Ci sono piccoli angoli del nostro territorio, che non distano molto da casa, dei quali siam soliti dire “prima o poi ci vado”. E poi non si va mai.
Uno di questi angoli é senza dubbio Santa Maria in Calanca. Ad un tiro di schioppo da Grono che é a sua volta ad un tiro di schioppo da Bellinzona, che é a sua volta ad un tiro di schioppo da ogni insediamento del Canton Ticino.
Insomma se si vuole andare ci si va. Punto.
Santa Maria vista dal sentiero che sale da Castaneda
Brutte presenze in quel di Castaneda
La mia visita invero parte da Castaneda, ad un tiro di schioppo (evidentemente) da Santa Maria.
In una cappella nella parte bassa del paese, scorgo personaggi piuttosto inquietanti. Un santo Stefano dal viso angelico e segnato dalla bella gioventù osserva un San Fulgenzio piuttosto incupito per non dire adirato. Dalle mie parti direbbero "non ha una bella cera".
Leggendo poi una breve biografia del personaggio alcune suoi scritti non aiutano a rasserenare, in particolare citiamo il
Contra Arianos e il
Contra Fabianum.Salendo
Adoro camminare in vecchi sentieri attorniati da testimonianze del passato, quali cascinali o semplici muretti in sasso a secco; il mio pensiero non può fare a meno di andare a pensare agli avi che su queste terre hanno sudato le famigerate sette camice. Onore a loro.
Sentiero tra Castaneda e Santa Maria
Presenti ad intervalli regolari testimonianze a ricordare la presenza costante nel passato dell'elemto divino. Vite fragili da mettere in mano ai santi protettori.
Cappella appena fuori Castaneda
Ho sempre visto i nuovi guru, identificabili con il nome di metal coach, herbaliferisti ecc, le nuove divinità su cui fare affidamento: intrugli vari, sudate epiche in palestra hanno soppiantato madonne e santi. Metodi decisamente più concreti ma terribilmente piatti e vuoti, almeno per un sognatore come il sottoscritto.
Ma veniamo alla storia di questo fazzoletto di terra baciato dal sole.
Epoca romana
Mesolcina e Calanca furono verosimilmente occupate dai Romani nel corso della campagna di Ottaviano Augusto nella Rezia (15 a.C.).
I romani non vennero soltanto da conquistatori, ma furono allo stesso tempo portatori di una lingua e di un modo di vita e di una cultura che caratterizza tutt’oggi il sud delle alpi grigionese.
Si ipotizza che furono i Romani che per primi utilizzarono lo sperone roccioso dove oggi troneggia la torre medievale a scopo difensivo (molto probabilmente nel quinto secolo, quando i Germani calarono nel nord delle alpi e i romani fecero costruire nelle valli alpine e nelle prealpi, torri di guardia e fortificazioni.)
Ma l’importanza e il prestigio di Santa Maria iniziò con l’avvento del cristianesimo a partire probabilmente dalla fine del IV secolo d.C.
La chiesa di Santa Maria, dedicata a Santa Maria Assunta, fu costruita molto probabilmente prima dell’anno mille e dal nome della chiesa la località ricevette la sua denominazione attuale mentre per quasi tutto il medioevo fu utilizzato il toponimo di Villa.Medioevo
Santa Maria fu per tutto il medioevo il centro ecclesiastico e politico dell’intera Calanca;
basti pensare che tutta la popolazione della valle era costretta a recarsi in Santa Maria per assistere alle funzioni divine. Anche i morti dovevano essere condotti a Santa Maria per ricevere la sepoltura. Inoltre gli amministratori e i giudici della valle avevano l’obbligo di risiedere in Santa Maria e solo qui si poteva tenere giudizio.
La storia politica medievale di Mesolcina e Calanca fu tutta sotto il segno dei signori De Sacco che governarono le due valli per oltre tre secoli, stabilendo con la loro politica estera dei forti legami sia con le terre oltre San Bernardino (stato delle Tre Leghe) sia con il ducato di Milano.
Santa Maria si trovava nelle mani dei De Sacco sin dal 1291, pur continuando a rappresentare un comune indipendente; furono quest’ultimi i committenti dei lavori per la costruzione della torre ai primissimi del XIV secolo.
Nel 1480 la valle passò nelle mani dei Trivulzio di Milano e nel 1496, per mettere fine alle pressioni svizzere da una parte e milanesi dall’altra (che rappresentavano un pericolo per l’autonomia della valle perché entrambi interessati al controllo del San Bernardino) tutti i comuni della Mesolcina e della Calanca entrarono a far parte della Lega Grigia, diventando parte integrante dello stato delle Tre Leghe. Questa data segna la definitiva appartenenza del Moesano al Grigioni.
