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Curon sul lago di Resia

Diciamo subito che io sappia non esistono altri Curon per cui si necessita aggiungere la precisazione “sul lago di Resia”.
La scelta di aggiungere l’indicazione del lago é per facilitare la messa a fuoco del lettore. Se poi vogliamo esagerare sarebbe bastato dire “dove c’è la chiesa sommersa ed emerge solo il campanile."

Sarebbe poi bastato aggiungere due foto del caso, da due angolazioni diverse e chiuderla lì, verso nuove avventure. Ma sarebbe stato “facile”, superficiale e maledettamente incompleto. Se il campanile compare un po’ ovunque, sulle portiere dei veicoli della municipalità agli ingombranti souvenir (vedi sotto) un motivo ci sarà. 

Il classico dei classici.

Il motivo per cui il campanile figura un po' ovunque non é legato all’aspetto “wow” che questo edificio immerso in uno scenario idilliaco suscita alla prima vista, come se si trattasse di un opera artistica moderna. C’è dell’altro. Basterebbe porsi semplici domande, ad esempio come si é giunti a tutto questo? Un inondazione? Una tragedia? Oppure é una semplice attrazione turistica per rimpolpare le casse ed il bene della comunità?

La storia dovrebbe suscitare tutt’altro che i sorrisi stampati in faccia a chi posteggia velocemente la moto per immortalare il tragico scenario, perché proprio di tragedia trattasi.

Arriva la diga

Per la produzione di energia elettrica i paesi di Curon Venosta - Resia (in parte), come pure gli antichi borghi di Arlund. Piz, Gorf e Stockerhöfe (S. Valentino) sono stati inondati e cancellati

Si crea un enorme lago artificiale di 677 ettari , che distrugge con violenza una storia colonizzazione quasi millenaria e un paesaggio culturale dell'altopiano a passo Resia

Il lago di Resia. Resia é il primo villaggio che si incontra venendo da nord e rimane sull'estrema sinistra. Curon (Grau in tedesco) é a un centinaio di metri dal campanile sommerso demarcato dal puntino giallo. La diga poi é a sud (per praticità ho girato la mappa di 90° in senso antiorario) in corrispondenza della linea rossa

+17 metri

Nel 1939 il primo progetto italiano del 1920 di sbarramento dei laghi naturali (Resia Mittersee) di 5 metri è stato modificato dall'allora regime fascista a 22 metri (+ 17 metri). Tutto questo è avvenuto senza informare la popolazione e senza alcun esame legale, nè tantomeno ecologico.

Gli abitanti furono costretti ad espropriare "in nome dell'interesse nazionale pet il rafforzamento dell'industria nazionale" senza diritto ad un equo risarcimento e ad emigrare o a trasferirsi.

La seconda guerra mondiale ritardò i lavori. Difficoltà di finanziamento della società gestrice dopo la fine della guerra vennero raccolte da finanziatori svizzeri. Nel 1949 la prima energia, invernale dovette essere consegnata in Svizzera quale rimborso del capitale.

L'Alto Adige e 1 comuni interessati erano impotenti. A causa del regime fascista dal 1923 al 1952 i comuni non ebbero alcun rappresentante popolare eletto (consiglio comunale - sindaco): È solo dal 1948 che l'Alto Adige ha un governo provinciale eletto.

Durante l'estate del 1950 tutti gli edifici furono fatti saltare in aria ed inondati gli abitanti o emigrati a forza, o trasferitisi per un paio di anni in una baraccopoli: La torre romanica risalente al XIV° sec, venne lasciata sul posto per motivi di tutela.

Durante gli anni successivi al 1973 il governo provinciale altoatesino ha compiuto ampie misure di risanamento. Circa 35 ettari, della superficie culturale venne riguadagnato con il materiale dal lago
artificiale

CONSEGUENZE: 70% della popolazione e emigrata; 181-case, o meglio edifici agricoli saltati in aria; 514 ha. di superficie culturale sono andati perduti; 70% in meno di animali utili

Dettaglio di Curon del modellino presente nella sporchissima teca in faccia al campanile

Il campanile romanico cinquecentesco della parrocchia del paese scomparso di Curon, sommerso nell'acqua, ricorda la tragedia svoltasi qui nel 1950 per la costruzione dello sbarramento dell'invaso con sacrifici di tante famiglie agricole qui domiciliate da secoli.

La fontana di Curon

Per la costruzione della diga di fronte a S. Valentino il livello dei laghi naturali originari di Resia (97 ha) e di Curon (67 ha) venne innalzato di 22 m per raggiungere la quota di 1497 m e fu creato il lago artificiale capiente 120 milioni metricubi di acqua, della lunghezza di 6,5 km e la larghezza di 1,5 km e con una superficie di 6,8 km2. Esso alimenta la centrale di Sluderno che produce annualmente 250 milioni di kWh d'energia elettrica. 

