Il santuario della madonna d'Ongero ha diverse peculiarità che sono dei veri e propri punti di forza. Il "vialetto" di ingresso é sicuramente uno di quelli, regolare, simmetrico, con quelle cappelle gialline che lo rendono inconfondibile.

Ma per chi giunge qua, ancora prima del "vialetto d'accesso" a colpire é l'ubicazione di questo luogo di culto, siamo nel bel mezzo di un bosco, non uno di quelli fitti, un bosco con la giusta densità di alberi, in una zona pianeggiante, e di colpo in una radura questa visione, Hansel e Gretel devono aver provato qualcosa di simile scorgendo la casa fatta di pan di zenzero nel bel mezzo della foresta.
Manca ancora uno studio approfondito su questa notevole impresa decorativa, ma la responsabilità spetta in prevalenza ad Alessandro Casella, al quale si possono assegnare le quattro figure dei dottor della Chiesa, le due Sante, nonché i Santi Giorgio e Andrea, oltre che le figure di David e Mosè; fu sicuramente affiancato da uno o più collaboratori, associati a lui anche nelle imprese piemontesi.
Nella navata ci sono le opere alle quali più deve la fama questo Santuario: gli affreschi settecenteschi di Giuseppe Antonio Petrini, nelle due arcate cieche della navata l'artista ha rappresentato, l'una di fronte all'altra, due scene: la Disputa di Gesù coi Dottori e nella campata con la porticina laterale d'ingresso, la Presentazione al tempio.
La chiesa dista pochi minuti da Carona e val ben la pena di una visita, anche a costo di trovarla chiusa.

Le tele originali della Via Crucis sono state restaurate e verranno esposte, come tradizione, due volte all'anno; il Venerdì Santo e la seconda domenica di settembre, in occasione della festa del Santuario
Ma per chi giunge qua, ancora prima del "vialetto d'accesso" a colpire é l'ubicazione di questo luogo di culto, siamo nel bel mezzo di un bosco, non uno di quelli fitti, un bosco con la giusta densità di alberi, in una zona pianeggiante, e di colpo in una radura questa visione, Hansel e Gretel devono aver provato qualcosa di simile scorgendo la casa fatta di pan di zenzero nel bel mezzo della foresta.
Il bivio nei pressi della chiesa, poco distante la cappella luogo del miracolo originale
Ci troviamo poco distanti da Carona, la prima volta che giunsi qui l'edificio era in via di ristrutturazione e non fu quindi possibile visitare il suo interno. Questione di tempo, sapevo sarei tornato e che prima o poi avrei avuto occasione di ficcare naso e occhi al suo interno.
Fu costruito a partire dal 1624 e concluso nel 1640, sulla base di una piccola cappella del 1515 che conteneva un'immagine miracolosa di Santa Maria di Loreto. Secondo la tradizione popolare l'immagine fu ritrovata da una ragazza sordomuta che riacquistò la parola e l'udito.
La storia del santuario
Al termine di una via Crucis con 14 cappellette (le cui tavole sono esposte il Venerdì Santo e la seconda domenica di settembre in occasione della festa del Santuario) si giunge al Santuario di Santa Maria di Loreto, detto Santuario della Madonna d'Ongaro, piccolo capolavoro dell'arte barocca.Fu costruito a partire dal 1624 e concluso nel 1640, sulla base di una piccola cappella del 1515 che conteneva un'immagine miracolosa di Santa Maria di Loreto. Secondo la tradizione popolare l'immagine fu ritrovata da una ragazza sordomuta che riacquistò la parola e l'udito.
La chiesa di Santa Maria d'Ongero di Carona nacque infatti da un voto. Pare infatti che un giorno una donna del luogo andò con la figlia sordomuta in un bosco per raccogliere della legna, ma la piccola si perse e fu ritrovata solo quattro giorni più tardi; miracolosamente, aveva riacquistato udito e parola
L'affresco con l'immagine miracolosa della Madonna (1515)
Manca ancora uno studio approfondito su questa notevole impresa decorativa, ma la responsabilità spetta in prevalenza ad Alessandro Casella, al quale si possono assegnare le quattro figure dei dottor della Chiesa, le due Sante, nonché i Santi Giorgio e Andrea, oltre che le figure di David e Mosè; fu sicuramente affiancato da uno o più collaboratori, associati a lui anche nelle imprese piemontesi.
Sul frontone, le personalizzazioni della Fede e della Speranza sono poste accanto a Dio Padre
Nella navata ci sono le opere alle quali più deve la fama questo Santuario: gli affreschi settecenteschi di Giuseppe Antonio Petrini, nelle due arcate cieche della navata l'artista ha rappresentato, l'una di fronte all'altra, due scene: la Disputa di Gesù coi Dottori e nella campata con la porticina laterale d'ingresso, la Presentazione al tempio.
La porticina laterale che da sulla via crucis
Appartengono invece al maestro principale il San Giorgio e il Sant’Andrea posti ai lati della porta, su mensole sorrette da telamoni che hanno, come le cariatidi del presbiterio, code di anguilla con estremità piumate


San Giorgio e il drago
Diversi anche gli ex voto presenti anche se nessuno sotto forma di classico quadretto
Ex voto
Il Santuario ha accolto innumerevoli schiere di pellegrini in cerca di pace, preghiera e di una profonda connessione con la loro fede. Non è solo un importante centro religioso, ma anche un gioiello artistico che ha vissuto nei secoli molte storie di fede, speranza e miracoli.
La chiesa dista pochi minuti da Carona e val ben la pena di una visita, anche a costo di trovarla chiusa.
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