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Talmuseum di Andermatt

Che ad Andermatti ci fosse un museo lo sapevo da tempo. La vera difficoltà di questo museo é trovarlo aperto. Sono diversi i giorni in cui é aperto ma gli orari sono piuttosto ristretti. Durante una mia traversata pedestre Airolo- Göschenen capito in zona museo al momento giusto. L'occasione é ghiotta, mi ci fiondo.

La casa

La casa, che fa parte delle più belle costruzioni patrizie della valle dell'Ursern, è stata costruita nel 1786 dal balivo della valle Franz Dominik Nager (1745-1816). Questi, appartenente ad una famiglia particolarmente dedita alle costruzioni, non é stato attivo solo quale balivo della valle, ma ha praticato
anche il commercio ed operazioni di transito.

Nel corso degli anni alla costruzione sono stati dati diversi nomi. Dapprima la si è chiamata «Casa di Adalberto» riferendosi ai suoi abitanti. Adalberto Nager era figlio del costruttore. Poi si è chiamata «Casa di Schönbächler», nome del medico della valle Dr. Karl Schönbächler che ivi esercitò per oltre quarant'anni.

Andermatt. Museo della valle Orsera. Vista da nord-ovest.
Il colore della facciata è stato riportato a quello originale durante i lavori di restauro.
La data di costruzione, 1786, è incorniciata da elementi rocaille sopra l'ingresso principale.

Dato che il 25 settembre 1799 la spaziosa casa abitativa e commerciale funse da quartiere generale al feldmaresciallo russo Suworow, più tardi essa venne anche chiamata «Casa di Suworow» dagli abitanti della valle.


L'odierno museo valligiano e stato creato secondo uno schema di costruzione peculiare del 18° secolo per le case patrizie.
Il corpo della costruzione stupisce soprattutto per la composizione della sua struttura e per ampiezza ed altezza delle dimensioni. Internamente l'edificio presenta un arredamento unico nel suo genere, dell' epoca della costruzione. Pannellature, porte e mobili si armonizzano tra loro in stile tardo barocco. 
Il carattere essenziale del museo è sicuramente rappresentato dall'arredamento, con la sua sala di gala.
Il restauro aveva quale scopo di correggere all'esterno ed all'interno le modifiche grossolane effettuate e di restituirne il fasto iniziale.

L'esterno

Quando, nel 1987, rimossero le assi in legno dipinte in giallo, apparve la pittura grigiastra che simulava una costruzione in pietra con elementi dipinti in stile rococo. Questa decorazione, atipica per la nostra regione, venne ricostituita a regola d'arte. Cosi l'esterno si presenta oggi nella sua originale magnificenza.

L'interno

Praticamente in tutta la casa i pannelli e i rivestimenti dei soffitti del periodo della costruzione erano stati ridipinti con colori ad olio, ricoprendone cosi la lavorazione originale del legno naturale. Con un costoso procedimento si tolsero gli strati di pittura da pannelli e rivestimenti dei soffitti. Con questi provvedimenti si ricuperò l'originale impressione di volume che gli abitanti della fine del 18° secolo avevano trovato.

Soggiorno

Il soggiorno, completamente in-tatto, mostra lo stile abitativo di una famiglia benestante dell' Ursern. I mobili risalgono alle epoche del tardo barocco e del rococo. Punto centrale della sala di soggiorno, vi è da citare un buffet in noce riccamente decorato del 1786, con una fontanella centrale in peltro. Sopra la nicchia della fonte sono applicati gli stemmi dell'alleanza delle famiglie Nager e Renner. I medesimi stemmi sono intagliati anche nel soffitto. Il «Giltsteinofen» (forno a serpentina) veniva allora alimentato con legna o torba. Sopra il forno si trova la serranda per l'aria calda (bocca del forno). Degni di nota sono anche i rivestimenti dei pannelli e del soffitto risalenti al 1786, come anche le porte riccamente decorate.


