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Suvorov55 - L’epopea di un esercito in Svizzera - Parte1: Obiettivo Zurigo

Suvorov. Il personaggio che da il nome al blog. Anzi, Suvorov55. Già ma quel 55?
Malgrado il mio apprezzamento per questo condottiero russo esso non risulta tra i personaggi storici che nominerei tra i primi tre con cui cenare. Resta comunque una delle personalità più di spicco che mi é passata sotto casa e per i russi rimane un eroe indiscusso, tanto da meritarsi un museo a San Pietroburgo. L'aver poi letto in giovane età un fumetto in cui si narra che i soldati russi per poter sopravvivere durante la traversata delle Alpi mangiarono pelli di animali bollite e sapone non fece altro che far crescere la curiosità nei suoi confronti.

Alexander Suvorov

Il significato va cercato nell'insieme, Suvorov55 é il nome di un percorso, di un sentiero riconosciuto ufficialmente, un connubio favoloso: montagna e storia in una cosa sola, e come se non bastasse vicende avvenute montagne che vedo dalla finestra di casa, ogni giorno, ad ogni risveglio Il massimo per descrivere le mie passioni. Impossibile far meglio.

Il percorso proposto da Svizzera Mobile  non tratta il percorso completo tenuto dall'esercito ma solo la parte più difficoltosa che corrisponde all'attraversamento, o meglio lo zigzagare tra le alpi

Ma contestualizziamo la situazione che porta il generale ad entrare nel nostro paese.

«Lungi dall'esser duro, feroce, ed intrattabile, come i suoi nemici l'hanno rappresentato, egli era sensibile, amante, virtuoso e caritatevole». Così un famoso storico ci ha tramandato il ritratto del generale russo Aleksandr Suvorov, dal 1799 principe e generalissimo. 

Egli, già famoso per la vittoria nella guerra contro i Turchi, per aver domato con pugno di ferro l'insurrezione della Polonia e per altre innumerevoli vittoriose battaglie.

La missione in breve

Dopo aver scacciato le truppe francesi dall'Italia settentrionale, venne incaricato di congiungersi coll'armata del generale Aleksandr Korsakov nella regione di Zurigo per quivi affrontare l'armata francese dell'Elvezia, al comando del generale André Massena. 

Massena alla seconda battaglia di Zurigo

Il suo piano prevedeva una rapida avanzata dei suoi 27'000 uomini, i sopravvissuti delle battaglie del Nord Italia, attraverso i passi del Gottardo, Lucomagno e Oberalp in modo da prendere alle spalle Massena nella Svizzera centrale.

Spoilerata epica: Effettivo percorso di Suvarov in Svizzera nel 1799

La situazione politico militare d’Europa (1799)

Bonaparte trovavasi in Egitto e nel frattempo i suoi luogotenenti erano messi dappertutto a mal partito dagli eserciti della 2.a coalizione, formata dagli artifici di Pitt tra Inghilterra, Austria, Russia, Turchia, parte della Germania, cui si unì pure il re di Napoli Ferdinando IV.
 
Infatti in Italia Scherer, battuto a Magnano dagli Austriaci, cedeva il comando a Moreau, che veniva
pure vinto a Cassano (28 aprile), e Macdonald, che gli veniva in aiuto da Napoli (da lui forzatamente abbandonata) subiva una forte scossa alla Trebbia per opera dei Russi condotti da Suvarov (17-18 giugno) : riunitosi dopo gravi stenti col Moreau, e assunto il comando supremo dei due eserciti francesi dal gen. Joubert, per ordine del Direttorio questi tentava una rivincita a Novi (15 agosto) ma anche qui gli Austro-Russi condotti da Suvarov e da Melas infliggevano una grave rotta alle armi repubblicane, restando il medesimo Joubert morto sul campo.

Suvarov e la battaglia sul Trebbia

L'ingombrante principe Italiski

Così veniva a cadere la repubblica Cisalpina, e gli Austriaci tornavano ad insediarsi nel Lombardo-Veneto, ed in gran parte d’Italia: ma essi avevano ai fianchi un alleato alquanto incomodo nell’esercito Russo, valorosissimo e condotto da un generale ardito quanto intrigante e facinoroso politicante, il principe Suvarov, che dopo le ottenute vittorie facevasi chiamare “Italiski”, l’Italico!

Bisognava sbarazzarsene ad ogni costo, e la diplomazia austriaca trovava uno splendido pretesto.
Suvarov andrà a congiungersi coll’esercito austro-russo di Korsakoff che stava da tempo in Zurigo di fronte all’esercito di Massena.

Contemporaneamente un esercito anglo-russo apparecchiavasi ad entrare in Francia dall’Olanda, l’arciduca Carlo doveva muovere da Magonza verso Sedan, e l’esercito austriaco del Melas dal Piemonte avrebbe invaso la Savoia con obiettivo Lione.

