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Ritorno sul San Salvatore

A 3 anni di distanza decido di tornare sulla montagna più iconica di Lugano, come a Olivone hanno il Sosto a Lugano hanno il San Salvatore a rendere inconfondibile il profilo della città


Rispetto alla mia prima ascensione due sostanziali cambiamenti:

1. Decido di salire con l’ausilio delle mie gambe
2. Ho più sfacciataggine ed esperienza rispetto alla mia prima visita. Nessun dettaglio mi sfuggirà

Piano di situazione. Primo progetto per la costruzione di una strada ferrata ade ingranaggio da Lugano - Paradiso alla cima del San Salvatore - 1886

La partenza é prevista per una domenica mattina qualunque dalla fontana in riva al lago a Paradiso.
Ci sono ancora le tracce del sabato sera con tavoli da sagra e bandiere brasiliane un po’ ovunque.
Ho scrutato il tragitto su una cartina, il dislivello non mi spaventa, la vera sfida é che é su pochi km, una classica salita che non dà tregua. Basta osservare il profilo della montagna per rendersene conto

Sul manifesto dell’elettrificazione appare imponente, inospitale, così a dar maggior risalto e valore alla chiesetta costruita sulla sua sommità
 
LA LINEA ELETTRICA DEL SAN GOTTARDO
Manifesto dell'elettrificazione di Otto Baumberger (1935)
Il San Salvatore spicca sullo sfondo del ponte diga di Melide e del borgo di Bissone

Manifesto di Franco Barberis del 1939. 
Spiccano il San Salvatore irradiato dal sole e il tracciato della funicolare

27.03.1890 2 sezioni con un solo carrello ciascuna, motore comune al centro. 
Progetto e costruzione Bucher & Durrer

1938, San Salvatore, carta liscia

Inoltre dopo poche centinaia di metri il sentiero affianca la funicolare per alcune centinaia di metri in una retta che non dà assolutamente tregua, uno scalino dopo l’altro su una pendenza costante, nulla di meglio per riscaldare i muscoli e mandare già a rotoli l’impresa in partenza.

Ma oggi mi sento sicuro di farcela , talmente sicuro che molto arrogantemente ho già comprato il magnete ricordo ancora prima di partire

La salita

Dopo una banana di rito ed aver infilato le cuffiette si parte. La temperatura é accettabile, in tutto il sopraceneri splende il sole mentre nel golfo di Lugano il grigiume la fa da padrone. Poco male, queste condizioni portano anche a dei vantaggi, il primo di tutti non essere sotto ma stecca del sole di mezza giornata, e mentre faccio tutti questi ragionamenti mi ritrovo nel tratto che affianca la funicolare.



Gli scalini malgrado non danno tregua non sono eccessivamente alti e permettono anche un passo non troppo serrato. Certo non resisterei così fino alla vetta….

Poi, all’improvviso il sentiero gira a sinistra verso il bosco, inizia la salita fatta da un mix di scalini intercalati a pezzi leggermente più piani. Raramente il sentiero spiana leggermente e in quei punti sento spingere le gambe ancora con più vigore. Non ho né mancanza di fiato e né dolore alcuno, la macchina é perfettamente avviata.

Un primo cartello in basso marcava 1h45min, mentre uno poco sopra addirittura 2h20, sono partito intorno alle 11, facendo una media per le 13 dovrei essere in vetta.
La salita procede bene, le molte salite alle spalle durante i mesi precedenti (500km dall’inizio dell’anno si fanno sentire) danno i loro frutti; é praticamente impossibile che di colpo la forma fisica si schianti, tranne un infortunio ben inteso. Forte di questo anche mentalmente si spinge.
Godo.



Gli scalini sono numerosi ma prestano il vantaggio di essere solo dei tratti, inoltre in diversi punti é possibile passarci di fianco evitandoli. Ogni tanto butto uno sguardo verso il lago per capire l’altezza e stimare quanto manca, é comunque fuori discussione visualizzare la mappa, chiedersi in continuazione e verificare quanto manca non é nella mentalità giusta.
Sento fresco al petto, come se la maglietta non aderisse e dell’aria vi filtrasse dall’alto in basso scorrendomi sulla pelle, invece é tutto il contrario, la maglietta é fradicia di sudore ed è appiccicata alla pelle, paradossalmente é il sudore a trasmettere freschezza.

