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Brissago capitale morale del mondo civile

Il poster vintage di Brissago é solo una copertina per attirare l’attenzione, e non vi é dubbio che riesca nell’intento dato che é stato creata proprio a questo scopo.

Palazzo Branca-Baccalà

Palazzo Branca-Baccalà è un imponente palazzo barocco situato nel cuore di Brissago, testimone della ricchezza e dell’influenza della famiglia Branca, una delle più importanti della regione tra il XVII e il XVIII secolo. L’edificio, caratterizzato da una facciata elegante e un ricco apparato decorativo, riflette il prestigio della famiglia che lo fece costruire, legata al commercio e agli scambi internazionali.

Il palazzo sorge in una posizione strategica, vicino al lago Maggiore, e presenta elementi architettonici tipici delle residenze nobiliari dell’epoca: affreschi, soffitti a cassettoni, stucchi decorativi e ampi saloni. Le sue sale raccontano secoli di storia locale, con legami anche oltre i confini ticinesi, grazie ai commerci e alle attività della famiglia Branca.

Palazzo Branca-Baccala
Dopo varie demolizioni e il recente restauro esterno, oprera dell'arch. Livio Vacchini, il Palazzo Branca-Baccalà, considerato il «più bell'esempio di barocco signorile della regione dell'Alto Lago Maggiore», si presenta come un impressionante «relitto» monumentale di quello che poteva essere considerato quasi «un centro residenziale autosufficiente» (Gilardoni), costituito da palazzo padronale, edifici di servizio, corti, annessi, stalle e giardini estesi a tutto il quartiere orientale del Borgo. Rimane un ricordo di tale magnificenza la piazza con il pozzo antistante il palazzo.
La complessa vicenda edilizia di Palazzo Branca, più volte trasformato e ampliato, si situa nei decenni attorno al 1700.


Il grandioso prospetto aperto verso il lago (balcone al primo piano; dipinto dell'Annunciazione alla maniera di Antonio
Baldassare Orelli del 1724/25, loggia centrale, iscrizione "Branca 1747"; figure allegoriche in toni monocromi verdognolo e grigio fra i mensoloni del mezzanino sotto la gronda), rivela uno spiccato senso per una architettura rappresentativa di grande pregio. All'interno, si sono mantenuti alcuni pregievoli soffitti dipinti e una magistrale architettura illusionistica a cupola con piante, frutti e motivi decorativi su un soffitto ligneoLo spicchio della bellissima facciata fa parte del museo Leoncavallo presente nella parte vecchia del borgo verso il lago 

Il palazzo é la sede del museo Leoncavallo, lo stesso da cui mi sono lasciato ispirare per il titolo : sin dai primi anni il Maestro si integrò bene nella comunità locale e, pur avendo vissuto in grandi città come Parigi e Milano, considerava "Brissago capitale morale du monde civile"

Ma Leoncavallo chi?

A Brissago e a Locarno è naturale che noi l'adoriamo e ce ne vantiamo come di una conquista, lo segnaliamo come una meraviglia, per poco non arriviamo a dire che è una cosa nostra. E l'illustre maestro che ha lo spirito di non badare alle piccole noie che la celebrità reca sempre con sé, ama il nostro paese e il nostro cielo, s'interessa qualche volta alle nostre faccende, siede e chiacchiera con la brava gente di Brissago, si rende popolare tra noi, e io ci scommetto la testa - per quello che vale - che se domani lo portassero candidato al Gran Consiglio, riuscirebbe eletto all'unanimità



Egli visse la "vita di paese": vi sono delle fotografie che lo rappresentano impegnato a giocare a tresette al Caffè della Posta (?) con gli amici, inoltre è noto che beveva volentieri l'aperitivo al Caffè Elvezia, fece da padrino a cresime in alcune occasioni, partecipava alle feste campestri e giocava a bocce al Ristorante-Pensione Nosetti. 

Leoncavallo a una partita a carte

Le sue giornate trascorrevano serenamente tra lavoro e svago
«Qui conduco la vita più à mon aise di questo mondo. Divido il tempo fra l'assiduo lavoro, le passeggiate in montagna, le gite in barca ed in bicicletta»



I brissaghesi, consapevoli del suo attaccamento al loro villaggio, gli concessero nel 1904 la cittadinanza onoraria. Significanti le parole di ringraziamento del Leoncavallo:
Perdonatemi se, troppo commosso, non posso esprimermi come vor-rei, ma siate certi che l'affezione che io porto a questa cara terra che ho scelto a mia dimora sarà sempre uguale, perché io amo questo Paese testimonio delle mie ansie e delle mie lotte, perché ammiro questo libero e forte popolo repub-blicano. Non posso dire di amarlo come una cara sorella come il sangue che scorre nelle vene, come il cuore che batte sotto il petto, ma l'amerò sino a quando il sonno eterno mi chiamerà a riposare nel modesto vostro cimitero

Leoncavallo compositore

Per quanto riguarda il periodo vissuto a Brissago, il 1904 fu un anno ricco di eventi importanti. Il 4 aprile al Teatro di Locarno fu messo in scena Pagliacci con la scenografia realizzata dal pittore Filippo Franzoni e la direzione orchestrale del maestro Angelo Borlenghi. Franzoni fu, in quell'occasione, anche il violoncellista in orchestra. Il successo fu tale che pochi giorni dopo, il 9 aprile, vi fu una replica diretta da Leoncavallo stesso.


