Si, sembra una vera e propria fissazione la mia quella degli insulti. Mettiamola cosÌ, vedo l'uso della lingua come quello di un arma, un arma smaterializzata, ma proprio come gli amanti delle armi, anche per le le armi vocali ne esistono di diverso tipo e per diversi scopi. E collezionarle costa molto meno che quelle fisicheAmmazzasette: Questo termine trae origine da una fiaba dei fratelli Grimm (Il piccolo sarto coraggioso), che narra la storia di un sarto che, vantandosi di aver ucciso sette mosche, si cucì addosso la scritta "sette in un colpo" in modo da far conoscere a tutti l'"eroica" impresa compiuta.
Giocando sull'equivoco, poiché in molti pensavano che quel "sette" facesse riferimento a uomini, la sua fama crebbe di giorno in giorno fino a quando il re gli diede in sposa la figlia. Da qui il significato di spaccone e smargiasso.
Ammuccalapuni (o 'mmuccalapuni): Indica chi se ne va in giro tenendo la bocca aperta (vedi voccaperta) col rischio di ingoiare (ammuccari) qualche calabrone (lapuni). È sinonimo di fessacchiotto, a indicare una persona che si lascia abbindolare ed è incapace di distinguere il vero dal falso.
Arrogante: Deriva dal participio latino adrogans, che indica "chi chiede con insistenza attribuendosi ciò che non gli spetta". Nell'antica Roma l'adrogatio era un istituto mediante il quale un cittadino poteva adottare un altro cittadino libero consenziente (prendendolo sotto la propria potestas): per evitare che dietro tale scelta vi fossero doppi fini e frodi, infatti, colui che "adottava" veniva rogato (cioè "interrogato") pubblicamente sulle proprie intenzioni.
Asino: Da sempre questo animale è sinonimo di ignorante, anche se pare che ciò non corrisponda a verità. A coltivare l'errata convinzione della stupidità asinina ha contribuito il filoso francese Buridano (intorno al 1300) con il suo famoso paradosso: un asino affamato e assetato, posto a uguale distanza da un secchio d'acqua e uno di avena, non riesce a scegliere e quindi finisce per morire di fame e di sete. Poiché quello che conta non è la fondatezza scientifica di un dato ma la percezione dell'opinione pubblica, il povero quadrupede è diventato epiteto.
Babbeo: Termine derivato da una radice onomatopeica, verosimilmente legata al modo di parlare di un bambino che balbetta. È sinonimo di persona sciocca e ha numerose varianti regionali, come babbasone, babbuasso e babbione. Al Sud è molto usato il termine babbo, che in altre regioni (specie dell'Italia centrale) è sinonimo di padre.
Bacarozzo (o bacherozzo): Deriva da bachera, col significato di "piattola", ma in alcune regioni viene così chiamata la "mosca carnaia", usata come esca per i pesci. Oltre a indicare lo scarafaggio, è sinonimo di persona spregevole e disgustosa.
Bacchettone: Di sicuro il termine proviene dalla parola bacchetta, col significato di "bastone"; non si sa se per la pratica di flagellarsi in uso nel Medioevo oppure per l'appoggio usato dai pellegrini che si recavano nei luoghi santi.
In ogni caso indica chi ostenta una profonda fede ma in privato segue tutt'altri principi. È sinonimo di bigotto e ipocrita.
Baciapile: L'etimologia di questo termine si comprende appieno sapendo che la "pila" è il pilastro dell'acquasantiera. Indica chi ostenta fede e religiosità in maniera ipocrita. Di identico significato anche baciasanti.
Bacucco: Deriva dal nome di un profeta biblico (Abacuc), rappresentato nella tradizione popolare come un vecchio con il volto coperto da un panno (che in arabo si chiama bakok, da cui il più noto burqua). Proprio perché designa un vecchio, il termine ha valenza di persona rimbambita. Spesso è usato nella locuzione "vecchio bacucco".
Balabiott: Termine dialettale milanese che significa "persona ridicola che balla nuda" e che secondo alcuni deriverebbe da un'abitudine che avevano in passato le persone rinchiuse nei manicomi. Un'altra ipotesi vuole che nel periodo della Repubblica Cispadana (fine Settecento) in ogni città liberata venisse piantato un palo attorno al quale dei poveracci malvestiti e seminudi si davano alla danza. Il significato attuale è di sciocco perditempo.
Baldracca: Termine che indica una prostituta di bassa lega e che deriva da Baghdad, capitale dell'Iraq, secondo alcuni perché era considerata la città del vizio. Secondo altri invece nella Firenze del Rinascimento esisteva un'osteria chiamata Osteria della Baldracca, dal nome del quartiere in cui si trovava, che era frequentata da prostitute.
Balzano: È detto così il cavallo che ha una zona bianca sopra lo zoccolo. Leggenda vuole che questi equini siano particolarmente bizzarri e stravaganti: da qui il significato traslato di strampalato.
Forse il termine deriva dal nome di un attrezzo dal valore più che modesto, utilizzato in passato per la filatura, oppure da un vecchio termine celtico col significato di "cosa che brilla senza valore".
Barrocciaio: Era chi guidava il birotium (carro a due ruote) e non disdegnava di sgridare sia i cavalli che le persone che attraversavano la strada. Da qui il significato di persona rozza, volgare e dai modi brutali.