Solo nel 1549 La Mesolcina e la Calanca riscattarono tutti i loro diritti dai Trivulzio diventando di fatto completamente libere da vincoli feudali.
Queste vicende spiegano perché pur appartenendo all’area linguistica italiana, Mesolcina e Calanca, non fanno parte del Ticino.
Tempi moderni
Il 500 e il 600 segnarono il periodo di maturazione democratica del Moesano che culminò con l’emanazione degli statuti che restarono in vigore fin verso il 1836.
Per Santa Maria l’epoca moderna significò soprattutto l’affievolirsi del suo potere politico e religioso. Gradualmente perse la sua influenza sulla Calanca interna che formò un circolo indipendente con capoluogo Arvigo nel 1796. Santa Maria rimase capoluogo della Calanca esterna (S:Maria, Castaneda, Buseno, Cauco) fino alla metà dell’ottocento quando tutta la Calanca fu riunita in un unico Circolo con capoluogo Arvigo.
Dal punto di vista parrocchiale si assistette allo stesso fenomeno: sull’esempio di Santa Domenica che si staccò dalla chiesa matrice di Santa Maria nel 1548 formando una propria parrocchia; tutti gli altri comuni della valle si separarono da Santa Maria tra il 1611 e il 1767 con la sola eccezione di Castaneda.
Un altro problema col quale il paese dovette ben presto convivere fu quello dell’emigrazione. Una prima grande ondata di emigranti la si osserva già nel XVI secolo. Interessante è il caso dei venditori di resina Calanchini emigrati in Austria e in Germania e documentati nel 1548.
Ragiatore calanchino
xilografia del XVI secolo
Tratta da a Marca "Acque che portarono", Prosito, 2008
Si conosce un`altra grande ondata migratoria nel XIX secolo e fino alla prima guerra mondiale in direzione di Francia, Belgio e Olanda dove i Calanchini cercavano lavoro soprattutto come vetrai ed imbianchini. Infine nella seconda metà dell’ottocento molti partirono alla volta delle Americhe dove trovavano impiego in lavori durissimi come vaccai, boscaioli o manovali.
La chiesa
La chiesa di Santa Maria si erge su di un terrazzo pronunciato nella parte più orientale del paese; assieme al convento dei padri cappuccini (ospizio), alla torre medievale, all’ossario (1750 ca.) e al
tiglio secolare rappresenta il centro storico e artistico del comune.
Il santuario è dedicato a Santa Maria Assunta in cielo ed è la chiesa madre di Calanca. È documentato a partire dal 1219 anche se per le sue parti più antiche risale al periodo romanico (molto probabilmente anteriore all’anno mille).
Il coro venne ricostruito nel 1385 o nel 1416; il santuario fu ampliato e restaurato con l’aggiunta di stucchi barocchi ed affreschi nel 1606, quando la navata fu ampliata fino ad acquistare le attuali dimensioni.
Sguardo sulla val Mesolcina, sulla destra il ridente borgo di Castaneda, mentre sulla pianura a sinistra si intravede Roveredo Portico e ingresso
Il portico all’entrata in
stile toscano è della seconda metà del XVII secolo, mentre il portale in marmo bianco porta sculture di Giovanni Andriolo da San Vittore
Rappresentanti la sibilla persica e il profeta Isaia; in alto è incisa la data 1606.
Isaia fu un profeta dell'Antico Testamento che esercitò il suo ministero a Gerusalemme nell'VIII secolo a.C., in un periodo turbolento per il popolo di Giuda a causa della minaccia dell'impero assiro. Il suo nome significa "Il Signore è salvezza". Il suo messaggio è riportato nel Libro di Isaia, un testo di fondamentale importanza per il Cristianesimo, dato che contiene diverse profezie sulla venuta del Messia.
La Sibilla Persica è una figura profetica dell'antichità, che si ritiene abbia operato nell'area babilonese e persiana. Come le altre sibille, era una sacerdotessa che pronunciava oracoli divini.
Interno
Ciò che colpisce immediatamente il visitatore all’interno è il soffitto ligneo a cassettoni riccamente dipinti, con rosette plastiche, (1606), che ricopre tutta la navata lunga 27 metri e larga 9, e che come tale è unico in tutta la Svizzera, una vera meraviglia artistica.
Sulla parete frontale dietro l’altare maggiore, troviamo una rappresentazione rarissima: gli angeli al suono di musica svegliano la Madonna dal sepolcro per invitarla a salire in cielo, un angelo reca le seguenti parole: veni sponsa mea!
