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Un luogo chiamato Miseria

L’obiettivo della mia escursione é la visita ad una cappella che mi é stata segnalata con dei dipinti inerenti il memento mori, caso assai raro per la Leventina.
La cappella é in un luogo discosto e non ci sono sentieri ufficiali che la raggiungono.

Essa si trova in località Miseria e sicuramente in passati si trovava sul sentiero che dalla biaschina porta ad Anzonico

Dettaglio della cappella che si inserisce perfettamente nella modalità odierna “Miseria”

Il mio punto di partenza é Anzonico che raggiungo in autopostale, da qui scenderò verso il fondovalle alla ricerca della cappella (ca 300m più in basso).
In seguito risalirò ad Anzonico con lo scopo di esplorarne i dintorni

Veduta da Anzonico. Il paese dall'altra parte della valle é Chironico

Prendo quindi il sentiero che scende nel bosco, ce ne sono due tronconi ma come detto non esiste un sentiero sulle mappe che passi per la cappella

In direzione di Miseria

Non ci vuole molto affinché la scorgo nel bosco, devo inerpicarmi una cinquantina di metri e la curiosità si fa sempre più forte, come un bambino che sta per scartare un regalo.

La cappella in località Miseria

Il colpo d'occhio é di meraviglia, la qualità delle pitture catturano subito l'occhio, é a un livello superiore rispetto alle cappelle che incrociamo per i sentieri. Inspiegabilmente é in stato di abbandono totale (anche se scorgo un puntello malamente buttato a terra davanti la cappella), un gioiello come questo non aspetta altro che essere valorizzato.


Osservo da vicino le figure, sono i classici, da Borromeo e Santa Agata. Noto alcune cose: la prima é che tutte le figure all'interno della cappella sono rovinate sul viso, forse il caso di un iconoclastia moderna?


Oltre a questo noto un innumerevole serie si scritte e scarabocchi, molti dei quali recenti e molti altri ben più vecchi, i più invasivi portano la scritta Giornico 1864

Sotto la trave lo stemma di una famiglia che non sono ancora riuscito ad individuare con sopra di esso una scritta: "Cantantes sublime ferrent" è una frase latina che significa "che canta portando qualcosa di elevato". In altre parole, significa "che canta portando qualcosa di sublime". La frase è usata in molti contesti, spesso in riferimento all'arte, alla musica e alla poesia.

Lo stemma famigliare di chi, con tutta probabilità ha fatto edificare la cappella

Tanto sono affascinato che per un momento dimentico il motivo che mi ha portato fin qui: il memento mori. All'interno della cappella non vi é traccia, non resta che osservare le pareti esterne, quella di destra e vuota mentre quella di sinistra...


Eccolo, il dipinto é molto grande e occupa buona parte della facciata ma é anche estremamente rovinato, qui a differenza degli affreschi sotto tetto le intemperie hanno fatto il loro corso.


Si riesce però ad intuire che si tratta di una figura scheletrica, in particolare le articolazioni ossute, in particolare il braccio destro in cui si percepisce lo snodo tra braccio e avanbraccio. Due altri elementi aiutano a decifrare la figura: le fiamme sulla sinistra, simbolo degli inferi e soprattutto la clessidra al centro in alto, sopra la purtroppo illeggibile scritta. Proprio quest'ultimo elemento da, se ancora ce ne fosse bisogno, la certezza: si tratta di un teschio che rammenta al viandante la caducità della vita. In valle Maggia sono molto presenti mentre in Leventina a oggi é l'unico che io conosca.

Mi chiedo se esiste una correlazione tra questo elemento di morte e il nome del luogo Miseria. Che tra questi boschi la vita doveva essere dura é un fatto. Qui inoltre ci troviamo proprio all'altezza che fa da confine per la crescita delle castagna, alimento di primo piano nell'alimentazione dei secoli passati. Mi trona alla mente il dipinto del contadino col gozzo nella chiesa si Santa Maria al Castello di Mesocco

Affresco Santa Maria al Castello Mesocco - Ottobre: due contadini sono intenti alla raccolta delle castagne. L'uomo con una veste logora percuote con un bastone le castagne dall'albero: la donna, dalla lunga veste con cappuccio, si china a raccogliere i frutti in un cesto. Questo soggetto è raro. In luogo dell'ingrassamento del maiale sotto la quercia, è stata scelta la scena del raccolto delle castagne legata alle attività del luogo (ai poveri, a fine mese, era permesso raccogliere liberamente le castagne). Parimenti colpisce l'espressione tormentata del contadino dai tratti caratteristici e il gozzo.

