Prosegue il viaggio fianco a fianco del generale Suvorov e la sua armata. Certo non capita tutti i giorni di veder sfilare un armata sotto casa. Quali le reazioni e le ripercussioni e le conseguenze nelle povere terre ticinese? In questa tappa seguiamo l'esercito percorrere un sottoceneri ancora poco stabile sulle sue gambe dopo la scacciata dei Lanfogti
Piccolo padre
Così la spedizione di Suwaroff in Isvizzera fu decisa: dal suo campo di Asti egli lanciava il 5 settembre 1799 un ordine del giorno pieno di entusiasmo alle sue truppe agguerrite e ben riposate e senz’indugio mettevasi in marcia verso il Cantone Ticino per Gallarate, Varese, Ponte Tresa.Souwaroff era pieno d’umore bellicoso: vecchio d’oltre 70 anni ma arzillo e noncurante dei disagi, ora caracollava frammezzo ai cosacchi ridendo e cantando con essi, ora con parole incoraggianti spronava alla marcia i suoi granatieri, ed i moschettieri mitrati, che in lunghe colonne per sei divoravano le larghe strade lombarde. Fisicamente aveva una figura caratteristica: il viso sbarbato e quasi femmineo, solcato da un perpetuo sogghigno sardonico tradiva il suo interno: cioè un animo sarcastico ed energico, ambizioso e dissimulatore.
Suwaroff ripromettevasi di sbrigarsi in poco tempo di Massena e del suo esercito: invece di passare per la facile via di Como, Chiavenna, lo Spluga e dirigersi verso Coira per poi collegarsi con gli Austriaci di Auffenberg ed Hotze, egli dirigevasi verso il M. Ceneri ed il S. Gottardo sopra Altorf, Svitto, Wallenstadt con mira a Zurigo, partigiano come era sempre stato della strada più diretta, benché questa fosse la più faticosa e la più difficile, sapendosi i passi del Gottardo occupati da riparti francesi. Ma Suwaroff sprezzava i pericoli ed i disagi, anzi ci teneva ad affrontarli e vincerli. Tempra s’raordinaria di condottiero.
Lugano rifocilla l'esercito
Dopo aver spedito il grosso bagaglio e l’artiglieria pesante per via di Coira a Feldkirch, (particolare non trascurabile questo, specialmente alla luce dei quadri più noti in cui si vedono soldati russi intenti a trascinarsi fusti di cannone su impervi sentioeri-non sentieri di montagna) Suwaroff da Varese per Ponte Tresa ed Agno dirigevasi a Taverne, dove aveva deliberato di fare una breve fermata, onde organizzare per la guerra di montagna il suo corpo d'operazione: là doveva raggiungerlo un convoglio di provvigioni e di muli ordinato da tempo in Lombardia.
Il Ticino, o meglio i vari baliaggi ticinesi, versavano allora in un periodo di anarchia: dopo la cacciata dei Landfogti, avvenuta a Lugano avvenuta a Lugano il 19 febbraio di quell’anno, erasi qui costituito il provvisorio “governo del libero popolo Luganese” con a capo Buonvicini, Stoppani e l’avv. Ann. Pellegrini di Ponte Tresa: il governo ebbe invito (per così dire) cioè ordine d’apparecchiare in Agno 16.000 razioni di pane, 20.000 misure di fieno, oltre ad acquavite, legna, avena per 1200 sacchi, pel 12 settembre 1799, ed un Commissario di guerra russo si presentò di persona in Lugano a trattare le modalità di quelle consegne: il Governo fece ogni sforzo per soddisfare le richieste onde evitare violenze e saccheggi, anzi ebbe dai generali russi e dagli ufficiali di provianda dei certificati di lode, ma non un centesimo!
Proclama del Consiglio Provvisorio, con il quale incaricano i comuni di convocare per il 19 marzo le vicinanze, affinché gli abitanti possano consegnare ai cancellieri o ai consoli i loro voti relativi all'unione alla Repubblica Elvetica e scegliere un deputato da inviare alle assemblee di pieve, da tenersi il 20 marzo; in queste ultime si eleggeranno i rappresentanti per il nuovo Governo Provvisorio
21'284 bocche da sfamare
Due parole ora sulla composizione di quell’esercito che il 15 settembre 1799 cominciò a sfilare a Magliaso, Agno e Bioggio verso Taverne, e per vedere il quale (dice il cronista Laghi) “gli abitanti del borgo di Lugano si portarono la maggior parte ad Agno”.
I fantaccini, scrive il Baroffio, avevano una corporatura robusta ed agile sebbene fossero coperti di armatura grave….. Marciavano in battaglioni serrati al rullo di grosse casse di tamburo il cui suono argentino e sonoro era udito dalla testa fino alla coda delle colonne: erano però male istruiti nel
fuoco di moschetteria e meglio valevano nell’azione coll’arma bianca.
