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Sulla strada per Beromünster

Domenica 10 agosto 2025. Sono seduto su di un bus in stazione a Lucerna. A momenti partirà e in men che non si dica lascerà la città per addentrarsi nelle campagne lucernesi. Ed é proprio questo che amo, essere portato in quello che nel film Trainspotting viene definito “il nulla”.

La mia esplorazione oggi mi porterà da una cappella in piena campagna fino al villaggio di Beromünster.

La cappella e il nome del villaggio posto come traguardo intrigano (Beromünster si chiamava fino al 1934 semplicemente Münster, monastero). Sono 7 km completamente piatti in una rovente giornata d’estate. Mi aspetto di vedere forse qualche giocatore di golf ad inizio percorso per poi isolarmi completamente tra campi e boschi fino all’arrivo, la tappa di per se non ha nulla che attiri le grandi masse, in Svizzera Mobile non fa nemmeno parte di un percorso a tema. Ma oggi per stare nella pace occorre ricorrere a questi tragitti di “seconda fascia”.

La vera gioia sta nell’apprezzare quello che la natura o la storia possono regalare nel tragitto, anche se piccolo, anche se apparentemente insignificante, ma questo dipende solo dal valore che vogliamo attribuirgli; ogni scorcio, ogni cognizione va ad aumentare il bagaglio di conoscenze o immagini da scolpire nella memoria. Questo fa bene, all’animo, alla psiche, la felicità di apprezzare quante cose offre ciò che ci circonda, come se non bastasse gratuitamente.

La libertà é poter mettersi le scarpe e poter camminare nel “nulla”, libertà é avere la mente sgombra per poter apprezzare quello che la giornata ci regala, libertà é saper essere pronti e ricettivi, svincolati da qualsiasi paturnia che ci potrebbe distogliere da quel che ci sfila di fianco, sia essa causata da un compagno di viaggio chiacchierone, o una miriade di potenziali problematiche che ci tiriamo dietro. Ma meritano veramente così tanta attenzione e tempo tutti i nostri pensieri?

Tra tanti ragionamenti il vero pericolo é quello di ratare la fermata del bus, già successo in passato. Perciò mi distolgo per concentrarmi sull'obiettivo "fermata del bus" e in un attimo mi ritrovo davanti alla cappella di Gormund.

La cappella di Gormund

La vedo appena sceso dal bus, é in posizione privilegiata in cima ad una collinetta. Un crocefisso sul bordo della strada segnala ulteriormente la sua presenza per chi non alza mai lo sguardo e/o in caso di nebbia fitta.

Salgo la collinetta, dopo aver ammirato sulla facciata laterale una madonna col bambino entro nell’atrio. Dentro, nella cappella si sente cantare: c’è la messa. Poco male, approfitto per osservare il locale dove mi trovo. E di regali ne ricevo, una serie di ex voto alla parete circondano il ritratto di un uomo che evidentemente necessita di essere identificato. Ma una cosa per volta: gli ex voto.

Ex Voto

Il primo ex voto che scelgo non presenta nulla di veramente particolare se non la data: riporta eventi accaduti il 13.07.1662. L'outfit del personaggio intento a sbucciarsi le ginocchia davanti alla madonna lo conferma

La divinità è sempre un santo o nella stragrande maggioranza dei casi la Madonna, non Dio; un essere eletto in cielo ma con origini terrene e che quindi può essere “corrotto”:
«Se mi fai la grazia, dopo ti dedicherò una tavoletta votiva» è il messaggio dell'attore richiedente al santo intercessore

Giusto per rendere l'idea, ecco un paio di eventi avvenuti durante il 1662
Probabile ultimo avvistamento del Dodo, volatile delle isole Mauritius.
5 giugno – Luigi XIV adotta il sole come suo simbolo personale. 
Da questo giorno sarà chiamato anche il Re Sole.

Due ex voto vantano la presenza di bovini, nulla di più probabile che i loro proprietari hanno pregato per la loro salvezza, questo ci fa percepire quanto l'economia della popolazione dipendesse da questa fonte di guadagno, la perdita di un capo poteva mettere in serie crisi un economia domestica.

Sono frequenti gli ex-voto per le guarigioni di animali; ancora negli anni Sessanta del secolo scorso sentivamo dire ai nostri genitori o nonni che tempo addietro nelle campagne si chiamava il veterinario per il bue o la mucca e non il medico per il figlio ammalato.