Incrocio finalmente una copia di turisti su una panchina, capisco immediatamente che stanno scendendo e non salendo, le lori facce sono estremamente rilassate. Sono scesi un po’ dalla vetta per cercare di vedere il panorama da appena più in basso, da questo capisco che non manca molto. Infatti il sentiero ora sembra fare il girotondo attorno alla montagna, salendo il diametro si fa più piccolo. Inoltre vedo sempre più cielo se guardo verso l’alto.

Vista su Lugano dalla funicolare

E dopo alcuni zig zag e improvvisi scalini mi ritrovo come d’incanto ai piedi del museo. Siamo allo sprint finale! Passo davanti all’antenna a e mi lancio sulle scale della chiesetta, sul suo tetto c’è una terrazza panoramica che rappresenta il punto più alto raggiungibile quassù (escludendo ovviamente l’antenna)



Sulla terrazza due coppie di turisti che si vedono arrivare il sottoscritto a ritmo sostenuto. Arrivato! Grondo sudore, continuo a grondare per minuti, mi tolgo subito la maglietta e la strizzo, esce sudore in gran quantità.
Guardo l’orologio, é da poco passato mezzogiorno, sono circa 1 ora in anticipo sui tempi dei cartelli, non mi sento stanco o indolenzito. Si, a fine agosto ho raggiunto quello stato di forma che mi prefiggevo avere per le vacanze di giugno…

Dopo tutti questi assestamenti posso finalmente dedicarmi alla stesse cose che fanno tutti i normodotati su un tetto panoramico in vetta ad una montagna famosa per la vista panoramica che offre.
In realtà é ancora annuvolato, più in basso, nella vetrina delle particolarità trovo però un poster che parzialmente soddisfa la curiosità…



…non basta neh?
Ok questa la vista verso il ponte diga di Melide



Questa la vista verso Lugano, Paradiso il mio punto di partenza non si vede perché rimane ‘troppo sotto”


Mi guardo attorno, le coppie sono scese, in questo momento la terrazza é tutta mia, il San Salvatore é tutto mio! Lugano é mio! Sono il capo del mon…ok mi calmo. Mangio una banana e scendo dal tetto.
Ora posso andare  ad esplorare

La storia secolare del Monte San Salvatore e della sua chiesa

Nel 1213 il Vescovo di Como, Signore e padrone di Vallugano, vendette al Capitolo di S. Lorenzo in Lugano i propri possedimenti di Ciona e la montagna anticamente chiamata "Bellenio". In quegli anni, sulla vetta, già esisteva una piccola cappella dedicata al S. Salvatore (da qui il nome). Ben presto i canonici di S. Lorenzo la trasformarono in chiesetta.

Tanto nominato ma chi l’ha mai visto? Nel piccolo museo trovo finalmente in immagine del protagonista odierno


Vera effige del miracoloso San Salvatore sopra il monte di Lugano 
Lastra in rame usata per la stampa dell'immagine,
 recuperata dal cancelliere Stefano Galimberti nel 2011

Nel 1414 su una pergamena custodita nell'archivio del Comune di Carona, appare il primitivo aspetto della chiesa: "Un monte bianco in campo azzurro ombrato. In vetta la chiesa del S. Salvatore con campanile". In occasione della festa dell'Ascensione dell'anno 680, il Capitolo di S. Lorenzo cede la chiesa e la vetta alla Confraternita di S. Marta e della Buona Morte.


Stemma del comune di Carona


Dopo 23 anni, nel 1703, la Confraternita decide la demolizione della primitiva chiesa e l'edificazione di un nuovo edificio. L'anno successivo si posò la prima pietra e nel 1718 si conclusero i lavori. Nel 1722 si pose mano al completamento dell'edificio sottostante, quale casa di abitazione con annessa cantina, chiamata allora "osteria-ospizio".

La storia nei due ultimi secoli è ricca di notizie che ci raccontano i numerosi interventi che hanno impegnato la Confraternita e la Direzione della Funicolare in veste rispettivamente di proprietaria e di responsabile del luogo. Quindi la messa in funzione della Funicolare, avvenuta il 26 marzo 1890, il Centro per la ricerca dei fulmini nel 1943 e la posa delle antenne televisive e radiofoniche PTT, avvenuta nel 1969.
Non ultimo, i due enti hanno realizzato nel 1999 il Museo San Salvatore, una realtà assai propositiva.

Attorno a queste importanti strutture, anno dopo anno, la Confraternita riuscì ad arricchire e abbellire la chiesa posta sulla vetta. Un punto di fede significativo per l'intero Luganese, segnato nel 1900 con la posa della grande croce di ferro, testimonianza storica di questa montagna che viene interpretata in continuazione dalla Direzione della Funicolare e dalla presenza della Confraternita di S. Marta e della Buona Morte.

