Passa ai contenuti principali

Cinque mercenari

Malgrado la sconfitta di Marignano il valore dei soldati svizzeri é riconosciuto in tutta Europa. Gli svizzeri escono dalla scena politica votata all’espansionismo e si ritirano nel loro territorio a ridosso delle Alpi che diventa a tutti gli effetti un enorme caserma da cui re e papi possono attingere. Gli svizzeri infatti si dedicheranno anima e corpo, ovviamente dietro lauti compensi, al mercenariato che come vedremo sarà anche la salvezza della stessa Svizzera.

Ma che vita é quella del mercenario?

La dura vita del mercenario

Non si sapeva mai quando e se si sarebbe tornati a casa, oppure se si sarebbe finiti massacrati su un campo di battaglia, chissà dove, all'estero. Morire lontani da casa, su un campo di battaglia.

Albrecht Dürer - lanzichenecco e morte 1510

Poi la guerra era molto diversa da oggi. Era una guerra in cui ci si guardava negli occhi, era combattimento ravvicinato. I mercenari svizzeri avevano la reputazione di essere guerrieri durissimi. Nelle truppe svizzere non si facevano prigionieri, si uccidevano tutti i nemici. Ma c'era anche tanta propaganda. 

Si raccontava che maltrattassero i cadaveri, che facessero insalate di carne con le orecchie dei nemici. Si diceva persino che usassero il grasso dei corpi dei morti per ingrassare le scarpe prima del lungo viaggio di ritorno.

Ma negli stessi anni anche in Svizzera si rifletteva sulla sostenibilità di questo mestiere della guerra. C'era una questione morale. È sempre stata al centro del dibattito nella società svizzera. Perché versiamo il sangue dei giovani per arricchirci? È giusto? Anche Zwingli, a Zurigo, durante la riforma, ci ha riflettuto a fondo.
Diceva che era qualcosa di terribile non cristiano, non si poteva accettare. 

Il trauma

E poi c'era un altro problema. I giovani mercenari tornavano spesso traumatizzati. Come integrarli di nuovo nella società? E oggi appunto si parla spesso in teatri di guerra di questa sindrome post-traumatica. C'era già allora. Possiamo vedere, per esempio, l'artista Urs Graf, il solettese. Era presente alla battaglia di Mariniano e nella sua opera si vede come ha avuto bisogno di mettere il suo trauma su carta.
Ha disegnato il campo di battaglia, ha avuto bisogno di fissare il suo shock e secondo me lo ha fatto proprio per elaborare il suo trauma. 

Il disegno illustra il terrore della guerra e raffigura il campo di battaglia di Marignano durante il secondo giorno di combattimento. L'artista basilese Urs Graf (ca. 1485-1527/28) ha lui stesso combattuto più volte come mercenario in Lombardia. 

Sullo sfondo sono soltanto abbozzati i combattimenti in pieno svolgimento. A sinistra, sul pendio, combattono le truppe di fanteria, devastate dai cannoni francesi, mentre davanti attacca la cavalleria veneziana.
In primo piano troviamo singole figure elaborate con precisione. Il terreno è disseminato di soldati morti, carcasse di animali e cadaveri smembrati. In mezzo a questi orrori - verso il bordo sinistro dell'immagine - un gagliardo mercenario con uniforme elegante si disseta da una borraccia. La sua picca sovradimensionata indica i soldati impiccati agli alberi. Il punto centrale della rappresentazione della guerra in Graf è la tensione tra l'ardito spirito combattivo e la misera morte in battaglia.

Urs Graf, Campo di battaglia, 1521. Disegno a penna. Kunstmuseum Basel,
Kupferstichkabinett, Amerbach-Kabinett.

Il sangue ha un odore che non si dimentica. Lo sanno bene i mercenari svizzeri, uomini che hanno fatto della morte la loro compagna quotidiana. Dalle giungle del Vietnam alle strade di Parigi non esistono eroi in questa storia, ma solo sopravvissuti. Non c'è onore nel mestiere della guerra, ma solo la brutale certezza che ogni battaglia potrebbe essere l'ultima.