Altari e pulpito
L’altare maggiore fu eretto nel 1724 (
l’antico altare di Ivo Strigel, 1512, si trova ora al museo di Basilea) è sormontato da un tempietto nel quale è contenuta una statua della vergine, abbigliata da regina nel costume della corte di Spagna, come si riscontra ancora in numerosi santuari (ad esempio quello di
Einsiedeln).
La pala d’altare sullo sfondo domina l’ampia sala del museo di storia di Basilea. Ancora non lo so e lontanamente immagino che arrivi da un piccolo villaggio dell’altrettanto piccola val Calanca
Lungo la navata vi sono 4 altari di cui il più antico di legno dorato in barocco è dedicato a S. Lazzaro risuscitato, opera di Georg Wilhelm 1644,reca la provenienza da Messhirch (Germania).
Degno di rilievo è il pulpito in verde dorato del 1650 con 4 angeli trombettieri ed emblemi dei cappuccini.
Tele
Le tre grandi tele di 2,40x2,70m di Wilhelm Gräsner di Costanza raffigurano rispettivamente: la battaglia di Lepanto, 1649; la peste a Santa Maria, 1651 ed il perdono di Assisi, 1643.Lepanto 1649
Il dottor Barbero ha scritto un tomo bello spesso, che nella dipinto della chiesa di Santa Maria in Calanca viene riassunto in una piccola leggenda, breve ma essenziale
È il secondo dipinto raffigurante la battaglia che trovo. Il primo nella parrocchiale di Pregassona, dove addirittura il Gesù bambino si rende complice.
Quindi si ribadisce l'importanza per la cristianità della vittoria di questa battaglia: la battaglia di Lepanto fu un'importante battaglia navale che si svolse il 7 ottobre 1571, al largo della costa greca, tra la flotta della Lega Santa (una coalizione di potenze cristiane) e quella dell'Impero Ottomano. Lo scontro si concluse con una schiacciante vittoria delle forze cristiane.
Trionfo della segnalata vittoria riportata dall'armata christiana contro 12000 turchi, la prima domenica d'ottobre l'anno 1571 nella quale furono ammazzati 32000 turchi, più de 3000 fatti schiavi restando solo 7000 cristiani. Depinta per ordine et a spesa di tutta la compagnia del santissimo rosario, eretta in questa chiesa di Santa Maria dettta di Calancha.
Georgius Wilhelm Gräsner Constantiensis
Anno 1649
La peste a Santa Maria, 1651
Questo quadro costituisce una delle chicche della giornata. Avevo letto che la peste era anche rappresentata da Dio che infuriato per la condotta peccaminosa degli umani lanciavi dardi avvelenati dal cielo. San Sebastiano trafitto dalle frecce, e quindi immolato a mò di scudo, é una testimonianza riguardo a questa interpretazione dell'origine del morbo. Malgrado questo non sono mai riuscito a trovare una testimonianza concreta riportata in qualsiasi opera. E si che di chiese e musei ne ho girati.
Nella chiesa di Santa Maria in Calanca ho finalmente maniera di accertarmi di questa evenienza. Un Dio incazzato nero stringe tre dardi pestilenziali e si appresta a scagliarli verso la terra. La creme de la creme dei Santi assiste con una certa apprensione alla scena e cerca di intercedere per proteggere Santa Maria che in basso al centro é raffigurata in un tetro grigiume avvolta dalle nuvole.
Il morbo della peste fu scoperto solo nel XIX secolo ma nel frattempo andava data una spiegazione, e la beata ignoranza portò a interpretazioni e comportamenti più disparati. Penso sia proprio questo ad affascinarmi, le reazioni dell'uomo medio davanti a fatti inspiegabili con le conoscenze dell'epoca. La manipolazione da parte della Chiesa, incutendo terrore a destra e a manca creava un clima di perenne apprensione e instabilità. E gli ansiolitici sono ben lungi dal comparire
San Sebastiano poco più in la fa quello che può
L’altare a destra, dedicato al rosario, porta un tempietto tripartito del 1665, con statue della Madonna e dei Santi Rocco e Sebastiano, della bottega dello Strigel di Memmingen (Germania), 1512, contornate dai misteri del rosario.
