Ci sono ancora molti angoli di Ticino che mi sono sconosciuti. In alcuni in realtà ci sono magari stato ma così tanti anni fa e cosi per poco tempo che é come se non ci fossi mai stato.
I villaggi di Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono due di questi. Analizzo più volte la cartina topografica cercando di immaginarmeli, non cerco foto in rete, voglio tenermi la sorpresa di scoprirli direttamente sul posto.
Le famose case signorili le intravedo subito già dalla chiesa, sono nella parte bassa del paese. Quello che rende il tutto estremamente affascinante é trovare in una valle così discosta case simili. Ci si aspetterebbe di trovarle nei grandi centri, o perlomeno nei capoluoghi più affollati ma non a Campo Valle Maggia dove sono delle “piccole cattedrali nel deserto”.
Le scarse notizie sulle origini della famiglia Pedrazzini di Campo appartengono più alla leggenda che alla narrazione storica. Il ceppo studiato fu stabilmente insediato nel comune più elevato della valle di Campo nell’alta Vallemaggia perlomeno dalla metà del XVII secolo.
Per più di un secolo l’impresa della famiglia valmaggese rimase saldamente in mano al gruppo proprietario, con l’aiuto di alcuni direttori imparentati e l’assunzione di manodopera valligiana. Dai mercanti Guaita i Pedrazzini si rifornivano di merci oltremarine in provenienza dai porti sul mare del Nord (spezie, caffè, cioccolato) o di prodotti acquistati in centri italiani (formaggi, olive, limoni). La loro attività fu strettamente connessa a quella di altri compaesani proprietari di botteghe in città renane, come ad esempio i Fantina a Heidelberg, i Sartori a Mannheim o i Tosetti a Magonza
Campo da un semplice villaggio di montagna diventò un agglomerato con palazzi ed edifici sacri che ancora oggi stupisce chi lo vede. Il tenore di vita e la cultura creatasi in questi decenni fu straordinaria e diede notevoli risultati.
I tanti edifici sacri presenti a Campo sono una testimonianza della dedizione da parte della comunità alla fede spirituale. Tre sono infatti le Chiese presenti sul territorio: l’Oratorio San Giovanni Battista affiancato ai Palazzi Pedrazzini, l’Addolorata posta al centro del paese e all’inizio della Via Crucis e la Chiesa di San Bernardo situata alla fine della Via Crucis. La maggior parte degli affreschi che decorano le tre strutture religiose sono state realizzate soprattutto dal noto pittore di Craveggia, Giuseppe Mattia Borgnis.
Dopo questa approfondita esplorazione di Campo Valle Maggia mi avvio finalmente verso Cimalmotto. Il cartello segnala un sentiero di 35 minuti per raggiungere l'ultimo paese della valle di Campo, parallelamente sarà un ottimo riscaldamento in vista del vero sforzo della giornata, ovvero il passo Quadrella.....
I villaggi di Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono due di questi. Analizzo più volte la cartina topografica cercando di immaginarmeli, non cerco foto in rete, voglio tenermi la sorpresa di scoprirli direttamente sul posto.
La piccola autopostale che prendo a Cerentino porta una famigliola tedesca, un altra donna, presumibilmente anch'essa tedesca e me. L'ambiente é stretto, quasi opprimente, una pausa prolungata ad un cantiere prolunga la convivenza. Non vedo l'ora di scendere e liberarmi.
Sono quasi sicuro che tutti gli altri siano diretti al capolinea: Cimalmotto. Io invece mi fermo prima a Campo Valle Maggia. Il motivo é semplice, anzi sono due:
- Ho visto e letto in rete di case signorili nel paese appartenute ai Pedrazzini.
- Sulla mappa sono riportate una sfilza di cappelle, sono quasi certo si tratti di una via Crucis ma preferisco andare a controllare
Finalmente arriviamo a Campo Valle Maggia, mi fermo in entrata del paese, appena sopra la chiesa
Campo Valle Maggia
In alto la chiesa da dove sono arrivato.
