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Carpe diem ma non solo

Carpe diem, carpe diem, carpe diem fino alla noia. Abusata e strabusata, un po' come il famoso verso di Vasco "é tutto un equilibrio sopra la follia"; se Vasco avesse scritto solo quello, rispettivamente come se i romani avessero detto solo quello. 
Sminuente. 
Approfittando dell’ennesimo libro acquistato in un momento “de debolezza” faccio giustizia per quel che riguarda gli aforismi latini (per quelli di Vasco non credo ce ne sia bisogno).

Ho cercato di mettere solo il minimo indispensabile, scremando e scremando ancora. Questo é il minimo che si possa pubblicare

In evidenza tutte le frasi utilizzabili in ambito lavorativo: alcune di esse possono essere utilizzate per insultare i colleghi con una certa classe senza correre il pericolo di essere accusati mobbing


AMORE E AMICIZIA

Amare et sapere vix deo conceditur.
A stento la divinità concede di amare e di essere saggi.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, A 22)
Si tratta di una sentenza riferita al contrasto tra amore e saggezza.

Amare iuveni fructus est, crimen seni.
Amare è un frutto per il giovane, un delitto per il vecchio.
(PUBLILIo SIRO, Sententiae, A 29)
Massima che si richiama al topos degli innamoramenti senili considerati indecorosi anche nella latinità classica.

Amici vitia si feras, facias tua.
Se sopporti i difetti dell'amico, di questi puoi essere considerato responsabile.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, A 10)
Massima che invita a correggere gli errori dell'amico e a non limitarsi a sopportarli.


Nusquam libertas tam necessaria quam in matrimonio.
In nessun caso la libertà è più necessaria che nel matrimonio.
(QUINTILIANO, Declamationes maiores, 257,47)
La libertà implica infatti stima e fiducia reciproche, due valori fondamentali nell'amore e nel matrimonio.


Plures amicos mensa quam mens concipit.
Raduna più amici la tua mensa del tuo pensiero.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, P 52)
Il detto, giocato sulla contrapposizione allitterante mensa-mens, pone in guardia dalle amicizie interessate.

ARTE E CULTURA

Ad discendum quod opus est nulla mini aetas sera vederi potest.
Nessuna età mi sembra troppo tarda per imparare ciò che è necessario.
(S. AGOSTINo, Epistole, 166,1)
Oggi diciamo semplicemente "non è mai troppo tardi".
Il detto sottolinea inoltre l'importanza di un costante esercizio intellettuale.


Aiunt enim multum legendum esse, non multa.
Dicono che si debba leggere molto, non molte cose.
(PLINIO IL GIOVANE, Epistole, 7,9,15)
Ossia bisogna leggere in maniera attenta e approfondita. L'espressione è particolarmente adatta all'ambito scolastico.


Ars longa, vita brevis.
L'arte ha lunga durata, la vita breve.
(SENECA, De brevitate vitae, 1,2)
Il detto è un aforisma di Ippocrate, tradotto da Seneca, ed è oggi per dire che le ricerche di una scienza o di un'arte viste in tempi lunghi, oltre la vita del singolo.


Cur nescire pudens prave quam discere malo?
Perché per un malinteso pudore preferisco non sapere che imparare?
(ORAZIO, Ars poetica, 88)
Inno alla cultura, fondamento indispensabile per la formazione di qualsiasi uomo. Il senso è che non bisogna vergognarsi di non sapere una cosa, ma del non volerla imparare.


Per angusta ad augusta.
Per vie anguste a luoghi eccelsi.
Il detto significa che per raggiungere i successi desiderati bisogna passare attraverso vie strette e difficili. L'origine di tale locuzione è ignota. Era il motto del Margravio Enrico di Brandeburgo (XVII secolo) e deve la sua fama al fatto di essere stata ripresa nell'Ernani di Giuseppe Verdi.

GIOIA E DOLORI

Bona malis paria non sunt, etiam pari numero.
I beni non appaiono pari ai mali benché di pari numero.
(PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia, 7,132)
Il detto si riferisce al fatto che i beni non vengono apprezzati e quindi sembrano in misura minore rispetto ai mali.