Dei dubbi rimangono per l'ex voto di destra, e se fosse un ringraziamento per essere scampato dall'attacco?

È invece il cappello della donna che invoca la madonna a farla da padrona nel prossimo ex voto che riporto. Scagli la prima pietra (tanto per restare in tema) chi NON ha pensato ad un copricapo caraibico e non si é lasciato trasportare con la mente fin laggiù

Palenquera Confederata? Che non si tratti di Cartagena ma della campagna lucernese lo confermano le montagne e la cappella. L'uso monocromatico dei vestiti ci allontana ulteriormente dal paese sudamericano

Le venditrici di frutta di Palenquera a Cartagena: molto più che semplici iconeQuando visiti le vivaci strade di Cartagena, in Colombia, una cosa che vedrai sicuramente sono le venditrici di frutta di Palenquera, vestite con abiti coloratissimi e con ciotole di frutta tropicale in equilibrio sulla testa. Queste donne sono un simbolo iconico della città e offrono frutta fresca ai turisti mentre posano con grazia per le foto.Ma dietro i loro grandi sorrisi e i loro abiti festosi c'è una storia di resistenza, sopravvivenza e identità culturale che risale a oltre 400 anni fa. Le venditrici di frutta di Cartagena sono molto più che semplici venditrici ambulanti: sono simboli viventi della storia afro-colombiana e della forza dello spirito umano di fronte all'oppressione.

Niklaus Wolf von Rippertschwand

Come detto un personaggio sembra aleggiare e supervisionare tutta la zona, il quadro tra i vari Ex Voto raffigurante un uomo elegante ha uno sguardo penetrante. Ha sicuramente avuto un ruolo predominante nella regione. 



Risolvo l'arcano sfogliando un libricino posto assieme ad altri volantini in un angolo. Il libretto é unico quindi non potrò prenderlo con me, sfogliandolo trovo sottolineature e appunti, ma soprattutto un ritratto (lo stesso del quadretto) e un nome Niklaus Wolf von Rippertschwand

Così doveva apparire Niklaus Wolf di Rippertschwand negli ultimi anni della sua vita. 
Contadino benestante, impiegò metodi di coltivazione all'avanguardia, spec. nella frutticoltura. 
Politico e guaritore, persona carismatica, rimase estraneo a ogni forma di esaltazione ed estasi.
Dal 1955 è in corso il processo di beatificazione della Chiesa catt.
Questo ritratto di Niklaus Wolf è stato realizzato dal famoso pittore lucernese August Frey nel 1981, sulla base di immagini contemporanee del padre Wolf. Il pittore, nato e cresciuto a Hochdorf nel 1912, era estremamente versatile. La sua vasta opera artistica comprendeva stampe grafiche, disegni, dipinti a olio,vetrate e piccole sculture. Divenne famoso grazie ai suoi innumerevoli ritratti. Dipinse per case reali europee e i suoi viaggi di studio lo portarono in tutto il mondo, fino in India. August Frey morì nel 1998. Senza dubbio è riuscito a catturare fedelmente sul telaio il volto e la figura di padre Wolf, anche se questo dipinto è stato realizzato solo nel 1981.

Nel Cantone di Lucerna il Medioevo è durato un po' di più. Anche se faceva parte della Confederazione, per secoli il patriziato della città di Lucerna ha governato insieme alla Chiesa cattolica. Solo l'invasione dei francesi nel 1798 ha dato il via all'era moderna e portato la democrazia nel Cantone di Lucerna.

Mentre il balivo lucernese risiedeva per lo più nel baliaggio di Rothenburg, riscuoteva le decime e amministrava la giustizia, la vita quotidiana nelle campagne fu caratterizzata per secoli dalla Chiesa cattolica. Era normale andare a messa ogni domenica e poi incontrarsi alla taverna. Oltre alla fede in Dio nella Chiesa, il misticismo, la fede nei miracoli e l'intervento diretto di Dio nella vita delle persone giocavano un ruolo importante. 

Niklaus Wolf trascorse la prima metà della sua vita in quest'ultima fase del Medioevo lucernese, che lo influenzò profondamente, soprattutto per il ruolo dominante della Chiesa. Nacque il 1° maggio 1756, quinto di dodici figli, nella fattoria del padre nella grande tenuta di Unterlindig. Solo cinque dei figli sopravvissero all'infanzia e all'adolescenza. 

