Le Centovalli sono finite nel mio mirino già 14 anni fa. In particolare il villaggio di Rasa é all’origine di questa mia attrazione. Dopo averla visitata in tre occasioni, tutte partendo da Bordei, per la gita di oggi decido di raggiungerla da solo partendo da Intragna e finire poi il percorso a Palagnedra

Prima che il sentiero cominci finalmente a salire verso il sole vengo catapultato in una piccola radura. L'aspetto é vagamente inquietante e se non fosse per le due poltrone blu e i panni appesi alla terrazza a testimoniare oscure presenze (troppi triller fan male)
Quello a colpirmi maggiormente é un quadro che rappresenta l'annunciazione. Attraversa una finestra circolare Dio annuncia alla madonna, anzi per essere più precisi é la comlomba a portare il messaggio Ecce Ancilla Domini (conosciuto anche come L'Annunciazione)
La scritta specchiata ci fa pensare che stiamo guardando il dipinto dal dietro, invece scopro si tratta di una copia dell'annunciazione della santissima annunziata di Firenze
La leggenda vuole che l’affresco, raffigurante l’«Annunciazione», conservato in quello che era il nucleo originario dell’edificio sacro, risalga al 1252 e che si tratti in parte di un’immagine acheropita, vale a dire concepita da una mano non umana: il pittore, sulla cui attribuzione ancora la critica dibatte, dopo aver dipinto uno splendido angelo, avrebbe esitato nell’affrontare la figura della Vergine, timoroso di non saperla rendere ancor più bella; addormentatosi sui ponteggi, al risveglio avrebbe trovato il volto della Madonna già dipinto da una mano divina.
Dopo questo piccolo dilemma finale esco dalla chiesa e sul posteggio incrocio di nuovo i due pensionati col loro cane che come promesso mi danno un passaggio fino ad Intragna. Lascio queste vallate con un velo di malinconia ma con la certezza che tornerò
Guardando la cartina a casa nota un dislivello di 600m tra la Melezza e Rasa, ma a fine giornata saranno il doppio i metri in salita.
Sono le 9 circa quando parto da Intragna. I primi chilometri sono in basso, sullo stretto fondovalle diviso dal fiume Melezza. Fa freddo ed é tutto all'ombra. Non incrocio anima viva, e malgrado siamo a mattinata inoltrata la natura sembra ancora dormire. Il sentiero é stretto e in alcuni punti sporge sulla Melezza. Se dovessi cadere qui non mi troverebbero subito. È con questi pensier che giungo in vista del bellissimo ponte romano
Il sentiero prosegue poi abbastanza pianeggiante, sempre nel bosco, sempre all'ombra, sempre qualche decina di metri di altezza in riva alla Melezza. Ci sono alcune cappelle durante il percorso. In una ritrovo gli inferi alla base del dipinto. Quasi come a rammentarmi di dove mettere i piedi.
Prima che il sentiero cominci finalmente a salire verso il sole vengo catapultato in una piccola radura. L'aspetto é vagamente inquietante e se non fosse per le due poltrone blu e i panni appesi alla terrazza a testimoniare oscure presenze (troppi triller fan male)
Poi finalmente il sentiero inizia a salire e in pochi minuti mi ritrovo al sole. Magicamente inizio anche ad incrociare gente. Uno di questi mi ferma, ha evidentemente voglia di scambiare quattro chiacchere. È un pensionato abituato a bazzicare la zona, ma leggo nelle sue espressioni la gioia di essere nella natura anche se nelle sue considerazioni sottolinea l'inesorabile passare del tempo. È una presenza positiva.
Salgo ancora un poco e mi ritrovo in un azienda agricola, una di quelle che lascia un localino aperto con diversi prodotto di cui servirsi. Il pagamento é instaurato sulla fiducia degli avventori. Non compro nessuna alimentare o bevanda ma vengo colpito dalle cartoline. Ne prendo quattro , due delle quali vi propongo qui sotto
