Passa ai contenuti principali

Intragna - Rasa - Palagnedra

Le Centovalli sono finite nel mio mirino già 14 anni fa. In particolare il villaggio di Rasa é all’origine di questa mia attrazione. Dopo averla visitata in tre occasioni, tutte partendo da Bordei, per la gita di oggi decido di raggiungerla da solo partendo da Intragna e finire poi il percorso a Palagnedra

Guardando la cartina a casa nota un dislivello di 600m tra la Melezza e Rasa, ma a fine giornata saranno il doppio i metri in salita.

Sono le 9 circa quando parto da Intragna. I primi chilometri sono in basso, sullo stretto fondovalle diviso dal fiume Melezza. Fa freddo ed é tutto all'ombra. Non incrocio anima viva, e malgrado siamo a mattinata inoltrata la natura sembra ancora dormire. Il sentiero é stretto e in alcuni punti sporge sulla Melezza. Se dovessi cadere qui non mi troverebbero subito. È con questi pensier che giungo in vista del bellissimo ponte romano

Il sentiero prosegue poi abbastanza pianeggiante, sempre nel bosco, sempre all'ombra, sempre qualche decina di metri di altezza in riva alla Melezza. Ci sono alcune cappelle durante il percorso. In una ritrovo gli inferi alla base del dipinto. Quasi come a rammentarmi di dove mettere i piedi.


Prima che il sentiero cominci finalmente a salire verso il sole vengo catapultato in una piccola radura. L'aspetto é vagamente inquietante e se non fosse per le due poltrone blu e i panni appesi alla terrazza a testimoniare oscure presenze (troppi triller fan male)


Poi finalmente il sentiero inizia a salire e in pochi minuti mi ritrovo al sole. Magicamente inizio anche ad incrociare gente. Uno di questi mi ferma, ha evidentemente voglia di scambiare quattro chiacchere. È un pensionato abituato a bazzicare la zona, ma leggo nelle sue espressioni la gioia di essere nella natura anche se nelle sue considerazioni sottolinea l'inesorabile passare del tempo. È una presenza positiva.

Salgo ancora un poco e mi ritrovo in un azienda agricola, una di quelle che lascia un localino aperto con diversi prodotto di cui servirsi. Il pagamento é instaurato sulla fiducia degli avventori. Non compro nessuna alimentare o bevanda ma vengo colpito dalle cartoline. Ne prendo quattro , due delle quali vi propongo qui sotto



Il tema portante é ancora il fondovalle incassato, buio e grigio, la presenza dell'inverso aumenta ancora questa sensazione terta ma allo stesso tempo affascinante che evidentemente ha catturato anche il fotografo.

Esco dal chioschetto e mi ritrovo di nuovo catapultato nella soleggiata giornata. Attorno campi con capre felici che pascolano cullate da questo sole d'autunno. Manca solo Heidi che sbuca dal sottobosco da un momento all'altro


La grande parte della salita é stata fatta, Rasa dista a meno di un chilometro che percorro di buon passo rinvigorito dalle belle sensazioni che sto provando. Poco prima di arrivare in paese trovo una fonte d'acqua con tanto di cartello illustrativo:
L'approvvigionamento d'acqua a Rasa non è mai stato facile.
I suoi abitanti dovevano servirsi di quattro fontane secolari tanto per servizio proprio quanto per abbeverare le bestie. Per il fabbisogno domestico l'acqua veniva portata con secchi e brente di legno, sostituite più tardi con quelle di rame e ferro zincato. Una delle fontane più belle e caratteristiche è questa che dà acqua di ottima qualità e una volta garantiva sicurezza in caso di siccità essendo l'ultima a prosciugarsi. 


Per la gente del paese che si recava a Corcapolo o a Intragna per le provviste, (e bene ricordare che la funivia è entrata in funzione, nel 1958), la fontana dejla "ciaparia" costituiva una gradevole occasione per dissetarsi. L'acqua della fontana, è talmente fredda che un tempo la usavano per conservare il burro. La sorgente é di uso molto antico mentre la costruzione attuale risale agli ultimi decenni del 1700. Il primo acquedotto comunale cisale al 1935.

Quello a colpirmi maggiormente é la frase evidenziata. Quella che a me pare una via crucis era percorsa abitualmente più volte dagli abitanti per fare le commissioni, andata e ritorno da Intragna....e il ritorno carichi di provviste...con le cinghie della gerla che penetrano nella carne... mi sento piccolo piccolo, questo pensiero mi seguirà fino all'arrivo a Palagnedra.

Mentre sono immerso in questi pensieri arrivo a Rasa.
Rasa é un bellissimo villaggio posato sul crinale della montagna. È raggiungibile solo a piedi oppure tramite una funivia montata a metà del XX° secolo. Non c'é una casa che stona, tutto é in estrema armonia e regna una quiete idilliaca.