Bufu: Sigla dell'espressione gergale angloamericana By Us Fuck U ("Per quanto ci riguarda, vaffanculo"). Spesso usata in ambito musicale, ha valenza per lo più scherzosa col significato di "stupido, hai perso", ma può significare anche ridicolo e stronzo. Recentemente è stata inserita nel vocabolario Treccani.
Buzzurro: Era il nome dato ai montanari che scendevano dalla Svizzera per vendere caldarroste ed esercitare l'attività di spazzacamini. Nell'antica lingua tedesca butzen significava "pulire" (oggi è putzen). Indica una persona rozza e zoticona.
Cacasicco: Termine dialettale napoletano che indica una persona avara e spilorcia. Allegoricamente allude a chi volutamente evacua poco, trattenendo sempre "qualcosa", quasi a risparmiare anche su quello.
Carampana: Nella Venezia del 1400, in prossimità del ponte di Rialto, sorgeva un palazzo nobiliare adibito ad alloggio di prostitute in pensione chiamato Ca' Rampani. E così il termine carampana passò a indicare una meretrice, ma anche una donna brutta e vecchia, oltre che sguaiata.
Cassandra: Era figlia di Priamo e aveva il dono della profezia, però era stata condannata da Apollo a non essere creduta; cosa che avvenne anche quando scongiurò i Troiani di non portare dentro le mura della loro città il famoso cavallo di legno.
Cazzone: Accrescitivo del termine volgare cazzo (vedi). Indica una persona sciocca, magari robusta e dall'aspetto non proprio bello.
Curiosamente gli antichi Greci associavano al membro grosso il concetto di stupidità, tant'è che le statue che immortalano tutti i grandi della civiltà ellenica presentano un organo sessuale piccolo, ritenuto segno di razionalità e capacità di controllare la parte più "animale" dell'uomo. I satiri invece, esseri animaleschi sopraffatti dalla lussuria, venivano rappresentatati con un pene grande e in erezione.
Cerchiobottista: Indica chi non prende mai una posizione netta, mantenendosi sempre in equilibrio. Deriva dall'espressione "dare un colpo al cerchio e uno alla botte", azione dell'artigiano che costruisce questo strumento colpendo alternativamente con una mazza prima il cerchio e poi i fasci di legno. Venne coniata da Giovanni Valentini in un articolo sul quotidiano la Repubblica del 1996, dal titolo "Cerchiobottisti d'Italia, unitevi!". È sinonimo di opportunista, ma anche Chiattillo: Termine dialettale napoletano con il quale si indica il pidocchio del pube. In passato significava ignorante presuntuoso, oggi invece indica una persona assillante e inopportuna, che si appiccica addosso. Nello slang giovanile indica anche un secchione.
Ciaparatt: Letteralmente è "colui che acchiappa i topi". Indica un buono a nulla. Il termine nacque nella Milano degli anni Venti del secolo scorso, quando fu promossa una campagna di derattizzazione con premi in denaro per prevenire il tifo, per cui ai vagabondi si diceva: "Vai almeno a cacciare i topi”
Cierneperete: Termine del dialetto napoletano traducibile letteralmente con "donna che passa al setaccio i peti". Indica una persona dal fondoschiena ingombrante, che nel camminare si dondola eccessivamente con fare volgare.
Cinico: Deriva dal greco e significa "tipico dei cani". In origine era così chiamato l'appartenente a una scuola filosofica greca (intorno al IV secolo a.C.) che disprezzava gli agi e le convenienze sociali, auspicando perciò una "vita da cani". Il promotore fu Diogene di Sinope, l'allievo di Antistene che per primo ebbe tale soprannome.
Oggigiorno indica una persona assolutamente insensibile, sprezzante e priva di valori umani.
Ciuciamanuber (o sgagnamanuber): Termine dialettale milanese col significato di prostituta. Per l'esattezza dicesi di donna dedita al sesso orale, considerando che nel linguaggio volgare manuber indica l'organo sessuale maschile.
Coglione: Dal latino coleus, cioè "testicolo". L'evocazione delle gonadi maschili (questo il termine tecnico) si fa risalire all'antichità, quando venivano toccate mentre si pronunciavano solenni giuramenti, come per dire che questa parte del corpo veniva chiamata a testimonianza dell'importanza dell'impegno assunto. Più o meno come quando si giura sulla Bibbia o sul Vangelo. Non per niente la parola testimoni e i corrispondenti spagnolo (testigos) e portoghese (testemunhas) si riferirebbero proprio a tali gesti. Alla loro sacralità rimandano anche i termini zebedei (Giacomo e Giovanni, figli inseparabili - da qui il termine - di Zebedeo) e santissimi, usati quali sinonimi, specie nell'espressione "non rompere gli zebedei/i santissimi"
Il poeta milanese Carlo Porta e quello romanesco Gioacchino Belli hanno dedicato a queste ghiandole due poesie.
Compagnia del corpo sciolto: Nel dialetto toscano il corpo sciolto è la "diarrea", per cui una compagine così chiamata non può che essere un sodalizio formato da personaggi da strapazzo. Il richiamo è anche alla celebre canzone di Roberto Benigni datata 1979 e intitolata L'inno del corpo sciolto.
