Passa ai contenuti principali

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte I - Campo Valle Maggia

Ci sono ancora molti angoli di Ticino che mi sono sconosciuti. In alcuni in realtà ci sono magari stato ma così tanti anni fa e cosi per poco tempo che é come se non ci fossi mai stato.

I villaggi di Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono due di questi. Analizzo più volte la cartina topografica cercando di immaginarmeli, non cerco foto in rete, voglio tenermi la sorpresa di scoprirli direttamente sul posto.

La piccola autopostale che prendo a Cerentino porta una famigliola tedesca, un altra donna, presumibilmente anch'essa tedesca e me. L'ambiente é stretto, quasi opprimente, una pausa prolungata ad un cantiere prolunga la convivenza. Non vedo l'ora di scendere e liberarmi.
Sono quasi sicuro che tutti gli altri siano diretti al capolinea: Cimalmotto. Io invece mi fermo prima a Campo Valle Maggia. Il motivo é semplice, anzi sono due:
  1. Ho visto e letto in rete di case signorili nel paese appartenute ai Pedrazzini.
  2. Sulla mappa sono riportate una sfilza di cappelle, sono quasi certo si tratti di una via Crucis ma preferisco andare a controllare
Finalmente arriviamo a Campo Valle Maggia, mi fermo in entrata del paese, appena sopra la chiesa

Campo Valle Maggia
In alto la chiesa da dove sono arrivato. 
La foto é stata scattata in seguito dal sentiero che porta da Campo a Cimalmotto

Le famose case signorili le intravedo subito già dalla chiesa, sono nella parte bassa del paese. Quello che rende il tutto estremamente affascinante é trovare in una valle così discosta case simili. Ci si aspetterebbe di trovarle nei grandi centri, o perlomeno nei capoluoghi più affollati ma non a Campo Valle Maggia dove sono delle “piccole cattedrali nel deserto”.

A questo punto si presenta il famoso bivio, é forse meritevole di approfondimenti questa singolare situazione?

Possibilità 1 => chi se ne importa, belle le case e già bello si é scesi a Campo invece di proseguire sulla comoda posta fino a Cimalmotto come hanno fatto tutti gli altri passeggeri del postale.

Possibilità 2 => urgono chiarimenti ....

Le vicende dei Pedrazzini

Premessa: risulta assai difficile divincolarsi tra i vari Pedrazzini, sono molti, con nomi compositi simili che creano confusione. Trovo un albero genealogico in un opera completa sulla famiglia incredibilmente scaricabile gratuitamente qui in formato PDF


"Cara e se lo chiamassimo Giovanni?"
"No Michele, credo Giovan Battista sia meglio per non confonderlo con gli altri"

Famiglia originaria di Campo (Vallemaggia), dove è attestata dal XVII secolo, i cui membri furono attivi in particolare come mercanti a Kassel e come uomini politici nei baliaggi della Vallemaggia e di Locarno e nel canton Ticino.

Le scarse notizie sulle origini della famiglia Pedrazzini di Campo appartengono più alla leggenda che alla narrazione storica. Il ceppo studiato fu stabilmente insediato nel comune più elevato della valle di Campo nell’alta Vallemaggia perlomeno dalla metà del XVII secolo. 

Dal villaggio alpino il mercante Gaspare Pedrazzini (1643-1724, all'origine dell'albero genealogico sopra) partì alla fine del XVII secolo per recarsi nei territori del Sacro Romano Impero, seguendo le rotte tracciate da altri emigranti dei baliaggi comuni e lombardi verso centri a nord delle Alpi.
Associato inizialmente ai mercanti banchieri Guaita di Menaggio, insediati a Paderborn e Francoforte sul Meno, Gaspare se ne separò per gestire in proprio un negozio di prodotti coloniali, che fondò a Kassel all'inizio del XVIII secolo sotto la ragione sociale Gaspard Pedrazzini & Fils. 

Il mercante, i suoi figli Giovanni Battista e Guglielmo Pedrazzini (1675-1744) e i loro numerosi discendenti maschi si alternarono alla direzione della ditta di famiglia, compiendo frequenti andirivieni tra il langraviato dell’Assia e il villaggio d’origine, fino alla chiusura del negozio negli anni 1830 per una concomitanza di cause sfavorevoli tra cui dissidi familiari, sconvolgimenti politici e crisi economiche.