La foto é stata scattata in seguito dal sentiero che porta da Campo a Cimalmotto
A questo punto si presenta il famoso bivio, é forse meritevole di approfondimenti questa singolare situazione?
Possibilità 1 => chi se ne importa, belle le case e già bello si é scesi a Campo invece di proseguire sulla comoda posta fino a Cimalmotto come hanno fatto tutti gli altri passeggeri del postale.
Possibilità 2 => urgono chiarimenti ....
Le vicende dei Pedrazzini
Premessa: risulta assai difficile divincolarsi tra i vari Pedrazzini, sono molti, con nomi compositi simili che creano confusione. Trovo un albero genealogico in un opera completa sulla famiglia incredibilmente scaricabile gratuitamente qui in formato PDF
"Cara e se lo chiamassimo Giovanni?"
"No Michele, credo Giovan Battista sia meglio per non confonderlo con gli altri"
Famiglia originaria di Campo (Vallemaggia), dove è attestata dal XVII secolo, i cui membri furono attivi in particolare come mercanti a Kassel e come uomini politici nei baliaggi della Vallemaggia e di Locarno e nel canton Ticino.
Dal villaggio alpino il mercante Gaspare Pedrazzini (1643-1724, all'origine dell'albero genealogico sopra) partì alla fine del XVII secolo per recarsi nei territori del Sacro Romano Impero, seguendo le rotte tracciate da altri emigranti dei baliaggi comuni e lombardi verso centri a nord delle Alpi.
Associato inizialmente ai mercanti banchieri Guaita di Menaggio, insediati a Paderborn e Francoforte sul Meno, Gaspare se ne separò per gestire in proprio un negozio di prodotti coloniali, che fondò a Kassel all'inizio del XVIII secolo sotto la ragione sociale Gaspard Pedrazzini & Fils.
Il mercante, i suoi figli Giovanni Battista e Guglielmo Pedrazzini (1675-1744) e i loro numerosi discendenti maschi si alternarono alla direzione della ditta di famiglia, compiendo frequenti andirivieni tra il langraviato dell’Assia e il villaggio d’origine, fino alla chiusura del negozio negli anni 1830 per una concomitanza di cause sfavorevoli tra cui dissidi familiari, sconvolgimenti politici e crisi economiche.
Pedrazzini
Ritratto di Gaspare Pedrazzini circondato da due abiatici. Olio su tela, 1708 (Collezione privata).
In piedi, con un libro di preghiere in mano, Pedrazzini è immortalato all'età di 64 anni con i nipoti: Gaspare Pedrazzini, di quattro anni e mezzo di età, e Giovanni Giacomo Tosetti, di sei. Questi ultimi sono raffigurati entrambi in piedi, ai lati del nonno, con le mani giunte in segno di preghiera. Completato da un crocefisso, questo ritratto sottolinea la devozione di Gaspare Pedrazzini e il suo ruolo di patriarca della famiglia.
Per più di un secolo l’impresa della famiglia valmaggese rimase saldamente in mano al gruppo proprietario, con l’aiuto di alcuni direttori imparentati e l’assunzione di manodopera valligiana. Dai mercanti Guaita i Pedrazzini si rifornivano di merci oltremarine in provenienza dai porti sul mare del Nord (spezie, caffè, cioccolato) o di prodotti acquistati in centri italiani (formaggi, olive, limoni). La loro attività fu strettamente connessa a quella di altri compaesani proprietari di botteghe in città renane, come ad esempio i Fantina a Heidelberg, i Sartori a Mannheim o i Tosetti a Magonza
Dai mercanti conterranei i Pedrazzini ricevevano ospitalità nel viaggio tra la valle natia e la ditta di Kassel, intrattenendo con essi fitti scambi, suggellati da alleanze matrimoniali omogamiche che cementavano i rapporti tra membri della borghesia commerciale campese. Tali legami erano rinsaldati anche dalla circolazione di manodopera tra le ditte e dall’apprendistato mercantile compiuto dai giovani eredi nelle diverse sedi.