Camera da letto

Il letto matrimoniale barocco risale ai tempi della costruzione ed è decorato con intarsi in noce e ciliegio. Nel campo centrale del soffitto si trova il monogramma «F D N» del costruttore della casa, Franz Dominik Nager, collegato con il marchio di famiglia della stirpe dei Nager sotto forma di un intaglio in rilievo di un acanto. Un riscaldamento era costituito dal forno a serpentina del soggiorno e dalla stufa in ceramica dell'anticamera.

La cucina

la cucina mostra l'impronta originale del tardo 18.0 secolo. In questo locale merita particolare attenzione lo scolo con il quale l'acqua sporca, attraversando il muro veniva portata direttamente all'esterno.

Suworow 

Il passaggio di quest'uomo ha lasciato delle tracce profonde. SI é proprio quello che da il titolo al blog.
Il generalissimo nel 1799 era intento ad incalzare le truppe francesi (Le Courbe per la cronaca il loro generale, praticamente sconosciuto in confronte del russo).

Il generalissimo

Diverse le battaglie: Sulla tremola, all'imbocco e poi più in alto. Ancor più leggendaria la battaglia sul ponte del diavolo che lo vide vincitore, anche se poi, qualche km più avanti dovette desistere dall'inseguimento e anzi rientrare in Austria passando da diversi passi tra canton Uri, Glarona e Grigioni Esistono molte testimonianze delle vicende del suo esercito, ma al museo vengono proposte quelle di riferimento

Coperta da parata (gualdrappa) della sella del generalissimo Suworow.

Occupazione della Valle Orsera da parte di eserciti stranieri, 1798 - 1802 

Nel 1798, la vecchia Confederazione crolla e diventa una repubblica unitaria centralizzata e debole al suo interno, dipendente dalla Francia.

Le truppe francesi guidate dal generale Masséna sono presenti nel paese; il potere di disporre del territorio viene meno.

Il 16 ottobre 1798, un'unità francese di 550 uomini occupa la Valle dell'Ursern.

Nell'autunno del 1798, Austria, Russia, Regno di Napoli, Portogallo e Turchia si uniscono all'Inghilterra nella seconda grande coalizione per combattere la Francia rivoluzionaria.

Il 29 maggio 1799, una forza austriaca di 4.000 uomini attraversa l'Oberalp e si stabilisce a Ursern.

Tra giugno e fine settembre 1799, le truppe francesi e austriache si alternarono nelle strette valli dei distretti di Andermatt e Altdorf.

Il 24 settembre 1799, il generale Suworow e 22.000 uomini dell'esercito russo si fanno strada attraverso il Gottardo e l'Unteralppass fino alla valle dell'Ursen e, insieme agli austriaci che penetrano attraverso l'Oberalppass, costringono i francesi a ritirarsi nella Schöllenen e oltre il Furka. 

Il 25 settembre 1799, il generale Suworow si trasferisce nel quartier generale dell'attuale museo della valle dell'Unser, da dove guida la lotta contro i francesi nella valle della Reuss.

Situazione il 25 settembre 1799 tra le 09 e le 10 del mattino. In questo momento il quartier genrale di Suvariov é nella casa museo di Andermatt

Il 4 ottobre 1799 i francesi tornano nella valle. È già la quarta volta che un'intera armata - il generale Moncey con 23.000 uomini - passa per la Valle dell'Ursern nel maggio 1800 in relazione alla riconquista francese della Pianura Padana. 

Per il primo anno di dominazione straniera, la Valle di Ursern ha calcolato 681.700 giorni di alloggiamento (1.867 soldati al giorno). All'inizio di ottobre del 1800 questa cifra era salita a 961.775.
Ursern deve consegnare 17.978 quintali di fieno agli eserciti stranieri entro il 1° ottobre 1800 e nello stesso periodo le perdite dovute a furti, saccheggi o incendi ammontano a 25.332 quintali.

All'inizio di ottobre del 1799 sono rimasti appena 40 dei circa 220 cavalli da soma e due dei circa 40 buoi da montagna.

Ad Andermatt ci sono case in cui sono alloggiati fino a 70 soldati.