Mercenari e una donna con la morte su un albero - 1524. Urs Graf 

Il mercenariato ha costituito una delle tappe verso la neutralità svizzera.
Può sembrare paradossale, ma le potenze straniere, nel momento in cui arruolano i giovani svizzeri tra le fila dei loro eserciti non è interesse di nessuna nazione europea avere dei conflitti interni alla Svizzera. Quindi se la Svizzera rimane in pace, è un bene per tutti.

Origine del soldato mercenario

Come si era arrivati a questo punto? Si ricorderà che nei primi secoli dell'Alto Medioevo combattere a fianco del proprio signore era considerato un dovere cui non ci si poteva sottrarre.

Coi franchi e per tutto il periodo feudale ogni vassallo era tenuto, in base al reddito, a fornire a titolo gratuito un certo numero di armati (oltre a combattere egli stesso) con tanto di equipaggiamento e cavalcature. Affrontando spese spesso esorbitanti.

E stato calcolato, ad esempio, che nel duecento l'equipaggiamento completo di un cavaliere poteva costare l'equivalente di 1250 grammi di argento. Se a ciò si aggiungevano le cavalcature e il seguito, adeguatamente armato, si arrivava all'equivalente di circa un anno di reddito. Per quanto fosse previsto da parte del signore un indennizzo in caso di perdita o uccisione dei cavalli - veniva però decurtato il valore della pelle, era chiaro che anche eventuali entrate prodotte da conquiste e saccheggi non potevano bastare a evitare che si intaccassero le rendite fondiarie. Inoltre, le campagne militari potevano essere anche molto lunghe, con esiti spesso nefasti. 

Per quanto l'usanza fosse già parzialmente in essere anche prima, fu dunque a partire dal XII secolo che iniziò a diffondersi sempre più il pagamento di una tassa in cambio dell'esenzione dal prestare servizio armato. 

Urs Graf - il diavolo è il mercenario

Il denaro così raccolto era utilizzato per pagare militari di professione, i soldati da "soldo" appunto, disposti a combattere per lunghi periodi. In Inghilterra questa imposta prese il nome di scutagium (da scutum, "scudo").

Anche le città, che avevano conosciuto una progressiva evoluzione del proprio stile di vita, si dimostrarono sempre meno disposte a fornire combattenti, preferendo pagare in cambio dell'esenzione. Il risultato fu che in caso di guerra i sovrani, e in Italia le stesse città, ricorsero in prevalenza a mercenari reclutati in base alla specializzazione.

La loro forza era l'addestramento e la capacità professionale, appunto, di usare le armi più disparate, in particolare dopo l'introduzione di quelle da fuoco. Grande reputazione avevano, ad esempio, i balestrieri genovesi (che abbiamo visto combattere a Crécy al fianco del re di Francia), i fanti di Guascogna, gli arcieri inglesi, i picchieri svizzeri e così via.

Il servizio militare diventa il mestiere della guerra.
Illustrazione nella cronaca di Silber-ysen del 1576.
Aarau, Aargauer Kantons-bibliothek
Christoph Silber-ysen, Chronicon Helvetiae, parte I (1576).

Le truppe mercenarie, accomunate dal fatto di essere composte per la maggior parte da soldati di infima estrazione sociale, si distinsero anche per l'estrema leggerezza con cui mettevano a ferro e fuoco non solo il territorio nemico, ma anche quello "amico", nel caso in cui il loro padrone non li avesse pagati a sufficienza o il bottino fosse stato meno ingente del previsto. A volte bastava il loro stesso nome per incutere terrore.

In Francia nel Quattrocento divennero tristemente famose le imprese di varie compagnie di ventura, come i Tard-Venus, la Compagnie Blanche (comandata da Giovanni Acuto) e gli Ecorcheurs, che devastavano le campagne. Esse erano state assoldate dai sovrani e, una volta terminate le operazioni militari, licenziate: per cui si rivalsero rubando ai contadini, incendiando i villaggi, massacrando e stuprando al punto da richiedere l'intervento della stessa corona per arginarle o cacciarle oltre confine.