Il museo

Restando in tema della buona morte mi trasferisco nel vicino museo. Cercherò di immergermi di nuovo lasciandomi sorprendere come se fosse la prima volta

Arciconfraternita della buona morte ed orazione di Lugano

In queste vetuste sale viene presentato un capitolo oltremodo particolare e ai più sconosciuto, della storia religiosa del nostro Ticino e specificatamente del Luganese.

La Scuola di Santa Marta, sorta nel 1513 come Ordine devozionale di Santa Marta, porta attualmente il nome di Arciconfraternita della Buona Morte ed Orazione.


Logo sulla tunica

L'abito che distingueva i confratelli era di ruvida tela bianca, con cintolo e cappuccio che nascondeva il volto con soli due fori per gli occhi. Veniva indossato durante l'accompagnamento del condannato a morte e nelle solenni processioni che si svolgevano nel Luganese.


La processione della "Giobia Santa" a Lugano
Le Confraternite del Borgo, venendo da Via Pessina, passano per Piazza Sant' Antonio.
In primo piano, a sinistra, sono raffigurati i confratelli di Santa Marta, il carro col "drago" e la statua di Santa Marta; nel centro un gruppo di "scoriati" che "si disciplinano"; a destra la Confraternita del SS. Sacramento col suo magnifico stendardo.
Seguono la Confraternita di San Rocco con la statua dell' "Ecce Homo", quella dell'Immacolata col grande Crocifisso, quella di San Carlo col Gruppo della "Pietà" e, infine, quella del SS. Rosario (di Santa Maria degli Angioli) col "Cristo morto" adagiato sul candido lenzuolo, davanti alla "Casa del Sepolcro".


A destra: Tunica indossata dei Confratelli per accompagnare i condannati. Primitivamente era dotata di un cappuccio che nascondeva il volto. Il motivo per cui il volto era coperto é collegato col volontariato. Il benefattore deve rimanere anonimo, non é buona cosa che chi fa beneficenza sia riconosciuto.
A sinistra: Abito confraternale È l'abito indossato attualmente dai Confratelli.

Ricca e suggestiva l'attività svolta nei secoli trascorsi, sorretta oltre che dalla fede, da scopi nobili e umanitari che compendiano tutte le opere di carità atte a lenire mali fisici e spirituali.

Un aspetto particolare, legato alla fondazione, va comunque sottolineato, in quanto fondamentale: quello di accompagnare il condannato a morte al patibolo. Atto finale dopo tre giornate nelle quali i Confratelli di Santa Marta sostenevano e confortavano la persona al trapasso. Avvenuta l'esecuzione che poteva essere per impiccagione, (a capo San Martino) annegamento o taglio della testa (alla foce del Cassarate), il condannato veniva ricomposto dai Confratelli che disponevano per la funzione religiosa e la tumulazione.

Bolla datata 2 giugno 1662 in cui Papa Alessandro VII minaccia la scomunica agli ingiusti detentori dei beni della Confraternita di Santa Marta. La "Monitoria" indirizzata a tutti gli Abati ecc. doveva essere notificata tre volte al popolo, in chiesa e in giorno festivo; ogni volta si fissava un termine di tre giorni per la restituzione dei beni deturpati o usurpati

Santa Marta

All'interno del museo , vicino all'entrata ci sono due pannelli che catturano decisamente l'attenzione, il primo é quello che rappresenta la processione del giovedì santo e riproposto sopra. Il secondo invece una figura femminile che sotto la sua tunica protegge una quantità di piccoli adepti del ku klux klan, questa almeno fu la prima idea che mi balzò alla mente la prima volta che li vidi.

Anni dopo durante la visita della chiesa di Santa Marta mi ritrovo davanti al dipinto originale che qui riproduco


Affresco tardogotico (1486 ca.) di Santa Marta nell'omonima chiesa a Carona


Santa Marta é la protettrice della Confraternita, alla quale la stessa chiesa appartiene, Carona fa parte, come ci fu detto in loco, delle quattro sedi principali dell'"arciconfraternita del Gonfalone Maggiore di Santa Marta di Roma"", una congregazione, la quale e anche chiamata semplicemente (schlechtweg, sie) "la compagnia della morte". Le restanti sedi principali sono Roma, Napoli e Firenze. 
Ancora oggi sussiste questa confraternita, alla quale appartengono uomini e donne

Il nimbo (aureola sacara) ella l'ha perso certamente (freilich) verso la fine del secolo scorso. Un tempo, si dice, i membri [della confraternita] erano invitati a scadenze regolari a peregrinare a Roma. Era loro ordinato di percorrere il percorso a piedi sotto l'osservazione di esercizi severi (strenger Uebungen).
Poi però, appena loro avrebbero varcato le porte della santa città, era loro [concessa] un'accoglienza festosa, e i confratelli venivano trattati, sinché loro ivi soggiornavano, con tutte le distinzioni e gli onori quali ospiti del Papa.