Poiché Ursern non è in grado di soddisfare la grande richiesta di legna, 120 stalle vengono completamente o parzialmente demolite e la legna viene utilizzata.

Le autorità della valle di Ursern calcolano in 318.417 franchi svizzeri i danni causati al bestiame, al fieno, alle merci e alle attrezzature dei mercanti, alle case e alle stalle e ai boschi nel periodo compreso tra il 16 ottobre 1798 e il 1° marzo 1801.

Le perdite dovute ai giorni di acquartieramento ammontano a 504.909 franchi.

Le ultime truppe francesi lasciano la Valle dell'Ursern nel settembre 1802.

Il 26 settembre 1898 viene dedicato il monumento russo nella Schöllenen in onore del generale Suvorov e dei soldati russi caduti.

Percorso di Suvarov nelle alpi con relative battaglie

Cannoni in montagna

Prima di visitare il museo di Andermatt tutte le foto che ritraggono soldati in sforzi immani per portare cannoni in alta montagna ritraevano soldati italiani durante la prima guerra mondiale.

La presenza di una foto di soldati svizzeri mentre compiono la stessa operazione ancora prima ricordandoci che anche se la Svizzera non partecipò direttamente ai combattimenti si trovava comunque mobilitata e pronta a rispondere in caso di attacco

Mortaio da posizione da 12 cm Ordonnanz 1884 in difficili operazioni di montagna. 
Immagine scattata intorno al 1900

La guardia

Inevitabile poi pensare agli interminabili turni di guardia, al gelo, nella neve. Nel mio piccolo ho avuto occasione di passare situazioni simili, riporto uno stralcio delle mie memorie a militare

“Vaghiamo per le colline alla ricerca di una postazione ottimale per il nostro relais. Il caso/destino ci porta ad una delle innumerevoli fattorie sparse per la regione. Stiamo nel veicolo ad aspettare nuovi e decisivi ordini che potrebbero far volgere la guerra immaginaria a nostro vantaggio.

Alla finestra si affaccia un anziana signora. Ci offre un caffé, in cambio dobbiamo subirci i suoi tristi racconti del suo defunto marito.
All'improvviso arriva l'agognato ordine, bisogna partire e cercare un posto per passare la notte.

Dopo una lungo vagare giungiamo infine in un ennesima stalla, c'é tutto, una sosta per imboscare il veicolo una bettola poco distante e una stalla in cui passare la notte.

Pianifico i turni di guardia, mi tocca vegliare a una cazzo di radio in attesa di fottutissimi messaggi (che mai arriveranno) da mezzanotte alle 02:00.

Il termometro all'entrata della bettola affrettatamente chiusa a mezzanotte marca 3 gradi, ho subito di peggio ma anche di meglio.

Verso la 1.15 il freddo ai piedi é insopportabile, mancano ancora 45 minuti al cambio, c'é un unica soluzione per scaldarsi: fare del moto. Inizio a camminare in tondo nell'aia, so che dovrò farlo senza fermarmi fino all'ora del cambio.

Verso la 1:40 i piedi iniziano a dare cenni di vita, ora finalmente riesco a pensare a qualcos'altro oltre che al freddo intenso. Penso a tutte le ore di guardia fatte in passato, a tutte le ore li piantato davanti una barriera davanti al grande nulla. Penso a tutti quelli che stanno facendo guardia come me in quel momento. Penso a settimana prossima e al prossimo turno notturno di guardia stavolta di tre ore. Penso ai miei soci in Ticino che saranno fuori a sbevazzare per carnevale. Decido che é meglio smettere di pensare.
Sono le due ormai e il tanto agognato cambio é in arrivo."

Per ovviare al menzionato problema del freddo ai piedi trovo nel museo di Andermatt una scomoda ma sicuramente efficace paia di copristivali con una spessa suola per isolare dal  suolo gelato

Persone col fazzoletto nero riverbero sole

Il passo del San Gottardo rimaneva aperto anche d'inverno. Enormi gli sforzi per poter tenere la strada percorribile e per poter accompagnare le persone e le merci in transito.