Il servizio militare diventa il mestiere della guerra.
Illustrazione nella cronaca di Silberysen del 1576.
Aarau, Aargauer Kantons-bibliothek
Christoph Silber-ysen, Chronicon Helvetiae, parte I (1576).

In viaggio

Tra la mobilitazione e l'impiego in battaglia i soldati sono in viaggio per settimane. Con le loro armi si dirigono per gruppi verso i teatri di guerra della Lombardia, affrontando di solito lunghe marce. Archibugi e picche sono trasportati su carri tirati da cavalli.
Le truppe combattenti sono accompagnate dalle salmerie, con uomini, donne e bambini che organizzano gli accampamenti e si occupano degli approvvigionamenti e del vitto. Costoro, inoltre, fanno affari con i soldati, comprando e rivendendo loro maiali e manzi razziati, corazze e elmi, oppure oggetti sacri
trafugati dalle chiese.

Sebald Beham, Esercito in viaggio, 1530 ca.
Silografia. Staatsgalerie Stuttgart,
Graphische Sammlung.

Heinrich Schlosser: Norimberga, 1450

Heinrich Schlosser fu cavaliere della città di Berna dal 1444 al 1449 e fu attivo anche nell'esercito bernese nella guerra contro Friburgo del 1447/48. 
In seguito fu al servizio di Basilea come capo mercenario in Brisgovia. 
Nel 1450, in qualità di capitano supremo, guidò 699 uomini di Berna, Soletta, Lucerna, Svitto, Zugo, Untervaldo, Glarona e Appenzello come mercenari a Norimberga nella guerra contro il margravio Albrecht Achille di Brandeburgo-Ansbach. 

Alberto III in battaglia contro i Norimberghesi durante la prima guerra dei margravi

Appena arrivato, assaggiò le truppe cittadine di Norimberga. Non ne fu particolarmente soddisfatto: ordinò subito che indossassero abiti corti invece di mantelli e che portassero una balestra, un fucile o una mezza canna e un buon coltello lungo o una spada o un'ascia invece di piccole lance. Voleva anche che i berretti, le borse di cuoio e altri sacchi "non avessero nulla sul campo". 
Schlosser era quindi uno degli uomini con esperienza di guerra che la Lega delle città aveva già chiesto alle città svizzere nel 1449. Norimberga era così soddisfatta delle prestazioni degli svizzeri che la città assunse Schlosser come mercenario

Egli portava ora il nome (von) Malters sul suo sigillo, dal nome di una famiglia nobile di Lucerna; come sia arrivato a questo punto, non si sa se abbia sposato un membro di questa famiglia o, come altri contemporanei, abbia rilevato un posto vacante è una questione aperta. In ogni caso, il suo successo come guerriero professionista doveva diventare visibile anche a livello sociale.
Nel 1456 guidò il popolo di Norimberga come capitano supremo nella guerra imperiale contro i Turchi.

Nel 1463, tuttavia, lo si può trovare di nuovo nella regione di Berna, come Ammann della regione di Hasli.

Ludwig Frisching (ca. 1500-1515)

Addolorato e Infuriato, il padre sessantenne Hans Frisching scrive nel 1515 nel libro di famiglia: 
«Venerdì, giorno dell'adorazione della Santa Croce, il nostro sopracitato figlio Ludwig è morto, per via di un colpo ricevuto alle due gambe nella vergognosa battaglia vicino a Milano, aizzata dal cattivo e dal suoi seguaci, l'assassino, traditore e vergognoso vescovo vallesano. Che Dio non perdoni mai questa loro azione."

Anonimo, ritratto di Hans Franz Frisching, 1554. Olio su tela. Collezione privata

Al momento della sua misera morte (Ludwig ) aveva 14 anni, 16 settimane e 1 giorno.