Sufficit diei malitia sua.
A ogni giorno basta la sua pena.
(Nuovo TESTAMENTO, Vangelo di Matteo, 6,34)
Il detto è spesso citato come invito a preoccuparsi dei problemi immediati, senza pensare a quelli futuri.


Duabus sedere sellis.
Sedere su due sedie.
(MACROBIo, Saturnalia, 2,3)
Si cita a proposito di chi "tiene il piede in due scarpe".


Ad impossibilia nemo tenetur.
Nessuno è tenuto a fare l'impossibile.
(MASSIMA MEDIEVALE)
Termine usato nel linguaggio giuridico per esprimere il concetto per cui non si può pretendere l'adempimento di un'obbligazione divenuta impossibile e nel linguaggio colloquiale per indicare l'impossibilità di intraprendere azioni superiori alle proprie forze.

Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.
Del resto io penso che Cartagine debba essere distrutta.
Secondo la tradizione Catone il Vecchio concludeva con questa frase tutti i suoi interventi in senato, a significare che per vivere in pace dobbiamo eliminare tutti coloro che ci sono nemici o che ci minacciano. L'espressione viene citata anche nelle forme abbreviate Ceterum censeo e Delenda Carthago.


Corruptissima republica plurimae leges.
In una repubblica corrottissima numerose sono le leggi.
(TACITO, Annales, 3,27,3)
Detto attualissimo per significare che troppe leggi inutili ledono il diritto del cittadino a una legislazione chiara e comprensibile e indeboliscono inoltre l'efficacia delle leggi veramente necessarie.


Divide et impera.
Dividi e regna.
Motto latino che designa la tattica dell'antica Roma, seguita poi da altri stati imperialisti, consistente nel dividere i nemici e gettare tra loro la discordia per dominarli meglio.


Flumine vicino stultus sitit.
Lo sciocco soffre la sete vicino a un fiume.
(PETRONIO, Fragmenta, 34)
L'espressione è usata a proposito di quelle persone che non notano nemmeno le cose più evidenti.

Fruges consumere nati.
Nati solo per mangiare.
(ORAZIO, Epistole, 1,2,27)
Tale espressione è tuttora citata per designare persone dedite soltanto ai beni materiali e prive di una dimensione spirituale.


Mare verborum gutta rerum.
Mare di parole goccia di fatti.
(MOTTO MEDIEVALE)
Il detto indica che chi parla molto conclude poco.


Maximo periculo custoditur quod multis placet.
Con grandissimo pericolo si custodisce ciò che piace a molti.
(PUBULO SiRo, Sententiae, M 18)
Espressioni simili ritornano nella tradizione proverbiale medievale e si riferiscono alla custodia di una bella moglie.


Melius nil caelibe vita.
Niente è migliore della vita da celibe.
(ORAZIO, Epistole, 1,1,89)
Il tema compare in molti proverbi scherzosi in varie lingue.


Montes auri pollicens.
Promettendo montagne d'oro.
(TERENZIO, Phormio, v. 68)
Le parole si riferiscono a chi, con grandi discorsi, promette cose impossibili.


Noluisses de manu illius panem accipere.
Non avresti voluto ricevere dalla sua mano neanche un tozzo di pane.
(PETRONIO, Satyricon, 37,3)
Il detto indica una persona dalle cui mani non si accetterebbe nemmeno il pane e con la quale non si vuole avere nulla a che fare.


Parturient montes, nascetur ridiculus mus.
Partoriranno i monti e nascerà un ridicolo topo.
(ORAZIO, Ars poetica, 139)
Il detto deriva da una favola di Fedro in cui la notizia di una montagna gravida desta timore persino in Giove, ma dalla montagna nasce solo un topolino. Il detto si applica ora a eventi che si rivelano molto inferiori alle attese.


Plenus venter facile de ieiuniis disputat.
Un ventre pieno discute facilmente di digiuni.
(S. GIROLAMO, Epistole, 58,2)
S. Girolamo ammonisce che è sempre facile parlare di una situazione quando non se ne è provata la reale difficoltà.


Quaerit ex artifice quale sit opus eius.
Chiede a un artigiano qual è la qualità del suo prodotto.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Il detto indica un'azione inutile e sciocca perché si sa già che il mercante loderà la sua merce.