Pedrazzini
Ritratto di Gaspare Pedrazzini circondato da due abiatici. Olio su tela, 1708 (Collezione privata).
In piedi, con un libro di preghiere in mano, Pedrazzini è immortalato all'età di 64 anni con i nipoti: Gaspare Pedrazzini, di quattro anni e mezzo di età, e Giovanni Giacomo Tosetti, di sei. Questi ultimi sono raffigurati entrambi in piedi, ai lati del nonno, con le mani giunte in segno di preghiera. Completato da un crocefisso, questo ritratto sottolinea la devozione di Gaspare Pedrazzini e il suo ruolo di patriarca della famiglia.

Per più di un secolo l’impresa della famiglia valmaggese rimase saldamente in mano al gruppo proprietario, con l’aiuto di alcuni direttori imparentati e l’assunzione di manodopera valligiana. Dai mercanti Guaita i Pedrazzini si rifornivano di merci oltremarine in provenienza dai porti sul mare del Nord (spezie, caffè, cioccolato) o di prodotti acquistati in centri italiani (formaggi, olive, limoni). La loro attività fu strettamente connessa a quella di altri compaesani proprietari di botteghe in città renane, come ad esempio i Fantina a Heidelberg, i Sartori a Mannheim o i Tosetti a Magonza

Dai mercanti conterranei i Pedrazzini ricevevano ospitalità nel viaggio tra la valle natia e la ditta di Kassel, intrattenendo con essi fitti scambi, suggellati da alleanze matrimoniali omogamiche che cementavano i rapporti tra membri della borghesia commerciale campese. Tali legami erano rinsaldati anche dalla circolazione di manodopera tra le ditte e dall’apprendistato mercantile compiuto dai giovani eredi nelle diverse sedi.

Ritratti di alcuni dei membri delle famiglie di Michele e di Guglielmo Maria Pedrazzini. Olio su tela, 1760 (Collezione privata). Questa serie di medaglioni-ritratto, di genere analogo a quella che raffigura Guglielmo Andrea Pedrazzini e i suoi parenti più stretti, testimonia i saldi legami matrimoniali tra i diversi rami della famiglia Pedrazzini. In basso, Guglielmo Maria Pedrazzini è rappresentato accanto al suo primogenito, Giovanni Battista, e alla sua sposa, Marta Maria Pedrazzini, figlia maggiore del capitano Michele Pedrazzini. Quest'ultimo è ritratto in alto con l'adorata figlia di primo letto, Maria Apollonia, e la sua seconda moglie, Maria Justa Camani.

Dai dipinti riportati le fattezze e lineamenti della famiglia appaiono evidenti. Riporto ancora un paio di curiosità

Guglielmo Andrea nel 1789 assunse ad interim per qualche mese la carica di balivo della Vallemaggia e della valle Lavizzara a seguito del decesso del commissario urano Karl Josef Epp von Rudenz. Recatosi a Kassel nel 1790, fu richiamato in patria nel 1792 dalla morte del fratello Michele Paolo Pedrazzini per dirimere questioni legate all’eredità dei nipoti orfani, di cui era tutore. Lo stesso anno fu nominato luogotenente della valle Lavizzara. 
La sua carriera politica, inframmezzata da periodi di attività nella ditta a Kassel negli anni 1797-1803, prese forte slancio alla fine dell’ancien régime. Ricoprì la carica di membro del Consiglio provvisorio valmaggese nel 1798 e della Commissione amministrativa del cantone di Lugano fino al 1801. Divenne quindi commissario di governo per il distretto di Vallemaggia nel 1803, deputato al Gran Consiglio del canton Ticino nel 1808-1813 e giudice del Tribunale cantonale nel 1809. Nel 1814 fu eletto alla Reggenza provvisoria della Repubblica ticinese, carica che tuttavia rifiutò.

Michele pedrazzini del padre fu l’erede prescelto a scapito del fratello maggiore Giovanni Pietro Pedrazzini, scartato dalla successione verosimilmente perché invalido e compensato per questa esclusione con dei terreni.

Ritratto di Michele Pedrazzini. Olio su tela, realizzato dopo il 1759 (Collezione privata).
All'apice del suo successo, Michele Pedrazzini si fece immortalare in armatura; il ritratto fu poi ripreso come medaglione nel quadro delle famiglie di Michele e Guglielmo Maria Pedrazzini.
La ricchezza e il pregio degli ornamenti del pettorale, del casco come pure delle maniche della camicia testimoniano sia il rango sociale elevato sia il gusto raffinato. Nel registro superiore del quadro, un'iscrizione in latino menziona l'anno di nascita e i principali titoli acquisiti da Michele Pedrazzini con le relative date.

