Passa ai contenuti principali

Ritorno sul San Salvatore

A 3 anni di distanza decido di tornare sulla montagna più iconica di Lugano, come a Olivone hanno il Sosto a Lugano hanno il San Salvatore a rendere inconfondibile il profilo della città


Rispetto alla mia prima ascensione due sostanziali cambiamenti:

1. Decido di salire con l’ausilio delle mie gambe
2. Ho più sfacciataggine ed esperienza rispetto alla mia prima visita. Nessun dettaglio mi sfuggirà

Piano di situazione. Primo progetto per la costruzione di una strada ferrata ade ingranaggio da Lugano - Paradiso alla cima del San Salvatore - 1886

La partenza é prevista per una domenica mattina qualunque dalla fontana in riva al lago a Paradiso.
Ci sono ancora le tracce del sabato sera con tavoli da sagra e bandiere brasiliane un po’ ovunque.
Ho scrutato il tragitto su una cartina, il dislivello non mi spaventa, la vera sfida é che é su pochi km, una classica salita che non dà tregua. Basta osservare il profilo della montagna per rendersene conto

Sul manifesto dell’elettrificazione appare imponente, inospitale, così a dar maggior risalto e valore alla chiesetta costruita sulla sua sommità
 
LA LINEA ELETTRICA DEL SAN GOTTARDO
Manifesto dell'elettrificazione di Otto Baumberger (1935)
Il San Salvatore spicca sullo sfondo del ponte diga di Melide e del borgo di Bissone

Manifesto di Franco Barberis del 1939. 
Spiccano il San Salvatore irradiato dal sole e il tracciato della funicolare

27.03.1890 2 sezioni con un solo carrello ciascuna, motore comune al centro. 
Progetto e costruzione Bucher & Durrer

1938, San Salvatore, carta liscia

Inoltre dopo poche centinaia di metri il sentiero affianca la funicolare per alcune centinaia di metri in una retta che non dà assolutamente tregua, uno scalino dopo l’altro su una pendenza costante, nulla di meglio per riscaldare i muscoli e mandare già a rotoli l’impresa in partenza.

Ma oggi mi sento sicuro di farcela , talmente sicuro che molto arrogantemente ho già comprato il magnete ricordo ancora prima di partire

La salita

Dopo una banana di rito ed aver infilato le cuffiette si parte. La temperatura é accettabile, in tutto il sopraceneri splende il sole mentre nel golfo di Lugano il grigiume la fa da padrone. Poco male, queste condizioni portano anche a dei vantaggi, il primo di tutti non essere sotto ma stecca del sole di mezza giornata, e mentre faccio tutti questi ragionamenti mi ritrovo nel tratto che affianca la funicolare.



Gli scalini malgrado non danno tregua non sono eccessivamente alti e permettono anche un passo non troppo serrato. Certo non resisterei così fino alla vetta….

Poi, all’improvviso il sentiero gira a sinistra verso il bosco, inizia la salita fatta da un mix di scalini intercalati a pezzi leggermente più piani. Raramente il sentiero spiana leggermente e in quei punti sento spingere le gambe ancora con più vigore. Non ho né mancanza di fiato e né dolore alcuno, la macchina é perfettamente avviata.

Un primo cartello in basso marcava 1h45min, mentre uno poco sopra addirittura 2h20, sono partito intorno alle 11, facendo una media per le 13 dovrei essere in vetta.
La salita procede bene, le molte salite alle spalle durante i mesi precedenti (500km dall’inizio dell’anno si fanno sentire) danno i loro frutti; é praticamente impossibile che di colpo la forma fisica si schianti, tranne un infortunio ben inteso. Forte di questo anche mentalmente si spinge.
Godo.



Gli scalini sono numerosi ma prestano il vantaggio di essere solo dei tratti, inoltre in diversi punti é possibile passarci di fianco evitandoli. Ogni tanto butto uno sguardo verso il lago per capire l’altezza e stimare quanto manca, é comunque fuori discussione visualizzare la mappa, chiedersi in continuazione e verificare quanto manca non é nella mentalità giusta.
Sento fresco al petto, come se la maglietta non aderisse e dell’aria vi filtrasse dall’alto in basso scorrendomi sulla pelle, invece é tutto il contrario, la maglietta é fradicia di sudore ed è appiccicata alla pelle, paradossalmente é il sudore a trasmettere freschezza.