Duca Conte Piermatteo Barambani: Personaggio delle storie di Fantozzi dal comportamento tirannico e con funzione di megadirettore: non è solo il padrone assoluto, ma anche una persona talmente crudele da possedere una poltrona in pelle umana.
Ducetto: Persona di poco valore (si direbbe una mezza cartuccia) che, credendosi potente, pretende di comandare.
Ebete: In latino significava "spuntato", "smussato", "ottuso", mentre oggi indica una persona stupida, rimarcando l'incapacità di ragionare per mancanza di un cervello idoneo. Tutto ciò che non è acuto viene percepito negativamente, forse perché nei tempi antichi si diceva di oggetti privi di capacità di combattimento, tant'è che nel Medioevo le lance spuntate si usavano negli allenamenti e non certo in battaglia.
Fagiano: Il riferimento a questo animale deriva dalla facilità con cui rimane vittima del cacciatore.
Nel mondo degli insulti indica una persona ingenua e bonacciona, da abbindolare facilmente.
Falena: È una farfalla notturna che viene attratta dalla luce dei lampioni; siccome attorno ai lampioni di notte si aggirano le prostitute (chiamate anche lucciole), ecco che il termine è diventato sinonimo di prostituta da marciapiede.
Fannullone: Termine che indica una persona che non vuole fare nulla, spesso usato come sinonimo di vagabondo. Molto più elegantemente, di recente è stato creato l'acronimo NEET (Not in Education, Employment or Training), che indica chi non studia, non lavora e non segue alcun corso.
Fareniello: Termine napoletano che in origine indicava una persona che voleva apparire diversa da ciò che era. Deriva dalla farina che gli attori si spargevano in viso al posto della più costosa cipria per apparire più giovani, con risultati non sempre soddisfacenti.
Feccia: Deposito che si forma sul fondo delle botti o di altri recipienti destinati a contenere olio, vino, aceto ecc. Deriva dal latino faex, col significato di "scarto", "deposito", e ha la stessa radice di feci, termine che nella sua forma più volgare (merda) si pone ai primi posti nella classifica degli insulti.
Nel linguaggio comune indica la parte più misera della società: "gli ultimi".
Finocchio: Termine usato come sinonimo dispregiativo di omosessuale maschio. Appare con questo significato per la prima volta nel Vocabolario dell'uso toscano di Pietro Fanfani, nel 1863. Potrebbe derivare dall'abitudine medievale di cospargere di erbe aromatiche (prima fra tutte il finocchio) i roghi dei colpevoli di delitti cosiddetti "contro natura". Ma questa è solo un'ipotesi, che peraltro non spiega come mai a finire sul rogo fossero solo gli omosessuali. Secondo altri deriverebbe invece dalla locuzione fenor culi, il cui primo termine significa "vendita"; secondo altri dal fatto che la pianta di finocchio è agametica, cioè non ha bisogno dell'altro sesso per essere impollinata.
L'espressione "farsi infinocchiare" equivale invece a "farsi prendere in giro", ma non ha nulla a che vedere con l'epiteto in questione e ha una spiegazione curiosa: nel Medioevo gli osti usavano far assaggiare il finocchio prima del vino in modo da influire sulle papille gustative "nascondendo" eventuali criticità della bevanda.
Frocio: Voce romanesca dall'etimologia incerta: secondo alcuni deriverebbe da feroce, epiteto affibbiato ai lanzichenecchi che saccheggiarono Roma nel 1527 e che nella loro furia stuprarono indistintamente uomini e donne.
Gabibbo: Termine in uso nel dialetto ligure, ma derivato dalla voce araba habib (col significato di "amico", usato in modo vocativo), che designava gli scaricatori di porto provenienti dalla baia di Assab, in Entrea, acquistata dall'armatore genovese Rubattino nella seconda metà dell'Ottocento. Ben presto passò a indicare chi ligure non era e poi il meridionale in genere, con le solite connotazioni negative.
Oggi è perciò sinonimo di terrone (vedi), ma anche di persona sciocca.
Gocciolone: Termine dialettale toscano col significato di sciocco. La "goccia" a cui allude la voce potrebbe essere quella che cola dal naso degli ebeti, oppure quella che caratterizza gli occhi che fissano insistentemente una donna.
Grammuffastronzolo: Termine che sembra uscito da un film di Lino Banfi e invece ha qualcosa di letterario. Oramai caduto in disuso, ha una storia che merita di essere raccontata. Nei primi dell'Ottocento l'abate Antonio Cesari si fece promotore di una corrente di pensiero che sosteneva la necessità di un esagerato purismo linguistico, tale da vietare l'ingresso nella lingua italiana di qualsiasi vocabolo nato dopo il Trecento. Si oppose a questa idea strampalata il classicista Vincenzo Monti, che apostrofò il Cesari proprio con uno dei bizzarri termini trecenteschi che l'abate aveva recuperato: grammuffastronzolo. Esso è derivato da gram, che sta per "grammatica" muffa, che sta per "muffa", e stronzolo, che non necessita di spiegazione. Indica un letterato mediocre, noioso e pedante.
