"Ecce Homo" (ecco l'uomo) é la frase che pronunciò Ponzio Pilato mostrando Gesù flagellato.
Queste due paroline le ho incrociate altre due volte nel mio vagare suscitando in me curiosità.
La prima volta fu l'Ecce Homo dello scultore Vincenzo Vela nel museo a lui intitolato a Ligornetto:
Queste due paroline le ho incrociate altre due volte nel mio vagare suscitando in me curiosità.
La prima volta fu l'Ecce Homo dello scultore Vincenzo Vela nel museo a lui intitolato a Ligornetto:
"...lo scultore si concentra qui sull'umanità sofferente del Cristo e modella un corpo virile scarno ed emaciato, un volto affilato, dallo sguardo affranto, mettendo a nudo l'"uomo di pena", distante da qualsiasi idea di bellezza e potestà divina. Una rappresentazione così impetosa dalla natura fragile e terrena del Figlio di Dio poteva apparire sconveniente, e in effetti non si risparmiarono critiche all'opera di Vela"
Ecce Homo il villaggio
Ben più sorpreso fui nell'incappare del ridente villaggio di Ecce Homo nei paraggi di Sattel.
Un cartello che fa gola
Il villaggio di Ecce Homo prende il nome da una cappella barocca del 1667, che a sua volta prende il nome da un quadro devozionale con il motivo dell'Ecce Homo.
Il quadro devozionale presente nella cappella dell'ononimo villaggio
Da allora uso l'espressione quando incontro colleghi appena usciti da interminabili riunioni lavorative, potremmo tradurlo in maniera decisamente più soft e sarcasticamente "tal chi chel'om, chel che al va ben" (nel senso evidentemente contrario dell'affermazione).
"Ecce Homo" appunto
D. Ha avuto l'"imprimatur"?
R. Sì, ho avuto l'imprimatur e la traduzione è stata accettata in pieno. Le dirò un particolare: sull'episodio dell'Ecce Homo quando Pilato si affaccia all'ingresso del pretorio e presenta Cristo dopo la flagellazione, ho scoperto che nel testo latino era stato aggiunto un soggetto: et Pilatus come se quelle parole le dicesse lui. Invece in greco c'è: idou antropos cioè una espressione pleonastica che vuol dire: eccomi. Non è Pilato che porta fuori Cristo, ma è Cristo stesso che esce con la corona di spine e il manto rosso e dice: eccomi.
D. È un'espressione più drammatica, mi pare; l'hanno accettata?
R. M'hanno detto: "Lei distrugge così tutta una tradizione iconografica". Ma l'hanno accettata perché il testo greco dice cosi,
D. Forse un antico amanuense aveva fatto l'interpolazione...
R. Credo che sia stato fatto apposta nella volgata, col tentativo di aiutare Pilato a riconoscere in Cristo, ridotto a quel modo, l'uomo per eccellenza. Ma la frase, cosi com'è nel testo greco, ha un significato più potente. Cristo stesso si offre alla vista dei nemici, del giudice iniquo, ed è lui che appare il più forte.
D. Lei fino ad ora è l'unico che ha notato questo particolare?
R. L'ho scoperto traducendo.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: come mai tanti traduttori prima di Quasimodo non hanno notato questo dettaglio? Eppure, dalla risposta del poeta, appare evidente che l'errore sarebbe dovuto balzare all'occhio semplicemente "traducendo". É vero, non sí tratta di un errore eccezionale. Il senso della frase rimane più o meno identico. Però, come fanno notare i dotti con i quali Quasimodo si confronta, la scoperta distrugge "tutta una tradizione iconografica", Basta pensare all'Ecce homo di Caravaggio, capolavoro del 1605 circa, che mostra Pilato in primo piano nell'atto di indicare il Cristo
"Eccomi" invece che "Eccolo"
In un'intervista d'epoca, ripubblicata nel 2005 sul quotidiano cattolico "L'Avvenire", Salvatore Quasimodo fu invitato a soffermarsi su una sua traduzione, spiegando le motivazioni che lo avevano condotto a cimentarsi in un compito così difficile e, soprattutto, a commentare un importante errore di traduzione da lui rilevato; un errore che gli costò qualche imbarazzo sia personale sia nei confronti delle autorità ecclesiastiche. La svista si trova nel versetto 5 del capitolo 19 del Vangelo di Giovanni che recita: «Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!"»
Si tratta del famoso Ecce homo! pronunciato da Pilato, oggetto di molteplici discussioni e interpretazioni. Che cosa trovò Quasimodo di così imbarazzante in questo verso? Per saperlo, leggiamo il brano dell'intervista in cui il poeta discute la sua straordinaria scoperta.D. Ha avuto l'"imprimatur"?
R. Sì, ho avuto l'imprimatur e la traduzione è stata accettata in pieno. Le dirò un particolare: sull'episodio dell'Ecce Homo quando Pilato si affaccia all'ingresso del pretorio e presenta Cristo dopo la flagellazione, ho scoperto che nel testo latino era stato aggiunto un soggetto: et Pilatus come se quelle parole le dicesse lui. Invece in greco c'è: idou antropos cioè una espressione pleonastica che vuol dire: eccomi. Non è Pilato che porta fuori Cristo, ma è Cristo stesso che esce con la corona di spine e il manto rosso e dice: eccomi.
D. È un'espressione più drammatica, mi pare; l'hanno accettata?
R. M'hanno detto: "Lei distrugge così tutta una tradizione iconografica". Ma l'hanno accettata perché il testo greco dice cosi,
D. Forse un antico amanuense aveva fatto l'interpolazione...
R. Credo che sia stato fatto apposta nella volgata, col tentativo di aiutare Pilato a riconoscere in Cristo, ridotto a quel modo, l'uomo per eccellenza. Ma la frase, cosi com'è nel testo greco, ha un significato più potente. Cristo stesso si offre alla vista dei nemici, del giudice iniquo, ed è lui che appare il più forte.
D. Lei fino ad ora è l'unico che ha notato questo particolare?
R. L'ho scoperto traducendo.
qui la versione che fu Pilato (un suo subalterno in questo caso) a presentare l'uomo é evidente
L'ecce homo nella vetrata principale della chiesa di Belp (BE)
L'ecce homo nella vetrata principale della chiesa di Belp (BE)
In questo caso sembra sia lo stesso Cristo e presentarsi in maniera autonoma,
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