Ultimogenito di Hans e Anna Frisching, Ludwig nasce nella città di Berna nel 1500, Il padre è calzolaio. Benché la famiglia non sia molto ricca, i suoi esponenti riescono a ottenere cariche vieppiù importanti. Dal 1476 il padre Hans Frisching è membro al Gran Consiglio, poi diventa balivo a Erlach e Nidau e per finire siederà nel Piccolo Consiglio bernese. La madre di Ludwig è figlia dell'influente tesoriere bernese Hans Frlinkli. La sorella Katharina sposa nel 1509 l'artista emergente bernese, nonché mercenario e político, Niklaus Manuel.

Da bambino, Ludwig Frisching assiste alle ripetute spedizioni militari del padre e del fratello maggiore Hans Franz (1486-1559), che durante le guerre d'Italia si recano più volte come mercenari in Lombardia. 
Quando viene fatto prigioniero nel 1510 in una scaramuccia contro i Veneziani, e quasi muore di fame, Ludwig, che aveva appena dieci anni, deve aver vissuto il fatto con ansia. 

Poco dopo, non sembra essere molto impressionato dal fatto che nel 1515 il fratello sia stato imprigionato e torturato nel castello di Grandson, perché aveva voluto aggregarsi in segreto al soldati di ventura di Hans Rudolf Herzet (figlio di Kaspar Hetzet),

In ogni caso, Ludwig Frisching non esita a scendere a Milano, non appena se ne presenta l'occasione. Non sappiamo se alla fine dell'estate del 1515 si sia imbarcato con il consenso del genitori nella fatale spedizione sfociata nella battaglia di Marignano. 

All'epoca a 14 anni si poteva fare la guerra come un adulto. 

Molto probabilmente si é aggregato a una schiera di soldati di ventura, se si fosse arruolate del contingente bernese, prima del la battaglia sarebbe già stato sulla via del ritorno perché Berna, Friburgo Soletta, Bienne e il Vallese avevano firmato la pace con la Francia a 9 settembre a Gallarate. Invece, troviamo il volontario Ludwig Frisching nella battaglia alle porte di Milano.

Hans zum Brunnen della Valle dell'Eifisch

Berna, 1517 Il 1° agosto 1517, Hans zum Brunnen della Valle dell'Eifisch (Val d'Anniviers) confessò le sue malefatte davanti ai consiglieri bernesi Hans Tormann e Bartlome Steiger, alla presenza del Gran Weibel Hans Isenschmid, dell'impiegato Adrian Effinger e di tutte le dame dei gentili signori di Berna.
La storia di Zum Brunnen è nota solo perché fece una brutta fine. 

Lasciò la sua valle nel maggio 1512 per unirsi all'esercito bernese al comando di Burkhard von Erlach e Hans Ougsburger, che si stava recando a Pavia al servizio del Papa. 
A Lenk entrò in una casa, che era vuota perché la gente era fuori a fienare. Lì rubò del cibo dalla dispensa, due monete "grasse" dalla borsa di una donna e un cappello rosso decorato con una moneta e bottoni d'argento. Probabilmente rimase in Italia per i quattro anni successivi. 

Ma tornò di nuovo nel 1516. A Zweisimmen avrebbe dovuto aiutare Gilyan Uberg a segare la legna, ma invece portò con sé quattro batzen, che posò sul comodino.
Lavorò quindi come bracciante a Zweisimmen durante l'inverno (e rubò ai suoi datori di lavoro), poi si trasferì a Thun, dove insieme a un compagno, anch'egli della Val d'Anniviers, rapinò una locanda mentre il padrone di casa era al bagno e la moglie e la figlia erano in giardino (il padrone di casa teneva i soldi in una ciotola in una scatola nella dispensa). 

I due uomini si diressero poi verso Reichenbach con il progetto di trasferirsi a Cremona, ma entrarono ancora una volta in una locanda. 