Grottesco: Nel XV secolo un giovane romano cadde accidentalmente in una fessura del colle Oppio e si ritrovò all'interno di una grotta dalle pareti affrescate in maniera bizzarra e fantasiosa. Quelle figure "grottesche" erano la Domus Aurea di Nerone. Oggi il termine ha una (moderata) valenza insultante ed è sinonimo di ridicolo e stravagante.
Gufatore: Termine che non esiste nella lingua italiana ma dal significato facilmente intuibile: deriva dal verbo gufare (censito dalla Treccani), che significa "portare sfortuna". Il riferimento è alla leggenda che vede il gufo come l'animale che per primo annunciò la morte di Cristo in Croce, oppure rimanda semplicemente al suo canto cupo, detto onomatopeicamente "bubolare"
Ignavo: È il contrario di gnavus, forma arcaica latina per indicare una "persona attiva e diligente".
Indica un soggetto che vive solo per sé, non prende mai una posizione definita, abulico e inutile.
Dante pone gli ignavi nell'Antinferno, poiché li reputa indegni perfino dell'Inferno: sono "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo". Oggi è sinonimo di indolente e inetto.
Imbecille: Deriva dal latino in e baculum ("bastone"), a indicare qualcosa privo di appoggio e quindi
"debole". Poi dalla debolezza fisica si passò a quella mentale e da allora il termine è diventato sinonimo di scemo e stupido. È al primo posto nella graduatoria delle offese che si riferiscono all'intelligenza.
Imbroglione: Il verbo broillier, col significato di "mescolare liquidi", viene rinvenuto per la prima volta nel XIII secolo, in riferimento al mallo delle noci che si faceva bollire per colorare di nero i capi di vestiario. In seguito assunse il significato di "mescolare qualcosa insudiciando" (per via degli schizzi), fino ad arrivare a indicare l'azione di chi rappresenta una falsa realtà (ancora oggi si usa il verbo raggirare, sinonimo di circuire). Secondo un'altra versione deriverebbe invece da una piazza di Venezia, detta broglio, dove i nobili si riunivano per tramare e lottizzare le cariche. E così il termine risulterebbe strettamente imparentato con i... "brogli" elettorali. È sinonimo di truffatore o genericamente disonesto.
Inciuciatore: da inciucio, termine di origine napoletana che aveva il significato di "pettegolo", mentre oggi è molto usato in ambito politico e giornalistico come sinonimo di accordo sottobanco. Con l'attuale significato vede la luce negli anni Novanta del secolo scorso. Nell'originario significato di "spettegolare" l'etimologia è da ricercarsi nel suono onomatopeico ciu ciu, che indica il parlottare senza farsi sentire e da cui è derivato il verbo dialettale ciuciuliare, col significato di "sussurrare", "parlare segretamente e sottovoce".
Infrancesato: Termine oramai in disuso, talvolta usato in tono scherzoso per indicare chi è affetto da sifilide, una volta chiamata "mal francese". Trae origine dall'epidemia che colpì le truppe di Carlo VIII e lo stesso re. I francesi però alla stessa malattia diedero il nome di "mal napoletano"
Più che la malattia in sé, l'allusione era alla frequentazione di prostitute.
Giocando sull'equivoco, poiché in molti pensavano che quel "sette" facesse riferimento a uomini, la sua fama crebbe di giorno in giorno fino a quando il re gli diede in sposa la figlia. Da qui il significato di spaccone e smargiasso.
Sette in un colpo!
Ammuccalapuni (o 'mmuccalapuni): Indica chi se ne va in giro tenendo la bocca aperta (vedi voccaperta) col rischio di ingoiare (ammuccari) qualche calabrone (lapuni). È sinonimo di fessacchiotto, a indicare una persona che si lascia abbindolare ed è incapace di distinguere il vero dal falso.
Arrogante: Deriva dal participio latino adrogans, che indica "chi chiede con insistenza attribuendosi ciò che non gli spetta". Nell'antica Roma l'adrogatio era un istituto mediante il quale un cittadino poteva adottare un altro cittadino libero consenziente (prendendolo sotto la propria potestas): per evitare che dietro tale scelta vi fossero doppi fini e frodi, infatti, colui che "adottava" veniva rogato (cioè "interrogato") pubblicamente sulle proprie intenzioni.
Asino: Da sempre questo animale è sinonimo di ignorante, anche se pare che ciò non corrisponda a verità. A coltivare l'errata convinzione della stupidità asinina ha contribuito il filoso francese Buridano (intorno al 1300) con il suo famoso paradosso: un asino affamato e assetato, posto a uguale distanza da un secchio d'acqua e uno di avena, non riesce a scegliere e quindi finisce per morire di fame e di sete. Poiché quello che conta non è la fondatezza scientifica di un dato ma la percezione dell'opinione pubblica, il povero quadrupede è diventato epiteto.
Babbeo: Termine derivato da una radice onomatopeica, verosimilmente legata al modo di parlare di un bambino che balbetta. È sinonimo di persona sciocca e ha numerose varianti regionali, come babbasone, babbuasso e babbione. Al Sud è molto usato il termine babbo, che in altre regioni (specie dell'Italia centrale) è sinonimo di padre.
Bacarozzo (o bacherozzo): Deriva da bachera, col significato di "piattola", ma in alcune regioni viene così chiamata la "mosca carnaia", usata come esca per i pesci. Oltre a indicare lo scarafaggio, è sinonimo di persona spregevole e disgustosa.