Così la spedizione di Suvarov in Svizzera fu decisa: dal suo campo di Asti egli lanciava il 5 settembre 1799 un ordine del giorno pieno di entusiasmo alle sue truppe agguerrite e ben riposate e senz’indugio mettevasi in marcia verso il Cantone Ticino per  Gallarate, Varese, Ponte Tresa. 
Souwaroff era pieno d’umore bellicoso: vecchio d’oltre 70 anni ma arzillo e noncurante dei disagi, ora caracollava frammezzo ai cosacchi ridendo e cantando con essi, ora con parole incoraggianti spronava alla marcia i suoi granatieri, ed i moschettieri mitrati, che in lunghe colonne per sei divoravano le larghe strade lombarde. Fisicamente aveva una figura caratteristica: il viso sbarbato e quasi femmineo, solcato da un perpetuo sogghigno sardonico tradiva il suo interno: cioè un animo sarcastico ed energico, ambizioso e dissimulatore. 

Intelligentissimo e valoroso, aveva acquistato fama e gradi spendendo l’intera sua vita sui campi di battaglia al servizio degli zar, battendo Turchi, Slavi, Polacchi e Circassi: aveva domato rivolte e conquistato larghi domini ai vari Imperatori che aveva visto succedersi sul trono di Russia pagando sempre di persona e predicando coll’esempio; perciò la sua popolarità in tutta la Russia era grandissima, i suoi soldati lo idolatravano, e lo chiamavano “Piccolo padre”.

La via più diretta

Suvarov ripromettevasi di sbrigarsi in poco tempo di Massena e del suo esercito: invece di passare per la facile via di Como, Chiavenna, lo Spluga e dirigersi verso Coira per poi collegarsi con gli Austriaci di Auffenberg ed Hotze, egli dirigevasi verso il Monte Ceneri ed il S. Gottardo sopra Altorf, Svitto, Wallenstadt con mira a Zurigo, partigiano come era sempre stato della strada più diretta, benché questa fosse la più faticosa e la più difficile, sapendosi i passi del Gottardo occupati da riparti francesi. Ma Suwaroff sprezzava i i pericoli ed i disagi, anzi ci teneva ad affrontarli e vincerli. Tempra straordinaria di condottiero.

Che in solo vederli mettono timore e spavento 

Dal principio di settembre sino alla metà si moltiplicarono molto più le requisizioni dei carri, fieno, paglia, legna ecc. per formare magazzeni a Ponte Tresa, Agno e Bellinzona, affine di provvedere del bisognevole l’armata russa, che dicevasi dover passare di qui per andare ad attaccare e snidare i francesi dal S. Gottardo ed altre vantaggiose posizioni. 

Infatti nel dì 14 settembre alla sera si seppe da quelli che ritornavano da Varese, che nella mattina erano entrati in quel borgo i cosacchi Russi Cavalleria. Questi cosacchi per la maggior parte hanno la barba lunga come i Cappuccini, detti perciò barbetti. Essi sono armati di una picca lunga circa sei brazza, che portano diritta a cavallo, hanno due pistolle ai fianche con una cinta, e la sciabola. Sono assai destri, di brutto aspetto, vestiti con gilè e pantaloni alla giudaica, che in solo vederli mettono timore e spavento.

Soldati cosacchi imperiali nel 1799

Alla sera di detto giorno accamparono costoro in numero di circa 3.000 nelle campagne d’Induno, ed i picchetti avanzati arrivarono sino a Ganna e Ghirla, e non lasciarono più passare persona alcuna per la strada grossa. Alle ore 4 circa di notte cominciarono questi a passare da qui andando a Ponte Tresa e continuarono sino a giorno la loro marcia. Fattosi giorno, che era il 15 settembre terza domenica del mese si viddero passare in seguito ai Cosacchi diversi corpi di fanteria, granatieri senza interruzione alcuna, venendo di tanto in tanto li cori musicali, che cantavano in russo linguaggio, suonavano vari istromenti, che in lontananza facevano bel concerto. 

Dopo il continuo passaggio di molte migliaia di uomini veniva un picchetto di cosacchi, e dietro a questi si vide passare il gran generale Suvarov circa le ore 15 uomo di piccola statura sopra di un superbo cavallo, vestito tutto in bianco con tracolla d’oro tutto canuto per la vecchiaia, ma tutto fuoco per lo spirito guerriero. Dietro a lui lo seguiva un’altro picchetto di Cosacchi, indi li ufficiali dello stato maggiore e tutti a cavallo, ed in seguito altra infanteria tutti Russi in numero di circa 16.000 oltre la cavalleria. 

Ferruccio Minola Cattaneo ( a cura di), Cronaca dell’occupazione della val Marchirolo da parte 
degli austro-russi negli anni 1799-1800, Memorie del parroco Tomaso Stella, Varese, pp 34-36


Fine prima parte

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