Per la costruzione dell'invaso a forza di espropri da parte della Societá Montecatini di Milano dovettero essere sacrificati 523 ettari di terreno produttivo e 163 edifici. L'abitato di Curon già esistente nel 1147 con la chiesa ed il cimitero e le sue 107 case tipiche in parte decorate con degli affreschi specie nel villaggio di Arlund venne sommerso totalmente. La stessa sorte subirono 47 edifici della vecchia Resia e di Pitz nonché a S. Valentino nella zona Stockerhöfe.


I prati sulla sponda sinistra del lago vennero creati prelevando del materiale dal fondo del lago per coprire le rovine del vecchio paese di Curon e per, rimodulare il paesaggio alterato.

I 700 abitanti del paese sommerso di Curon curavano oltre 1.000 capi di bestiame di razza bruna alpina, gestivano esercizi alberghieri e esercitavano diverse professioni. 72 famiglie con circa 500 persone dovettero abbandonare la loro terra nativa, il resto degli abitanti si è ristabilito nel nuovo abitato di Curon.

Verso il campanile e oltre

Potrei accontentarmi, ho una cognizione di informazioni che sono sicuro supera la media delle migliaia di persone di passaggio, e forse mi sarei anche accontentato. Faccio un breve giro nel paese, per vedere se oltre al campanile c'é dell'altro, un po' come ad ascoltare le altre tracce del disco di Bohemian Rapsody dei Queen, magari all'ombra della hit si nascondono altri brani degli di nota.

Mi inerpico sulla piccola collina presenziata dalla classica chiesetta. A differenza della riva sul lago faccio in un attimo a trovarmi completamente solo. La chiesetta é purtroppo chiusa ma ho maniera di ammirare un San Giorgio coperto da una tettoia sul lato


Da qua si ha una percezione ancora diversa del campanile e per un attimo si riesce ad immaginare la morfologia del territorio sotto il lago, villaggio compreso

La chiesetta con il tettuccio a proteggere il dipinto dio San Giorgio
(Ma che soddisfazione c'é snobbare completamente il campanile?)

Mi addentro nel paese, non c'é molto da vedere, così mi siedo per un caffé al ristornate sulla strada principale, non lo faccio spesso perché preferisco usare il tempo in altra maniera che per bere un caffé che potrei benissimo berlo anche a casa.

Entrando per pagare l'occhio mi sfugge su un quadro. Lo fotografo, dev'essere qualcosa di commemorativo, di storicamente rilevante, più tardi cercherò di scoprire qualcosa.

Poi vado in un negozietto per un magnete da appiccicare al sempre più piena porta del frigo.
Come avevo già notato al ristorante c'é una certa scocciatura di fondo da parte del personale di madrelingua tedesca verso i clienti di lingua italiana, deve essere qualcosa ben radicato, da anni. Oso chiedere l'inchiedibile alla cassiera del negozietto di souvenir fingendomi ignorante.

"Ma qui siamo in Italia o in Austria?"
"Io pago le mie imposte a Roma. Quindi siamo in Italia?"

La lapidaria risposta rende perfettamente l'idea dello stato d'animo di queste persone, la risposta pronta testimonia il fatto che é un concetto ribadito più e più volte
.
Ingombrante souvenir del campanile nel negozietto sulla via principale di Curon

Andreas Hofer a gadgets antiitalici

Nel frattempo riesco a risalire al quadro visto prima in ristorante che non fa altro che confermare quello che si percepisce nell'aria

Il patriota tirolese Andreas Hofer in mezzo ai suoi uomini durante i combattenti per la libertà durante una delle leggendarie battaglie sul Bergisel. Un vero simbolo dell'identità tirolese.

Andreas Hofer ( 1767 – 1810) è stato un condottiero e guerrigliero austriaco. Locandiere e commerciante di cavalli, divenne comandante contro l'invasione del Tirolo da parte delle truppe francesi.

Noto anche come Generale Barbòne, guidò le milizie di insorti tirolesi che combatterono assieme all'esercito dell'Impero austriaco contro francesi, bavaresi ed alleati, nel corso della guerra della quinta coalizione, all'interno della quale si sviluppò l'Insorgenza tirolese.

La sua fama postuma si deve in massima parte alla propaganda asburgica ottocentesca, che ne riscrisse le imprese in un'ottica romantica, in un'epoca in cui i diversi nazionalismi europei creavano i loro miti nazionali. Inizialmente funzionale al nazionalismo pangermanista, il mito di Hofer ha subito, a seconda del momento e della situazione politica, diverse revisioni.