L'immagine in S. Marta mostra una schiera di confratelli, di come loro s'inginocchiano ai piedi della loro patrona. Come ancora oggi si vedono in Italia i rappresentanti di tali corporazioni, sono rappresentati con i visi imbacuccati (vermummten Gesichtern). Un lungo cappuccio lascia liberi solamente gli occhi, sopra i quali una croce rossa adorna le fronti. Cappuccio e cappa sono bianche. Coprire il viso é riconducibile al fatto che chi compie atto di carità deve restare anonimo, farsi vanto di compiere carità é atto ignobile

Il volto della Santa è dolce e nobile, la veste chiaramente e semplicemente ordinata in bei motivi, la sua esecuzione con ombre gialle larga e morbida e da coloro che pregano sorprende l'abile disegno delle mami.
Quest'ultima [S. Marta] è cinta con una corda. Le mani dei confratelli sono unite in preghiera; da una di loro pende la disciplina. Anche S. Marta è vestita in bianco. Con la mano sinistra dispiega il mantello sopra agli inginocchiati: nella mano destra tiene il secchiello e l'aspersorio, con il quale la Santa, come riporta la leggenda, debellò un drago (vedi anche immagine del giovedì santo sopra). 

Gonfalone nella chiesa di Santa Marta a Carona

Sante col mantello

Significato iconografico: Questa iconografia ha radici medievali e si rifà alla consuetudine della "protezione del mantello" che le nobildonne concedevano a perseguitati e bisognosi d'aiuto. 

L'immagine è un dettaglio del Polittico della Misericordia di Piero della Francesca, realizzato tra il 1445 e il 1462 e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro. 
Al centro del polittico, la Madonna della Misericordia apre il suo mantello, sotto il quale si rifugiano uomini e donne inginocchiati in preghiera, tra cui si possono identificare confratelli e notabili.

Manifesto della Croce Rossa nella giornata degli orfani. Museo Croce Rossa Ginevra

Storia e attività dell'arciconfraternita

Le prime tracce della Confraternita risalgono all'inizio del XVI secolo, anche se il nome attuale è stato utilizzato solo a partire dal 1903.

Questo gruppo di fedeli cristiani ha sempre svolto compiti di varia natura. Lo scopo principale della Confraternita è innanzitutto quello di praticare la carità e portare aiuto, occuparsi della formazione religiosa e spirituale dei membri, assistere i malati, gli infermi, i prigionieri, ma questo ordine si distingue soprattutto per il compito molto specifico svolto nei confronti dei condannati a morte.

Intestazione degli avvisi di accompagnamento

Infatti, una volta pronunciata la sentenza, i confratelli trascorrevano tre giorni con i prigionieri per confortarli con la preghiera. Dopo averli accompagnati al patibolo, ne ricomponevano i resti e si occupavano del servizio religioso e della sepoltura. Fino ai primi decenni del XIX secolo, le esecuzioni avvenivano alla Forca (patibolo) di San Martino o alla foce del fiume Cassarate a Lugano.

Campana dei condannati in bronzo con supporto in legno 14cm datata 1704. Usata per l'accompagnamento dei condannati a morte. Iscrizione: LAVUDATO IL SAN SACRAM

Già attiva e ben organizzata nel XVI secolo, la Confraternita si afferma e diventa fondamentale, soprattutto nel secolo successivo. 
Due eventi in particolare, di cui è protagonista, ne sottolineano l'importanza: nel 1675 un gruppo di confratelli si reca in pellegrinaggio penitenziale a Roma portando un crocifisso che sarà poi venerato nella città; alcuni anni dopo, nel 1680, la Confraternita acquista dal Capitolo di San Lorenzo la chiesa di San Salvatore sull'omonimo monte.

Indulgenza plenaria perpetua e remissione di tutti li peccati (!) concessa alla Cappella della Confraternita della Morte, sotto il titolo di Santa Marta, da sua santità Papa Clemente X - 1671 - 1677

L'oratorio, non funzionante e non adatto alle nuove esigenze, viene sistemato e in parte ricostruito tra il 1701 e il 1718. Va ricordato che in precedenza questa comunità aveva avuto sede in diversi edifici religiosi di Lugano, in particolare nella cappella dedicata a Santa Marta, nella chiesa di Santa Maria dell'Ospedale, ricostruita a partire dal 1636, e nella chiesa di Sant'Antonio.