In particolare l'incisione qui sotto particolare mi ha sempre catturato per un particolare...

Viaggio invernale sul Gottardo nel 1790, incisione a colori di Rothe su disegno di Jentsch

...si, i veli neri indossati da alcuni personaggi facenti parte della carovana.

Esaminando più attentamente dei 4 incappucciati tre sono a dorso di mulo e quindi senza aver bisogno di del senso della vista. Il quarto poi é accompagnato da un uomo che lo guida.

I cappucci scuri serivano per ripararsi dal riflesso del sole sulla neve che poteva cr4eare forti disagi agli occhi. Gli occhiali da sole dovevano ancora essere inventati 

Twerrenbrücke

Prima di poter costruire il primo ponte sulla Reuss, è stato necessario aprire la Schöllenen. 

Sopra il ponte Teufelsbrücke, il sentiero mulattiero passava sul cosiddetto «Twärrenbrücke» intorno alla roccia del Kirchberg. Non ci sono molte informazioni su questa costruzione.

Poiché la roccia dura che scende quasi verticalmente verso la Reuss rendeva impossibile costruire un percorso solido, la tradizione vuole che intorno al 1220 un fabbro di Göschenen o Andermatt abbia avuto l'idea di fissare delle catene alla parete rocciosa lungo il Chilchberg, alle quali venivano sospese delle travi di sostegno che sporgevano dalla roccia. 

Su queste traverse venivano posate delle tavole per formare il ponte vero e proprio. Un'altra teoria sulla costruzione della passerella afferma che le traverse erano tese da una roccia all'altra in cavità su cui poggiavano le assi della passerella vera e propria.

Modellino all'interno del museo di Andermatt

È ipotizzabile che i Walser abbiano avuto un ruolo importante nella costruzione del sentiero attraverso lo Schöllenen. Si presume che possedessero competenze tecniche acquisite nella costruzione di condotte d'acqua (Suonen) in terreni impervi e di sentieri e ponti nelle ripide valli del Vallese.

Modellino della passerella della Twärren.
Alunni della scuola media di Belp (BE)

Non c'è consenso sulla data esatta di costruzione. La prima descrizione di un viaggio attraverso il Gottardo risale al 1234 e fu scritta dal canonico e abate di Brema Albert von Stade.

Il ponte Twärrenbrücke, lungo 60 metri, prendeva il nome dalle travi trasversali su cui passava il sentiero. Il Twärrenbrücke viene spesso erroneamente indicato come una passerella scorrevole. Tuttavia, la passerella scorrevole è un altro nome del primo Ponte del Diavolo.

Durante il maltempo del 1640, il ponte è stato distrutto.

Intorno al 1665 un cavallo carico di legna cadde nella Reuss. La data «+1666» trovata durante la costruzione della ferrovia della Schöllenen – oggi nella galleria ferroviaria – non ha probabilmente nulla a che fare con questo evento. Più interessante è una cavità quadrata che c'era allora e che sembrava provenire dal ponte Twärren. La tempesta del 14 agosto 1707 ha distrutto definitivamente il ponte Twärren, costruito in legno.

La domanda su come fosse possibile aggirare la roccia del Kirchberg con un ponte ha stimolato l'immaginazione.

Andreas RYFF non dice niente di speciale su questo posto intorno al 1600, ma nelle sue descrizioni del Passo della Gemma e della Via Mala parla di ponti sospesi a catene e travi incastrate nella roccia, che forse potrebbero aver ispirato la costruzione del ponte Twärrenbrücke.

LEOPOLD CYSAT nel 1661 parla di un «ponte artificiale appeso da un lato a una grande roccia», dove in una descrizione letteraria barocca potrebbe anche essere intesa la rampa che conduce al ponte del Diavolo lungo la parete rocciosa verticale.

