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Requiem per Gilles de Rais

Lo ammetto. Ho un lato morboso. Credo sia lo stesso che incolla milioni di altri essere umani a ricercare i dettagli anche più raccapriccianti, conoscere fino a che punto la depravazione umana può spingersi. Questo ha contribuito che con gli anni leggessi voracemente una serie di libri narranti le tragiche storie dei più disparati serial killer presenti sulla faccia della storia.
Genere di letture che abbandonai poi intorno ai 25 anni.

Vanno però annoverati tra questi personaggi una minima parte, se confrontata sulla totalità di pervertiti dell'era contemporanea, di personaggi di rilievo a livello storico. Tra i più famosi il primo nome che dovrebbe correre alla mente é quello di Vlad l'impalatore ed Elizabeth Báthory

Barbablù

Gilles De Rais, più tardi conosciuto come Barbablù, rientra nella cerchia di quei pochi personaggi di alto lineaggio rei di essersi macchiati dei più riprovevoli atti. Trovo casualmente una fonte diversa dalle classiche che narra la sua storia. Leggere le storie da più punti di vista aiuta ad avere una visione più completa


Biografia di Georges Bordonove

Vincitore dell'Académie française e della Bourse Goncourt per la narrativa storica, Grand Prix des libraires, detentore di numerose onorificenze letterarie, Ufficiale della Legione d'Onore, Georges Bordonove ha costruito, libro dopo libro, un'opera rigorosa ed eclettica. In particolare, è l'autore della famosa raccolta “Les Rois qui ont fait la France” (“I re che hanno fatto la Francia”), completata da “Grandes Heures de l'Histoire de France” (“Grandi ore di storia francese”). In Gilles de Rais, i lettori potranno riscoprire le sue eminenti qualità di storico, stilista e psicologo.

Requiem

Il racconto si svolge nell'ultima notte di vita di Gilles prima dell'esecuzione. Nella cella con lui frate Jouvenel a confortarlo nelle ultime ore della sua vita. Durante tutta la notte tra i due si instaura un dialogo che va a ripercorrere tutta la vita di Gilles de Rais, partendo dall'infanzia fino alla cattura passando dalla parentesi in cui al fianco di Giovanna D'Arco compì imprese memorabili, forse l'unico momento di serenità di Barbablù

Questo raro disegno mostra Giovanna d'Arco alla destra e il maresciallo Gilles de Rais alla sinistra di Carlo VII con una tunica blu durante la sua incoronazione

Jouvenel per tutto il tempo stimola Gilles a confessarsi a buttar fuori tutto quello che gli é rimasto in corpo, a divorarlo così da poter giungere all'esecuzione completamente svuotato da ogni peso

Riporto qui solo alcuni passaggi del libro, i più cruenti che riescono ad illustrare la parte più dark di questo serial killer senza tempo

I molossi

=>"Un adulatore mi regalò alcuni molossi. Erano dieci, d'indole tanto feroci, che mordevano i custodi del canile e si azzannavano fra loro quando gli si gettava la carne del pasto. Obbedivano soltanto al piombo delle fruste e al ferro delle picche. Li conducevo tra ululati di furore, attraverso le nostre campagne sotto Champtoce. Alcuni montoni pascolavano tranquillamente all'ombra; i pastori suonavano il loro flauto di canna. Sciolsi i miei demoni. Essi balzarono in mezzo al branco frangendo zampe, spezzando reni, dilaniando colli lanuti. Le pecore non potevano fuggire al di là del recinto spinoso e delle barriere. L'ariete tentò di difenderle; fu sbranato in un momento. Quanto ai suonatori di flauto, dovettero la salvezza soltanto all'agilità dei garretti. E quanto a me, tremavo di malsana gioia; guardando le zanne affondare con furore, inondare i velli di sangue, strappare a quelle bestie senza difesa gemiti e belati lamentosi. Parecchie pecore furono in quel modo divorate vive.<=

Miniatura di Giovannino de’ Grassi (XIV sec.) raffigurante veltri, leporari magni e molossi che si avventano su un cinghiale.