Quasi piscis, itidemst amator lenae: nequam est, nisi recens.
L'amante è per la seduttrice come il pesce: è cattivo se non è fresco.
(PLAUTO, Asinaria, V. 178)
Acuta considerazione sulla psicologia della seduzione, che solo nella nuova conquista può trovare appagamento.


Tranquillo [mare] quilibet gubernator est.
Tutti sanno fare il timoniere con il mare calmo.
(SENECA, Epistulae morales ad Lucilium, 85,34)
Soltanto nelle difficoltà emergono le capacità di una persona.


Ut si / caecus iter monstrare velit.
Come un cieco che voglia indicare la strada.
(ORAZIO, Epistole, 1,17,3-4)
Il detto si riferisce a persone che pretendono di dare consigli su argomenti o situazioni che non conoscono.


Vasa inania multum strepunt.
I vasi vuoti fanno grande rumore.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Il detto significa che gli sciocchi non stanno mai zitti.


Vino intrante foras subito sapientia vadit
Quando entra il vino esce la saggezza.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Il detto descrive l'ottenebramento della mente a causa del vino.


Aquila muscas non captat.
L'aquila non prende le mosche.
Motto di origine ignota il cui significato è che i grandi non si occupano delle minuzie o delle piccole questioni.


Ante mortem ne laudes hominem quemquam.
Non lodare nessuno prima della sua morte.
(ANTICO TESTAMENTO, Siracide, 11,28)
Nessuno può dirsi veramente buono finché non si è compiuto tutto il corso della vita.


Credo quia absurdum.
Credo perché è assurdo.
Espressione attribuita a Tertulliano che ben esprime il paradosso della fede cristiana in un Dio onnipotente morto in croce.


Dies irae, dies illa.
Giorno dell'ira quel giorno.
(ANTICO TESTAMENTO, Sofonia, 1,15)
Riga iniziale di un versetto che descrive il giorno del Giudizio.
L'espressione è oggi usata per indicare un giorno importante o nel quale avverranno grandi cambiamenti.

Non est bonum esse hominem solum.
Non è bene che l'uomo sia solo.
(ANTICO TESTAMENTO, Genesi, 2,18)
Sono le parole pronunciate da Dio al momento della creazione di Eva e vengono oggi citate a proposito di matrimoni.


Quod scripsi scripsi.
Ciò che ho scritto ho scritto.
(Nuovo TESTAMENTO, Vangelo di Giovanni, 19,22)
Risposta data da Pilato ai giudici che lo esortavano a cancellare l'iscrizione apposta sulla croce di Cristo. Si usa per significare che non si intende tornare indietro e che ciò che si è fatto va bene così.

FUGACITÀ DELLA VITA

Carpe diem quam minimum credula postero.
Profitta dell'oggi e non fare alcun assegnamento sul domani.
(ORAZIO, Odi, 1,11,8)
Frase celeberrima con la quale Orazio esprime la consapevolezza che il tempo scorre via e l'ora che fugge non tornerà indietro.


Contra vim mortis non est medicamen in hortis.
Contro la potenza della morte non vi è medicina negli orti.
(SCUOLA SALERNITANA, 60,179)
Motto in uso nel linguaggio comune per dire che nulla può sconfiggere la morte.


Cotidie est deterior posterior dies.
Ogni giorno l'oggi è peggiore di ieri.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, C 19)
Espressione un po' pessimista che guarda con nostalgia al passato e lo considera migliore del presente.


Cotidie morimur: cotidie enim demitur aliqua pars Vitae et tunc quoque, cum crescimus, vita decrescit.
Ogni giorno muoria, ogni giorno muore una parte della vita e anche crescendo la vita diminuisce.
(SENECA, Epistulae morales ad Lucilium, 24,20)
Concetto che, per la sua lunghezza e il suo spessore, è adatto a conversazioni o scritti dotti a carattere filosofico.


Forma bonum fragile est.
La bellezza è un bene fragile.
(OVIDIO, Ars amatoria, 2,113)
Espressione che si presta per esprimere in forma semplice e concisa la caducità della bellezza.


