Per tutti quelli che si chiedono e ci chiedono come sono i ticinesi, questa popolazione di nicchia che malgrado parli italiano, italiana non é, anzi guai a confondersi.
Trovo e con grande godibilità sfoglio la testimonianza di Johann Rudolf Schinz, la sua opera è il frutto di un singolarissimo tentativo di fornire una descrizione rigorosamente empirica, ma precisa e completa, dell'ambiente, della popolazione e dell'economia dei baliaggi italiani nel tardo Settecento.
L'autore, Johann Rudolf Schinz (1745-1790), un giovane pastore protestante di Zurigo imbevuto di dottrine illuministiche, ne gettò le basi durante un suo soggiorno locarnese di oltre due anni, dal 1770 al 1772, ma, sia per difficoltà soggettive sia per tribolazioni con la censura, non trovò modo di portarla a termine.
Approccio
La mentalità e i costumi degli svizzeri italiani, benchè questi siano soggetti al governo di tedeschi e abbiano intensi rapporti con questi ultimi, sono in tutto simili a quelli degli altri italiani. In generale sono dotati di acume e di grandi capacità; attivi ma impazienti, arditi e intraprendenti non si adattano volentieri ai lavori lunghi, noiosi e monotoni, per cui non hanno abilità né inclinazione per il lavoro delle manifatture.Il porto di Magadino, il piú importante capolinea svizzero dei traffici per la via del Verbano, disegnato da una dama inglese nel 1793 e litografato nell'opera The Passage of the Mountain of Saint Gothard,a Poem by Georgiana, Duchess of Devonshire, London 1802 (Breganzona, collezione privata).
Arditi dove il pericolo non è visibile, ma ben presto atterriti e scoraggiati quando questo si presenta
per cui pochi sono tra loro i buoni e ardimentosi barcaioli, e pochi coloro che vanno a cercare fortuna in altri continenti od oltremare.
La caduta dalle impalcature, il maggior rischio per i migranti attivi nell'edilizia, in un ex voto del
1769 (olio su tela, Arogno, oratorio di Santa Maria delle Grazie).
Assassini
Se sono a casa in seno alla famiglia, sono gelosissimi e sospettosi degli altri, estremamente iracondi e collerici, vendicativi fino alla furia, circostanza che dà luogo a tanti assassinii.
Il più delle volte chi vuole vendicarsi cerca di colpire l'offensore di nascosto e non davanti a tutti: gli tende un'imboscata e cerca di ammazzarlo senza testimoni, nel furore della sua ira scatenata.

Ex voto (dettaglio), Madonna del Sasso, Locarno
Nessuna colpa pare loro più perdonabile, né andrebbe giudicata, secondo loro, con maggiore indulgenza degli assassinii ai quali si viene indotti da impeto d'ira
nessun fuggiasco viene più facilmente nascosto e aiutato a sottrarsi al castigo della giustizia degli sciagurati che hanno attentato alla vita del loro prossimo.
Una scena d'aggressione in un ex voto del 1771
(olio su tela, Pedrinate, oratorio di Santo Stefano).
Nelle risse ricorrono molto più facilmente ad armi micidiali che ai pugni,
non sono nè abili nè inclini alla lotta: per questo preferiscono dedicarsi a qualsiasi altro mestiere che al servizio militare, che aborrono tutti; nessun paese conta così pochi soldati in eserciti stanziati come questo. In tutte le discipline essi annoverano dei grandi uomini, che seppero distinguersi grazie alle loro doti, salvo ufficiali famosi. Anche in tempi più remoti furono utilizzabili soltanto per stratagemmi e imboscate, mentre erano pavidi in battaglie campali.