=>I molossi guazzavano in quella poltiglia di carne e urlavano di piacere. Sentivo caldo nel cuore. Un fuoco di delizie mi percorreva da capo a piedi. Il pastore non osò reclamare. Vero è che gli gettai la mia borsa, in cambio di quello che quel di perdette"<=

L’amore per la guerra

=>Mi piaceva la guerra, non per il suo scopo, ma per il suo principio... Non afferrate? Mi piaceva per la novità, per l'imprevisto e per il suo strano fascino. Mi piacevano quelle torme di cavalieri in cammino, l'odore degli uomini e delle bestie. Quando è riscaldato, il ferro delle armature ha lo stesso odore dell'uragano.
Non lo sapete? Mi piacevano le notti, quando nell'apertura delle tende appariva un lembo di cielo stellato e i pasti quando si arrostivano montoni interi, o quando si chiacchierava mentre le vedette vigilavano nei cespugli. E le sere quando si temeva un'imboscata, quando ogni rumore, fruscio d'acqua sorgiva o stormire di fronde, ci faceva trasalire. E amavo la gloria che era al termine di tutto questo.»
<=

=>«Tutto qui? Vi scongiuro, penetrate in voi stesso. »<=

=>«...Vi ho scoperto anche la gioia atroce di togliere la vita. »<=

=>«E poi? La confessione vi uscirà dalle labbra a vostro dispetto!»<=

=>«Mi piaceva veder morire. Ero felice quando nelle guarnigioni che si arrendevano, potevamo scovare nelle file inglesi qualche traditore francese. A costoro rifiutavo la grazia, sempre! »<=

=>«Per godere della loro agonia?»<=

=>« Per guardarli penzolare. Mentre si avviavano al supplizio, i loro occhi dolorosi, le loro promesse fastidiose, le implorazioni, l'angoscia, mi davano un fremito tenebroso. Ma quando giravano su se stessi in aria, sforzandosi di afferrare la corda e tiravano fuori la lingua viola, allora provavo una voluttà senza pari...»<=

=>«Tacete!»<=

=>«Durante quella campagna imparai a pascermi degli spasimi d'agonia, dei sudori di morte e degli ultimi sussulti. La guerra era per me un piacere lecito, crudeltà gloriosa, segreto godimento... »<=

I gemelli 

=>«Una notte ha accarezzato, violato e smembrato due gemelli di dodici anni. Non tronco loro la vena del collo, non trafisse loro il cuore con un colpo solo come faceva di solito. A uno tagliò le braccia. L'altro lo sventrò da cima a fondo, mettendo a nudo le viscere sulle quali si buttò con grugniti di belva impazzita. Poi si mise a sedere tra loro due, ascoltandoli gemere e invocare pietà. Quando tacevano li frugava con la punta della daga lacerando gli organi interni, strappando a quei piccoli corpi qualche ultimo sussulto, qualche rantolo straziante. E lui, si chinava sempre un poco di più, con gli occhi fuori dell'orbita, su quei piccoli volti fatti verdi dall'angoscia mortale. Alla fine, staccò loro il capo dal tronco e me li mise sotto gli occhi. Mi disse: ' Sillé, amico mio, quale secondo te merita la palma della bellezza?' Prese con tutt'e due le mani quella che gli indicai, la sollevò amorosamente e la baciò sulla bocca. Briqueville gli guastava il sangue mescolando certe erbe malefiche al suo vino. »<=

=>Nei giorni di elemosina, una moltitudine di infelici si accalcava al portone dei miei castelli, a Tiffauges o a Machecoul. Cenciosi, infermi, lebbrosi, mangiati dalla tigna o dai parassiti, coperti di croste e di tumori, mi aspettavano, seduti sull'erba o appoggiati ai loro bastoni. Quando comparivo con il mio tesoriere, era tutto un coro di voci per impietosirmi, aprivano le uniche sbrindellate per mostrarmi le loro cicatrici, le loro piaghe. Uno era un vecchio soldato di Giovanna. 
Venivano spesso giovinetti spinti verso di me da genitori avidi o miserabili. Era un gioco scoprire la loro grazia sotto i cenci, poi attirarli con belle promesse. Il robbone che indossavano battendo le mani di gioia, era il loro sudario di morte. In mancanza di fanciulli, prendevamo bambine. Non le trattavo diversamente, disdegnando la conformazione di natura...»<=

Gilles ha il respiro ansante e si preme una mano sul cuore. L'occhio ansioso spia intanto le reazioni del frate:

=>« Usurpavo la mia reputazione di uomo caritatevole. Essa incanalava verso di me i più derelitti. Nutrivo quegli innocenti con parole di vacua speranza. Essi credevano alla mia bontà. Pensavano che si aprisse dinanzi a loro un grande avvenire. Che Dio, a un tratto, avesse avuto pietà di loro, volesse trarli fuori dalle loro miserie. Oh, fratello, quella fiducia così mal riposta, quel dono gioioso di sguardi, quelle lagrime di riconoscenza facevano parte del mio piacere; lo acuivano... Ho voluto ancora di più. Escogitai l'astuzia di spaventarli per meglio prodigare, poi, le mie consolazioni, perché mi accogliessero come loro salvatore...<=

=>Mentre non ero presente, Sillé o Briqueville appendevano quei piccoli ad arpioni da macelleria, passando loro una corda intorno al collo. Aspettavo in una camera vicina. Arrivavo al momento giusto per slegarli, per 'difenderli'. Li prendevo fra le braccia, minacciando Sillé e 'i suoi complici. Cullavo con belle parole quegli innocenti, Li accarezzavo. Li baciavo sulle tempie e sulle guance. Riprendevano coscienza sotto le mie carezze. Si stringevano contro il mio petto nel riconoscere i loro carnefici. Li rassicuravo perfidamente.<=

=>Mi coprivano di baci. Allora quei piccoli corpi tremanti, frementi, risvegliavano il mio delirio. Li violentavo. Li sventravo e li decapitavo, ma lentamente, sapientemente, e le loro grida erano per me trafitture deliziose... Talvolta li ripossedevo, mentre serbavano ancora il calore vitale. Poi la stanchezza, l'orrore mi prostravano. Fuggivo dalla stanza maledetta. Gli altri lavavano le pozze di sangue, bruciavano i corpi nel camino. Una fumata si levava dai miei castelli, tutta bianca sul buio notturno, costellandolo di faville sinistre... 
Fra Jouvenel, come espiare simili infamie?
Dite che cosa devo fare! Andare al supplizio a piedi nudi, in ginocchio? Chiedere di essere arso vivo? Soccorretemi, fratello! Quando penso a Giovanna, io spero... Ho ragione di sperare, fratello? »
<=

=>Volli vederci chiaro. Una notte, a Machecoul, poiché avevo appena finito, e mi era riuscito bene, un lavoro per il quale Gilles mi frastornava, mi presi la libertà di recarmi verso le stanze proibite. Hicquet di Brémont dormiva dinanzi alla porta, accoppato dal vino. Picchiai. Quelli credettero fosse Hicquet. Sillé aperse. Ebbi appena il tempo di scorgere Gilles tenere il suo membro virile, Henriet e Poitou tenere le gambe nude di un adolescente che urlava di dolore, mentre il suo sangue si spargeva a fiotti sul pavimento. Immediatamente una daga mi forò il petto.
Tuttavia udii il ruggito di Gilles. Lo vidi precipitarsi, chinarsi su di me, osceno e stravolto. Gridò: ' Fermati, Sillé! Non ucciderlo!'... Poi mi fece trasportare in una stanza e curare dai cerusici.<
=


Gilles de Rais, il vampiro della Bretagna

Il processo

I magistrati unanimi furono del parere che meritava la morte. Insorse un dibattito, in verità penoso, sul come avrebbe dovuto subirla. Finalmente concordarono che fosse impiccato ed arso. Pierre de l'Hôpital gli disse: ' Chiedete grazia a Dio e preparatevi a morire di buon animo, con sincero dolore dei delitti che avete commesso. La sentenza sarà eseguita domani alle undici'.

Gilles si era alzato per ascoltarlo. Rispose: 

=> Ringrazio Iddio, e vi sono grato, signor presidente, di avermi notificato l'ora del mio trapasso. Henriet e Poitou, miei valletti, hanno commesso con me questi enormi ed orribili delitti e, anch'essi, hanno meritato la morte. Chiedo che siano giustiziati con me, nello stesso giorno e alla stessa ora, e che mi sia concesso di morire prima di loro. Se accadesse diversamente essi penserebbero che io resti impunito, mentre sono il maggior colpevole, perché ho dato occasione alle loro scelleratezze e preteso che si perdessero per servirmi.
Così potrò, come è mio dovere di padrone, esortarli a ben morire e confortarli parlando loro della salvezza. Temo altrimenti che si abbandonerebbero alla disperazione
<=