Fugit inreparabile tempus.
Il tempo fugge irreparabilmente.
(VIRGILIO, Georgiche, 3,284)
L'espressione si riferisce al contadino che, preso dai suoi lavori, non si accorge dello scorrere del tempo
e viene spesso citata per indicare la transitorietà della vita e delle cose.


Nascentes morimur, finisque ab origine pendet.
Nascendo moriamo e la fine dipende dal principio.
(MANILIO, Astronomica, 4,16)
L'espressione costituisce una variazione sul tema della nascita come momento in cui si inizia a morire.


Nascimur uno modo, multis morimur.
Nasciamo in un solo modo, ma moriamo in molti.
(SENECA IL RETORE, Controversiae, 7,1,9)
Frase che sintetizza in maniera concisa la complessità della vita.

Numquam est ille miser cui facile est mori.
Mai può dirsi infelice colui al quale è facile morire.
(SENECA, Hercules Oetaeus, v. 8)
Dobbiamo ricordare che Seneca si taglio le vene nel bagno. La massima non è comunque da intendersi come elogio del suicidio, ma come invito ad affrontare la morte senza paura.

Quod tu es ego fui, quod ego sum tu eris.
Quel che tu sei anch'io lo fui, quel che io sono anche tu lo sarai.
Si tratta di un'iscrizione di Fano (CIL 11,6243) che allude all'ineluttabilità della morte e ammonisce chi gode delle disgrazie altrui.

DONNE

Crede ratem ventis, animam ne crede puellis.
Affida la nave ai venti, ma non il cuore alle fanciulle.
(De mulierum levitate, 1)
Verso di un epigramma, attribuito talora a Petronio, talora a Quinto Cicerone, sulla superficialità e instabilità dell'animo femminile.

Femina mobilior ventis.
La donna è più variabile dei venti.
(CALPURNIO SICULO, Egloghe, 3,10)
Verso famosissimo ripreso anche nel Rigoletto di Verdi ("La donna è mobile / qual piuma al vento").

Ille lavet lateres qui custodit mulieres.
Laverà mattoni chi fa la guardia alle donne.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
L'espressione laterem lavare era diffusa nella latinità per indicare un'azione assurda e improduttiva.
Il proverbio significa, dunque, che è impossibile tenere a freno le aonne.

Mulierem ornat silentium.
Bell'ornamento della donna è il silenzio.
(SERVIO, Commento all'Eneide, 1,561)
Il silenzio è una qualità sempre lodata dai latini come contrario del parlare a sproposito e come indice di saggezza e, tanto più, si conviene alle donne.

Odio humani generis.
Per odio del genere umano.
(TACITO, Annales, 15,44)
Era questa l'accusa con cui molti cristiani venivano perseguitati, ossia per la loro assenza alle feste e ai culti pubblici e per la loro vita riservata all'interno delle comunità.

Omnia... homini, dum vivit, speranda sunt.
Finché è in vita l'uomo deve sperare tutto.
(SENECA, Epistulae morales ad Lucilium, 70,6)
E la risposta di un uomo imprigionato da un tiranno a chi gli consiglia di rifiutare il cibo che gli viene gettato come a una bestia.

Proximus sum egomet mihi.
lo sono il prossimo di me stesso.
(TERENZIO, Andria, v. 636)
Il detto è un invito a pensare a se stessi.

VIZI E VIRTÙ

Arbore deiecta, quivis ligna colligit.
Caduto l'albero ognuno corre a far legna, 
(ERASMO, Adagia, 3,1,86)
l'espressione si riferisce a quelle persone che non esitano ad approfittare dei momenti di debolezza altrui.

Beneficiorum memoria labilis est, iniuriarum vero tenax.
Il ricordo dei benefici è labile, quello dei torti persistente
(NICOLA DA CHIARAVALLE, Epistole, 11)
Il detto si riferisce alle persone ingrate e permalose.

Bis dat qui dat celeriter.
Dà due volte chi dà prontamente.
Frammento di una sentenza di Publilio Siro, secondo la quale il dare prontamente procura un duplice beneficio a chi è bisognoso.