Nello stesso mese, il Municipio di Brissago gli accordò il domicilio nel proprio comune e un mese più tardi, più precisamente il 5 maggio, il Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone del Ticino concesse a Leoncavallo il Permesso di domicilio.



E sempre in quell'anno arrivò, uno dei più grandi tenori italiani, Enrico Caruso, che restò a Brissago probabilmente un solo giorno, dopodiché lui e Leoncavallo partirono insieme per Milano per registrare la Mattinata.

Pagliacci

Nel 1865 Ruggero è a Montalto Uffugo di Calabria dove il padre è incaricato di giudicare un triste quanto scellerato fatto di gelosia e di sangue: è il solco su cui scavare per comporre, a distanza di più quasi trent'anni, quella che sarà la prima e più nota opera di tutta una carriera.

Pagliacci va in scena il 21 maggio 1892 al Teatro Dal Verme di Milano sotto la guida di Arturo Toscanini. È il primo e più clamoroso successo di Ruggero Leoncavallo, che lo condurrà a calcare le scene dei principali teatri di tutto il mondo.


Stando alle parole dello stesso compositore, l'opera si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, in Calabria, dove il compositore visse da bambino alcuni anni. Secondo i documenti dell'epoca, il suo tutore, Gaetano Scavello, era in relazione con una donna del luogo, della quale era innamorato anche un certo Luigi D'Alessandro: questi, geloso della donna e insultato pubblicamente dal tutore di Leoncavallo, la notte del 5 marzo 1865 accoltellò Scavello all'uscita da un teatro, aiutato dal fratello Giovanni; la vittima morì poche ore dopo, ma fece i nomi degli assassini, che furono condannati dal padre di Leoncavallo, magistrato a Montalto. Leoncavallo in seguito affermò che l'assassinio si svolse sotto i suoi occhi e che fu eseguito da un pagliaccio che aveva appena ucciso la propria moglie, poiché sosteneva di aver trovato tra i suoi vestiti un biglietto di Scavello.

Kaiser Guglielmo II di Prussia

L'anno successivo, sempre al Dal Verme, la prima de / Medici non riscuote lo stesso successo ma l'opera impressionerà il Kaiser Guglielmo II di Prussia, al punto da indurlo a commissionargli un lavoro per il Teatro Reale dell'Opera di Berlino. 



Si tratta di Der Roland von Berlin, su soggetto tratto da un romanzo di Willibald Alexis, che andrà in scena solo il 13 dicembre 1904 e che sarà un successo puramente politico.

A dare il benvenuto ai visitatori, nella piazzetta antistante il museo, la statua raffigurante Rolando di Berlino in cemento che fu un omaggio del prof. Cantoni al Maestro.

Zazà

A novembre del 1900 Innocente Bazzi, un mazziniano e benefattore, inviò un telegramma di questo tenore: 
«Brissaghesi esultanti esito brillante Zaza brindano a voi felicitandosi del loro ospite»

Secondo il racconto di un brissaghese, fu a Brissago, nella Villa Salterio-Bruschetti che si ebbe la prima audizione di Zazà, che il maestro stava appunto componendo. In quell'anno era a Brissago la Storchio, allieva di Leoncavallo, splendida di gioventù e di bellezza, che era allora alle sue prime armi. La sala capace di una cinquantina di persone, era stipata; al piano sedeva il maestro e la voce divina della Storchio squillava affascinante. Si usciva da quelle audizioni coll'animo pervaso come da malia ineffabile; e mentre io salivo la collina, nell'ora in cui la luna del cielo tempestato di stelle versava la sua luce bianca sul lago e i monti circostanti, mi pareva che le note del maestro e la voce della sirena inondassero quella scena superba e sul lago una folla immensa di spiriti saliti dai profondi abissi stesse in ascolto affascinata da quelle armonie divine

L’inciampo

A Brissago fu molto prolifico, qui vi compose una parte di Bohème (1897), interamente Zazà (1900), più molte altre opere

Tutto sembrava procedere per il meglio ma con il tempo la stampa e le persone iniziarono ad essere meno benevole nei confronti di Leoncavallo.