Il tema portante é ancora il fondovalle incassato, buio e grigio, la presenza dell'inverso aumenta ancora questa sensazione terta ma allo stesso tempo affascinante che evidentemente ha catturato anche il fotografo.
Esco dal chioschetto e mi ritrovo di nuovo catapultato nella soleggiata giornata. Attorno campi con capre felici che pascolano cullate da questo sole d'autunno. Manca solo Heidi che sbuca dal sottobosco da un momento all'altro
La grande parte della salita é stata fatta, Rasa dista a meno di un chilometro che percorro di buon passo rinvigorito dalle belle sensazioni che sto provando. Poco prima di arrivare in paese trovo una fonte d'acqua con tanto di cartello illustrativo:
Il mio compito era quello di erogare acqua dalle fauci per dissetare i viandanti e lo svolsi diligentemente per una cinquantina d'anni, finché la fontana rimase in buono stato. Un giorno però, negli anni Sessanta, qualcuno mi staccò dal mio posto e mi portò via per essere venduto.
Venuta a conoscenza del fatto, la figlia di Francesco Maggini, Albertina Ambrosi, si ricordò di possedere a casa una ricevuta della fonderia fiorentina. Cominciò le ricerche e dopo diverso tempo mi ritrovò.
Rimasi in casa della signora Albertina per molti anni come soprammobile, senza fare nulla, Quando la signora Albertina mi lasciò definitivamente, fui accolto in casa di sua figlia Ebe Titocci. Anche li rimasi per diversi anni come soprammobile.
La signora Ebe Titocci, saputo della ristrutturazione della fontana di Bordei, mi ha consegnato nelle mani di Jürg Zbinden, fondatore e direttore della Fondazione Terra Vecchia, affinché fossi rimesso nuovamente al mio posto. Ora potrò riprendere la funzione per la quale sono nato, ossia dissetare e rinfrescare le persone che berranno la mia acqua, ringraziandole se mi rispettano.
Palagnedra, villaggio ricco di testimonianze di architettura rustica e signorile, oltre che di arte pittorica. Il villaggio conta numerose case rustiche affiancate da dimore patrizie, tangibile traccia di un’emigrazione fortunata.
L'approvvigionamento d'acqua a Rasa non è mai stato facile.
I suoi abitanti dovevano servirsi di quattro fontane secolari tanto per servizio proprio quanto per abbeverare le bestie. Per il fabbisogno domestico l'acqua veniva portata con secchi e brente di legno, sostituite più tardi con quelle di rame e ferro zincato. Una delle fontane più belle e caratteristiche è questa che dà acqua di ottima qualità e una volta garantiva sicurezza in caso di siccità essendo l'ultima a prosciugarsi.
I suoi abitanti dovevano servirsi di quattro fontane secolari tanto per servizio proprio quanto per abbeverare le bestie. Per il fabbisogno domestico l'acqua veniva portata con secchi e brente di legno, sostituite più tardi con quelle di rame e ferro zincato. Una delle fontane più belle e caratteristiche è questa che dà acqua di ottima qualità e una volta garantiva sicurezza in caso di siccità essendo l'ultima a prosciugarsi.
Per la gente del paese che si recava a Corcapolo o a Intragna per le provviste, (e bene ricordare che la funivia è entrata in funzione, nel 1958), la fontana dejla "ciaparia" costituiva una gradevole occasione per dissetarsi. L'acqua della fontana, è talmente fredda che un tempo la usavano per conservare il burro. La sorgente é di uso molto antico mentre la costruzione attuale risale agli ultimi decenni del 1700. Il primo acquedotto comunale cisale al 1935.
Quello a colpirmi maggiormente é la frase evidenziata. Quella che a me pare una via crucis era percorsa abitualmente più volte dagli abitanti per fare le commissioni, andata e ritorno da Intragna....e il ritorno carichi di provviste...con le cinghie della gerla che penetrano nella carne... mi sento piccolo piccolo, questo pensiero mi seguirà fino all'arrivo a Palagnedra.
Mentre sono immerso in questi pensieri arrivo a Rasa.