Tutte le attività della Confraternita, sia quelle di assistenza e carità che quelle di cura e manutenzione dei beni, erano svolte dai confratelli stessi secondo il loro incarico; i mezzi necessari per l'adempimento di tali compiti provenivano da donazioni pie e dalle elemosine degli abitanti e dei fedeli della città, anche da luoghi molto remoti, poiché la devozione al monte era molto diffusa nella regione.

Altresì è proprietaria dell'immobile contenente il museo, denominato "Ospizio Vecchio", aperto anticamente ai poveri, ai viandanti e ai ritiri spirituali della stessa Associazione.

Due esempi di accompagnamento all'esecuzione

Il primo si tratta di una condanna "...in odio di Giosuè Gazzí di Pregassona come reo di omicidio commesso la sera del giorno e Gennajo pross. pass. nella persona di Giacomo Raselli di Brè..."

"...Si fanno perciò i sottoscritti Priore e Vicario della Ven. Confraternita suddetta della Buona Morte un dovere di invitare tutti i Cofratelli al caritatevole ufficio di assistere alla esccuzione stessa , e di raccomandare alla pietà di ognuno il povero condannato, onde gli impetrino dal Dator di ogni bene e con fervide preci e meritorie e limosine una buona morte e la salute dell anima sua...."

Avviso ad assistere il condannato all'esecuzione della sentenza di morte pronunciata il 3 dicembre 1830. Esecuzione eseguita il 23 dicembre 1830.
1830 Stampa tipografica 24 x 19 cm

Più drammatico, se possibile, il secondo caso: alle ore 10 del 16 maggio 1849 l'ultima testa cadeva a Lugano. Era quella di Luigi Baroni, ventiduenne piemontese, "nubile, di professione pellettiere, e nulla tenente", riconosciuto colpevole dell'uccisione di un commerciante di bestiame di Glarona, Osvaldo Rhiner. Il fatto di sangue era avvenuto l'ottobre precedente alla frequentatissima fiera di Lugano, quando il giovane italiano aveva tentato di rapinare il commerciante svizzero. A nulla era servita la domanda di grazia inoltrata dai famigliari del ragazzo: sia il Tribunale d'Appello sia il Gran Consiglio avevano confermato l'esecuzione capitale.

"....Perciò li sottoscritti Priore e Vicario dell'Arci-Confraternita suddetta si fanno un dovere d'invitare tutti li Confratelli alli caritatevoli ufficj di assistere nella Cappella confortatoria, ed all'esecuzione della Sentenza, e di raccomandare alla pietà d' ognuno il povero condannato, onde gli impetrino dall'Onnipossente Iddio con fervide preci e meritorie elemosine una buona morte e la salute dell'anima sua.

Avviso di assistere il condannato all'esecuzione della sentenza di morte pronunciata il 23 aprile 1849. Esecuzione eseguita il 16 maggio 1849. Fu l'ultimo che morì con il taglio della testa.

Cappelletta di San Martino sullo sperone del San Salvatore di fronte a Campione d'Italia, luogo delle impiccagioni (le decapitazioni invece avevano luogo alla foce del Cassarate).
Apparteneva a Campione e fu ceduta alla Svizzera i 5 ottobre 1861. La cappelletta oggi non esiste più. 

Veduta di Capo San Martino più recente con Campione d'Italia sullo sfondo

L'angolo delle curiosità

Assolutamente degno di nota la piccola costruzione in prossimità dell'arrivo della teleferica. Nelle sue vetrine siono esposte varie succulente curiosità inerente il San Salvatore. Una manna per il sottoscritto

Eva KantColpo a Lugano - Patricia Martinelli (script) / Luciana Giussani (script) / Sergio Zaniboni (script) / Franco Paludetti (art) / Brenno Fiumali (inks) - 28 pagine
Prima pubblicazione: Diabolik presenta - Eva Kant: Colpo a Lugano, Glamour International - Italia (Apr 1996)

Anche gli iconici büscion non hanno resistito al fascino del profile sul lago del San Salvatore

Dolce San Salvatore da non confondere con il dolce Generoso, dalla stessa forma
L'articolo era stato originariamente lanciato dall'ex impresa Jowa.

Il consiglio federale ringrazia nel 1936 la società per un prestito alla difesa nazionale
L'episodio sul momento non mi é ancora del tutto chiaro


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