Per rispondere alla domanda iniziale: queste case signorili così discoste dai centri pulsanti va ricordato che i Pedrazzini si avvalgono poi di garzoni o cavallanti che assicurano il trasporto di mercanzie e la trasmissione di messaggi. Grazie a questi corrieri essi possono gestire i loro interessi da Campo, facendovi giungere derrate alimentari, oggetti preziosi, indumenti, documenti, giornali e medicine. 

Se la merce commerciata dai Pedrazzini a Kassel, di cui sono provvisti dai Guaita, è destinata anche al consumo dei conterranei, prodotti nostrani sono invitati agli emigranti in Germania perché possano gustare i sapori della patria69. Nel 1773 Michele Maria ii chiede da Kassel ai Bacillieri farina per mangiare polenta con il maestro Fiorillo, Sinistrario e Scali70

Il paese

Campo Vallemaggia (Campo) è un paese di montagna situato in Vallemaggia e più precisamente in Valle Rovana. La sua altitudine corrisponde a 1'291 metri s.l.m.

Inizialmente (prima del diciottesimo secolo) l’agglomerato di Campo non esisteva, la gente viveva infatti in un’altra area chiamata Mater, situata sopra agli attuali Palazzi Pedrazzini, luogo strategico e con diversi vantaggi. Mater, essendo vicino al bosco era un luogo perfetto dove poter reperire la legna che veniva utilizzata per costruire le case e per scaldarsi durante le stagioni dove le temperature si abbassavano anche al di sotto degli 0°C. All’inizio del diciottesimo secolo a causa dell’instabilità del terreno la maggior parte delle case crollarono, la gente restò quindi senza un tetto. La zona è soggetta a frane attestate perlomeno dal XVIII secolo, provocate da cause geologiche aggravate dal taglio irrazionale dei boschi e dalla fluitazione del legname. Prima attestazione: Campo (1484).
Solo le strutture costruite con la pietra sono resistite alla catastrofe, ma purtroppo non sufficienti a dar rifugio a tutta la popolazione. Agli inizi del 1700 la gente decise così di ricostruire delle nuove case più grandi e robuste in sasso (attuali Palazzi Pedrazzini) presso una nuova zona, dove tutt’oggi risiede Campo.

Campo da un semplice villaggio di montagna diventò un agglomerato con palazzi ed edifici sacri che ancora oggi stupisce chi lo vede. Il tenore di vita e la cultura creatasi in questi decenni fu straordinaria e diede notevoli risultati.

I tanti edifici sacri presenti a Campo sono una testimonianza della dedizione da parte della comunità alla fede spirituale. Tre sono infatti le Chiese presenti sul territorio: l’Oratorio San Giovanni Battista affiancato ai Palazzi Pedrazzini, l’Addolorata posta al centro del paese e all’inizio della Via Crucis e la Chiesa di San Bernardo situata alla fine della Via Crucis. La maggior parte degli affreschi che decorano le tre strutture religiose sono state realizzate soprattutto dal noto pittore di Craveggia, Giuseppe Mattia Borgnis.

A Campo, agli inizi del 1'700, vivevano circa 800 persone, al contrario di oggi che ne risiedono solo 8.

Questo netto calo della popolazione nel lasso di 300 anni è dovuto a diversi motivi quali ad esempio l’abbandono delle valli per raggiungere i centri e l’emigrazione verso altre nazioni per cercare fortuna.

Campo in Vallemaggia. Olio su tela, 1850 ca., 35 x 52 cm (Archivio di Stato del Cantone Ticino, Bellinzona, Quadreria).
Il Pizzo Bombögn domina questa veduta del villaggio alpino di Campo (Vallemaggia). Fra le modeste case in legno spiccano diversi edifici. A ovest i palazzi Pedrazzini formano un grande complesso architettonico situato lungo un corso d'acqua. A est, la chiesa parrocchiale di S. Bernardo, a cui si accede attraverso una Via Crucis, sovrasta il nucleo originario di Campo.

In questa foto sono racchiusi diversi elementi che caratterizzano l’insediamento di Campo: in primo piano due delle cappelle della via crucis che portano alla chiesa di San Bernardo (unica via crucis all'aperto di mtutta la valle Maggia), sotto sulla sinistra l’oratorio di San Giovanni Battista (uno dei due presenti in paese) che era l'oratorio privato dei Pedrazzini. L'oratorio fu costruito nel 1767 per ordine delle famiglie Pedrazzini dopo una grave epidemia. Infine sullo sfondo le due grandi case familiari comunicanti dei fratelli Pedrazzini (e chi altrimenti?)