Di ritorno dall'Italia, passarono per Kandersteg, Frutigen, Leissigen, Spiez, Brienz e Unterwalden. Poi si separarono e zum Brunnen si unì a un uomo del lago di Zurigo che sapeva dove vivevano i ricchi. Insieme attraversarono la zona tra il lago di Zurigo e Lucerna prima di tornare a Berna passando per Zurigo e Baden. In una delle fattorie che visitarono con l'intento di "glycher gstallt alls vorstat ze fischen", zum Brunnen fu finalmente catturato. 

Nel 1517, a Berna, il mercenario e ladro Hans zum Brunnen fu "messo alle corde e consegnato all'aria".

Wilhelm Frölich

Wilhelm Frölich fu uno dei migliori condottieri mercenari che la Svizzera abbia mai conosciuto. Cresciuto a Riesbach, vicino a Zurigo, in condizioni modeste, probabilmente andò in guerra per la prima volta nel 1522.
Nello stesso anno, la sua città natale vietò il mercenarismo come parte della Riforma.
Frölich, che era rimasto cattolico, continuò ad arruolarsi per gli eserciti stranieri. Di conseguenza, perse la cittadinanza di Zurigo. Trovò una nuova casa a Soletta, dove ottenne la borghesia nel 1544, prima di essere eletto nel Gran Consiglio della città. Tuttavia, la sua carriera politica fu di secondaria importanza: per il resto della sua vita, Frölich rimase principalmente un condottiero mercenario.

"L'ansia e l'angoscia durano fino alla morte"

Entrò al servizio della Francia probabilmente nel 1522, ottenendo il grado di capitano (1536), e divenne celebre per la prima volta nel 1544 quale vincitore della battaglia di Ceresole (Piemonte). A causa del servizio mercenario perse la cittadinanza zurighese, ma ottenne quella di Soletta (1544). Attivo come interprete presso l'ambasciata francese, entrò nel Gran Consiglio di Soletta (1550) e nel Piccolo Consiglio (1555). Fu colonnello in Italia nella guerra della Francia contro la Spagna e l'imperatore (1551-57), in seguito anche in Piccardia (1558) e nella campagna contro gli ugonotti (1562). Nominato tenente della guardia dei Cento Svizzeri, fu uno dei comandanti mercenari svizzeri di maggiore successo. Nel 1556 re Enrico II gli conferì il titolo nobiliare e nel 1557 divenne cavaliere pontificio.

Il condottiero zurighese Wilhelm Frölich (1504-1562) si presenta a gambe larghe, sicuro di sé e distaccato. Dipinto nel 1549 dal pittore cittadino Hans Asper, il ritratto del condottiero di successo con calzoni a fessura, calze rosse, ciccioli lucenti, catena d'onore d'oro, armatura a pancia piena, berretto piumato, mazza, spada ed elmo portati da un putto cattura l'attenzione in vari modi.

Hans Asper: Rappresentazione a figura intera di Wilhelm Frölich. 
Tempera su olio e legno, 1549

Si tratta di uno dei primi ritratti a figura intera di un personaggio contemporaneo nella pittura rinascimentale svizzera. Il pittore, Hans Asper, è anche il pittore del famoso ritratto postumo del riformatore zurighese Huldrych Zwingli.

Zwingli fece rispettare il divieto di prendere parte al servizio mercenario a Zurigo. Frölich, suo contemporaneo, si arruolò nell'esercito francese e perse così la cittadinanza zurighese. Quando tornò in Svizzera dall'Italia settentrionale nel 1544 come condottiero mercenario di successo, divenne cittadino di Solothurn. Nella città degli ambasciatori lavorò come interprete. Nel 1550 divenne membro del Gran Consiglio. In questo periodo Asper era impegnato in lavori topografici a Soletta. Si può ipotizzare che il ritratto sia stato realizzato in seguito a questi incarichi.

L'aspetto a gambe larghe di Wilhelm Frölich, che ricorda le contemporanee figure delle fontane delle città svizzere, è solo smorzato dalla massima in cima al quadro: "Angst und Not wärt biss in Tod" ("L'ansia e l'angoscia durano fino alla morte"). Frölich cadde nel 1562 nella lotta contro gli Ugonotti.