Certa amittimus dum incerta petimus.
Perdiamo ciò che è sicuro mentre cerchiamo ciò che è incerto.
(PLAUTO, Pseudolus, v. 685)
Espressione di grande saggezza che può essere citata a mo di an monimento nei confronti di coloro che non sanno accontentant di quello che hanno.

Cuique libitum esset liberum fieret.
Ognuno abbia la libertà di fare ciò che gli piace.
(OROSIO, Storie, 1,4,8)
"Che libito fe' licito in sua legge": così Dante tradusse questo passo di Orosio riferito alla regina Semiramide, che aveva permesso i matrimoni tra genitori e figli per mascherare il proprio incesto.

Fluminibus aquas... transmittere.
Portare acqua ai fiumi.
(SIDONIO APOLLINARE, Epistole, 7,3, 1)
L'autore si serve di tale metafora non tanto per indicare un'azione assurda, quanto per designare un atteggiamento arrogante e presuntuoso.

Gubernatorem in tempestate... intellegas.
Il timoniere si può valutare solo nella tempesta.
(SENECA, De providentia, 1,4,5)
L'espressione riprende il tema ricorrente che nei momenti difficili emergono le abilità e le capacità di una persona.

Non videmus manticae quod in tergo est.
Non vediamo ciò che sta nella bisaccia sulle spalle.
(CATULLo, Carmina, 22,21)
Il passo di Catullo si rifà alla favola delle "due bisacce", presente sia in Fedro che in Esopo: Giove nel creare gli uomini li dotò di due bisacce, ma mentre quella con i vizi altrui fu posta sul davanti, quella con i vizi propri fu collocata sulla schiena.

Oderint dum metuant.
Mi odino, ma mi temano.
(SVETONIo, De vita Caesarum, Caligula, 30)
Il motto viene citato spesso per indicare una forma di comando basata sul terrore e la tirannia.

Qui non vult serere fructus non debet habere.
Chi non vuole coltivare non deve avere i frutti.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Espressione simile al nostro detto "Chi non lavora non mangia".

Qui se ipse laudat cito derisorem invenit.
Chi sì loda trova presto un derisore.
(PUBLILIo SIRo, Sententiae, Q 45)
Il detto può essere usato per esprimere disapprovazione nei confronti di coloro che si vantano di se stessi.

Virtus est medium vitiorum et utrimque reductum.
La virtù è il punto medio equidistante tra due difetti.
(ORAZIO, Epistole, 1,18,9)
Concetto analogo al più noto in medio stat virtus e che ben esprime la sobria posizione filosofica e morale di Orazio.

PERLE DI SAGGEZZA

Absentem laedit cum ebrio qui litigat.
Chi litiga con un ubriaco offende un assente.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, A 12)
Questa massima invita alla pazienza e alla tolleranza: non bisogna, infatti, prendersela con chi non è nel pieno delle proprie facoltà mentali perché sarebbe come insultare un assente.

Alterius non sit qui suus esse potest.
Non appartenga a un altro chi può appartenere a se stesso.
(EsoPo, Fabulae, 21B, 22)
La propria libertà è preziosa e va difesa a ogni costo.

Assuesce unus esse.
Abituati a essere da solo.
(S. AMBROGIO, Epistula ad Vercellensem Ecclesiam, 63,60)
L'espressione è un invito a essere sempre coerenti con se stessi, senza preoccuparsi del consenso altrui.

Habes somnum imaginem mortis.
Hai il sonno che è immagine della morte.
(CICERONE, Tusculanae disputationes, 1,38,92)
Cicerone si serve di tale esempio per affermare che non bisogna temere la morte, in quanto essa è come il sonno durante il quale si perde ogni sensibilità.

Imperare sibi maximum imperium est.
Comandare a se stessi è la massima forma di comando.
(SENECA, Epistulae morales ad Lucilium, 113,30)
È, infatti, la forma più difficile di comando.

Multitudo non est sequenda.
Non bisogna seguire la moltitudine.
L'espressione, che sintetizza un pensiero di S. Agostino (Enarrationes in Psalmos, 39), è un invito a non adeguarsi passivamente alle idee o alle mode seguite dalla maggioranza.