Incrocio finalmente una copia di turisti su una panchina, capisco immediatamente che stanno scendendo e non salendo, le lori facce sono estremamente rilassate. Sono scesi un po’ dalla vetta per cercare di vedere il panorama da appena più in basso, da questo capisco che non manca molto. Infatti il sentiero ora sembra fare il girotondo attorno alla montagna, salendo il diametro si fa più piccolo. Inoltre vedo sempre più cielo se guardo verso l’alto.

Vista su Lugano dalla funicolare

E dopo alcuni zig zag e improvvisi scalini mi ritrovo come d’incanto ai piedi del museo. Siamo allo sprint finale! Passo davanti all’antenna a e mi lancio sulle scale della chiesetta, sul suo tetto c’è una terrazza panoramica che rappresenta il punto più alto raggiungibile quassù (escludendo ovviamente l’antenna)



Sulla terrazza due coppie di turisti che si vedono arrivare il sottoscritto a ritmo sostenuto. Arrivato! Grondo sudore, continuo a grondare per minuti, mi tolgo subito la maglietta e la strizzo, esce sudore in gran quantità.
Guardo l’orologio, é da poco passato mezzogiorno, sono circa 1 ora in anticipo sui tempi dei cartelli, non mi sento stanco o indolenzito. Si, a fine agosto ho raggiunto quello stato di forma che mi prefiggevo avere per le vacanze di giugno…

Dopo tutti questi assestamenti posso finalmente dedicarmi alla stesse cose che fanno tutti i normodotati su un tetto panoramico in vetta ad una montagna famosa per la vista panoramica che offre.
In realtà é ancora annuvolato, più in basso, nella vetrina delle particolarità trovo però un poster che parzialmente soddisfa la curiosità…



…non basta neh?
Ok questa la vista verso il ponte diga di Melide



Questa la vista verso Lugano, Paradiso il mio punto di partenza non si vede perché rimane ‘troppo sotto”


Mi guardo attorno, le coppie sono scese, in questo momento la terrazza é tutta mia, il San Salvatore é tutto mio! Lugano é mio! Sono il capo del mon…ok mi calmo. Mangio una banana e scendo dal tetto.
Ora posso andare  ad esplorare

La storia secolare del Monte San Salvatore e della sua chiesa

Nel 1213 il Vescovo di Como, Signore e padrone di Vallugano, vendette al Capitolo di S. Lorenzo in Lugano i propri possedimenti di Ciona e la montagna anticamente chiamata "Bellenio". In quegli anni, sulla vetta, già esisteva una piccola cappella dedicata al S. Salvatore (da qui il nome). Ben presto i canonici di S. Lorenzo la trasformarono in chiesetta.

Tanto nominato ma chi l’ha mai visto? Nel piccolo museo trovo finalmente in immagine del protagonista odierno


Vera effige del miracoloso San Salvatore sopra il monte di Lugano 
Lastra in rame usata per la stampa dell'immagine,
 recuperata dal cancelliere Stefano Galimberti nel 2011

Nel 1414 su una pergamena custodita nell'archivio del Comune di Carona, appare il primitivo aspetto della chiesa: "Un monte bianco in campo azzurro ombrato. In vetta la chiesa del S. Salvatore con campanile". In occasione della festa dell'Ascensione dell'anno 680, il Capitolo di S. Lorenzo cede la chiesa e la vetta alla Confraternita di S. Marta e della Buona Morte.


Stemma del comune di Carona


Dopo 23 anni, nel 1703, la Confraternita decide la demolizione della primitiva chiesa e l'edificazione di un nuovo edificio. L'anno successivo si posò la prima pietra e nel 1718 si conclusero i lavori. Nel 1722 si pose mano al completamento dell'edificio sottostante, quale casa di abitazione con annessa cantina, chiamata allora "osteria-ospizio".

La storia nei due ultimi secoli è ricca di notizie che ci raccontano i numerosi interventi che hanno impegnato la Confraternita e la Direzione della Funicolare in veste rispettivamente di proprietaria e di responsabile del luogo. Quindi la messa in funzione della Funicolare, avvenuta il 26 marzo 1890, il Centro per la ricerca dei fulmini nel 1943 e la posa delle antenne televisive e radiofoniche PTT, avvenuta nel 1969.
Non ultimo, i due enti hanno realizzato nel 1999 il Museo San Salvatore, una realtà assai propositiva.

Attorno a queste importanti strutture, anno dopo anno, la Confraternita riuscì ad arricchire e abbellire la chiesa posta sulla vetta. Un punto di fede significativo per l'intero Luganese, segnato nel 1900 con la posa della grande croce di ferro, testimonianza storica di questa montagna che viene interpretata in continuazione dalla Direzione della Funicolare e dalla presenza della Confraternita di S. Marta e della Buona Morte.

