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Napoleone in Ticino

Uno dei più grandi personaggi della storia é stato nella nostra Confederazione, roba veloce, una toccata e fuga. E dove? Ma in Ticino naturalmente, più in particolare a Capolago, villaggio su un estremità di un ramo del lago Ceresio. Si, anche se non lo sapete probabilmente avete incrociato la strada del piccolo caporale, basta che siete andati sul Generoso prendendo il trenino in basso. Ecco, li é già Capolago, e il lago é a poche centinaia di metri.

La presenza di Napoleone é confermata da un cartello sul piccolo lungolago presente. È proprio alla ricerca di questo cartello che parto da casa, cartello che incredibilmente non troverò

Cartello presente sull'articolo del corriere del Ticino

Situazione il 01.12.2024. Il cartello é stato rimosso

Mi sorge il dubbio di un fotomontaggio, ma vengo subito smentito


Lasciando perdere la questione del cartello, come si può immaginare la visita di un tale personaggio? Arrivo alla chetichella? In pompamagna? Polenta per tutti? Oppure operazione supersegreta. Certo tutto dipende dal contesto, la situazione politica eccetera. Napoleone sta combattendo in Italia, la Confederazione Elvetica per ora non é toccata dalla rivoluzione portata dalle truppe francesi, continuiamo nella nostra bolla fatta di lanfogti e sonetti. Il vento cambierà pochi mesi dopo la visita del generalissimo

Durante la conferenza S.P.Q.T. viene menzionato un colloquio tra un pescatore ticinese e Napoleone Buonaparte. A mesi di distanza ho modo di approfondire l’episodio scoprendo che é l’unica presenza del condottiero nel nostro territorio

La cavalcata di Capolago

La prima ed unica notizia di Napoleone in viaggio nelle nostre terre compare sulla Gazzetta di Lugano del 19 giugno 1797:

LUGANO, 18 Giugno: Questa mattina verso le ore 14 il Generale in Capo dell'Armata
Francese Bonaparte ha fatto una corsa da Como fino a Capo-Lago Luganese, col seguito di 48 persone a cavallo tra uffizialità e guardie, e dopo breve dimora ritornò a Como.

La cavalcata fu annunciata alle guardie doganali di Chiasso dal giovane colonnello Marmont, aiutante di campo di Napoleone:

Il generale Bonaparte, comandante supremo dell'Armata d'Italia, si trova attualmente a Como. Vuol approfittare di questa vicinanza e salutare le autorità elvetiche nella persona del signor balivo di Mendrisio: ha intenzione di poi fare una passeggiata fino al lago.
Sono incaricato d'avvertirvi e di dirvi che, conformemente agli usi in vigore tra paesi amici, i quarantaquattro cavalieri componenti la scorta del generale consegneranno le armi prima di entrare nel territorio elvetico. Saranno qui tra un'ora circa, o poco più.

Le guardie avvisano immediatamente il balivo di Mendrisio, l'ottuagenario basilese Falkeisen, ma non lo trovano in casa, cercheranno comunque di reperirlo, avevano intuito che la visita aveva un'importanza politica notevole.
Napoleone arrivò alla frontiera, si fermò in conversazione con le guardie incaricandole di salutare il balivo e si spinse fino a Capolago.
Pare che lasciasse la scorta in un albergo del luogo per giungere solo alla riva. Nel ritorno, deve aver incontrato Falkeisen per lo scambio di qualche cortesia, poi il rientro in Lombardia. 

Deleros, nel suo articolo citato in nota, aggiunge che: «Cinque settimane dopo, il generale Desaix, il futuro eroe di Marengo, poté leggere sull'albergo di Capolago, un iscrizione en grosses lettres, che davvero è peccato che non sia stata conservata o ripristinata: "Il 18 giugno 1797, il generale Bonaparte sempre invincibile è venuto qui con una compagnia di cavalleria, poi se n'è andato dopo aver ammirato il paese.