Nimium boni est, cui nihil est malis.
Chi non ha alcun male ha molti beni.
(CICERONE, De finibus, 2,41)
L'espressione di Ennio, citata da Cicerone, invita ad apprezzare il dono della salute o il fatto di avere poche preoccupazioni.

Non metuit mortem qui scit contemnere vitam.
Non teme la morte colui che imparò a disprezzare la vita.
(DISTICHA CATONIS, 4,22,2)
Chi non ama la vita non ne apprezza le gioie e, quindi, non ha paura della morte.

O beata solitudo, o sola beatitudo.
O beata solitudine o sola beatitudine.
(S. BERNARDO)
L'espressione è oggi citata anche nella forma abbreviata beata solitudo per esprimere la propria aspirazione alla tranquillità e alla solitudine.

Quod sis, esse velis nihilque malis.
Devi voler essere quello che sei e nulla di più.
(MARZIALE, Epigrammi, 10,47,12)
Massima dal grande valore morale ed educativo che invita alla conoscenza di se stessi per poter raggiungere la piena realizzazione della propria personalità.

Quoniam non potest id fieri quod vis / id velis quod possit.
Dato che non può accadere ciò che vuoi, cerca di volere ciò che è possibile.
(TERENZIO, Andria, v. 305)
Espressione che esorta ad avere un atteggiamento realistico.

Taciturnitas stulto homini pro sapientia est.
Il tacere è la saggezza dello sciocco.
(PUBLILIO SIRO, Sententiae, T 2)
Poiché nessuno si accorgerà che egli è tale

Ubi maior, minor cessat.
Di fronte a chi vale di più il minore deve cedere il passo.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Il detto significa che bisogna sapersi tirare in disparte nei confronti di chi sa di più, è più anziano o vale di più.

Ave Caesar, morituri te salutant.
Salve, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano.
(SVETONIo, Vita di Claudio, 21)
Frase rivolta dai gladiatori all'imperatore e usata oggi in tono scherzoso, per sdrammatizzare, quando si sta per intraprendere un'azione dall'esito incerto (per es. prima di un esame).

Beati monoculi in terra caecorum.
Beati i guerci nella terra dei ciechi.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Massima molto diffusa per dire che anche le persone poco dotate sono dei geni, se poste a confronto con persone ancora più scarse.

Commune periculum concordiam parit.
Il pericolo comune genera la concordia.
(PROVERBIO)
Espressione citata in quelle situazioni - politiche, sociali, scolastiche - in cui si accantonano le divergenze per condurre un'azione comune ed efficace contro l'avversario.

Commune naufragium omnibus solatio est.
Naufragare insieme è di comune sollievo.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Espressione simile al nostro "mal comune mezzo gaudio".

Imbrem in cribrum legere.
Raccogliere l'acqua piovana col setaccio.
(PLAUTO, Pseudolus, v. 102)
L'espressione trae origine dalla pena delle Danaidi costrette a portare acqua con secchi forati e indica un'azione inutile e vana.


Negli inferi, le Danaidi vennero rinchiuse nella zona del Tartaro e furono condannate da Zeus a riempire d'acqua una gran botte che aveva il fondo bucato, così, quanta acqua vi versavano, tanta ne usciva. L'odierno modo di dire 'botte delle Danaidi' o 'vaso delle Danaidi' è usato in riferimento a progetti o azioni faticosi ma presumibilmente non concludibili.

De caelo in caenum.
Dal cielo nel fango.
(TERTULLIANO, De spectaculis, 25,5)
Espressione in uso per indicare il drastico peggioramento di una situazione.

Domus propria, domus optima
Casa propria, casa ottima.
(DETTO MEDIEVALE)
Detto che trae origine da una favola di Esopo, diffuso oggi per dire che si sta bene solo a casa propria.

Dum excusare credes, accusas.
Credendo di scusarti ti accusi.
L'espressione, attribuita a S. Gerolamo, ha lo stesso significato della più nota excusatio non petita, accusatio manifesta, ovvero che se uno non ha compiuto nulla di male il fatto che si scusi o giustifichi è per lo meno sospetto.

Excusatio non petita, accusatio manifesta.
Scusa non richiesta, accusa manifesta.
(MOTTO MEDIEVALE)
Espressione tuttora assai diffusa per dire che chi ha la coscienza a posto non ha bisogno di troppe scuse per giustificarsi.