Il museo

Restando in tema della buona morte mi trasferisco nel vicino museo. Cercherò di immergermi di nuovo lasciandomi sorprendere come se fosse la prima volta

Arciconfraternita della buona morte ed orazione di Lugano

In queste vetuste sale viene presentato un capitolo oltremodo particolare e ai più sconosciuto, della storia religiosa del nostro Ticino e specificatamente del Luganese.

La Scuola di Santa Marta, sorta nel 1513 come Ordine devozionale di Santa Marta, porta attualmente il nome di Arciconfraternita della Buona Morte ed Orazione.


Logo sulla tunica

L'abito che distingueva i confratelli era di ruvida tela bianca, con cintolo e cappuccio che nascondeva il volto con soli due fori per gli occhi. Veniva indossato durante l'accompagnamento del condannato a morte e nelle solenni processioni che si svolgevano nel Luganese.


La processione della "Giobia Santa" a Lugano
Le Confraternite del Borgo, venendo da Via Pessina, passano per Piazza Sant' Antonio.
In primo piano, a sinistra, sono raffigurati i confratelli di Santa Marta, il carro col "drago" e la statua di Santa Marta; nel centro un gruppo di "scoriati" che "si disciplinano"; a destra la Confraternita del SS. Sacramento col suo magnifico stendardo.
Seguono la Confraternita di San Rocco con la statua dell' "Ecce Homo", quella dell'Immacolata col grande Crocifisso, quella di San Carlo col Gruppo della "Pietà" e, infine, quella del SS. Rosario (di Santa Maria degli Angioli) col "Cristo morto" adagiato sul candido lenzuolo, davanti alla "Casa del Sepolcro".


A destra: Tunica indossata dei Confratelli per accompagnare i condannati. Primitivamente era dotata di un cappuccio che nascondeva il volto. Il motivo per cui il volto era coperto é collegato col volontariato. Il benefattore deve rimanere anonimo, non é buona cosa che chi fa beneficenza sia riconosciuto.
A sinistra: Abito confraternale È l'abito indossato attualmente dai Confratelli.

Ricca e suggestiva l'attività svolta nei secoli trascorsi, sorretta oltre che dalla fede, da scopi nobili e umanitari che compendiano tutte le opere di carità atte a lenire mali fisici e spirituali.

Un aspetto particolare, legato alla fondazione, va comunque sottolineato, in quanto fondamentale: quello di accompagnare il condannato a morte al patibolo. Atto finale dopo tre giornate nelle quali i Confratelli di Santa Marta sostenevano e confortavano la persona al trapasso. Avvenuta l'esecuzione che poteva essere per impiccagione, (a capo San Martino) annegamento o taglio della testa (alla foce del Cassarate), il condannato veniva ricomposto dai Confratelli che disponevano per la funzione religiosa e la tumulazione.

Bolla datata 2 giugno 1662 in cui Papa Alessandro VII minaccia la scomunica agli ingiusti detentori dei beni della Confraternita di Santa Marta. La "Monitoria" indirizzata a tutti gli Abati ecc. doveva essere notificata tre volte al popolo, in chiesa e in giorno festivo; ogni volta si fissava un termine di tre giorni per la restituzione dei beni deturpati o usurpati

Santa Marta

All'interno del museo , vicino all'entrata ci sono due pannelli che catturano decisamente l'attenzione, il primo é quello che rappresenta la processione del giovedì santo e riproposto sopra. Il secondo invece una figura femminile che sotto la sua tunica protegge una quantità di piccoli adepti del ku klux klan, questa almeno fu la prima idea che mi balzò alla mente la prima volta che li vidi.

Anni dopo durante la visita della chiesa di Santa Marta mi ritrovo davanti al dipinto originale che qui riproduco


Affresco tardogotico (1486 ca.) di Santa Marta nell'omonima chiesa a Carona


Santa Marta é la protettrice della Confraternita, alla quale la stessa chiesa appartiene, Carona fa parte, come ci fu detto in loco, delle quattro sedi principali dell'"arciconfraternita del Gonfalone Maggiore di Santa Marta di Roma"", una congregazione, la quale e anche chiamata semplicemente (schlechtweg, sie) "la compagnia della morte". Le restanti sedi principali sono Roma, Napoli e Firenze. 
Ancora oggi sussiste questa confraternita, alla quale appartengono uomini e donne

Il nimbo (aureola sacara) ella l'ha perso certamente (freilich) verso la fine del secolo scorso. Un tempo, si dice, i membri [della confraternita] erano invitati a scadenze regolari a peregrinare a Roma. Era loro ordinato di percorrere il percorso a piedi sotto l'osservazione di esercizi severi (strenger Uebungen).
Poi però, appena loro avrebbero varcato le porte della santa città, era loro [concessa] un'accoglienza festosa, e i confratelli venivano trattati, sinché loro ivi soggiornavano, con tutte le distinzioni e gli onori quali ospiti del Papa.