I cavalieri avevano sembiante feroce e barocco, erano vestiti di larghi pantaloni e di sordide tuniche brune, rosse od azzurre con grandi berretti di pelliccia sul capo, portavano una lunga e leggera lancia, oltre alla sciabola, fucile e pistole. I cavalli erano piccoli e pesantemente bardati, ma velocissimi e resistenti. Suddivisi in avanguardia (gen. Rosemberg), in grosso, composto di tre colonne, e in retroguardia, l’esercito russo comprendeva in tutto 21284 uomini fra cosacchi, cacciatori a cavallo, granatieri e moschettieri: lo stato maggiore era numeroso e brillante, comprendendo un Consiglio degli affari esteri, un corpo di Commissariato ed uno delle provvigioni, un Consiglio di Sanità, an altro del genio, ecc.
Aiutanti di campo di Suwaroff erano il principe Costantino medesimo, erede del trono di Russia, il co. Tiefenhausen, il ten. Col: Zucato ecc., oltre gli ufficiali addetti alla persona del generalissimo, e lo stato maggiore austriaco, cioè una cinquantina di ufficiali d’ogni grado.
Le massime rivoluzionarie erano alquanto in ribasso in quel quarto d’ora sia in Europa come nel Ticino, specie come si è visto, per la crisi in cui versava la potenza Francese, e di conseguenza la reazione e gli antichi regimi andavano riaquistando il perduto dominio.
Lugano viveva sotto l’influsso della strage dei Giacobini o presunti fautori delle idee rivoluzionarie (detti Patrioti), avvenuta pochi mesi prima, e gli eserciti sia Russi che Austriaci erano rappresentati come i ripristinatori della religione e dell’ordine; non vi fu quindi il menomo accenno o velleità di resistenza al passeggero invasore.
L'attentato di Bedano
Invece il paesello di Bedano scontò il fio di un atto che dimostrava, nell’ignoto cittadino che lo compì una energica protesta contro le esazioni, le requisizioni ed i furti a cui doveva dar luogo quell’inaspettata visita. Infatti un paesano bedanese, forse ispirato dall’esempio di Tell (allora la critica storica non aveva peranco attaccato la leggenda), appostatosi dietro una siepe all’entrata del paese, tirò di là un colpo di fuoco sulla prima scolta di cavalleria dell’avanguardia moscovita che avanzavasi noncurante, ferendo mortalmente un cosacco. Un soldato non fa però un esercito, come una rondine non basta a fare primavera, e l’unico risultato di tale atto di isolato valore fu l’immediato saccheggio di Bedano da parte di quei cavalieri, del resto specialisti in materia!
Il soldato ferito fu poi confidato a Taverne alle cure d’una vecchia, unitamente ad un altro cosacco ammalato, a cui fu ordinato di raggiungere le file appena ristabilito. Ma il primo soccombette il 9 ottobre 1799 alla sua ferita, ed il suo compagno di sventura pensò bene di rimanersene tranquillo a Taverne, dove anzi elesse domicilio, prese moglie, e visse pel rimanente dei suoi giorni, ospitalmente trattato da quella popolazione che l’aveva battezzato col nomignolo di “rüssu”.
Questi e altri interessantissimi particolari vennero forniti all’Autore, recatosi espressamente nel Ticino, dal sig. Natale Lurati, farmacista a Taverne, che viene chiamato dal Gachot “un très doute Cicerone”.
Un esercito affamato
Il 16 settembre 1799 quasi tutto il corpo d’operazione era concentrato nei dintorni di Taverne, ed il campo russo formando un pittoresco quadro estendevasi da Bedano fino a Torricella dove erano stabiliti i Cosacchi, Suwaroff prese stanza in una frazione del Comune di Sigirino che apparentemente prolunga Taverne al nord, presso un negoziante del paese, Gaudenzio Gamma, nella vasta abitazione alloggiarono pure il principe Costantino e parte dello Stato Maggiore; il rimanente occupò la casa Rigolli, sita a 30 metri più a sud della casa Gamma.
L’ira e il dispetto di Suwaroff nell’apprendere che non era peranco giunto in Taverne il convoglio di viveri e di muli da lui ordinato in Lombardia, scoppiarono violenti. Il vecchio lupo di guerra intuì forse in un baleno quanto fatale dovesse tornare al suo esercito, ed alle armi imperiali stesse, quella mancanza, e come un leone ruggente diede in terribili escandescenze davanti al suo Stato Maggiore, imprecando agli Austriaci ed al Coscatelli, cioè al suo incaricato, il quale (essendo la Lombardia come il Ticino stremata dalle esazioni di guerra) non aveva potuto raccogliere il promesso convoglio di muli e bestie da soma.