Nel 1773 il padre vendette la tenuta di Unterlindig e la famiglia si trasferì a Rippertschwand. Nello stesso anno morì la madre. Nell'anno santo 1775, all'età di 19 anni, Niklaus Wolf si unì a un gruppo di pellegrini in viaggio verso Roma. Questa esperienza influenzò profondamente la sua fede.

Nel 1779 sposò Barbara Müller della vicina fattoria Neuhus, figlia della seconda moglie di suo padre dal primo matrimonio. Ebbe nove figli, quattro dei quali morirono in giovane età. Delle quattro figlie sopravvissute, tre entrarono in convento. L'unico figlio sopravvissuto fu Johann, che in seguito divenne membro del Gran Consiglio e consigliere comunale.

Nel 1788 Niklaus Wolf prese in mano la fattoria dei suoi genitori. Da giovane contadino interessato alla politica, seguì da vicino gli eventi di Parigi (Rivoluzione francese del 1789, governo del Direttorio). Nel caos che seguì l'invasione francese della Svizzera, che pose fine al dominio dei patrizi nelle città confederate, nella primavera del 1798 fu inviato dall'esercito di Rothenburg, in cui prestava servizio, all'Assemblea nazionale cantonale a Lucerna.
Questa avrebbe dovuto elaborare una nuova costituzione cantonale, ma i francesi non permisero una tale partecipazione democratica, cosicché il parlamento fu sciolto dopo solo un mese. Wolf manifestò il suo disappunto per la costituzione imposta dai francesi. In particolare, non voleva accettare che la Chiesa fosse limitata nelle sue libertà e che in futuro fossero vietate le processioni e i pellegrinaggi. 
Si oppose anche all'abolizione della decima alle chiese e ai monasteri, perché questo avrebbe distrutto la loro base di sussistenza – all'epoca non c'erano ancora le tasse ecclesiastiche!

Di conseguenza, nell'autunno del 1802 si unì alle forze conservatrici, soprattutto dei cantoni con Landsgemeinde, che diedero il via a una rivolta armata contro la centralista Repubblica Elvetica. Ma Napoleone li minacciò di una nuova invasione. Per togliere loro un po' di slancio, nel 1803 impose ai confederati ribelli una nuova costituzione, la Mediazione, che consentiva un parziale ritorno al vecchio ordine federalista.

Dipinto a olio realizzato attorno al 1830 da Johann Kaspar Moos, 
conservato nella casa parrocchiale di S. Ulrico a Neuenkirch.

Anche se non era d'accordo con la nuova costituzione di mediazione, Niklaus Wolf si fece eleggere nell'aprile 1803 nel Gran Consiglio di Lucerna, il predecessore dell'attuale Consiglio cantonale. Sperava di poter esercitare la sua influenza a favore della Chiesa in modo più efficace nel Gran Consiglio. Quando però si rese conto che le sue idee conservatrici non trovavano sostegno nel Gran Consiglio, solo un anno e mezzo dopo, nell'ottobre 1804, annunciò deluso le sue dimissioni. Il governo esitò inizialmente ad accettarle, dato che era stato eletto con il maggior numero di voti. Sei mesi dopo (1805), però, lo licenziò.
 
La sua decisione di dimettersi fu preceduta da un'esperienza speciale: invocando il nome di Gesù, fu guarito in modo inspiegabile dal dolore alle gambe. Fu l'inizio di un'attività di guaritore carismatico, la cui fama si diffuse rapidamente in tutta la zona.
 
Nel 1809 i suoi concittadini lo elessero capo del comune (equivalente all'attuale sindaco) nel consiglio comunale, probabilmente contro la sua volontà, perché anche qui, solo otto mesi dopo, inviò una lettera di dimissioni al Consiglio di Stato. Motivò il suo ritiro, tra l'altro, con problemi di salute (cardiaci) e mancanza di tempo. Anche questa volta ci volle più di un anno, fino alla primavera del 1811, prima che il Consiglio di Stato accettasse le sue dimissioni. 