Dopo la prima guerra mondiale Hofer divenne un simbolo antifascista, per poi divenire un'icona del nazismo (il suo antisemitismo lo rese particolarmente adatto questo scopo); a partire dal secondo dopoguerra ne cominciò lo sfruttamento politico da parte delle associazioni Schützen dell'Alto Adige in funzione anti italiana. 

Ed eccoci ricatapultati nel 2025 con il quadro di Hofer ben in vista all'entrata del ristorante frequentato da tantissimi, e probabilmente inconsapevoli, italiani

Di Hofer poi troviamo articoli di tutti i gusti, come in questo caso dei sottobicchieri, come una specie di Che Guevara Tirolese. Il suo motto "Mander s'isch Zeit", traductible con "Signori é ora" sottinteso come un incitamento all'azione

Quando il diritto viene calpestato... la resistenza diventa un dovere.
Sul sioto Süd Tiroler Freiheit

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Un passo indietro

Ma come si é arrivati a tutto questo?

Curon è l’ultimo abitato italiano prima di varcare il confine per l’Austria. All’alba della Prima Guerra Mondiale l’attuale regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico e durante il conflitto fu teatro della cosiddetta Guerra Bianca, chiamata così perché le battaglie si svolsero sulle montagne innevate. Al termine del conflitto il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol divennero territorio italiano e la città di Trento capoluogo. 

Chi parlava l’italiano ebbe una nuova patria, mentre la popolazione di lingua tedesca si ritrovò straniera a casa propria e subì un’incredibile violenza psicologica volta a spazzare via e condannare le sue origini.

Durante il ventennio fascista la situazione precipitò e cominciò l’italianizzazione forzata dell’intera regione: per prima cosa tutti i toponimi di lingua tedesca, ladina e tirolese vennero aboliti per decreto e dove necessario italianizzati o creati ex novo; stessa sorte anche per case editrici, quotidiani e giornali. La lingua italiana divenne l’unica lingua ufficiale e le amministrazioni locali affidate a commissari e funzionari italiani, mentre quelli di lingua tedesca furono trasferiti o licenziati.

Alcune scuole di lingua tedesca vennero convertite, ma la maggior parte venne chiusa, così come banche ed altri istituti di credito divenuti ormai stranieri; ci furono blocco dell’immigrazione, divieto di ingresso dai paesi germanofoni e revisione del censimento del 1921 per dimostrare la forte presenza della popolazione italiana, che in realtà era la minoranza.

Nel 1939 Benito Mussolini concordò con Adolf Hitler la possibilità che i residenti di lingua germanofona potessero ottenere la cittadinanza tedesca e decidere di trasferirsi in Germania. Ne derivò un’accesa lotta politica interna che mise gli uni contro gli altri coloro che un tempo erano uniti. La maggioranza della popolazione scelse il Reich, ma prima dello scoppio della nuova guerra mondiale poterono trasferirsi oltreconfine appena 75mila persone.

Com’era già stato fatto in Agro Pontino, nel Lazio, e nella piana di Terralba, in Sardegna, la nuova regione divenne terreno fertile per la propaganda e i grandi progetti fascisti: venne favorita l’immigrazione interna e le città e i paesi si ritrovarono ad accogliere italiani da ogni parte della Penisola; fu necessaria la creazione di nuove comunità, vie di comunicazione, campi, pascoli e aree industriali che deturparono il territorio e stravolsero le comunità montane. Bolzano fu la città con la crescita più sostenuta diventando secondo capoluogo e sottraendo importanza a Trento: la nuova regione venne così divisa in due provincie autonome.

La costruzione della diga

Tutto questo movimento non poté non attirare l’attenzione dei grandi gruppi industriali dell’epoca: città e persone avevano bisogno di servizi e utenze sempre maggiori ed efficienti. Lo sguardo dell’allora Comitato Promotore della Società Elettrica Alto Adige, divenuto poi gruppo Montecatini, era fisso sulla valle fin dal 1910 dove aveva in progetto la costruzione di una diga e una centrale idroelettrica. L’opera avrebbe servito le utenze di tutta la nuova provincia, ma per farlo occorreva unire i tre bacini naturali presenti nella valle in un unico lago.

Le concessioni furono finalmente approvate e nel 1939 cominciarono i lunghi e controversi lavori di costruzione. Non essendoci ancora una vera e propria rappresentanza politica attiva nella zona, ma solo un commissario, era compito suo informare la popolazione. Nonostante le prime rassicurazioni della Montecatini, la quale affermava che non ci sarebbero stati problemi per le comunità preesistenti, gli abitanti della valle vennero informati della costruzione della diga e della distruzione di Curon con delle affissioni in lingua italiana. Quest’ultime passarono perlopiù inosservate, in quanto la popolazione parlava pochissimo l’italiano, e dopo una settimana il commissario arrivò alla conclusione che non fossero state sollevate obiezioni: il progetto poteva andare avanti.