La cavalcata parte dunque da Como, dove Napoleone si trovava in quei giorni, sembra, a diporto, e avviene dieci giorni prima della fondazione della Repubblica Cisalpina (29 giugno). Sarà certamente passata inosservata alla maggior parte dei pescatori del Ceresio, ma non ai rappresentanti elvetici che sorvegliavano i baliaggi di Lugano e Mendrisio, in quel tempo Giovanni Rodolfo Wurstenberger e Carlo Taddeo Schmidt. Costoro, tre giorni dopo (21 giugno), mandarono un rapporto circostanziato alle autorità elvetiche centrali:

Egli arrivo il 19 [il giornale parla del 18 col suo seguito circa alle ore 14 a Capolago: proveniva da Montebello e s' informo durante la fermata di pochi minuti da un barcaiolo e dal console (sindaco) se si trovassero truppe nella regione, se le barche cannoniere fossero mai venute verso Capolago, dove si trovasse Campione, se i Baliaggi Italiani fossero Stati conquistati, se essi non siano sudditi di qualche Cantone.

Il porticciolo di Capolago nel 1789, 8 anni prima dell'arrivo di Napoleone
Von Capo di Lago gegen Mont Salvator, am Lauisser-See.Tav. 6, incisione su rame, 79x110
Lago di Lugano/Capolago - CC 11.14. - 1789
Meyer Johann Heinrich (1755-1829)
Gessner Salomon, Zürich

In un'altra relazione, inviata in quei giorni al Consiglio Segreto di Berna, lo stesso Wurstenberger offre qualche particolare in più:

Il Generale era accompagnato da 22 guardie a cavallo, che avevano deposto le armi al confine al loro arrivo a Chiasso. Il Comandante (probabilmente delle guardie di frontiera) gli dimostrò il suo piacere per quella visita. Il Bonaparte gli chiese cortesemente se si trovassero in quel paese truppe regolari e n'ebbe come risposta che non vi erano e che si trattava solo di gente destinata a difendere la patria. Il Bonaparte chiese allora che colore e che coccarda portasse il Comandante, quale fosse la distanza fra Chiasso e Mendrisio e se le strade fossero buone. Dopo tre ore, verso le quindici e mezza, il
Generale era di ritorno a Chiasso dove ebbe un breve colloquio con il Landfogto di Mendrisio giunto nel frattempo e ritornò a Como.

Gli stessi rappresentanti elvetici avevano intuito che quella visita - anche se breve - era politicamente importante. Ecco perché, qualche giorno, dopo si recarono a Milano per restituirla, stendendo immediatamente un resoconto ai superiori elvetici, sempre per la penna di Wurstenberger. Dallo stesso rapporto leggiamo questo ritratto e queste annotazioni:

un petit homme maigre, päle, mais l'air très militaire... Il me parla de son voyage à Capolago. Je saisis cette occasion pour le remercier de son attention d'avoir fait poser les armes à son escorte: *Ah pardieu, cela n'est que juste, quand on entre sur territoire neutre et ami?. , dit-il .

[un uomo piccolo e magro, pallido, ma dall'aspetto molto militare... Mi ha raccontato del suo viaggio a Capolago. Ho colto l'occasione per ringraziarlo per la sua premura nel far deporre le armi alla sua scorta: "Oh caro, è giusto quando si entra in un territorio neutrale e amico?" ha detto.]

La risposta è facile alla luce di cio che il generale in capo aveva già insinuato un anno prima. La Lombardia era francese e ai nuovi padroni il confine di Como sembrava troppo artificiale. Il vero confine della Cisalpina - come d'altronde dice lo stesso nome - doveva essere la catena delle Alpi: quindi un'occhiatina al di la del Monte Olimpino per vedere quel lembo di terra dove la lingua, la cultura, l'economia erano italiane si giustificava ampiamente. 

Inoltre non era un mistero che su quelle rive (Riva S. Vitale, Capolago ecc.) si coltivavano simpatie verso la nuova repubblica che stava per essere instaurata a Milano. Simpatie coltivate segretamente anche a Lugano - esporsi era pericoloso - attorno a quella stamperia che pubblicava la Gazzetta. 