Nel 1814 Niklaus Wolf cedette la proprietà di Rippertschwand a suo figlio Johann e si dedicò al crescente flusso di persone in cerca di guarigione.
 Non era l'unico guaritore attivo in quel periodo nella Confederazione e attirava molte persone in cerca di aiuto. Il misticismo e la credenza nei miracoli erano ancora molto diffusi tra la popolazione rurale credente. Lì la Chiesa non aveva ancora perso la sua influenza.
 
L'attività di questi guaritori era una spina nel fianco delle autorità. Dopo la separazione della parte svizzera della diocesi di Costanza (1817), chiesero al vicario apostolico generale Franz Bernhard Göldlin von Tiefenau (1762-1819), prevosto di Beromünster, responsabile per Lucerna, di indagare anche sull'operato di Wolf. Göldlin arrivò ufficialmente alla conclusione che l'attività di guaritore di Wolf non era in linea con la Chiesa e gli impose un divieto temporaneo di esercitare la professione. L'anno successivo, però, ottenne segretamente per lui una «missio canonica», ovvero il permesso ecclesiastico di guarire.

Nel 1819 Niklaus Wolf conobbe Joseph Leu von Ebersol, Hohenrain (1800-1845), un politico conservatore affini a lui ma di una generazione più giovane, che iniziò a frequentare regolarmente. Insieme passavano notti intere in preghiera. Insieme radunarono attorno a sé un grande «esercito di preghiera», da cui alla fine nacque la Ruswilerbund, il nucleo del futuro partito conservatore.

Dal 1825 in poi lavorò solo come guaritore. Nel settembre 1832, all'età di 76 anni, si trovava in viaggio per motivi di salute nel monastero di St. Urban. Il 17 settembre fu colpito da un ictus, al quale cedette il mattino seguente. 
Il suo corpo fu portato a Neuenkirch su un carro, dove fu sepolto il 21 settembre 1832 vicino al muro della chiesa, vicino al portico. 

La sua tomba divenne presto un luogo di pellegrinaggio molto frequentato. Per questo motivo, nel 1952 fu costruita una cripta nella parte occidentale della chiesa e le sue spoglie furono trasferite li.


Cero con un ritratto di Niklaus Wolf von Rippertschwand, 2012 (Niklaus-Wolf-Stiftung, Neuenkirch; fotografia Martin Bachmann).
La Fondazione Niklaus Wolf di Neuenkirch sostiene il processo di beatificazione dell'agricoltore, politico e guaritore. A tale scopo vende oggetti devozionali, come il cero nell'immagine. 

Meridiane

Due meridiane abbelliscono l'esterno della cappella.

La cappella ha ancora un aspetto gotico. Due meridiane della prima metà del XVII secolo e un dipinto della Madonna del 1872 decorano le pareti esterne. 
A sinistra la meridiana sul lato sud, a destra quella presente sulla facciata est
L'orologio da polso segna un'ora diversa, cioè l'ora (centroeuropea) introdotta in Svizzera nel 1894 l'ora normale di oggi.
L'orologio solare qui segna ancora l'ora locale vera, che era in uso per secoli prima del 1894.
Questa è in ritardo di 11-42 minuti rispetto all'ora normale di oggi, a seconda della stagione.
Quando è in vigore l'ora legale, il ritardo aumenta addirittura a 78-94 minuti.
Quando la meridiana indica XII, il sole è esattamente a sud, è “vero” mezzogiorno, il punto medio tra l'alba e il tramonto.

Belle le meridiane ma guardo comunque l’orologio, sono le 11:50, malgrado tutta la fede che i partecipanti alla messa ripongono nell’altissimo e che dimostrano alzando al cielo i cori difficilmente riusciranno a scacciare quel bisogno atavico che é la fame. Così dopo aver ammirato gli ex voto, le meridiane e aver inquadrato il personaggio Wolf confido questo pensiero all’uomo seduto fuori sugli scalini. 

Ha uno sguardo simpatico e si dimostra aperto al dialogo, in pochissimi minuti ci stiamo già consigliando a vicenda itinerari domenicali. Avremmo sicuramente continuato ma nel frattempo la messa é finita. Come l’uomo con cui stavo parlando sono tutti asiatici, bisogna riconoscere che se non fosse per queste comunità giunte nel nostro paese molte chiese sarebbero totalmente inutilizzate e forse abbandonate. Una donna molto vivace mi chiede di scattare a tutto il gruppo una foto così li mitraglio di scatti in una sequenza degna di “we were soldiers”. Il parroco avendo capito che parlo italiano mi si avvicina e scambia alcune battute, poi ci accomiatiamo.