Rasa

La chiesa é un punto di riferimento visibile da diversi punti nei dintorni. Ci butto un occhio senza trovare qualcosa di particolare se non l'atmosfera che il suo insieme conferisce. Una chiesa dal sapore antico, originale, me la immagino nelle sere di inverno, mentre fuori nevica con tutta la popolazione riunita al suo interno in cima a queste vallate isolate dal resto del mondo


Dopo una breve pausa mi rimetto in cammino, il sentiero ora scende verso Terra Vecchia. I due villaggi sono strettamente legati: in passato il villaggio di Rasa era situato più in basso, nel luogo oggi chiamato "Terra Vecchia", dal quale si passa seguendo l’itinerario verso Palagnedra. 

Il villaggio di Rasa arrivando da Termine

Nel corso dei secoli gli abitanti hanno però abbandonato l'antico paese di Terra Vecchia e si sono trasferiti in quello che conosciamo oggi.

La parte bassa di Terra Vecchia, le belle ristrutturazioni hanno ridato vita a questo villaggio che fa capolino nei boschi delle Centovalli

Il campanile di Terra Vecchia é sullo sfondo di questo dipinto di una cappella situata alle sua porte a ricordare la fugacità della vita. Un tema molto ricorrente nelle valli del locarnese

Il motivo di questo spostamento è curioso e legato all’emigrazione. Nel 1631, in seguito alla rinuncia di una cinquantina di facchini bergamaschi e valtellinesi alle loro mansioni presso la dogana di Livorno, alcuni emigranti di Rasa assieme ad altri di Palagnedra, Ronco e Terre di Pedemonte, per ragioni fortuite riuscirono a prendere il loro posto. Da quel momento iniziò per il paesello di Rasa un’era di prosperità e benessere. 

Dettaglio di una delle cappelle presenti tra Terra Vecchia e Rasa

Quegli emigranti costruirono infatti eleganti abitazioni e finanziarono edifici religiosi nella nuova sede del villaggio situato su un pianoro in splendida posizione. La chiesa di Sant’Anna risale alla prima metà del Settecento.

Rasa e Terra Vecchia visti dalla strada appena sopra Palagnedra

Lascio Terra vecchia con un sospiro, con Rasa é uno di quei villaggi che so tornerò a visitare. La prossima tappa é ilo villaggio di Bordei, altra perla incastonata in questa parte della valle. Per raggiungerla occorre scendere dal pendio di Terra Vecchia e risalire fono a trovare la strada carrabile che porta al villaggio.

Entrata a Bordei giungendo da Terra Vecchia

All'entrata del villaggio a catturare l'attenzione é una fontana dominata da un suino. Al suo fianco una targa racconta la sua particolare storia


La mia vera storia inizia nel lontano 1910.
Un gruppo di giovani di Bordei emigrò a Firenze per lavoro. Girando per la città i giovani videro, in Piazza del Mercato, una piccola fontana la cui acqua zampillava da un cinghiale di bronzo. Pensarono subito che sarebbe stato ideale averne una copia da sistemare nel loro paese quale emblema, dato che il soprannome dialettale degli abitanti di Bordei era "ciügn", ossia maiali.

La scultura originale del "porcellino" fu creata dal famoso scultore Pietro Tacca nel 1630 e si trova oggi in una sala della galleria degli Uffizi a Firenze.

I giovani ticinesi decisero di farne fare una copia e di donarla al loro paese natale.
Se ne fece carico Francesco Maggini, il quale si recò alla famosa fonderia Vignali di Firenze per farmi fondere. Purtroppo non mi ricordo i nomi delle altre persone del gruppo.
Quando fui pronto, Francesco Maggini mi ritirò dalla fonderia pagando la notevole somma di 170 lire. Fu lui il primo a tornare a casa per fare visita alla famiglia, quindi mi portò con sé e mi fece collocare sulla fontana del paese.

Il mio compito era quello di erogare acqua dalle fauci per dissetare i viandanti e lo svolsi diligentemente per una cinquantina d'anni, finché la fontana rimase in buono stato. Un giorno però, negli anni Sessanta, qualcuno mi staccò dal mio posto e mi portò via per essere venduto.

Venuta a conoscenza del fatto, la figlia di Francesco Maggini, Albertina Ambrosi, si ricordò di possedere a casa una ricevuta della fonderia fiorentina. Cominciò le ricerche e dopo diverso tempo mi ritrovò.
Rimasi in casa della signora Albertina per molti anni come soprammobile, senza fare nulla, Quando la signora Albertina mi lasciò definitivamente, fui accolto in casa di sua figlia Ebe Titocci. Anche li rimasi per diversi anni come soprammobile.

La signora Ebe Titocci, saputo della ristrutturazione della fontana di Bordei, mi ha consegnato nelle mani di Jürg Zbinden, fondatore e direttore della Fondazione Terra Vecchia, affinché fossi rimesso nuovamente al mio posto. Ora potrò riprendere la funzione per la quale sono nato, ossia dissetare e rinfrescare le persone che berranno la mia acqua, ringraziandole se mi rispettano.