Non solo svizzeri - Giovanni dalle bande nere

Giovanni dalle Bande Nere, nato Giovanni de' Medici (1498- 1526), era stato uno dei più famosi uomini d'arme del suo tempo.

Non passava giorno in cui Giovanni non si cacciasse in qualche fastidio. Una bravata che lo rese celebre ai tempi fu lo scontro avvenuto sul ponte di Castel Sant'Angelo tra lui e alcuni suoi nuovi amici romani contro un gruppo di armati più numerosi, appartenenti a Camillo Orsini, della famiglia Orsini. Giovanni si scaraventò contro il comandante di quel gruppo, detto "Brancaccio", e lo uccise. La notizia fece scalpore, in quanto l'ucciso era un uomo abituato alla guerra che aveva servito con diversi capitani: il fatto che Giovanni, nemmeno diciassettenne, lo avesse passato a fil di spada, rese celebre il giovane.

Carlo Portelli, Ritratto di Giovanni delle Bande Nere, 1565 circa,
olio su tela, Minneapolis Institute of Art

Aveva fatto della guerra la sua professione combattendo ora sotto le insegne imperiali, ora sotto quelle francesi, ora sotto quelle del papa.

Il suo battesimo del fuoco nel nuovo ruolo di soldato papale avvenne il 5 marzo 1516 nella guerra contro Urbino, al seguito di Lorenzo de' Medici. La guerra durò solo ventidue giorni, dopo i quali Francesco Maria I Della Rovere si arrese. Nonostante la propria indole irrequieta, Giovanni riuscì a insegnare agli uomini della sua compagnia - indisciplinati, rozzi e individualisti - disciplina e obbedienza. Ebbe anche modo di prevedere, con acume caratteristico, il declino della cavalleria pesante.

Commenti

Post popolari in questo blog

Santa Maria in Calanca

Ci sono piccoli angoli del nostro territorio, che non distano molto da casa, dei quali siam soliti dire “prima o poi ci vado”. E poi non si va mai. Uno di questi angoli é senza dubbio Santa Maria in Calanca. Ad un tiro di schioppo da Grono che é a sua volta ad un tiro di schioppo da Bellinzona, che é a sua volta ad un tiro di schioppo da ogni insediamento del Canton Ticino. Insomma se si vuole andare ci si va. Punto. Santa Maria vista dal sentiero che sale da Castaneda Brutte presenze in quel di Castaneda La mia visita invero parte da Castaneda, ad un tiro di schioppo (evidentemente) da Santa Maria. In una cappella nella parte bassa del paese, scorgo personaggi piuttosto inquietanti. Un santo Stefano dal viso angelico e segnato dalla bella gioventù osserva un San Fulgenzio piuttosto incupito per non dire adirato. Dalle mie parti direbbero "non ha una bella cera". Leggendo poi una breve biografia del personaggio alcune suoi scritti non aiutano a rasserenare, in particolare cit...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità per ritagliarsi un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutto il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Valle di Muggio - Tre Personaggi

Delle valli principali del Ticino solo una é rimasta incredibilmente ancora inesplorata dal sottoscritto. Finalmente decido di agire e intraprendere una prima spedizione appiedata che prevede la percorrenza di tutta la valle con "entrata trionfale" dagli alti pascoli invece che una scontata salita dall'imbocco di Morbio. Così facendo dovrò per forza percorrerla tutta e non rinunciare dopo le prime fatiche come avrei potuto fare salendo dal fondovalle.  La partenza é il Generoso e l’arrivo é previsto a Balerna. Finalmente avrò modo di immergermi in maniera completa in questo angolo di Ticino. A pochi centinaia di metri dalla vetta del Generoso. Sullo sfondo la valle di Muggio dove si distinguono i primi villaggi. In primo piano un pastore sale lentamente.... Incontri casuali Ancora non lo so ma tre personaggi estremamente pittoreschi mi stanno aspettando lungo il percorso. Lo stile di vita che ho deciso di intraprendere mi espone volentieri a questo tipo di incontri, non ...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...