Nella cappella

Entro finalmente nella cappella, é molto intima e arricchita da diversi elementi. Faccio un giro e quell'elemento "bonus" che cerco sistematicamente ogni volta che esploro qualsiasi qualcosa é su una parete a destra dell’altare, il valore artistico é sicuramente inferiore di tutto il resto presente ma storicamente lo batte di gran lunga: un ex voto piuttosto “movimentato”

Di fianco una breve descrizione dell’accaduto, abbastanza raro trovare anche queste informazioni 

Ex Voto - 1632 - Santuario di Gormund, Neudorf
Nel giugno del 1632, nel centro del villaggio di Langnau, un carro carico di legna di quercia si ribaltò e cadde su Margret Widmer, una donna incinta. Quattro settimane dopo, la donna si recò a Gormund con le stampelle, si riprese rapidamente e poco dopo diede alla luce un bambino in buona salute.

Questo ex voto vale come una valutazione 5 stelle su trip advisor, la madonna di Gormund ha fatto il miracolo, salvando mamma e nascituro (esiste qualcosa di più gratificante?) abbiamo le prove é inconfutabile. Questo giustifica la sua presenza di fianco all’altare.

Sopra l’ex voto mi colpisce una scenetta tra un personaggio del luogo e la madonna, un privilegio non da poco anche se sei il procuratore Melchior Sutterus Baron

Come se non bastasse, anche se inginocchiato, il buon Sutterus sembra abbia delle richieste verso l’immacolata, le parole presenti lasciano poco spazio all’immaginazione anche se poi il latino…
“Monstra te essem matrem” traducibile in “Mostra loro che ci sei” (?).
Alle scuole medie come opzione non ho fatto latino ma elettricità, quanto me ne pento.

La leggenda di Gordmund

Col tempo ho imparato che dove sorge una cappella, un monastero non é mai casuale, e la sede di un evento particolare, Gormund non fa eccezione

Nel punto in cui ora si trova l'altare del coro della cappella, un tempo cresceva un imponente abete. Da questo albero, di notte, si udiva ripetutamente un canto melodioso. Il proprietario della fattoria, che non lo gradiva, fece abbattere l'abete, ma il canto risuonava ancora più forte. Allora il contadino mise un'edicola con un'immagine della Madonna nel punto in cui si trovava l'albero. Ma il canto non cessò. Allora il contadino, con l'aiuto dei vicini, costruì una piccola cappella.

Ben presto la capanna attirò un sacco di gente dai dintorni e le offerte arrivarono rapidamente a una bella somma. Questo non piacque al parroco di Sempach, che cercò in tutti i modi di impedire alla gente di andare a Gormund. Proibì al sacrestano di Hildisrieden di indicare alla gente la strada per Gormund.

Poco dopo, il parroco ebbe dei forti dolori allo stomaco e pensò di morire. Nella sua disperazione, promise che, se fosse guarito, sarebbe andato lui stesso in pellegrinaggio a Gormund. Guarì e si recò a Gormund. Si convertì e da allora esortò lui stesso la gente a recarsi in pellegrinaggio in quel luogo e a costruire una cappella. Voleva costruire la cappella ai piedi della collina, ma per quanto si costruisse e si murasse durante il giorno, di notte tutto crollava, così si iniziò a costruire la cappella sulla collina, dove si trova ancora oggi.

Da: Luzerner Sagen (Leggende lucernesi), raccolte e raccontate da Kuno Müller, Lucerna 1964

La cappella e alla sua sinistra la casa del cappellano
Alla fine di agosto del 1627 iniziarono i lavori per costruire la cappellania. La casa di legno è stata fatta come una fattoria lucernese e si trova sul versante sud della collina della cappella. Ha un tetto ripido a padiglione e piccoli tetti sporgenti sui lati del frontone. Dal cimitero, un ponte coperto conduce direttamente all'ingresso dell'edificio al piano superiore. Il portale in pietra di questo portico è coperto da una cornice su due mensole a foglia. Sulla trave si trova in rilievo lo stemma di Beromünster tra Maria con il Bambino e San Michele. La porta di legno è decorata con intagli piatti. Il portale della cantina in pietra arenaria con lucernario incorporato è decorato con grappoli d'uva e teste di tacchino. Il fatto che l'edificio non abbia subito modifiche significative dalla sua costruzione è testimoniato dalla data 1627 incisa su una porta.