Bacchettone: Di sicuro il termine proviene dalla parola bacchetta, col significato di "bastone"; non si sa se per la pratica di flagellarsi in uso nel Medioevo oppure per l'appoggio usato dai pellegrini che si recavano nei luoghi santi.
In ogni caso indica chi ostenta una profonda fede ma in privato segue tutt'altri principi. È sinonimo di bigotto e ipocrita.
Baciapile: L'etimologia di questo termine si comprende appieno sapendo che la "pila" è il pilastro dell'acquasantiera. Indica chi ostenta fede e religiosità in maniera ipocrita. Di identico significato anche baciasanti.
Bacucco: Deriva dal nome di un profeta biblico (Abacuc), rappresentato nella tradizione popolare come un vecchio con il volto coperto da un panno (che in arabo si chiama bakok, da cui il più noto burqua). Proprio perché designa un vecchio, il termine ha valenza di persona rimbambita. Spesso è usato nella locuzione "vecchio bacucco".
Abacuc in tutto il suo splendore
Balabiott: Termine dialettale milanese che significa "persona ridicola che balla nuda" e che secondo alcuni deriverebbe da un'abitudine che avevano in passato le persone rinchiuse nei manicomi. Un'altra ipotesi vuole che nel periodo della Repubblica Cispadana (fine Settecento) in ogni città liberata venisse piantato un palo attorno al quale dei poveracci malvestiti e seminudi si davano alla danza. Il significato attuale è di sciocco perditempo.
Baldracca: Termine che indica una prostituta di bassa lega e che deriva da Baghdad, capitale dell'Iraq, secondo alcuni perché era considerata la città del vizio. Secondo altri invece nella Firenze del Rinascimento esisteva un'osteria chiamata Osteria della Baldracca, dal nome del quartiere in cui si trovava, che era frequentata da prostitute.
Balzano: È detto così il cavallo che ha una zona bianca sopra lo zoccolo. Leggenda vuole che questi equini siano particolarmente bizzarri e stravaganti: da qui il significato traslato di strampalato.
Forse il termine deriva dal nome di un attrezzo dal valore più che modesto, utilizzato in passato per la filatura, oppure da un vecchio termine celtico col significato di "cosa che brilla senza valore".
Barrocciaio: Era chi guidava il birotium (carro a due ruote) e non disdegnava di sgridare sia i cavalli che le persone che attraversavano la strada. Da qui il significato di persona rozza, volgare e dai modi brutali.
Bastardo: Deriva dall'antico francese bast, col significato di "sella", la quale serviva a montare i muli, animali generati dall'incrocio fra due diverse "razze" (cavalla e asino). In senso traslato indica un individuo nato da un'unione illegittima, ma anche una persona di indole spregevole e spregiudicata.
Bietolone: È sinonimo di credulone sprovveduto e un po' idiota.
Bifolco: In origine era il guardiano dei buoi, poi passò a indicare chi lavorava i campi (con i buoi) e oggi ha un significato dispregiativo che equivale a persona rozza e maleducata.
Bigotto: Discende dal vecchio francesismo bigot, epiteto dispregiativo affibbiato ai Normanni probabilmente per l'intercalare che usavano: bi God (cioè Per Dio!). Attualmente indica chi mostra (ma solo esteriormente) un esasperato comportamento religioso, osservando con estrema pignoleria ogni pratica esteriore.
Bindolo: Termine che trae origine da uno strumento girevole (chiamato anche guindolo) che serviva ad avvolgere il filo estratto dai bozzoli per ricavarne la seta. Era così denominata anche la macchina girevole che sollevava acqua dal pozzo grazie al tiro di un quadrupede. Indicava insomma un qualcosa che girava attorno a un altro oggetto, producendo un risultato. Fu così che ebbe origine il concetto di abbindolare, col significato di "raggirare", per cui il termine in questione equivale a truffatore.
Boicottatore: Il significato del termine è ben noto, mentre la sua origine è alquanto curiosa. Deriva dal nome dell'amministratore di un Lord inglese (tale Charles Boycott), contro il quale nel 1880 fu applicato per la prima volta il "boicottaggio" da parte dei coloni, come forma di protesta per i suoi metodi disumani. Oggi indica un forte ostruzionista, se non un sabotatore.
Bietolone: È sinonimo di credulone sprovveduto e un po' idiota.
Bifolco: In origine era il guardiano dei buoi, poi passò a indicare chi lavorava i campi (con i buoi) e oggi ha un significato dispregiativo che equivale a persona rozza e maleducata.
Bigotto: Discende dal vecchio francesismo bigot, epiteto dispregiativo affibbiato ai Normanni probabilmente per l'intercalare che usavano: bi God (cioè Per Dio!). Attualmente indica chi mostra (ma solo esteriormente) un esasperato comportamento religioso, osservando con estrema pignoleria ogni pratica esteriore.
Bindolo: Termine che trae origine da uno strumento girevole (chiamato anche guindolo) che serviva ad avvolgere il filo estratto dai bozzoli per ricavarne la seta. Era così denominata anche la macchina girevole che sollevava acqua dal pozzo grazie al tiro di un quadrupede. Indicava insomma un qualcosa che girava attorno a un altro oggetto, producendo un risultato. Fu così che ebbe origine il concetto di abbindolare, col significato di "raggirare", per cui il termine in questione equivale a truffatore.