Ritratti di alcuni dei membri delle famiglie di Michele e di Guglielmo Maria Pedrazzini. Olio su tela, 1760 (Collezione privata). Questa serie di medaglioni-ritratto, di genere analogo a quella che raffigura Guglielmo Andrea Pedrazzini e i suoi parenti più stretti, testimonia i saldi legami matrimoniali tra i diversi rami della famiglia Pedrazzini. In basso, Guglielmo Maria Pedrazzini è rappresentato accanto al suo primogenito, Giovanni Battista, e alla sua sposa, Marta Maria Pedrazzini, figlia maggiore del capitano Michele Pedrazzini. Quest'ultimo è ritratto in alto con l'adorata figlia di primo letto, Maria Apollonia, e la sua seconda moglie, Maria Justa Camani.
Dai dipinti riportati le fattezze e lineamenti della famiglia appaiono evidenti. Riporto ancora un paio di curiosità
Guglielmo Andrea nel 1789 assunse ad interim per qualche mese la carica di balivo della Vallemaggia e della valle Lavizzara a seguito del decesso del commissario urano Karl Josef Epp von Rudenz. Recatosi a Kassel nel 1790, fu richiamato in patria nel 1792 dalla morte del fratello Michele Paolo Pedrazzini per dirimere questioni legate all’eredità dei nipoti orfani, di cui era tutore. Lo stesso anno fu nominato luogotenente della valle Lavizzara.
La sua carriera politica, inframmezzata da periodi di attività nella ditta a Kassel negli anni 1797-1803, prese forte slancio alla fine dell’ancien régime. Ricoprì la carica di membro del Consiglio provvisorio valmaggese nel 1798 e della Commissione amministrativa del cantone di Lugano fino al 1801. Divenne quindi commissario di governo per il distretto di Vallemaggia nel 1803, deputato al Gran Consiglio del canton Ticino nel 1808-1813 e giudice del Tribunale cantonale nel 1809. Nel 1814 fu eletto alla Reggenza provvisoria della Repubblica ticinese, carica che tuttavia rifiutò.
Michele pedrazzini del padre fu l’erede prescelto a scapito del fratello maggiore Giovanni Pietro Pedrazzini, scartato dalla successione verosimilmente perché invalido e compensato per questa esclusione con dei terreni.
Ritratto di Michele Pedrazzini. Olio su tela, realizzato dopo il 1759 (Collezione privata).
All'apice del suo successo, Michele Pedrazzini si fece immortalare in armatura; il ritratto fu poi ripreso come medaglione nel quadro delle famiglie di Michele e Guglielmo Maria Pedrazzini.
La ricchezza e il pregio degli ornamenti del pettorale, del casco come pure delle maniche della camicia testimoniano sia il rango sociale elevato sia il gusto raffinato. Nel registro superiore del quadro, un'iscrizione in latino menziona l'anno di nascita e i principali titoli acquisiti da Michele Pedrazzini con le relative date.
Per rispondere alla domanda iniziale: queste case signorili così discoste dai centri pulsanti va ricordato che i Pedrazzini
si avvalgono poi di garzoni o cavallanti che assicurano il trasporto di mercanzie
e la trasmissione di messaggi. Grazie a questi corrieri essi possono gestire i loro
interessi da Campo, facendovi giungere derrate alimentari, oggetti preziosi, indumenti, documenti, giornali e medicine.
Se la merce commerciata dai Pedrazzini a Kassel, di cui sono provvisti dai
Guaita, è destinata anche al consumo dei conterranei, prodotti nostrani sono
invitati agli emigranti in Germania perché possano gustare i sapori della patria69.
Nel 1773 Michele Maria ii chiede da Kassel ai Bacillieri farina per mangiare polenta con il maestro Fiorillo, Sinistrario e Scali70
Inizialmente (prima del diciottesimo secolo) l’agglomerato di Campo non esisteva, la gente viveva infatti in un’altra area chiamata Mater, situata sopra agli attuali Palazzi Pedrazzini, luogo strategico e con diversi vantaggi. Mater, essendo vicino al bosco era un luogo perfetto dove poter reperire la legna che veniva utilizzata per costruire le case e per scaldarsi durante le stagioni dove le temperature si abbassavano anche al di sotto degli 0°C. All’inizio del diciottesimo secolo a causa dell’instabilità del terreno la maggior parte delle case crollarono, la gente restò quindi senza un tetto. La zona è soggetta a frane attestate perlomeno dal XVIII secolo, provocate da cause geologiche aggravate dal taglio irrazionale dei boschi e dalla fluitazione del legname. Prima attestazione: Campo (1484).