Nel 1906 venne coinvolto in uno "scandalo" che riguardava il battesimo di un cane al Grand Hotel di Brissago, un fatto «scandaloso e spregievole» fu scritto su «Popolo e Libertà». Egli presenziò "gaudente" alla parodia inscenata, pare, da una famiglia spagnola, in cui una persona travestita da prete battezzava un cane nello champagne, e ciò non fu ritenuto coerente e idoneo per una persona che aveva composto l'Ave Maria dedicata a Papa Pio X. 

Poco da scherzar con i cattolicissimi brissaghesi come testimoniano gli affreschi sulle facciate delle abitazioni sul muro degli Ottevi

Il 2 settembre Leoncavallo scrisse alla Direzione del «Corriere del Ticino» per notificare che contro lo scritto apparso su «Popolo e Libertà» aveva sporto querela penale
L’autore dell’articolo affermó di essere stato tratto in inganno perché il «libello calunniatore» era stato scritto dall'amministratore di Leoncavallo, guarda caso licenziato proprio in quei giorni. Non finì lì, in quanto anni dopo fu chiamato a Varese per testimoniare sul carattere di Leoncavallo e «sulla sua capacità a delinquere».
L'amministratore era morto e la famiglia temeva che il loro caro fosse stato avvelenato dal Maestro. Fortunatamente l'esame sul cadavere riesumato per l'occasione dimostrò l'infondatezza di questa terribile accusa.

"Tut e puff"

Nel momento in cui i soldi vennero a mancare, i rapporti con le persone e le istituzioni mutarono. I motivi per cui il nostro Leoncavallo non visse più in una buona situazione finanziaria sono diversi: la sua generosità nell'accogliere le persone e nell'organizzare feste ricche di banchetti e, da non sottovalutare, i rapporti non proprio facili con gli editori. Risalgono al 1909 i primi documenti trovati a oggi che attestano problemi relativi ai pagamenti, come ad esempio una lettera scritta a un avvocato , non identificato, in cui gli chiedeva di recarsi all'Ufficio esecuzioni fallimenti per ottenere un'ennesima proroga.

Anche il Municipio di Brissago fece presente a Leoncavallo dei mancati pagamenti, a partire dal 1912, richiamandolo per le imposte comunali e cantonali

In una lettera si legge che l'esattore aveva comunicato al comune che sarebbe stato l'ultimo ad essere pagato
Nel paese ancora si ricorda un aneddoto relativo a un detto tra gli abitanti del comune, secondo cui il Maestro è arrivato in "pompa magna" e se n'è andato via "tut a puff" (espressione dialettale che sta a indicare pieno di debiti e che ricorda il suono delle pale che movimentavano i battelli a carbone sul Lago Maggiore).


Villa Myriam che fece costruire fu venduta con tutto il mobilio, arredamenti ed oggetti d'arte presenti in essa per un totale di 150000 lire italiane, di cui 75'000 per gli immobili e il restante 75'000 per mobili e oggetti d'arte,

Villa Myriam, negli anni cambiò diversi proprietari, fino a quando i signori Forster di Thalwil pubblicarono, nel corso degli anni 1974-1975, alcune inserzioni su quotidiani ticinesi al fine di vendere la villa, ma nessuno se ne interessò. Fu proposta allora anche al Comune di Brissago, per una spesa di circa 700'000 franchi ma il caso volle che proprio in quel periodo il comune avesse già previsto un investimento per un altro acquisto, quello di Palazzo Branca-Baccalà, quindi l'affare non si fece. Malgrado l'interessamento di un privato, il 13 marzo 1978, l'architetto Marco Bernasconi fece demolire la villa, per conto dei proprietari, in modo da permettere la costruzione di un edificio con sei appartamenti.

La morte

Nel documento di vendita, il Maestro risulta residente a Montecatini, dove si era recato per curare i suoi problemi di salute, il diabete e l'obesita. Non fece fatica ad inserirsi in quell'ambiente perché a quei tempi era un luogo alla moda e frequentato da personalità di spicco come Giuseppe Verdi, Arturo Toscanini, Giacomo Puccini
Dal 1917 però la sua salute peggiorò ed egli mori a Montecatini il 9 agosto 1919, dopo alcuni giorni di coma. Ai funerali, svoltisi due giorni dopo, parteciparono diversi personaggi famosi, tra cui Puccini, Mascagni e Sonzogno

Sarà inizialmente sepolto nel cimitero delle Terre Sante a Firenze nel cimitero delle Porte Sante. Le sue spoglie mortali, assieme a quelle di sua moglie Berthe, dando seguito al suo desiderio (discorso durante la nomina a cittadino onorario di Brissago), verranno traslate a Brissago sul Lago Maggiore nel 1989: la tomba è situata nel portico del XVII secolo della chiesa rinascimentale della Madonna di Ponte

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