L'immagine in S. Marta mostra una schiera di confratelli, di come loro s'inginocchiano ai piedi della loro patrona. Come ancora oggi si vedono in Italia i rappresentanti di tali corporazioni, sono rappresentati con i visi imbacuccati (vermummten Gesichtern). Un lungo cappuccio lascia liberi solamente gli occhi, sopra i quali una croce rossa adorna le fronti. Cappuccio e cappa sono bianche. Coprire il viso é riconducibile al fatto che chi compie atto di carità deve restare anonimo, farsi vanto di compiere carità é atto ignobile

Il volto della Santa è dolce e nobile, la veste chiaramente e semplicemente ordinata in bei motivi, la sua esecuzione con ombre gialle larga e morbida e da coloro che pregano sorprende l'abile disegno delle mami.
Quest'ultima [S. Marta] è cinta con una corda. Le mani dei confratelli sono unite in preghiera; da una di loro pende la disciplina. Anche S. Marta è vestita in bianco. Con la mano sinistra dispiega il mantello sopra agli inginocchiati: nella mano destra tiene il secchiello e l'aspersorio, con il quale la Santa, come riporta la leggenda, debellò un drago (vedi anche immagine del giovedì santo sopra). 

Gonfalone nella chiesa di Santa Marta a Carona

Sante col mantello

Significato iconografico: Questa iconografia ha radici medievali e si rifà alla consuetudine della "protezione del mantello" che le nobildonne concedevano a perseguitati e bisognosi d'aiuto. 

L'immagine è un dettaglio del Polittico della Misericordia di Piero della Francesca, realizzato tra il 1445 e il 1462 e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro. 
Al centro del polittico, la Madonna della Misericordia apre il suo mantello, sotto il quale si rifugiano uomini e donne inginocchiati in preghiera, tra cui si possono identificare confratelli e notabili.

Manifesto della Croce Rossa nella giornata degli orfani. Museo Croce Rossa Ginevra

Storia e attività dell'arciconfraternita

Le prime tracce della Confraternita risalgono all'inizio del XVI secolo, anche se il nome attuale è stato utilizzato solo a partire dal 1903.

Questo gruppo di fedeli cristiani ha sempre svolto compiti di varia natura. Lo scopo principale della Confraternita è innanzitutto quello di praticare la carità e portare aiuto, occuparsi della formazione religiosa e spirituale dei membri, assistere i malati, gli infermi, i prigionieri, ma questo ordine si distingue soprattutto per il compito molto specifico svolto nei confronti dei condannati a morte.

Intestazione degli avvisi di accompagnamento

Infatti, una volta pronunciata la sentenza, i confratelli trascorrevano tre giorni con i prigionieri per confortarli con la preghiera. Dopo averli accompagnati al patibolo, ne ricomponevano i resti e si occupavano del servizio religioso e della sepoltura. Fino ai primi decenni del XIX secolo, le esecuzioni avvenivano alla Forca (patibolo) di San Martino o alla foce del fiume Cassarate a Lugano.

Campana dei condannati in bronzo con supporto in legno 14cm datata 1704. Usata per l'accompagnamento dei condannati a morte. Iscrizione: LAVUDATO IL SAN SACRAM

Già attiva e ben organizzata nel XVI secolo, la Confraternita si afferma e diventa fondamentale, soprattutto nel secolo successivo. 
Due eventi in particolare, di cui è protagonista, ne sottolineano l'importanza: nel 1675 un gruppo di confratelli si reca in pellegrinaggio penitenziale a Roma portando un crocifisso che sarà poi venerato nella città; alcuni anni dopo, nel 1680, la Confraternita acquista dal Capitolo di San Lorenzo la chiesa di San Salvatore sull'omonimo monte.

Indulgenza plenaria perpetua e remissione di tutti li peccati (!) concessa alla Cappella della Confraternita della Morte, sotto il titolo di Santa Marta, da sua santità Papa Clemente X - 1671 - 1677

L'oratorio, non funzionante e non adatto alle nuove esigenze, viene sistemato e in parte ricostruito tra il 1701 e il 1718. Va ricordato che in precedenza questa comunità aveva avuto sede in diversi edifici religiosi di Lugano, in particolare nella cappella dedicata a Santa Marta, nella chiesa di Santa Maria dell'Ospedale, ricostruita a partire dal 1636, e nella chiesa di Sant'Antonio.