Festina lente.
Affrettati con lentezza.
(SVETONIO, Vita di Augusto, 25,4)
Si tratta di un invito a fare le cose senza indugio ma con calma e ponderazione.

Habent parvae commoda magna morae.
Piccoli indugi producono grandi vantaggi.
(OvIDIo, Fasti, 3,394)
Così Ovidio avverte coloro che vogliono affrettarsi a contrarre matrimonio. Più in generale, l'espressione può essere citata come invito alla prudenza e a non essere impulsivi.

In silvam... ligna feras.
Porteresti legna in un bosco.
(ORAZIO, Satire, 1,10,34)
Si tratta di una delle tante espressioni metaforiche per indicare un'azione vana e superflua.

Nullum delectet vicini quod domus ardet.
A nessuno fa piacere che brúci la casa del vicino.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Perché l'incendio potrebbe propagarsi anche alla nostra. L'espressione invita, dunque, a imparare anche dalle sventure altrui.

Qui bene amat bene castigat.
Chi bene ama bene castiga.
PROVERBIO MEDIEVALE)
Massima educativa tuttora in uso per indicare che l'amore per una persona consiste anche nel correggerne gli errori.

Si quis non vult operari, nec manducet.
Se uno non vuol lavorare, neppure mangi.
(Nuovo TESTAMENTO, S. PAOLO, Lettera seconda ai Tessalonicesi,3,10)
Il detto è famosissimo e tuttora citato per dire che ognuno deve guadagnarsi il pane e dare il proprio contributo per non gravare sulle spalle degli altri.

Tu quoque, Brute, fili mi?
Anche tu, Bruto, figlio mio?
(SVETONIO, Vita di Cesare, 82)
Parole rivolte da Cesare a Bruto, che considerava un suo prediletto, nel vederlo tra i congiurati. L'espressione si usa rivolgendoci a persone dalle quali non ci aspetteremmo una cattiva azione o, come si suol dire, una pugnalata alle spalle.

Valetudine firma nihil melius.
Non vi è nulla di meglio di una buona salute.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
È il nostro: "quando c'è la salute c'è tutto".

Verba volant, scripta manent.
Le parole volano, gli scritti rimangono.
(PROVERBIO MEDIEVALE)
Motto famosissimo e tuttora citato per dire che non bisogna fidarsi di promesse fatte oralmente, ma bisogna mettere tutto per iscritto, o anche che non sempre si può basarsi sulla propria memoria, ma è meglio prendere appunti.

Ab aeterno
Fin dall'eternità, da sempre
L'espressione è utilizzata soprattutto nel linguaggio teologico e indica eventi che sono stati predeterminati da Dio prima dell'inizio del tempo e che si sono poi adempiuti.

Ab ovo
Dall'uovo
Locuzione riferita oggi a discorsi in cui una storia viene raccontata incominciando, per lo più inutilmente, dalle più lontane origini.

Consummatum est
(Tutto) è compiuto
Sono le ultime parole di Cristo morente, usate oggi per dire che qualcosa è giunto al suo doloroso compimento.

Contemptus mundi
Disprezzo del mondo
Espressione riferita all'ascetismo e al disprezzo dei beni materiali e mondani.

Delirium tremens
Delirio con tremori
Stato di psicosi acuta con tremori e allucinazioni proprio degli alcolizzati cronici.

Deus ex machina
Il dio (che scende) dalla macchina
La locuzione discende dall'uso, nel teatro antico, di calare dall'alto con un macchinario l'attore che impersonava una divinità, il cui intervento serviva per lo più a risolvere una situazione molto intricata. Oggi è citata, in riferimento a opere teatrali e romanzesche, per indicare l'intervento di un personaggio o di un evento inaspettato, che risolve in modo per lo più artificioso le vicende narrate.
Meno correttamente, è usata anche per indicare un personaggio che governa una situazione stando dietro le quinte.

Dies irae
Giorno dell'ira
Formula che designa il giorno del Giudizio Universale.

Dixi
Ho detto
Parola con la quale si pone fine a un discorso e non si ammette replica.