Sono soddisfatto. La giornata é già guadagnata, tutto quello che vedo da qui in avanti é tutto guadagnato.

Risalendo verso Anzonico e seguendo il fil rouge quotidiano dedicato alla miseria mi trorna alla mente la valanga accorsa proprio ad Anzonico nel XVII secolo.

Vita di stenti e miseria: ex voto valangario datato 1793

Arrivato finalmente sul piazzale trovo ulteriori indicazioni sul villaggio di Anzonico

Villaggio situato a 984 m, sul versante sinistro della valle Leventina, sopra la gola della Biaschina. Popolazione: 320 abitanti nel 1570, 424 nel 1745, 328 nel 1850, 244 nel 1900, 148 nel 1950, 98 nel 2000, 107 nel 2010, 108 nel 2011.

Anzonico è menzionato nel 1229 quale degagna dell'antica vicinanza di Giornico. Il villaggio, che faceva parte della parrocchia di Giornico, dal 1602 costituisce una parrocchia autonoma. La parrocchiale di S. Giovanni Battista, consacrata nel 1404, fu distrutta da una valanga, che causò 88 morti e la distruzione di buona parte del villaggio, il 19.1.1667; venne ricostruita in luogo più sicuro nel 1670. La popolazione era dedita all'agricoltura e alla pastorizia; migrazioni temporanee permettevano a parte degli abitanti di integrare il proprio reddito. Dal 1850 il villaggio ha subito un progressivo spopolamento. Sui pendii soleggiati fino a 700 m si coltiva tuttora la vite

Già la chiesa, essa é appena fuori il villaggio e decido quindi di farvi una capatina

Chiesa parrocchiale si San Giovanni Battista decollato

Purtroppo la chiesa é chiusa ma trovo comunque elementi di interesse all'esterno, diverse vecchie lapidi consumate dal tempo entrano perfettamente nel mood miseria


Nelle foto i personaggi guardano con aria decisa l'obiettivo, per l'occasione si sono messi il vestito bello. Mi chiedo se fossero consapevoli che quella foto avrebbe poi fatto parte del corredo funerario, poche foto e quelle poche per evenienze che oggi nemmeno ci sognamo.

Una seconda chicca mi sorprende all'entrata, come detto purtroppo chiusa della chiesa: una targa racconta una storia:


EPITAFIO
ALLA MEMORIA DEL FU TENENTE DI ARTIGLIERIA
A CAVALLO CESARE NANI PETRIZIO DI ANZONICO E
CAMPIONE DI BUONE AZIONI CHE CONTRO TUTTA
L'EUROPA FECE QUINDECI ANNI LA GUERRA
SEMPRE TRIONFANTE SINO A MOSCA CON L'ESERCITO
DEL GRANDE NAPOLEONE POI CADE PRIGIONIERE
DEI RUSSI DOVE SOFFERSE TUTTE LE MISERIE
DELLA TERRA MA PAZIENTE NELLE DISGRAZIE E
NELLA PROSPERITÀ MODERATO PER LA GRAZIA DI DIO
DA OGNI PERICOLO DI SUA VITA FU SALVATO E
RESTITUITO A LIBERTÀ DOPO DUE ANNI
RITORNÒ A MILANO DOVE EBBE L'ONORE DI PASSARE
COL SUO GRADO AL SERVIZIO DI S.M.
IMPERIALE FRANCESCO I. D'AUSTRIA
ESSO NACQUE 29 7BRE 1771
E DOPO LUNGA MALATTIA MORÌ IN MILANO
LI 31 8BRE DEL 1839

Certo che per uno che lascia un posto pieno di sofferenze e miseria andare a finire, (dopo 15 anni di campagne militari, questo significa fu un rivoluzionario della prim'ora) nella disastrosa campagna di Russia al seguito di Napoleone é come cadere dalla pentola alla brace. Difficile capire quando fu catturato ma con ogni probabilità si evitò almeno parte della disastrosa ritirata di da Mosca nel gelido inverno russo.