 SCHEUCHZER nel 1705 parla di «travi e assi ben studiate, come ad esempio il ponte del Diavolo, che devono attraversare coloro che viaggiano attraverso il Gottardo e, qua e là, anche la Via Mala», il che si riferisce più al ponte Twärrenbrücke che al ponte del Diavolo, che all'epoca era sicuramente già costruito in pietra.

Secondo FÜESSLIN nel 1770, prima della costruzione dell'Urnerloch bisognava «passare da una roccia all'altra su un lungo pezzo di legno».

SCHINZ scrisse nel 1777 che «era stato costruito un ponte di legno attorno alla roccia e fissato con catene».

Settant'anni dopo la costruzione dell'Urnerloch, fu il primo a parlare esplicitamente di un ponte sospeso con catene. Autori successivi hanno arricchito questa descrizione. Nel 1796 STORR lo descrive come un «ponte di legno sospeso con catene sopra il precipizio aperto», che KARL FRANZ LUSSER riprese quasi alla lettera nel 1830, gettando così le basi per la visione comunemente accettata.

La trasposizione letteraria di ROBERT SCHEDLER con le suggestive illustrazioni a penna di THEODOR BARTH del 1920 ha influenzato a lungo l'immagine che il grande pubblico aveva del ponte, anche se LAUR-BÉLART già nel 1924, con il suo fondamentale lavoro sobrio. La forma del ponte Twärren non può essere descritta con maggiore precisione, nemmeno sulla base delle osservazioni effettuate sul posto.

Dopo la tempesta del 1707, l'ingegnere militare PIETRO MORETTINI di Locarno fu chiamato ad Andermatt e si offrì di costruire un tunnel attraverso la «roccia viva» per sostituire il ponte Twärren distrutto. Secondo il contratto del 20 settembre 1707, l'apertura doveva essere larga sette piedi francesi e alta otto, lunga da 30 a 33 braccia (6 piedi) e praticabile nella primavera successiva. Il primo tunnel alpino, che prese presto il nome di «Urnerloch», fu finito a metà agosto del 1708, quasi un anno dopo la tempesta che lo aveva distrutto.

Il costo della costruzione fu un po' più alto dei 7000 fiorini previsti. Questo primo tunnel non fu solo un'impresa pionieristica dell'ingegneria barocca, ma cambiò anche l'immagine che i viaggiatori avevano della valle Orsera, poiché il passaggio dalla gola rumorosa, fredda e umida della Schöllenen attraverso la caverna rocciosa artificiale e buia conduceva alla vastità e alla luminosità della valle.

J.J. Meyer, J.M. Kälin, «Vista dalla Galleria di Urnerloch, verso Andermatt, ai piedi del San Gottardo», 1833.

L'effetto era ancora più forte perché il tunnel era a forma di arco e quindi, quando ci entravi, non vedevi subito la fine. Nonostante la finestra al centro, presente fin dall'inizio, l'interno rimaneva quindi cupo e buio. Per questo motivo, l'Urner Loch è stato il soggetto di numerose vedute e descrizioni di viaggio nel XVIII e XIX secolo

Nel 1829/30 il tunnel fu ampliato da operai di Meiringen fino a raggiungere la larghezza necessaria di quattro metri. Nel 1844 il profilo dovette essere leggermente rialzato per consentire il trasporto di una locomotiva a Milano. Nel 1913 la ferrovia della Schöllenbahn fu deviata all'esterno.

Colonna di taglialegna presso l'Urnerloch, 1790, incisione a colori di Rothe dopo Jentsch

Nel 1956, durante i lavori di ampliamento della strada, l'Urnerloch fu allargato alle dimensioni attuali e dotato di un portale in pietra squadrata.

Andermatt. Schöllenen. Progetto per la strada del Gottardo di Francesco Domenico Meschini, 1825 (dettaglio), con un sentiero tracciato e la strada commerciale prevista attraverso la gola della Schöllenen. 

Andermatt. Schöllenen. Ponti del Diavolo del 1595 e del 1830. Vista da est prima che il ponte più vecchio fosse distrutto nel 1888. Foto di Henri Plaut intorno al 1860. – Testo in basso.


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