Storia della cappella di pellegrinaggio

La notizia più antica sulla cappella è la lettera di consacrazione del 1509, firmata dal vescovo ausiliare di Costanza. La cappella è stata dedicata a Maria Addolorata e Maria Vergine.

Lettera di consacrazione
Traduzione della prima lettera di consacrazione della cappella di Gormund del 7 febbraio 1509
Balthasar dell'Ordine dei Predicatori, vescovo di Troia, vescovo ausiliare del cardinale Hugo e vescovo di Costanza, consacra il 7 febbraio la cappella di Gormund in onore della compassione della Madre divina e Vergine Maria.  Affinché la cappella e l'altare siano tenuti in debita onoranza e i fedeli cristiani la frequentino con maggiore assiduità, il vescovo concede a tutti coloro che nei giorni festivi dei suddetti santi patroni, in occasione della consacrazione della chiesa e in altri giorni festivi, visitano la cappella, contribuiscono con le loro offerte alla manutenzione e alla riparazione della cappella e degli ornamenti, confessano con sincero pentimento i propri peccati, confessano con sincero pentimento, dalla tesoriera delle grazie di Dio e per intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo, un'indulgenza di 40 giorni per l'eternità.

La cappella, costruita nel 1509, nel corso degli anni è diventata fatiscente e troppo piccola per il gran numero di pellegrini.
Così, nel 1612, la cappella gotica è stata parzialmente demolita e molti anni dopo è stata inaugurata la nuova costruzione, ampliata e rinnovata. Nel 1630, accanto alla cappella è stata costruita la casa del cappellano.
Negli anni 1742-44 la cappella fu dotata di una nuova decorazione barocca. Nel 1865-74, nel 1942, nel 1948 e nel 1985 furono effettuati lavori di ristrutturazione della cappella.

La non danza di Neudorf

Sono soddisfatto, mi metto finalmente in viaggio, mi aspettano una decina di chilometri scarsi. La parte inziale prevede l'attraversamento di un campo da golf per poi finalmente mettermi su un sentierino nel bosco protetto da palle da golf e pensionati su bici rigorosamente elettriche

Scenari moderni nelle campagne lucernesi

In pochi minuti mi trovo nel tanto agognato "nulla". I pensieri si fanno leggeri, il desiderio di fermare il tempo si fa avanti in maniera prepotente. I miei non-pensieri vengono interrotti al sopraggiungere di un odore nauseabondo, molto simile a quello a cui puzzano i piedi dopo che ha indossato le scarpe per lungo tempo. Mi trovo nei pressi di alcune case ed una stalla. L'odore é molto pungente, lascio in fretta il posto e scendo la collina che porta a Neudorf.

Già da lontano noto un dipinto sulla facciata della chiesa. Prendo il telefono e zoommo al massimo: si, ci sono due figure, una sembra avere una falce... Con la curiosità che si fa spazio tra i pensieri arrivo in paese e mi reco alla chiesa.

Si, si tratta effettivamente di due figure, una delle quali rappresenta la morte. Quello che si nota in un secondo momento é la funzionalità dell'affresco, si tratta di una meridiana posta nel mezzo ma inevitabilmente offuscata dalle due prominenti figure ai lati.

La frase posta sotto ridà giustizia alla meridiana e al protagonista incontrastato: il tempo, quello che oggi sto condendo in maniera accurata e saporita.

L'ombra dell'asta indica il tempo che ti separa dall'eternità 1929

L'opera é molto recente rispetto a quelle solitamente osservate sull'argomento. L'immagine non vede più la morte prendersi gioco del mortale come nelle danze della morte, forte della consapevolezza che é solo questione di tempo per vincere la partita. Porta si la falce ma non come simbolo di morte ma apparentemente per il vero scopo per cui é stato creato questo attrezzo: per falciare. Lo testimonia il raccolto che tiene stretto sotto l'altro braccio. Questi fasci di raccolto potrebbero simboleggiare esseri umani che hanno fatto il loro corso e sono stati falciati e raccolti. La morte non appare irriverente ma sembra portare una sorta di rispetto, la scritta che inneggia all'eternità potrebbe essere la chiave di lettura: pur essendo noi mortali esiste un concetto di immortalità, ma non più incerto e fosco come lo possono essere purgatorio o inferno; sono lontani i tempi per cui per ottenere disciplina e soprattutto soldi con le indulgenze, si doveva ricorrere alla minaccia. Il concetto di base rimane invece sempre lo stesso: il tempo passa, nessuno può sfuggire. 