Gelosoni
Nella stessa misura in cui non sanno apprezzare e godere la felicità domestica e l'affettuosa intimità della vita coniugale, gli svizzeri italiani vigilano gelosamente la fedeltà della moglie; al minimo sospetto che sorga in loro, si preparano al peggio e, molto più di quanto diminuisca l'amore coniugale, cresce in loro il furore vendicativo contro il violatore, vero o presunto, del talamo. Frequenti cause penali, anche recenti, non fanno che confermare questa affermazione. L'amore che unisce i sessi sembra qui più effetto di un istinto più rapido che conseguenza dell'affettuosa passione dell'anima o dolce sentimento reciproco.
Sembra costituire una curiosa contraddizione nel loro carattere il fatto che essi non sopportino la vista del sangue, e ne abbiano un gran disgusto, quando il loro sangue proprio è calmo e freddo.
Nei confronti degli animali sono di solito duri di cuore e crudeli, tranne i cacciatori, i quali trattano molto bene i loro cani, una volta che li hanno addestrati.

Il suicidio è invece rarissimo, ed essi preferiscono anche la più misera delle vite alla morte.
Contadina con il gozzo che cucina, in un dipinto anonimo del Settecento
(olio su tela, Lugano,Museo civico di belle arti).
Forse il modo in cui la loro religione gli prospetta lo stato immediatamente successivo alla morte e le conseguenze più prossime alla vita terrena nell'eternità ha la più grande responsabilità di questo orrore generale che assale anche gli uomini più imperturbabili al pensiero della morte.
Sembra costituire una curiosa contraddizione nel loro carattere il fatto che essi non sopportino la vista del sangue, e ne abbiano un gran disgusto, quando il loro sangue proprio è calmo e freddo.
Sono pure molto gelosi delle loro prerogative e libertà e le difendono in tutti i modi.
Si ritengono fortunati sotto il governo svizzero e si rendono ben conto degli effetti della libertà di cui godono sotto di esso, paragonandola alla sorte più dura dei loro vicini. Questa loro generale gelosia è però anche all'origine dell'inclinazione a processi interminabili che li pervade tutti, e alla quale spesso sacrificano tutto il loro patrimonio e la fortuna guadagnata all'estero con diligenza e fatica.
È strano che, mentre nei frequenti trasferimenti in altri paesi si adattano a tutto, si piegano a tutto, sono disposti ad adulare e a strisciare, a casa loro invece, orgogliosi, attacchino briga per ogni cosa purchè pensino di avere il minimo diritto.
Nei confronti degli animali sono di solito duri di cuore e crudeli, tranne i cacciatori, i quali trattano molto bene i loro cani, una volta che li hanno addestrati.
Socialità e punti di incontro
Signori e popolani preferiscono tutti di gran lunga l'aria aperta alle stanze chiuse. I signori che in casa loro hanno una stanza con la stufa se ne servono solo di rado e d'inverno nelle sale preferiscono tenere acceso un bel fuoco, che serve loro sia da riscaldamento sia da passatempo. Le persone del ceto medio, quando hanno freddo, si avvicinano al fuoco che arde in continuazione in cucina nel focolaio e si riparano indossando abiti più caldi e più numerosi.
La polenta - L'ora del desinare - 1885-1889
Olio si tela - Collezione Cornèr banca, Lugano
In tutte le stagioni nella piazza principale dei borghi si vede quasi a tutte le ore del giorno, e specialmente subito prima di mezzogiorno e di sera, verso l'imbrunire, una quantità di persone passeggiare in su e in giù e regolare i loro affari molto più spesso li che non in una stanza; col tempo cattivo ci si riunisce sotto i portici, di cui sono dotate le case che si affacciano sulla piazza principale. Artigiani e sarte lavorano sulla strada, seduti davanti alle loro botteghe, cosi come fanno le donne e le ragazze, attendendo ai loro lavori fuori delle case.
Perfino nei villaggi gli uomini preferiscono stare un po' assieme per strada, all'aperto, piuttosto che riunirsi nelle case, a meno che non sia per bere del vino, perchè allora si accontentano delle bettole più oscure.