Tutte le attività della Confraternita, sia quelle di assistenza e carità che quelle di cura e manutenzione dei beni, erano svolte dai confratelli stessi secondo il loro incarico; i mezzi necessari per l'adempimento di tali compiti provenivano da donazioni pie e dalle elemosine degli abitanti e dei fedeli della città, anche da luoghi molto remoti, poiché la devozione al monte era molto diffusa nella regione.

Altresì è proprietaria dell'immobile contenente il museo, denominato "Ospizio Vecchio", aperto anticamente ai poveri, ai viandanti e ai ritiri spirituali della stessa Associazione.

Due esempi di accompagnamento all'esecuzione

Il primo si tratta di una condanna "...in odio di Giosuè Gazzí di Pregassona come reo di omicidio commesso la sera del giorno e Gennajo pross. pass. nella persona di Giacomo Raselli di Brè..."

"...Si fanno perciò i sottoscritti Priore e Vicario della Ven. Confraternita suddetta della Buona Morte un dovere di invitare tutti i Cofratelli al caritatevole ufficio di assistere alla esccuzione stessa , e di raccomandare alla pietà di ognuno il povero condannato, onde gli impetrino dal Dator di ogni bene e con fervide preci e meritorie e limosine una buona morte e la salute dell anima sua...."

Avviso ad assistere il condannato all'esecuzione della sentenza di morte pronunciata il 3 dicembre 1830. Esecuzione eseguita il 23 dicembre 1830.
1830 Stampa tipografica 24 x 19 cm

Più drammatico, se possibile, il secondo caso: alle ore 10 del 16 maggio 1849 l'ultima testa cadeva a Lugano. Era quella di Luigi Baroni, ventiduenne piemontese, "nubile, di professione pellettiere, e nulla tenente", riconosciuto colpevole dell'uccisione di un commerciante di bestiame di Glarona, Osvaldo Rhiner. Il fatto di sangue era avvenuto l'ottobre precedente alla frequentatissima fiera di Lugano, quando il giovane italiano aveva tentato di rapinare il commerciante svizzero. A nulla era servita la domanda di grazia inoltrata dai famigliari del ragazzo: sia il Tribunale d'Appello sia il Gran Consiglio avevano confermato l'esecuzione capitale.

"....Perciò li sottoscritti Priore e Vicario dell'Arci-Confraternita suddetta si fanno un dovere d'invitare tutti li Confratelli alli caritatevoli ufficj di assistere nella Cappella confortatoria, ed all'esecuzione della Sentenza, e di raccomandare alla pietà d' ognuno il povero condannato, onde gli impetrino dall'Onnipossente Iddio con fervide preci e meritorie elemosine una buona morte e la salute dell'anima sua.

Avviso di assistere il condannato all'esecuzione della sentenza di morte pronunciata il 23 aprile 1849. Esecuzione eseguita il 16 maggio 1849. Fu l'ultimo che morì con il taglio della testa.

Cappelletta di San Martino sullo sperone del San Salvatore di fronte a Campione d'Italia, luogo delle impiccagioni (le decapitazioni invece avevano luogo alla foce del Cassarate).
Apparteneva a Campione e fu ceduta alla Svizzera i 5 ottobre 1861. La cappelletta oggi non esiste più. 

Veduta di Capo San Martino più recente con Campione d'Italia sullo sfondo

L'angolo delle curiosità

Assolutamente degno di nota la piccola costruzione in prossimità dell'arrivo della teleferica. Nelle sue vetrine siono esposte varie succulente curiosità inerente il San Salvatore. Una manna per il sottoscritto

Eva KantColpo a Lugano - Patricia Martinelli (script) / Luciana Giussani (script) / Sergio Zaniboni (script) / Franco Paludetti (art) / Brenno Fiumali (inks) - 28 pagine
Prima pubblicazione: Diabolik presenta - Eva Kant: Colpo a Lugano, Glamour International - Italia (Apr 1996)

Anche gli iconici büscion non hanno resistito al fascino del profile sul lago del San Salvatore

Dolce San Salvatore da non confondere con il dolce Generoso, dalla stessa forma
L'articolo era stato originariamente lanciato dall'ex impresa Jowa.

Il consiglio federale ringrazia nel 1936 la società per un prestito alla difesa nazionale
L'episodio sul momento non mi é ancora del tutto chiaro


Commenti

Post popolari in questo blog

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...