Qui, per la causa francese e per la diffusione di idee rivoluzionarie, lavoravano strenuamente lo stampatore Giambattista Agnelli junior e il gazzettiere abate Giuseppe Vanelli. Il primo era un milanese da anni trapiantato a Lugano dove aveva ereditato - meglio, quasi usurpato - la tipografia dell'omonimo zio, l'abate Giambattista Agnelli senior. L'intraprendente nipote non faceva mistero delle sue simpatie per il nuovo ordine politico instaurato nella città natale, tant'è vero che qualche mese dopo (15 febbraio 1798), quando alcuni luganesi tentarono senza successo di occupare militarmente Lugano con lo scopo non dichiarato, ma fin troppo evidente, di annettere il Baliaggio alla Repubblica Cisalpina, Giambattista Agnelli con il suo socio Giuseppe Vanelli, dovettero fuggire a Milano.

Deleros, nell'articolo citato, così commenta la passeggiata di Bonaparte a Capolago: "Che Capolago sia un sito pittoresco nessuno lo mette in dub-bio; ma è evidente che Bonaparte non ci è venuto, come si dice, en touriste.

Si stavano avvicinando gravi avvenimenti che avrebbero rivoluzionato la vecchia Confederazione elvetica: Bonaparte era deciso di rispettare l'integrità territoriale della Svizzera, ma d'altronde si chiedeva se non sarebbe stato saggio procedere ad una ratifica della frontiera del sud, allo scopo di sostituire ai limiti convenzionali limiti naturali, fissati, per quanto possibile dai corsi d'acqua. La passeggiata a Capolago non lo convinse: la frontiera poteva essere migliorata, ma non esisteva una vera frontiera naturale. Bonaparte lascio dunque la questione in sospeso, ma sulla stessa doveva tornare più volte dipoi: si può quasi dire che il Mendrisiotto fu il punto nevralgico delle relazioni tra la
Svizzera e Napoleone

Napoleone, malgrado certe sue esternazioni, pur cosciente che le frontiere nordiche dei territori italiani che aveva occupato non corrispondevano alle frontiere linguistiche e culturali, non aveva progetti precisi e decisi sulle terre dei Baliaggi. All'inizio del 1797 accarezzò l'idea di costituire uno Stato cuscinetto lungo tutta la linea delle Alpi, dal Lemano allo Stelvio al quale aggregare tutto l'attuale Ticino, ma l'impresa parve subito impossibile.

Dopo la cavalcata di Capolago pensò più seriamente ai due Baliaggi Sottocenerini; ma fluttuavano in lui diverse ipotesi che andavano dall'annessione alla futura Repubblica Elvetica all'inclusione nella Cisalpina, senza escludere l'idea di abbandonare ogni progetto su quelle terre così povere anche se strategicamente interessanti. 


Questa mancanza di chiarezza lo portò a comportamenti ambigui per quanto riguardava l'avvenire politico del nostro paese. Infatti, il 13 novembre 1797 assicurava i rappresentanti elvetici Weber e Sarasin che: «Il Direttorio Cisalpino non si era mai immischiato e non si sarebbe mai occupato delle cose riguardanti i Baliaggi Svizzeri». Ma nemmeno un mese dopo, 1'8 dicembre, decideva di rivoluzionare la Svizzera.

Nel colloquio avuto a Parigi con Ochs e Reubel per mettere a punto questo progetto, incaricò il primo di far scoppiare la rivoluzione nei Cantoni tedeschi per opera dei patrizi più convinti delle nuove idee. mentre lui stesso avrebbe fatto il necessario nei Baliaggi Italiani. 

Nello stesso tempo scriveva personalmente al generale in capo dell'esercito d'Italia Berthier, invitandolo a mandare qualche contingente sui confini svizzeri meridionali: «Pour y sou-tenir les patriotes des Bailliages et maintenir à ces peuples la liberté de voter et de recouvrer leurs droits».

Il 6 febbraio, faceva approvare dallo stesso Direttorio parigino le istruzioni al generale Masséna per occupare Bellinzona e ivi proclamare la costituzione elvetica nei Baliaggi Italiani; occupazione che non fu realizzata per lo svolgersi degli avvenimenti. 

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