Passa ai contenuti principali

Aventicum, la prima capitale

Mi é capitato un paio di volte di intravedere alla tele un festival che si teneva in un antica arena romana in Svizzera. Le immagini la riprendevano sempre di notte addobbata di luce e di un folto e entusiasta pubblico. Dato che ai tempi gli interessi erano altri mi limitavo a pensare "chissà com'é, un giorno magari ci vado".

Poi quel giorno é arrivato.

Avenches dista pochi minuti di treno dell'altrettanto mitica Morat, si può dire in un fazzoletto di terra altamente simbolico per noi svizzeri. Non nascondo tanta curiosità e anche un attimo di emozione nel scendere dal treno nella piccola stazione di Avenches. 
La prima sorpresa sta "nell'oltre romano", infatti Avenches non solo é stata la prima capitale degli Elvezi ma sfoggia anche dei manufatti dell'età piu recente di tutto rispetto, e sono proprio questi i primi che si lasciano ammirare quando si giunge nella cittadina dalla stazione. Ma appena fuori la cittadina il protagonista della giornata, o almeno, uno dei tre protagonisti: l'anfiteatro

L'anfiteatro


Costruito probabilmente alla fine del I° secolo d.C. per rappresentare combattimenti di gladiatori che lottavano tra loro , o più sovente contro degli animali selvatici: orsi, linci, spettacoli particolarmente apprezzati da una popolazione che praticava la caccia. Misura 105x92m esternamente con un arena di 51.6 x 38.7m. In una seconda epoca, presumibilmente alla fine del II° secolo d.C., é stato ingrandito e attornaito da una nuova cintura muraria. La capacità di spettatori é così portata da 9'000 a 16'000, ancora ben lentona dai 33'000 spettatori delo Colosseo di Roma

In una ricostruzione digitale come doveva presentarsi alla fine del II° secolo d.C.

Ricostruzioni

Aventicum sorge a pochi km dal lago di Morat. 2000 anni fa il lago era di forme leggermenti diverse.
Posizione di Aventicum
Aventicum verso il 180 d.C.
Ricostruzione del porto di Aveticum del II° secolo d.C.
Ricostruzione del cimitero gallico-romano alle porte di Aventicum

Il santuario delle cicogne

Poco distante dell'anfiteatro alcune colonne fanno capolino nei terrenni alle porte di Avenches. Li una volta sorgeva un santuario ostruito intorno al 98 d.C., il santuario delle cicogne forma un complesso architettonico con il teatro di fronte. Deve il suo nome alla colonna di calcare, rimasta in piedi fin dall'antichità, in cima alla quale nidificavano le cicogne. Si trova a sud dei quartieri regolari della città, in un'area per lungo tempo paludosa e precedentemente bonificata.

Uno dei mie soggetti preferiti; antiche rovine romane nella natura


Il santuario delle cicogne nel 1838

Un camminamento lastricato lungo 53 m nell'asse della facciata del tempio era probabilmente utilizzato per le processioni tra il teatro e il luogo di culto. In questa pavimentazione, una pietra di fondazione potrebbe segnare la posizione di un altare monumentale. Il tempio di Cigognier non era dedicato a un singolo dio, ma a un intero pantheon importante per la comunità elvetica e probabilmente al culto dell'imperatore divinizzato.
La colonna gialla é quella che é sopravvisuta fino ai nostri giorni
Ricostruzione del tempio
Altra ricostruzione del santuario delle cicogne

Il teatro

In una ipotetica linea retta che unisce l'anfiteatro al santuario delle cicogne proseguendo capitiamo sul vicino anfiteatro. Anche qui le rovine riescono solo a dare una minima idea di cosa doveva essere ai tempi.
Il teatro è un edificio pubblico essenziale in ogni città antica di una certa importanza. Ad Aventicum/Avenches, questo edificio, costruito all'inizio del II secolo d.C., è in correlazione con il santuario di Cigognier che lo fronteggia.
Con una facciata di 106,25 m e una profondità di 66,40 m, il teatro di Aventicum poteva ospitare circa 12.000 spettatori, diventando così uno dei più grandi edifici del suo genere.
In primo piano le rovine, leggermente sulla destra si intravede la colonna del santuario delle cicogne, a sinistra alcune torri della cittadina medievali di Avenches
Gli spettatori hanno seguito due ampi passaggi prima di prendere le scale che portano ai loro posti. Nella parte inferiore, intorno alla piazza a ferro di cavallo per il palco e il coro, c'erano due file di gradinate piatte su cui erano collocati i posti d'onore in legno per l'élite della città.
Che tipo di spettacoli si tenevano nei teatri gallo-romani? Le testimonianze sono scarse, ma si può ipotizzare un'ampia varietà di generi, tra cui il mimo, la pantomima, la danza, il canto, gli spettacoli musicali e le rappresentazioni mitologiche, nonché i sacrifici e i rituali legati al culto dell'imperatore.

Ricostruzione paesaggistica del quartiere religioso di Aventicum, vista dal teatro, in primo piano il santuario delle cicogne e sullo sfondo l'arena

Funzione militare nell'antico teatro romano

Dopo la visita di questi tre gioielli mi incammino verso il museo romano, situato nella costruzione adiacente l'arena...

Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

Da Einsiedeln a Rapperswil

Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...