Est est est
C'è, c'è, c'è
Nome di un vino rinomato dovuto alla leggenda secondo la quale un monsignore amante del vino si faceva precedere nei viaggi da un servo incaricato di segnare con un "est" la locanda dove si trovasse del vino buono. A Montefiascone il servitore trovò del vino particolarmente buono tanto che scrisse tre volte il segnale convenuto.

Estote parati
Siate pronti
Parole pronunciate da Gesù in riferimento alla morte, che può cogliere di sorpresa, e usate come consiglio a essere sempre previdenti.

Flatus vocis
Soffio di voce
Si dice a proposito di parole prive di significato e pronunciate senza scopo.

Homo novus
Uomo di nuova nobiltà
Personaggio della vita politica romana proveniente da una famiglia in cui nessuno aveva mai rivestito incarichi. L'espressione indica oggi una persona che si è fatta da sé.

Horror vacui
Orrore del vuoto
Locuzione diffusa soprattutto nel linguaggio artistico a indicare la tendenza di alcuni pittori a riempire qualsiasi spazio vuoto.

Hortus conclusus
Giardino chiuso
Detto che indica un ristretto campo di lavoro intellettuale di cui uno è specialista.

Hostis
Termine che nell'antica Roma indicava sia lo "straniero", sia il "nemico".

In cymbalis
Al suono dei cembali
Formula usata a proposito di un'allegria sfrenata, dovuta soprattutto a uno stato di ubriachezza.

In saecula saeculorum
Nei secoli dei secoli
Formula religiosa usata per indicare azioni che si protraggono lungamente nel tempo, tanto da sembrare eterne.

Ipse dixit
L'ha detto lui
Si dice a proposito di una persona di riconosciuta competenza che si pronuncia su un determinato argomento. Ma si usa anche in senso ironico nei confronti di chi dà giudizi presuntuosi su cose che non conosce.

Lapsi
Caduti, arresi
Denominazione di quei cristiani che per sfuggire al martirio rinnegavano la fede.

Lupus in fabula
Il lupo nel racconto
Si dice di una persona che sopraggiunge all'improvviso mentre si sta parlando di lei con altri.

Magna mater
La grande madre
Appellativo della dea Cibele, madre universale degli uomini e degli animali, dea della fecondità identificata con la natura.

Minus habens
Che ha poco comprendonio
Locuzione eufemistica per indicare una persona dotata di scarse capacità intellettuali, o, più raramente, un individuo che gode di minori diritti rispetto alla maggioranza dei cittadini.

Non olet
Non puzza
L'espressione trae origine da un aneddoto raccontato da Svetonio, secondo cui al figlio Tito che lo rimproverava di aver messo una tassa sugli orinatoi pubblici, l'imperatore Vespasiano avrebbe così risposto, tenendo in mano una moneta ricavata dalla tassa. Oggi viene usata appunto per significare che quando c'è un'esigenza economica non bisogna troppo sottilizzare sulla provenienza del denaro.

Omnibus
Per tutti, destinato a tutti
Nome dato a un antico carrozzone pubblico a cavalli per il trasporto dei cittadini.

Pluralis maiestatis
Plurale maiestatico
Si ha quando chi parla o scrive si riferisce a sé usando la prima persona plurale anziché singolare. Usato soprattutto da papi e sovrani negli atti ufficiali.

Quo vadis?
Dove vai?
Domanda rivolta da Pietro in fuga a Gesù apparsogli sulla strada. Il detto deve la sua fama al fatto di essere il titolo di un romanzo e di un film.

Raptus
Rapimento
Impulso improvviso che spinge ad atti inconsulti dalle conseguenze talvolta tragiche.

Refugium peccatorum
Rifugio dei peccatori
Espressione derivata dalle litanie alla Madonna, usata in senso ironico a proposito di una scuola in cui si promuove facilmente e che accoglie tutti coloro che non sono riusciti in altre scuole.

Sic
Così
Si usa tra parentesi nei testi dopo aver riportato una parola o una frase, per indicare che la dicitura è proprio quella.

Spes contra spem
Speranza contro (ogni) speranza
Si dice della capacità umana di sperare anche quando ogni speranza sembra perduta.

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