Boicottatore: Il significato del termine è ben noto, mentre la sua origine è alquanto curiosa. Deriva dal nome dell'amministratore di un Lord inglese (tale Charles Boycott), contro il quale nel 1880 fu applicato per la prima volta il "boicottaggio" da parte dei coloni, come forma di protesta per i suoi metodi disumani. Oggi indica un forte ostruzionista, se non un sabotatore.
Charles Cunningham Boycott
Bufu: Sigla dell'espressione gergale angloamericana By Us Fuck U ("Per quanto ci riguarda, vaffanculo"). Spesso usata in ambito musicale, ha valenza per lo più scherzosa col significato di "stupido, hai perso", ma può significare anche ridicolo e stronzo. Recentemente è stata inserita nel vocabolario Treccani.
Buzzurro: Era il nome dato ai montanari che scendevano dalla Svizzera per vendere caldarroste ed esercitare l'attività di spazzacamini. Nell'antica lingua tedesca butzen significava "pulire" (oggi è putzen). Indica una persona rozza e zoticona.
Cacasicco: Termine dialettale napoletano che indica una persona avara e spilorcia. Allegoricamente allude a chi volutamente evacua poco, trattenendo sempre "qualcosa", quasi a risparmiare anche su quello.
Carampana: Nella Venezia del 1400, in prossimità del ponte di Rialto, sorgeva un palazzo nobiliare adibito ad alloggio di prostitute in pensione chiamato Ca' Rampani. E così il termine carampana passò a indicare una meretrice, ma anche una donna brutta e vecchia, oltre che sguaiata.
Cassandra: Era figlia di Priamo e aveva il dono della profezia, però era stata condannata da Apollo a non essere creduta; cosa che avvenne anche quando scongiurò i Troiani di non portare dentro le mura della loro città il famoso cavallo di legno.
Cattivo: In origine indicava il prigioniero (captivus, cioè "catturato"). Assunse il significato attuale con l'avvento del Cristianesimo e la nascita della locuzione captivus diaboli, cioè "prigioniero del diavolo": da quel momento è diventato sinonimo di malvagio.
Cazzone: Accrescitivo del termine volgare cazzo (vedi). Indica una persona sciocca, magari robusta e dall'aspetto non proprio bello.
Curiosamente gli antichi Greci associavano al membro grosso il concetto di stupidità, tant'è che le statue che immortalano tutti i grandi della civiltà ellenica presentano un organo sessuale piccolo, ritenuto segno di razionalità e capacità di controllare la parte più "animale" dell'uomo. I satiri invece, esseri animaleschi sopraffatti dalla lussuria, venivano rappresentatati con un pene grande e in erezione.
Cerchiobottista: Indica chi non prende mai una posizione netta, mantenendosi sempre in equilibrio. Deriva dall'espressione "dare un colpo al cerchio e uno alla botte", azione dell'artigiano che costruisce questo strumento colpendo alternativamente con una mazza prima il cerchio e poi i fasci di legno. Venne coniata da Giovanni Valentini in un articolo sul quotidiano la Repubblica del 1996, dal titolo "Cerchiobottisti d'Italia, unitevi!". È sinonimo di opportunista, ma anche Chiattillo: Termine dialettale napoletano con il quale si indica il pidocchio del pube. In passato significava ignorante presuntuoso, oggi invece indica una persona assillante e inopportuna, che si appiccica addosso. Nello slang giovanile indica anche un secchione.
Ciaparatt: Letteralmente è "colui che acchiappa i topi". Indica un buono a nulla. Il termine nacque nella Milano degli anni Venti del secolo scorso, quando fu promossa una campagna di derattizzazione con premi in denaro per prevenire il tifo, per cui ai vagabondi si diceva: "Vai almeno a cacciare i topi”
Cierneperete: Termine del dialetto napoletano traducibile letteralmente con "donna che passa al setaccio i peti". Indica una persona dal fondoschiena ingombrante, che nel camminare si dondola eccessivamente con fare volgare.
Cinico: Deriva dal greco e significa "tipico dei cani". In origine era così chiamato l'appartenente a una scuola filosofica greca (intorno al IV secolo a.C.) che disprezzava gli agi e le convenienze sociali, auspicando perciò una "vita da cani". Il promotore fu Diogene di Sinope, l'allievo di Antistene che per primo ebbe tale soprannome.
Oggigiorno indica una persona assolutamente insensibile, sprezzante e priva di valori umani.
Ciuciamanuber (o sgagnamanuber): Termine dialettale milanese col significato di prostituta. Per l'esattezza dicesi di donna dedita al sesso orale, considerando che nel linguaggio volgare manuber indica l'organo sessuale maschile.
Coglione: Dal latino coleus, cioè "testicolo". L'evocazione delle gonadi maschili (questo il termine tecnico) si fa risalire all'antichità, quando venivano toccate mentre si pronunciavano solenni giuramenti, come per dire che questa parte del corpo veniva chiamata a testimonianza dell'importanza dell'impegno assunto. Più o meno come quando si giura sulla Bibbia o sul Vangelo. Non per niente la parola testimoni e i corrispondenti spagnolo (testigos) e portoghese (testemunhas) si riferirebbero proprio a tali gesti. Alla loro sacralità rimandano anche i termini zebedei (Giacomo e Giovanni, figli inseparabili - da qui il termine - di Zebedeo) e santissimi, usati quali sinonimi, specie nell'espressione "non rompere gli zebedei/i santissimi"
Il poeta milanese Carlo Porta e quello romanesco Gioacchino Belli hanno dedicato a queste ghiandole due poesie.
