1833.

L'effetto era ancora più forte perché il tunnel era a forma di arco e quindi, quando ci entravi, non vedevi subito la fine. Nonostante la finestra al centro, presente fin dall'inizio, l'interno rimaneva quindi cupo e buio. Per questo motivo, l'Urner Loch è stato il soggetto di numerose vedute e descrizioni di viaggio nel XVIII e XIX secolo

Nel 1829/30 il tunnel fu ampliato da operai di Meiringen fino a raggiungere la larghezza necessaria di quattro metri. Nel 1844 il profilo dovette essere leggermente rialzato per consentire il trasporto di una locomotiva a Milano. Nel 1913 la ferrovia della Schöllenbahn fu deviata all'esterno.

Colonna di taglialegna presso l'Urnerloch, 1790, incisione a colori di Rothe dopo Jentsch

Nel 1956, durante i lavori di ampliamento della strada, l'Urnerloch fu allargato alle dimensioni attuali e dotato di un portale in pietra squadrata.

Andermatt. Schöllenen. Progetto per la strada del Gottardo di Francesco Domenico Meschini, 1825 (dettaglio), con un sentiero tracciato e la strada commerciale prevista attraverso la gola della Schöllenen. 

Andermatt. Schöllenen. Ponti del Diavolo del 1595 e del 1830. Vista da est prima che il ponte più vecchio fosse distrutto nel 1888. Foto di Henri Plaut intorno al 1860. – Testo in basso.


Commenti

Post popolari in questo blog

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...