Quando nel 1940 vennero eseguiti i primi espropri, gli abitanti di Curon si resero conto di cosa stava accadendo e il bacino artificiale venne visto come l’ennesimo sopruso da parte del governo italiano. Montarono le proteste verso il commissario, gli appaltatori e la stessa Montecatini; il caso arrivò fino alla Santa Sede ed ebbe eco in tutta Europa, ma non sortì l’effetto desiderato e i lavori proseguirono terminando ufficialmente nel 1949. L’anno successivo la Montecatini attuò le prime serrate delle chiuse e le case più a valle vennero sommerse.

Demolizione e sommersione

Il 16 luglio del 1950 le campane della chiesa trecentesca di Santa Caterina d’Alessandria suonarono per l’ultima volta e sette giorni dopo il paese venne fatto saltare in aria con centinaia di cariche esplosive. Gli abitanti della valle assistettero inermi alla distruzione sommaria delle loro case. Ciò che non fece la guerra lo fecero industriali senza scrupoli. 

Le fonti sono discordanti sul perché il campanile romanico sia stato lasciato in piedi: quelle ufficiali affermano che fosse un bene vincolato e quindi non abbattibile, mentre la legislazione italiana ammette l’allagamento conservativo; testimoni dell’epoca, invece, hanno sempre affermato che la demolizione venne eseguita in modo frettoloso e poco accurato, tanto che le esplosioni distrussero la chiesa ma non la torre (anche plausibile...).

In seguito all’allagamento, Curon venne ricostruito più a monte, sulle rive del nuovo lago, ma sono molti quelli che decisero di abbandonare la valle dopo la perdita di campi, allevamenti e casa; si trasferirono per costruire una nuova vita altrove perché la vecchia era ormai sommersa.

Date alla mano

1147: Prima documentazione del paese di Curon

1357: Documentazione del vecchio campanile nell'acqua (monumento protetto)

1838: Inaugurazione della chiesa parrocchiale in stile classicistico

1855: L'ing. Josef Duile di Curon progetta l'abbassamento del lago di Mezzo per creare nuove aree coltivabili

1858: Ultimazione dei lavori di abbassamento riconvertire i terreni paludosi in aree coltivabili (100 ha)

1919: Annessione del Sudtirolo all'Italia

1920: Primi progetti per la costruzione di un lago artificiale in misura ridotta

1928: Alla società Montecatini di Milano viene concessa l'autorizzazione per la costruzione di un invaso. Alla popolazione venne negata la possibilità di opporsi.

Curon in inverno

1940: Inizio dei lavori di costruzione e primi espropri forzosi con indennizzi bassissimi per i terreni

1943: Interruzione dei lavori per gli eventi bellici.

1947: Ripresa dei lavori alla diga. Gli abitanti di Curon tentano disperatamente di impedire la costruzione, Riescono a ottenere unicamente un aumento degli indennizzi per le case e i terreni, grazie agli interventi del comitato di azione con a capo il rev. sig. parroco Alfred Rieper di Curon.
 
1948: La società Montecatini riceve da società svizzera "Elektro Watt" un prestito di 30 milioni di franchi per la costruzione della diga, obbligandosi di fornire alla Svizzera in compenso per 15 anni consecutivi tutta la corrente dal suo impianto idroelettrico.

1949: Celebrazione dell'ultima festa di Sant'Anna in addio al paese nativo di Curon. Primo innalzamento del livello del lago di Resia e inondazione della gran parte della vecchia Resia.

1950: Il lago artificiale si riempie fino alla quota di 1497 m s.L.d.m., usando l'esodo dal vecchio paese di Curon, la sua demolizione e l'allagamento.

Architetto Mario Guiotto (1903-1999)
IN MEMORIAM del soprindendente alle
belle arti di Trento che nel 1950 nel corso della costruzione della diga preservò il campanile trecentesco della chiesa parrocchiale di santa catarina dalla distruzione.

Ora si che potrei veramente accontentarmi, ma non prima di aver snocciolato questa ennesima chicca: vuoi che non ci stava dentro una bella serie Netflix? 
La trama, la drammaticità c'é tutta. Inoltre Netflix porta avanti quello che é un po' l'ingenua domanda iniziale: ma sotto il lago c'é ancora qualcosa? Con l'immaginazione che corre ad immaginare sul fondale scheletri di abitanti nei loro vestiti tradizionali intenti a mungere le vacche o filare la lana. 


Ecco, questo é quello che ho raccolto, quello che si nasconde sotto il campanile di Curon e che gli affrettati turisti mai vedranno

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