I generali russi ed austriaci erano esterrefatti e demoralizzati. Eppure bisognava agire!
Benché il generalissimo russo avesse emanato ordini severissimi perché venissero, per quanto possibile, rispettate le proprietà private pure le popolazioni ebbero a soffrire di parziali violenze dei russi, che specialmente causa i disagi delle intemperie, e la manchevolezza delle sussistenze, si attaccavano a tutto ciò che loro sembrasse utile: nel Luganese si ricorda di casi in cui la soldatesca, impadronitasi di vari maialetti di latte, li fece bollire sans autre forme de…cuisine in una pentola, per poi farne un ambito festino.
Non solo cibo
A molte donne furono tolti gli orecchini; va poi da sé che questi malcapitati borghesi, uomini e donne portanti scarpe venivano colti da quegli infelici di tutto sprovvisti – dovevano con le belle e le buone fare una cessione forzata delle loro calzature a favore dei restauratori dell’ordine e della religione. Dicesi che in Leventina una donna, all’invito da parte d’un russo di sedersi perché le fossero levate le scarpe, si sedette infatti, ma con un colpo di scure uccise l’audace predone mentre questo erasi chinato per levarle.
Passando il principe Costantino per Bioggio, si fermò presso la casa Staffieri (ora dei fratelli Soldati) e chiese da bere: i famigliari gli portarono premurosamente dell’acqua con un pane sopra un bacile d’argento, come si ricorda tutt’ora. E’ doveroso però ricordare che il generale austriaco Döller protesse efficacemente in quei giorni Lugano dai saccheggiatori e dai requisitori.
Il genio di Suwaroff si moltiplicò: il convoglio venne formato appiedando tutti i dragoni e parte di cosacchi; i loro cavalli vennero caricati di viveri e di munizioni, ed i cavalieri andarono a rinforzare la fanteria: gli ufficiali che avevano condotto seco cavalli e vetture pel loro uso personale, dovettero cedere i primi come bestie da soma, ed abbandonare le carrozze! L’esempio fu dato però dal principe Costantino, che rinviò a Como le sue tre vetture, e da Suwaroff medesimo, che benchè settantenne, abbandonò stoicamente la sua lettiga e decise di marciare lui pure a piedi!
Antonio Gamma entra in scena
Intanto il maltempo tormentava quei veterani già provati da tante battaglie. La pioggia uggiosa e insistente, insieme ai primi freddi autunnali rendeva malsani e non riposati i bivacchi all’aperto: l’armamento e l’abbigliamento dei soldati si usavano terribilmente, la loro salute ne risentiva, e il contraccolpo più diretto di quella fermata imprevista a Taverne riflettevasi sulle popolazioni, per le requisizioni continue di paglia, fieno, combustibile, acquavite e vino operate giornalmente dai Russi.
Un corpo russo venne pure dalla parte di Chiasso a congiungersi al Suwaroff: questi, il principe Costantino ed i loro stati maggiori fecero frequenti visite a Lugano, dove (stando alla cronaca Franscini-P. Peri) “spendevano molto denaro, e tenevano colla loro presenza, in rispetto le tarme di foraggiatori ed esploratori, dei dispersi, dei disertori russi”.
A Bedano, sulla facciata della casa Albertolli, leggesi la seguente iscrizione: “Su questa strada, cominciando il 15 settembre 1799. Per sette giorni consecutivi. Fu di passaggio verso la Svizzera la grande armata russa col suo generale Suwaroff e il principe Costantino”.
Suwaroff ordinò la partenza per l’alba del 21. Nella notte dal 20 al 21 settembre furono fatti, sempre sotto la pioggia e la nebbia, i preparativi della gran marcia: Antonio Gamma, fratello dell’oste Gaudenzio di Sigirino, capitano nella legione Svizzera Bachmann, seguiva come guida lo stato maggiore russo: nelle compagnie singole fu letto prima di partire un ordine di marcia severissimo contro chi commettesse atti di brigantaggio, o si fermasse per la strada o mancasse alla disciplina: alla sera del 21 l’intero esercito campeggiava tra S. Antonino e Bellinzona, ed in un’altra giornata di marcia giungeva, la sera del 22 a Giornico.
E qui notiamo un episodio di cui conservasi, vero o no, il ricordo, a Taverne. Appena partita la retroguardia da Taverne, il suo comandante s’accorse d’aver dimenticato la cassa del tesoro nella casa Rigolli, e subito rimandò una scorta per ricercarla: ma le ricerche furono vane. Il tesoro (un sacco di cuoio contenente 40.000 lire) era stato gettato nel pozzo della casa stessa (tuttora esistente) e per quanto i Moscoviti rovistassero in ogni canto il prezioso bottino non fu rinvenuto.
Commenti
Posta un commento