Le ville

L’itinerario imprenditoriale dei Pedrazzini fu coronato da un successo che accompagnò la loro ascesa tra le file del notabilato dei baliaggi comuni e la loro affermazione nel contesto di provenienza. Qui la loro fortunata carriera mercantile fu all'origine dell’imponente complesso delle dimore signorili, che essi fecero erigere in modo contiguo attorno all’oratorio di giuspatronato familiare dedicato a S. Giovanni Battista, a testimonianza del potere del gruppo familiare e del loro ruolo di mecenati.

Negli eleganti interni delle case gentilizie a Campo, in cui prestavano servizio domestiche e aiutanti, si ritrovavano suppellettili esotiche e oggetti preziosi acquistati nei centri di emigrazione in un decoro raffinato che legittimava le loro aspirazioni di elevazione sociale.

Due vedute di Stefano Lamberti intitolate Case Pedrazzini verso mezzogiorno (a sinistra) e Case Pedrazzini, Campo Vallemaggia (a destra). Disegni acquerellati, 1825 (Collezione privata).
I panorami illustrano l'insieme dei due complessi architettonici formati dai palazzi Pedrazzini a Campo (Vallemaggia) negli anni 1820. 

I palazzi il 22.08.2025
Lo stato di degrado risulta evidente, anche dei giardini all’italiana rimane ben poco
Le pareti sia interne sia esterne dei Palazzi Pedrazzini sono decorate anch’essi da affreschi religiosi che danno al visitatore la sensazione di essere in un monastero.

Costruite tra il 1715 e il 1782, a un'altitudine di 1320 m, in una valle discosta e di difficile accesso, queste imponenti dimore patrizie in pietra, ispirate all'architettura piemontese, palesavano la ricchezza e il prestigio acquisiti dai Pedrazzini all'estero. La contiguità delle abitazioni, talvolta persino collegate le une alle altre, attestava quanto fossero stretti e forti i legami familiari.
Orientate a sud, le facciate principali, che davano su giardini all'italiana, erano abbellite da balconi e ornate di pitture murali di soggetto religioso o araldico, realizzate perlopiù dal pittore della valle Vigezzo Giuseppe Mattia Borgnis e tuttora conservate.

La villa riprodotta sopra sulla sinistra
L’edificio a forma rettangolare, attiguo all’Oratorio, è composto da tre piani. Sulla facciata si notano due affreschi votivi, rappresentanti il Compianto sul Cristo morto e il Padre eterno tra i santi, realizzati dal famoso pittore Giuseppe Mattia Borgnis di Craveggia

Dettaglio della meridiana in mezzo alla facciata. 
La scritta recita: "Fermati o passagier e pensa al ponto a cui ti riducono le ore a rendere conto a Dio"

Nel Palazzo esistono ancora oggi diverse pigne per scaldare i locali. Come si può notare dall’immagine, anche i giardini erano molto signorili.
Inoltre, un tempo, dietro al Palazzo principale c’erano altre due abitazioni che purtroppo vennero demolite.
Oggi i Palazzi appartengono a varie famiglie originarie di Campo e sono frequentati solo per periodi di vacanza. Alcune parti della struttura sono state rinnovate, altre invece no

L'oratorio privato

L'oratorio privato (trovato chiuso il giorno del mio passaggio) di S. Giovanni Battista è fra i rari edifici religiosi privati ancora conservati in Ticino.


Poco prima della sua morte nel 1749, Giovanni Battista Pedrazzini commissionò la costruzione di un oratorio privato ai fratelli capomastri Giovanni e Pietro Antonio Casarotti. L'edificio a pianta rettangolare presenta un'architettura piuttosto sobria, che contrasta con la ricchezza dei decori interni.

Restaurato tra il 2003 e il 2004, l'oratorio di S. Giovanni Battista è fra i rari edifici religiosi privati ancora conservati in Ticino.

Dopo questa approfondita esplorazione di Campo Valle Maggia mi avvio finalmente verso Cimalmotto. Il cartello segnala un sentiero di 35 minuti per raggiungere l'ultimo paese della valle di Campo, parallelamente sarà un ottimo riscaldamento in vista del vero sforzo della giornata, ovvero il passo Quadrella.....

...continua...

Commenti

Post popolari in questo blog

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...