Bordei é provvista di una seconda fontana, ancora più grande, direttamente sulla piazzetta del paese. È qui che incontro una coppia di pensionati con il loro assonnato cane. Scambio qualche parola chiedendo informazioni sull'ultimo tratto tutto nel bosco che mi divide da Palagnedra. Prima di partire ci accordiamo per un ritrovo a Palagnedra, loro faranno la strada comoda, quella carrabile, ma si propongono di darmi un passaggio in macchina da Palagnedra a Intragna per il rientro.

Dopo una ripida salita nel bosco la strada spiana e procede a strapiombo sul pendio. Ci troviamo comunque in un bosco e la sensazione di vuoto viene attutita. In poco più di un ora giungo a Palagnedra

Palagnedra, villaggio ricco di testimonianze di architettura rustica e signorile, oltre che di arte pittorica. Il villaggio conta numerose case rustiche affiancate da dimore patrizie, tangibile traccia di un’emigrazione fortunata. 

Palagnedra. Alle spalle si intravedono i villaggi di Terra Vecchia e Rasa

L'ultima visita la dedico alla chiesa di San Michele appena fuori il paese. 

Annunciazione di Lorenzo Cresci a Palagnedra

Quello a colpirmi maggiormente é un quadro che rappresenta l'annunciazione. Attraversa una finestra circolare Dio annuncia alla madonna, anzi per essere più precisi é la comlomba a portare il messaggio Ecce Ancilla Domini (conosciuto anche come L'Annunciazione) 


La scritta specchiata ci fa pensare che stiamo guardando il dipinto dal dietro, invece scopro si tratta di una copia dell'annunciazione della santissima annunziata di Firenze

La leggenda vuole che l’affresco, raffigurante l’«Annunciazione», conservato in quello che era il nucleo originario dell’edificio sacro, risalga al 1252 e che si tratti in parte di un’immagine acheropita, vale a dire concepita da una mano non umana: il pittore, sulla cui attribuzione ancora la critica dibatte, dopo aver dipinto uno splendido angelo, avrebbe esitato nell’affrontare la figura della Vergine, timoroso di non saperla rendere ancor più bella; addormentatosi sui ponteggi, al risveglio avrebbe trovato il volto della Madonna già dipinto da una mano divina.

L'originale presente nel tempietto della SS. Annunziata di Firenze
La scritta é riportata rovesciata in modo che possa arrivare nel giusto ordine alla madonna vergine. Non si tratta quindi di errori ma di "logica"

Dopo questo piccolo dilemma finale esco dalla chiesa e sul posteggio incrocio di nuovo i due pensionati col loro cane che come promesso mi danno un passaggio fino ad Intragna. Lascio queste vallate con un velo di malinconia ma con la certezza che tornerò


Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Rheinau

Così come é esistito Quel ramo del lago di Como...altrettanto si potrebbe citare quell'ansa del fiume Reno... Dopo aver visto e rivisto fotografie idilliache di un ansa particolare del fiume non lontana dalle cascate di Sciaffusa decido di verificare di prima persona. Simili perle non possono aspettare Parte dell'isola vista dal po nte che la collega alla terra ferma Rheinau non dista molto dalle cascate di Sciaffusa, una variante é scendere in battello e fare un entrata trionfante L'isolotto visto dalla strada principale  1836 La chiesa del monastero di Rheinau La fondazione del monastero di Rheinau risale all'anno 778. Nell'858 su iniziativa del nobile Wolvene, i cui antenati avevano fondato il monasterium Rinauva, re Ludovico il Germanico elevò il convento ad abbazia imperiale con protezione regale, immunità e libera elezione dell'abate Attacco romano agli Alemanni presso Rheinau Rappresentazione di fantasia - 1548 Fintan Ancora una volta a metterci lo zampin...

Unicorni

Chi ha delle figlie prima o poi ci passa: la fase dell'unicorno . Animale bianchissimo, mitico e incantato.  L'unicorno è affascinante. Nel Medioevo era considerato una creatura casta e timida che solo una vergine poteva domare nel suo grembo. Oggi, con il suo manto bianco e la criniera colorata, popola il nostro mondo di prodotti. Fino al XVII secolo non c'era alcun dubbio sulla sua esistenza. Oggi tutti i bambini sanno che è una creatura mitologica. Approfitto di un esposizione temporanea nel castello di Lenzburg per approfondire il tema Piccolo cavallo preparato con una replica di un dente di narvalo al posto del corno. Walter Benz, 2022, Wettingen La storia dell'unicorno è varia. Era un simbolo cristiano e un animale araldico, prometteva guarigione e suscitava l'interesse di naturalisti e collezionisti di curiosità. Ha stimolato l'immaginazione umana e si è trasformato in un best seller. Se oggi l'unicorno ha un sacco di significati diversi, nel Medioev...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...