Analogia con la morte dei tarocchi di Marsiglia

La carta della morte nei tarocchi di Marsiglia

Sull'Arcano senza Nome c'è un personaggio scheletrico, che simboleggia chiaramente la Morte. Ha in mano una lunga falce con cui sembra tagliare teste e arti che sono sparsi per terra. Una di queste teste è coronata, come per dire che nessuno può sfuggire al tristo mietitore. 
Le piante colorate che sembrano spuntare dal suolo simboleggiano l'idea di rinascita. Questo è il punto centrale del messaggio di questo arcano. L'Arcano senza Nome annuncia la fine di un periodo e l'inizio di un altro sotto una luce completamente nuova.
Questa carta ricorda che l'universo è ciclico per natura. La fine di un periodo non porta al nulla, ma piuttosto all'inizio di un nuovo ciclo. 

Ed é proprio questa continuità, questa eternità riportata nella scritta sulla facciata della chiesa di Neudorf che accomuna le due figure

Dopo queste considerazioni entro nella chiesa. Non riporto quello che ho visto perché é tutto in chiave minore rispetto a quello che vedrò a Beromünster. Già perché la prossima tappa é già il traguardo finale.
Taglio di nuovo per i campi e poi mi addentro in un bellissimo bosco, non eccessivamente fitto ma piacevolmente fresco. Un cartello all'entrata avvisa che le poiane presenti potrebbero attaccare ciclisti e corridori. Avrei quasi voglia di correre per vedere come é fatta una poiana da vicino. Mentre rido tra me e me eco dal bosco, da lontano vedo già spuntare la punta del monastero, il paese rimane però ancora nascosto dietro una collina.

Continua...

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Diciamo subito che io sappia non esistono altri Curon per cui si necessita aggiungere la precisazione “sul lago di Resia”. La scelta di aggiungere l’indicazione del lago é per facilitare la messa a fuoco del lettore. Se poi vogliamo esagerare sarebbe bastato dire “dove c’è la chiesa sommersa ed emerge solo il campanile." Sarebbe poi bastato aggiungere due foto del caso, da due angolazioni diverse e chiuderla lì, verso nuove avventure. Ma sarebbe stato “facile”, superficiale e maledettamente incompleto. Se il campanile compare un po’ ovunque, sulle portiere dei veicoli della municipalità agli ingombranti souvenir (vedi sotto) un motivo ci sarà.  Il classico dei classici. E non é legato all’aspetto “wow” che questo edificio immerso in uno scenario idilliaco suscita alla prima vista, come se si trattasse di un opera artistica moderna. C’è dell’altro. Basterebbe porsi semplici domande, ad esempio come si é giunti a tutto questo? Un inondazione? Una tragedia? Oppure é una semplice attr...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...

Kyburg e la vergine di Norimberga

Il tempo passa ma per la vergine di Norimberga presente al castello di Kyburg sembra non incidere, ache se poi vedremo che qualche ritocco l'ha necessitato pure lei. Che poi se ne possano dire finché si vuole ma la vera superstar del castello del castello di Kyburg é lei, proprio come aveva ben visto chi l'acquistò proprio per questo scopo «Vergine di ferro» I visitatori del castello si aspettavano sempre di vedere armi storiche e strumenti di tortura.  Appositamente per loro venivano realizzate delle «vergini di ferro». Matthäus Pfau acquistò il suo esemplare nel 1876 in Carinzia per mettere in mostra «il lato più oscuro del Medioevo».  A quel tempo, le forze conservatrici cercavano di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita poco prima in Svizzera. Attrazione turistica È risaputo che la Vergine di ferro fu inventata nel XIX secolo. Non vi è alcuna prova che in una simile cassa dotata di lame e con una testa di donna sia mai stata uccisa o torturata una persona....

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte II - Da Cimalmotto al passo Quadrella

Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...