La chiesa é un punto di riferimento visibile da diversi punti nei dintorni. Ci butto un occhio senza trovare qualcosa di particolare se non l'atmosfera che il suo insieme conferisce. Una chiesa dal sapore antico, originale, me la immagino nelle sere di inverno, mentre fuori nevica con tutta la popolazione riunita al suo interno in cima a queste vallate isolate dal resto del mondo




La mia vera storia inizia nel lontano 1910.
Un gruppo di giovani di Bordei emigrò a Firenze per lavoro. Girando per la città i giovani videro, in Piazza del Mercato, una piccola fontana la cui acqua zampillava da un cinghiale di bronzo. Pensarono subito che sarebbe stato ideale averne una copia da sistemare nel loro paese quale emblema, dato che il soprannome dialettale degli abitanti di Bordei era "ciügn", ossia maiali.
Rasa é un bellissimo villaggio posato sul crinale della montagna. È raggiungibile solo a piedi oppure tramite una funivia montata a metà del XX° secolo. Non c'é una casa che stona, tutto é in estrema armonia e regna una quiete idilliaca.

Rasa

Dopo una breve pausa mi rimetto in cammino, il sentiero ora scende verso Terra Vecchia. I due villaggi sono strettamente legati: in passato il villaggio di Rasa era situato più in basso, nel luogo oggi chiamato "Terra Vecchia", dal quale si passa seguendo l’itinerario verso Palagnedra.
Il villaggio di Rasa arrivando da Termine
Nel corso dei secoli gli abitanti hanno però abbandonato l'antico paese di Terra Vecchia e si sono trasferiti in quello che conosciamo oggi.

La parte bassa di Terra Vecchia, le belle ristrutturazioni hanno ridato vita a questo villaggio che fa capolino nei boschi delle Centovalli
Il campanile di Terra Vecchia é sullo sfondo di questo dipinto di una cappella situata alle sua porte a ricordare la fugacità della vita. Un tema molto ricorrente nelle valli del locarnese
Il motivo di questo spostamento è curioso e legato all’emigrazione. Nel 1631, in seguito alla rinuncia di una cinquantina di facchini bergamaschi e valtellinesi alle loro mansioni presso la dogana di Livorno, alcuni emigranti di Rasa assieme ad altri di Palagnedra, Ronco e Terre di Pedemonte, per ragioni fortuite riuscirono a prendere il loro posto. Da quel momento iniziò per il paesello di Rasa un’era di prosperità e benessere.

Dettaglio di una delle cappelle presenti tra Terra Vecchia e Rasa
Quegli emigranti costruirono infatti eleganti abitazioni e finanziarono edifici religiosi nella nuova sede del villaggio situato su un pianoro in splendida posizione. La chiesa di Sant’Anna risale alla prima metà del Settecento.
Rasa e Terra Vecchia visti dalla strada appena sopra Palagnedra
Lascio Terra vecchia con un sospiro, con Rasa é uno di quei villaggi che so tornerò a visitare. La prossima tappa é ilo villaggio di Bordei, altra perla incastonata in questa parte della valle. Per raggiungerla occorre scendere dal pendio di Terra Vecchia e risalire fono a trovare la strada carrabile che porta al villaggio.
Entrata a Bordei giungendo da Terra Vecchia
All'entrata del villaggio a catturare l'attenzione é una fontana dominata da un suino. Al suo fianco una targa racconta la sua particolare storia