Signori e popolani nutrono un'avversione nei confronti del bagnarsi, anche se il clima mite ve li dovrebbe incitare; non è dunque uso neppure tra i giovani cercare refrigerio nelle acque di laghi o fiumi. Di fare bagni caldi manca l'occasione, ma essi non ne approfitterebbero neppure se ne avessero ogni agio. A Locarno ci si adirò quando dei tedeschi di riguardo fecero il bagno nel lago nelle serate estive più afose.Benchè i signori si spaventino e si demoralizzino ad ogni piccolo accesso di febbre e mandino subito a chiamare il chirurgo per farsi fare un salasso, i mezzi preventivi per conservare la buona salute sono assai poco diffusi. Anche le persone più distinte non fanno mai cure di acque minerali o di latte, nè usano gli altri rimedi per gente cagionevole ma abbiente che sono così apprezzati in Germania. La scarificazione è per cosi dire sconosciuta. Il popolino di campagna, anche in caso di malattia, usa di rado medicine.
I medici sono molto parchi nel prescrivere i loro rimedi e al loro posto consigliano piuttosto una dieta rigorosa, frequenti pediluvi, latte in sostituzione di qualsiasi altra bevanda ecc., e soltanto con questi guariscono spesso le malattie più importanti.
Le medicine non le preparano loro stessi, ma vanno cercate in farmacia, ed è forse questa una delle cause per cui essi stancano più il paziente con le loro frequenti visite che con tanti medicinali. La prescrizione di medicine da richiedere in farmacia ha tuttavia lo svantaggio che il malato, alla guarigione, deve saldare due conti, quello del medico e quello del farmacista. Anche qui però come in tutto il resto d'Italia, vige l'usanza che il farmacista di solito faccia uno sconto di un terzo della somma, poichè prima la calcola, a bella posta, di altrettanto in eccesso; il medico si accontenta anche di dieci soldi per visita.
Alle donne gravide o che allattano i medici non raccomandano mai medicinali, tranne che in caso di estrema necessità, perché pensano che qualsiasi farmaco energico sia dannoso per il bambino e che possa agire anche sul latte, cosi da renderlo sgradevole o addirittura nocivo.
Ladri
È un'osservazione spiacevole, che però vien confermata fin troppo dai registri dei tribunali, che fra il popolino furti sono comunissimi, e passano pochi giorni senza che ai balivi ne vengano segnalati dalla autorità comunali; sono però pochissimi quelli che è possibile perseguire, poichè non si ottengonoindicazioni dei colpevoli.
Conclusioni provvisorie
Il ticinese medio ne esce piuttosto malconcio da questa descrizione. Vi sono alcuni punti in comune con quelli annotati da Zschokke e Bonstetten, altri invece vanno in disaccordo.
Se vogliamo andare sul sicuro possiamo sicuramente affermare che il ticinese medio abitante nelle valli (quello di città invece risulta di altra pasta) potremmo sicuramente menzionare, rozzo, iracondo, rissoso, profondamente credente, poco incline ai duri lavori e al servizio militare.
Singolarmente va ricordata la provenienza che accomuna i tre autori, tutti provenienti da oltralpe con quell'occhio critico che col tempo si trasformerà in quel "typisch uere chinkali" ancora annidato, ma raramente esplicitamente menzionato, tra i pensieri dei nostri vicini d'oltralpe.
Ma non facciamo gli ipocriti: anche i ticinesi hanno un appellativo in serbo per loro.
Per avere un quadro più completo e meno di parte manca un autore di casa nostra. Ed esso c'é, e non uno qualsiasi: Stefano Franscini, il padre, tra le altre cose, della statistica. Tra le sue innumerevoli annotazioni anche quelle inerenti il popolo ticinese. Solo dopo aver raccolto anche la sua testimonianza si potrà avere un idea più chiara su chi fossero i nostri antenati e cercare la verità che tipicamente posizioneremo nel mezzo.
Nel frattempo sforziamoci di vivere con questa immagine un po' poco sociale del ticinese medio.




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