Il paese
Campo Vallemaggia (Campo) è un paese di montagna situato in Vallemaggia e più precisamente in Valle Rovana. La sua altitudine corrisponde a 1'291 metri s.l.m.Inizialmente (prima del diciottesimo secolo) l’agglomerato di Campo non esisteva, la gente viveva infatti in un’altra area chiamata Mater, situata sopra agli attuali Palazzi Pedrazzini, luogo strategico e con diversi vantaggi. Mater, essendo vicino al bosco era un luogo perfetto dove poter reperire la legna che veniva utilizzata per costruire le case e per scaldarsi durante le stagioni dove le temperature si abbassavano anche al di sotto degli 0°C. All’inizio del diciottesimo secolo a causa dell’instabilità del terreno la maggior parte delle case crollarono, la gente restò quindi senza un tetto. La zona è soggetta a frane attestate perlomeno dal XVIII secolo, provocate da cause geologiche aggravate dal taglio irrazionale dei boschi e dalla fluitazione del legname. Prima attestazione: Campo (1484).
Solo le strutture costruite con la pietra sono resistite alla catastrofe, ma purtroppo non sufficienti a dar rifugio a tutta la popolazione. Agli inizi del 1700 la gente decise così di ricostruire delle nuove case più grandi e robuste in sasso (attuali Palazzi Pedrazzini) presso una nuova zona, dove tutt’oggi risiede Campo.
Campo da un semplice villaggio di montagna diventò un agglomerato con palazzi ed edifici sacri che ancora oggi stupisce chi lo vede. Il tenore di vita e la cultura creatasi in questi decenni fu straordinaria e diede notevoli risultati.
I tanti edifici sacri presenti a Campo sono una testimonianza della dedizione da parte della comunità alla fede spirituale. Tre sono infatti le Chiese presenti sul territorio: l’Oratorio San Giovanni Battista affiancato ai Palazzi Pedrazzini, l’Addolorata posta al centro del paese e all’inizio della Via Crucis e la Chiesa di San Bernardo situata alla fine della Via Crucis. La maggior parte degli affreschi che decorano le tre strutture religiose sono state realizzate soprattutto dal noto pittore di Craveggia, Giuseppe Mattia Borgnis.
A Campo, agli inizi del 1'700, vivevano circa 800 persone, al contrario di oggi che ne risiedono solo 8.
Questo netto calo della popolazione nel lasso di 300 anni è dovuto a diversi motivi quali ad esempio l’abbandono delle valli per raggiungere i centri e l’emigrazione verso altre nazioni per cercare fortuna.
Campo in Vallemaggia. Olio su tela, 1850 ca., 35 x 52 cm (Archivio di Stato del Cantone Ticino, Bellinzona, Quadreria).
Il Pizzo Bombögn domina questa veduta del villaggio alpino di Campo (Vallemaggia). Fra le modeste case in legno spiccano diversi edifici. A ovest i palazzi Pedrazzini formano un grande complesso architettonico situato lungo un corso d'acqua. A est, la chiesa parrocchiale di S. Bernardo, a cui si accede attraverso una Via Crucis, sovrasta il nucleo originario di Campo.
In questa foto sono racchiusi diversi elementi che caratterizzano l’insediamento di Campo: in primo piano due delle cappelle della via crucis che portano alla chiesa di San Bernardo (unica via crucis all'aperto di mtutta la valle Maggia), sotto sulla sinistra l’oratorio di San Giovanni Battista (uno dei due presenti in paese) che era l'oratorio privato dei Pedrazzini. L'oratorio fu costruito nel 1767 per ordine delle famiglie Pedrazzini dopo una grave epidemia. Infine sullo sfondo le due grandi case familiari comunicanti dei fratelli Pedrazzini (e chi altrimenti?)