Compagnia del corpo sciolto: Nel dialetto toscano il corpo sciolto è la "diarrea", per cui una compagine così chiamata non può che essere un sodalizio formato da personaggi da strapazzo. Il richiamo è anche alla celebre canzone di Roberto Benigni datata 1979 e intitolata L'inno del corpo sciolto.
Crumiro: Termine arrivato in Italia dal francese kroumir, che a sua volta lo ha importato dall'arabo, dove indicava semplicemente l'abitante della Crumiria, regione a cavallo tra Tunisia e Algeria i cui abitanti erano noti per essere feroci banditi. Oggigiorno l'epiteto viene attribuito a quei lavoratori che si rifiutano di scioperare o addirittura sostituiscono i colleghi che scioperano, ponendosi così dalla parte del "padrone"
Dozzinale: È sinonimo di grossolano, privo di finezza. Lo si fa derivare da dozzina, in quanto si ritiene che le cose che si vendono a dodici pezzi non possano essere raffinate.
Dozzinale: È sinonimo di grossolano, privo di finezza. Lo si fa derivare da dozzina, in quanto si ritiene che le cose che si vendono a dodici pezzi non possano essere raffinate.
Duca Conte Piermatteo Barambani: Personaggio delle storie di Fantozzi dal comportamento tirannico e con funzione di megadirettore: non è solo il padrone assoluto, ma anche una persona talmente crudele da possedere una poltrona in pelle umana.
Ducetto: Persona di poco valore (si direbbe una mezza cartuccia) che, credendosi potente, pretende di comandare.
Ebete: In latino significava "spuntato", "smussato", "ottuso", mentre oggi indica una persona stupida, rimarcando l'incapacità di ragionare per mancanza di un cervello idoneo. Tutto ciò che non è acuto viene percepito negativamente, forse perché nei tempi antichi si diceva di oggetti privi di capacità di combattimento, tant'è che nel Medioevo le lance spuntate si usavano negli allenamenti e non certo in battaglia.
Fagiano: Il riferimento a questo animale deriva dalla facilità con cui rimane vittima del cacciatore.
Nel mondo degli insulti indica una persona ingenua e bonacciona, da abbindolare facilmente.
Falena: È una farfalla notturna che viene attratta dalla luce dei lampioni; siccome attorno ai lampioni di notte si aggirano le prostitute (chiamate anche lucciole), ecco che il termine è diventato sinonimo di prostituta da marciapiede.
Fannullone: Termine che indica una persona che non vuole fare nulla, spesso usato come sinonimo di vagabondo. Molto più elegantemente, di recente è stato creato l'acronimo NEET (Not in Education, Employment or Training), che indica chi non studia, non lavora e non segue alcun corso.
Fareniello: Termine napoletano che in origine indicava una persona che voleva apparire diversa da ciò che era. Deriva dalla farina che gli attori si spargevano in viso al posto della più costosa cipria per apparire più giovani, con risultati non sempre soddisfacenti.
Feccia: Deposito che si forma sul fondo delle botti o di altri recipienti destinati a contenere olio, vino, aceto ecc. Deriva dal latino faex, col significato di "scarto", "deposito", e ha la stessa radice di feci, termine che nella sua forma più volgare (merda) si pone ai primi posti nella classifica degli insulti.
Nel linguaggio comune indica la parte più misera della società: "gli ultimi".
Finocchio: Termine usato come sinonimo dispregiativo di omosessuale maschio. Appare con questo significato per la prima volta nel Vocabolario dell'uso toscano di Pietro Fanfani, nel 1863. Potrebbe derivare dall'abitudine medievale di cospargere di erbe aromatiche (prima fra tutte il finocchio) i roghi dei colpevoli di delitti cosiddetti "contro natura". Ma questa è solo un'ipotesi, che peraltro non spiega come mai a finire sul rogo fossero solo gli omosessuali. Secondo altri deriverebbe invece dalla locuzione fenor culi, il cui primo termine significa "vendita"; secondo altri dal fatto che la pianta di finocchio è agametica, cioè non ha bisogno dell'altro sesso per essere impollinata.
L'espressione "farsi infinocchiare" equivale invece a "farsi prendere in giro", ma non ha nulla a che vedere con l'epiteto in questione e ha una spiegazione curiosa: nel Medioevo gli osti usavano far assaggiare il finocchio prima del vino in modo da influire sulle papille gustative "nascondendo" eventuali criticità della bevanda.
Frocio: Voce romanesca dall'etimologia incerta: secondo alcuni deriverebbe da feroce, epiteto affibbiato ai lanzichenecchi che saccheggiarono Roma nel 1527 e che nella loro furia stuprarono indistintamente uomini e donne.
Allegoria delle sofferenze di Roma (Francesco Xanto Avelli, 1528-1531 circa).