Un gruppo di giovani di Bordei emigrò a Firenze per lavoro. Girando per la città i giovani videro, in Piazza del Mercato, una piccola fontana la cui acqua zampillava da un cinghiale di bronzo. Pensarono subito che sarebbe stato ideale averne una copia da sistemare nel loro paese quale emblema, dato che il soprannome dialettale degli abitanti di Bordei era "ciügn", ossia maiali.
La scultura originale del "porcellino" fu creata dal famoso scultore Pietro Tacca nel 1630 e si trova oggi in una sala della galleria degli Uffizi a Firenze.
I giovani ticinesi decisero di farne fare una copia e di donarla al loro paese natale.
Se ne fece carico Francesco Maggini, il quale si recò alla famosa fonderia Vignali di Firenze per farmi fondere. Purtroppo non mi ricordo i nomi delle altre persone del gruppo.
Quando fui pronto, Francesco Maggini mi ritirò dalla fonderia pagando la notevole somma di 170 lire. Fu lui il primo a tornare a casa per fare visita alla famiglia, quindi mi portò con sé e mi fece collocare sulla fontana del paese.
Se ne fece carico Francesco Maggini, il quale si recò alla famosa fonderia Vignali di Firenze per farmi fondere. Purtroppo non mi ricordo i nomi delle altre persone del gruppo.
Quando fui pronto, Francesco Maggini mi ritirò dalla fonderia pagando la notevole somma di 170 lire. Fu lui il primo a tornare a casa per fare visita alla famiglia, quindi mi portò con sé e mi fece collocare sulla fontana del paese.
Il mio compito era quello di erogare acqua dalle fauci per dissetare i viandanti e lo svolsi diligentemente per una cinquantina d'anni, finché la fontana rimase in buono stato. Un giorno però, negli anni Sessanta, qualcuno mi staccò dal mio posto e mi portò via per essere venduto.
Venuta a conoscenza del fatto, la figlia di Francesco Maggini, Albertina Ambrosi, si ricordò di possedere a casa una ricevuta della fonderia fiorentina. Cominciò le ricerche e dopo diverso tempo mi ritrovò.
Rimasi in casa della signora Albertina per molti anni come soprammobile, senza fare nulla, Quando la signora Albertina mi lasciò definitivamente, fui accolto in casa di sua figlia Ebe Titocci. Anche li rimasi per diversi anni come soprammobile.
La signora Ebe Titocci, saputo della ristrutturazione della fontana di Bordei, mi ha consegnato nelle mani di Jürg Zbinden, fondatore e direttore della Fondazione Terra Vecchia, affinché fossi rimesso nuovamente al mio posto. Ora potrò riprendere la funzione per la quale sono nato, ossia dissetare e rinfrescare le persone che berranno la mia acqua, ringraziandole se mi rispettano.
Bordei é provvista di una seconda fontana, ancora più grande, direttamente sulla piazzetta del paese. È qui che incontro una coppia di pensionati con il loro assonnato cane. Scambio qualche parola chiedendo informazioni sull'ultimo tratto tutto nel bosco che mi divide da Palagnedra. Prima di partire ci accordiamo per un ritrovo a Palagnedra, loro faranno la strada comoda, quella carrabile, ma si propongono di darmi un passaggio in macchina da Palagnedra a Intragna per il rientro.
Dopo una ripida salita nel bosco la strada spiana e procede a strapiombo sul pendio. Ci troviamo comunque in un bosco e la sensazione di vuoto viene attutita. In poco più di un ora giungo a Palagnedra
Palagnedra, villaggio ricco di testimonianze di architettura rustica e signorile, oltre che di arte pittorica. Il villaggio conta numerose case rustiche affiancate da dimore patrizie, tangibile traccia di un’emigrazione fortunata.
Palagnedra. Alle spalle si intravedono i villaggi di Terra Vecchia e Rasa
L'ultima visita la dedico alla chiesa di San Michele appena fuori il paese.
Annunciazione di Lorenzo Cresci a Palagnedra
Quello a colpirmi maggiormente é un quadro che rappresenta l'annunciazione. Attraversa una finestra circolare Dio annuncia alla madonna, anzi per essere più precisi é la comlomba a portare il messaggio Ecce Ancilla Domini (conosciuto anche come L'Annunciazione)
La scritta specchiata ci fa pensare che stiamo guardando il dipinto dal dietro, invece scopro si tratta di una copia dell'annunciazione della santissima annunziata di Firenze
L'originale presente nel tempietto della SS. Annunziata di Firenze
La scritta é riportata rovesciata in modo che possa arrivare nel giusto ordine alla madonna vergine. Non si tratta quindi di errori ma di "logica"
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