Due elementi curiosi
Una novità, oltre al dipinto inerente la peste, nella chiesa di Santa Maria é un, come interpreto, pulpito trasportabile in legno. Indispensabile per le gite fuori porta quando si ha qualcosa di importante da dire. Al suo interno con ogni probabilità l'attrezzatura per dare enfasi alla scena. Degno di nota anche il panno con impresso il volto del Gesù martirizzato
Altro elemento che ora non desta più dubbi é una tavola in legno con un martello ad esso fissato. Incomprensibile la sua utilità finché non viene paragonata a quelle delle raganelle. Far baccano durante la cresima, quando le campane tacciono ed i fedeli vanno comunque richiamati alle sacre funzioni
Conclusioni
In questo monumento d’arte, quale lo è la chiesa di Santa Maria, riscontriamo tutti gli stili (dal gotico al classicismo al barocco) e
chi vi entra per la prima volta resta incantato, quasi incredulo per la prosperità d’arte qui disseminata in un santuario di un piccolo villaggio alpino. Questa opulenza è l’eredità lasciataci da un passato nel quale Santa Maria ha conosciuto potenza, prestigio e ricchezza.
La torre
Sulla collina sovrastante la chiesa si erge la torre medievale, circondata da rovine di muri di una più antica fortezza; la rocca è stata infatti edificata ed abitata in due fasi distinte.
Una fortezza più antica occupava un tempo la sommità dell’altura rocciosa. Sul posto si notano ancora i pochi ruderi di un muro di cinta e di un edificio interno a pianta trapezoidale che serviva da abitazione.
Gli scavi compiuti all’interno delle rovine dell’edificio summenzionato hanno portato alla luce numerosi frammenti di intonaco con tracce di affreschi appartenenti a diverse pitture eseguite tra il XIII e il XIV secolo. Oltre ai resti di intonaco, furono ritrovati pure dei frantumi di piastrelle di una stufa risalente alla metà del XII secolo.
Al giorno d’oggi è purtroppo impossibile avere un’idea chiara dell’aspetto dell’antico castello dal momento che all’interno dello stesso venne costruito attorno al 1300 l’imponente torrione conservatosi in ottimo stato fino ad oggi. È molto probabile che per edificare la torre siano state abbattute vaste parti dell’antico castello e che altre ancora siano state impiegate come materiale da costruzione dalla gente del paese.
Il possente torrione medievale si erge nel punto più alto dello sperone roccioso: all’esterno ha la forma di un pentagono stretto e appuntito mentre all’interno è quadrato; presenta quattro piani ed è alto circa 18 metri; vi si accede da un apertura sopraelevata a circa 2 metri dal suolo e una scalinata interna nello spessore delle mura conduce fino alla sommità che un tempo era sormontata da merli e dalla quale si ha una splendida vista sulla Mesolcina e sui monti circostanti.
La torre sta in comunicazione diretta a vista con quelle di Boggian presso Roveredo e di Norantola presso Cama, ciò che sottolinea la sua importanza strategica. Il piano inferiore, attualmente accessibile attraverso una breccia, ospitava un tempo la cisterna ( le riserve di acqua potabile per gli abitanti della torre).
I locali abitati, che si trovano al secondo e al terzo piano, hanno soffitti abbelliti da volte a crociera e delle panche in pietra sono disposte lungo le pareti. In entrambi i locali è presente un camino con cappa conica che serviva per il riscaldamento e per cucinare; da notare che entrambi i locali hanno i loro servizi igienici (gabinetto).
Dal punto di vista architettonico la costruzione rappresenta una rarità, poiché non riscontra nessun parallelo nei grigioni. È costruita infatti in stile Donjon, tipico della Francia centro settentrionale. Rimane un mistero il modo in cui gli influssi architettonici francesi siano potuti giungere fino in Val Calanca. I committenti furono i De Sacco, signori di Mesolcina. Stando a un documento del 1316 i fratelli Martino ed Enrico De Sacco detenevano il potere feudale in Val Calanca ed è a loro che si può attribuire la costruzione della torre attorno al 1300
Rientro
Così come l'andata anche il rientro é fonte di godimento. Aver ulteriormente incrementato il bagaglio di conoscenze infonde soddisfazione e gioia. Amo spararmi qualche brano voce-piano in cuffia in questi momenti. Le meraviglie di madre natura fanno il resto, il ciclo della giornata che va spengendosi, la sensazione di aver usato bene il tempo, insomma le solite cose....
Ho ancora modo di osservare un paio di particolarità sul percorso di rientro quali una pietra incastonata nella roccia proveniente direttamente da Lourdes, presente sul retro dello sperone roccioso
E dulcis in fondo, tanto per ribadire il concetto espresso mentre salivo, un santo protettore molto generico che ai tempi fu sicuramente fonte di effetto placebo, in attesa che qualcuno inventasse aspirine e casse malati.
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