L’ ultima confessione di Gilles de Rais a fra Jouvenel

=>«Sì, Monsignore, nonostante i vostri sforzi per illuminarmi, due punti mi restano oscuri. Vedo la vostra stanchezza e più ancora il vostro desiderio di pregare. Ciò nonostante vi domando di rispondermi.»<=

=>«Se lo posso!»<=

=>«Credo che lo possiate... Quando i giudici hanno deciso d'infliggervi la tortura, o il tormento, per ottenere da voi confessioni più ampie, avete implorato una dilazione. Perché? Molti hanno pensato che arretraste dinanzi alla sofferenza. Dicevano: ' Monsignor de Rais torturava bambini innocenti, ma la vista dei cavalletti lo spaventa. Si ama come una donna e ingoia la sua vergogna'. Non ho veramente un'idea in merito, ma vi ascolto. Temevate realmente che rovinassero il vostro corpo? »<=

=> «Fra poco penderò da una corda. Sarò bruciato e squarciato dal fuoco. Non soltanto non temo questo supplizio, ma lo attendo e lo desidero vivamente. »<=

=>«Ora, Monsignore! Ma, il 21 ottobre, eravate nella stessa disposizione? Sarebbe umano se il carnefice e i suoi strumenti vi avessero spaventato.»<=

=> "No, padre! Giuro di no! Non ho ' implorato' i miei giudici di risparmiarmi la tortura; ho sollecitato un rinvio, per preparare la mia confessione, e raccogliere bene i miei ricordi. Sotto il flagello o con i piedi nei ceppi, avrei potuto confessare qualunque cosa o bestemmiare. »<=

=>« Ammettiamolo. Tuttavia non dovevate sottoporre la vostra memoria a un grande sforzo, né forbire un'arringa di difesa, ma confessare le vostre colpe, esattamente e completamente, nel limite del possibile.»<=

=> «Volevo impormi quella umiliazione, non che mi venisse strappata con la sofferenza. Le confessioni di un condannato a morte sono spesso forzate, quasi sempre sospette. I delitti che si addossa, non si sa se gli sono realmente imputabili, se il delirio provocato dalla sofferenza non lo abbia stravolto. Volevo confessare tutto, non lasciare nulla nell'ombra, ma liberamente: per meglio avvicinarmi a Dio e cominciare la mia espiazione. In quel momento il mio orgoglio si ribellava ancora... cercate di capirmi! Non era una viltà da parte mia, ma uno slancio di coraggio: poiché avevo toccato il fondo del peccato, dovevo andare al fondo del pentimento e della vergogna, ma di mia spontanea volontà. »<=

=>Un tempo, Monsignor de Rais, avete largamente contribuito alla liberazione del nostro duca, prigioniero dei Penthièvre. Al tempo di Giovanna, avete aiutato il re a riconquistare il suo regno. Siete di così alta nobiltà, i vostri servigi sono tanto numerosi ed eminenti che, forse, il duca Jean si ricorderà di voi, della vostra antica e nobile amicizia. Forse Sua Maestà, per riguardo alla vostra dignità di maresciallo di Francia, invierà un ordine espresso...»<=

E scruta, intensamente, il volto di Gilles dove non si accende alcuna speranza, ma che si copre di corruccio e di pallore. Insiste tuttavia:

=>«Se vi graziassero, Monsignore?»<=

Ma l'altro si stringe il capo con tutte e due le mani e grida:

=> «No, no! Voglio espiare! Sono pronto! Me ne voglio andare! Passare in mezzo al popolo fino alla forca e morire!... Padre, non può esserel! Volete tentarmi?
È male da parte vostra, perché voglio soffrire l'impiccagione e il bruciore delle fiamme, abbandonare questa carogna di corpo... Rifiuto fin d'ora ogni privilegio e respingo questa grazial »
<=

=>« Perché, figlio mio?»
<=

=> « Se vivo, che ne sarà di me? Prigioniero dei miei ricordi! Prigioniero di questa carne putrida di peccati, esigente e subdola. Soccomberei di nuovo al demonio.
Pietà per l'anima mia! Essa aspira alla pubblica gogna e al supplizio... Padre, perché non rispondete? Che cosa sapete? »
<=

=>«So quel che volevo sapere e che ora posso assolvervi. Inginocchiatevi, figlio mio...
»<=

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