Ritirata di Russia. Qui alcuni appunti

Andando a rovistare nel libro che da spunto sui ticinesi in Russia non trovo il suo nome ma solo un Giacomo Nani di Casola (?).

Anche il ruolo di artigliere é piuttosto raro in quanto i ticinesi non formavano, come si potrebbe supporre, delle compagnie o sezioni a sè, comandate da ufficiali e sott'officiali ticinesi, ma erano sparsi qua e là un po in tutte le compagnie, di preferenza però nelle compagnie volteggiatori, un corpo di fanteria scelta, costituita da soldati di bassa statura, ma dei più intelligenti ed agili, così come le compagnie dei granatieri erano formati da uomini più aitanti ed induriti alle fatiche guerresche.

Camminata francese artiglieria 1810-1812 Dipinto di Alexander Averyanov.

Decido di lasciare Anzonico e avviarmi verso la vicina Cavagnago. Durante il percorso ho ancora modo di avere due spunti sempre inerenti la vita difficoltosa in questi luoghi ameni e difficilmente raggiungibili. La prima é un serpente che incontro sul sentiero, é morto ma questo mi ricorda un ennesimo pericolo per le persone già fin troppo penalizzate dalle fatche di tutti i giorni


Un ex voto trovato al museo della Madonna del Sasso di Locarno mi ricorda che questo non era un incontro raro.

Un nido di serpi, il famoso nido di serpi é quello che si ritrova a fronteggiare un uomo che fugge spaventato dalla scena. Dietro di lui una stalla con la porta aperta, probabile ubicazione in cui é stata fatta l'orrenda scoperta. A invocare la Madonna non é il protagonista della scena ma una contadina inginocchiata a destra, forse la moglie dell'uomo

L'ultima immagine che porto con me é un bellissimo San Cristoforo. Come se non bastassero tutti i patimenti fisici c'era ai tempi pure la paura atavica di morire senza essersi rimessi dai peccati, il che significava un biglietto di sola andata per gli inferi.

Affresco di San Cristoforo sulla parete esterna dell'oratorio di Sant'Ambrogio appena sopra Cavagnago.
XV secolo - cerchia dei seregnesi

C'era però un rimedio: bastava vedere un immagine di San Cristoforo che un bonus per i peccati per la giornata in questione evitava tale eventualità. Per questo motivo San Cristoforo é sempre strato riprodotto in luoghi strategici e soprattutto di dimensioni molto grandi così che visibile anche da lontano.

Scendo a Cavagnago, vorrei proseguire per Sobrio ma la strada per il rientro con l'autopostale é interrotta. Faccio due calcoli, le tempistiche mi vengono contro, decido di accontentarmi.

Chiudo con il dettaglio della mappa indicante Miseria e un utilissimo link per magari scoprire edifici testimoni di un sofferto passato che con troppa leggerezza abbiamo abbandonato nel nulla

L'ubicazione di Miseria, in alto la chiesa di San Giovanni di Anzonico
In basso nel cerchiolino giallo in territorio Miseria la cappella abbandonata

Qui il sito delle mappe del Cantone Ticino

Commenti

  1. ‘Ca Miseria! Meraviglioso. Con la bella stagione tornano i racconti delle “scampagnate” esplorative. 🙏

    Chissà se è un caso che sia poco distante dalla tappa di Calonico del “Plague Tour”.

    L.G.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quella però per gli anzonichesi è la "Capèla d la Fópa" (attualmente in fase di restauro), mentre l'edificio abbandonato con i campetti imboschiti della "Miséria", località dal nome effettivamente intrigante, si trova qualche decina di metri più in basso sul vecchio sentiero che superava la Biaschina prima della costruzione della strada cantonale nell'Ottocento. Purtroppo, come troppe volte occorre rilevare, l'indicazione sulla carta nazionale è fuorviante.
      M.F.

      Elimina

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