Le ville
L’itinerario imprenditoriale dei Pedrazzini fu coronato da un successo che accompagnò la loro ascesa tra le file del notabilato dei baliaggi comuni e la loro affermazione nel contesto di provenienza. Qui la loro fortunata carriera mercantile fu all'origine dell’imponente complesso delle dimore signorili, che essi fecero erigere in modo contiguo attorno all’oratorio di giuspatronato familiare dedicato a S. Giovanni Battista, a testimonianza del potere del gruppo familiare e del loro ruolo di mecenati. Negli eleganti interni delle case gentilizie a Campo, in cui prestavano servizio domestiche e aiutanti, si ritrovavano suppellettili esotiche e oggetti preziosi acquistati nei centri di emigrazione in un decoro raffinato che legittimava le loro aspirazioni di elevazione sociale.
Nel Palazzo esistono ancora oggi diverse pigne per scaldare i locali. Come si può notare dall’immagine, anche i giardini erano molto signorili.
Inoltre, un tempo, dietro al Palazzo principale c’erano altre due abitazioni che purtroppo vennero demolite.
Oggi i Palazzi appartengono a varie famiglie originarie di Campo e sono frequentati solo per periodi di vacanza. Alcune parti della struttura sono state rinnovate, altre invece no
Due vedute di Stefano Lamberti intitolate Case Pedrazzini verso mezzogiorno (a sinistra) e Case Pedrazzini, Campo Vallemaggia (a destra). Disegni acquerellati, 1825 (Collezione privata).
I panorami illustrano l'insieme dei due complessi architettonici formati dai palazzi Pedrazzini a Campo (Vallemaggia) negli anni 1820.
Lo stato di degrado risulta evidente, anche dei giardini all’italiana rimane ben poco
Le pareti sia interne sia esterne dei Palazzi Pedrazzini sono decorate anch’essi da affreschi religiosi che danno al visitatore la sensazione di essere in un monastero.
Costruite tra il 1715 e il 1782, a un'altitudine di 1320 m, in una valle discosta e di difficile accesso, queste imponenti dimore patrizie in pietra, ispirate all'architettura piemontese, palesavano la ricchezza e il prestigio acquisiti dai Pedrazzini all'estero. La contiguità delle abitazioni, talvolta persino collegate le une alle altre, attestava quanto fossero stretti e forti i legami familiari.
Orientate a sud, le facciate principali, che davano su giardini all'italiana, erano abbellite da balconi e ornate di pitture murali di soggetto religioso o araldico, realizzate perlopiù dal pittore della valle Vigezzo Giuseppe Mattia Borgnis e tuttora conservate.
L’edificio a forma rettangolare, attiguo all’Oratorio, è composto da tre piani. Sulla facciata si notano due affreschi votivi, rappresentanti il Compianto sul Cristo morto e il Padre eterno tra i santi, realizzati dal famoso pittore Giuseppe Mattia Borgnis di Craveggia
La scritta recita: "Fermati o passagier e pensa al ponto a cui ti riducono le ore a rendere conto a Dio"
Inoltre, un tempo, dietro al Palazzo principale c’erano altre due abitazioni che purtroppo vennero demolite.
Oggi i Palazzi appartengono a varie famiglie originarie di Campo e sono frequentati solo per periodi di vacanza. Alcune parti della struttura sono state rinnovate, altre invece no
L'oratorio privato
L'oratorio privato (trovato chiuso il giorno del mio passaggio) di S. Giovanni Battista è fra i rari edifici religiosi privati ancora conservati in Ticino.Poco prima della sua morte nel 1749, Giovanni Battista Pedrazzini commissionò la costruzione di un oratorio privato ai fratelli capomastri Giovanni e Pietro Antonio Casarotti. L'edificio a pianta rettangolare presenta un'architettura piuttosto sobria, che contrasta con la ricchezza dei decori interni.
Restaurato tra il 2003 e il 2004, l'oratorio di S. Giovanni Battista è fra i rari edifici religiosi privati ancora conservati in Ticino.
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