Gabibbo: Termine in uso nel dialetto ligure, ma derivato dalla voce araba habib (col significato di "amico", usato in modo vocativo), che designava gli scaricatori di porto provenienti dalla baia di Assab, in Entrea, acquistata dall'armatore genovese Rubattino nella seconda metà dell'Ottocento. Ben presto passò a indicare chi ligure non era e poi il meridionale in genere, con le solite connotazioni negative.
Oggi è perciò sinonimo di terrone (vedi), ma anche di persona sciocca.
Gocciolone: Termine dialettale toscano col significato di sciocco. La "goccia" a cui allude la voce potrebbe essere quella che cola dal naso degli ebeti, oppure quella che caratterizza gli occhi che fissano insistentemente una donna.
Grammuffastronzolo: Termine che sembra uscito da un film di Lino Banfi e invece ha qualcosa di letterario. Oramai caduto in disuso, ha una storia che merita di essere raccontata. Nei primi dell'Ottocento l'abate Antonio Cesari si fece promotore di una corrente di pensiero che sosteneva la necessità di un esagerato purismo linguistico, tale da vietare l'ingresso nella lingua italiana di qualsiasi vocabolo nato dopo il Trecento. Si oppose a questa idea strampalata il classicista Vincenzo Monti, che apostrofò il Cesari proprio con uno dei bizzarri termini trecenteschi che l'abate aveva recuperato: grammuffastronzolo. Esso è derivato da gram, che sta per "grammatica" muffa, che sta per "muffa", e stronzolo, che non necessita di spiegazione. Indica un letterato mediocre, noioso e pedante.
Grottesco: Nel XV secolo un giovane romano cadde accidentalmente in una fessura del colle Oppio e si ritrovò all'interno di una grotta dalle pareti affrescate in maniera bizzarra e fantasiosa. Quelle figure "grottesche" erano la Domus Aurea di Nerone. Oggi il termine ha una (moderata) valenza insultante ed è sinonimo di ridicolo e stravagante.
Gufatore: Termine che non esiste nella lingua italiana ma dal significato facilmente intuibile: deriva dal verbo gufare (censito dalla Treccani), che significa "portare sfortuna". Il riferimento è alla leggenda che vede il gufo come l'animale che per primo annunciò la morte di Cristo in Croce, oppure rimanda semplicemente al suo canto cupo, detto onomatopeicamente "bubolare"
Ignavo: È il contrario di gnavus, forma arcaica latina per indicare una "persona attiva e diligente".
Indica un soggetto che vive solo per sé, non prende mai una posizione definita, abulico e inutile.
Dante pone gli ignavi nell'Antinferno, poiché li reputa indegni perfino dell'Inferno: sono "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo". Oggi è sinonimo di indolente e inetto.
Imbecille: Deriva dal latino in e baculum ("bastone"), a indicare qualcosa privo di appoggio e quindi
"debole". Poi dalla debolezza fisica si passò a quella mentale e da allora il termine è diventato sinonimo di scemo e stupido. È al primo posto nella graduatoria delle offese che si riferiscono all'intelligenza.
Imbroglione: Il verbo broillier, col significato di "mescolare liquidi", viene rinvenuto per la prima volta nel XIII secolo, in riferimento al mallo delle noci che si faceva bollire per colorare di nero i capi di vestiario. In seguito assunse il significato di "mescolare qualcosa insudiciando" (per via degli schizzi), fino ad arrivare a indicare l'azione di chi rappresenta una falsa realtà (ancora oggi si usa il verbo raggirare, sinonimo di circuire). Secondo un'altra versione deriverebbe invece da una piazza di Venezia, detta broglio, dove i nobili si riunivano per tramare e lottizzare le cariche. E così il termine risulterebbe strettamente imparentato con i... "brogli" elettorali. È sinonimo di truffatore o genericamente disonesto.
Inciuciatore: da inciucio, termine di origine napoletana che aveva il significato di "pettegolo", mentre oggi è molto usato in ambito politico e giornalistico come sinonimo di accordo sottobanco. Con l'attuale significato vede la luce negli anni Novanta del secolo scorso. Nell'originario significato di "spettegolare" l'etimologia è da ricercarsi nel suono onomatopeico ciu ciu, che indica il parlottare senza farsi sentire e da cui è derivato il verbo dialettale ciuciuliare, col significato di "sussurrare", "parlare segretamente e sottovoce".
Infrancesato: Termine oramai in disuso, talvolta usato in tono scherzoso per indicare chi è affetto da sifilide, una volta chiamata "mal francese". Trae origine dall'epidemia che colpì le truppe di Carlo VIII e lo stesso re. I francesi però alla stessa malattia diedero il nome di "mal napoletano"
Più che la malattia in sé, l'allusione era alla frequentazione di prostitute.
Insulso: L'insulsaggine è un misto di stupidità e banalità. In lingua latina aveva il significato di "privo di sale" e perciò insapore. Occorre considerare l'importanza del sale nell'antica Roma: poiché non c'erano ancora i frigoriferi serviva a conservare il cibo, tant'è che veniva utilizzato per ricompensare legionari e magistrati (salarium).
Ben presto la mancanza di sale venne equiparata alla mancanza di intelligenza, dando luogo a modi di dire di uso comune come "avere sale nel cervello" e "cum grano salis" ("con un po' di discernimento"). Oggi ha uno spettro di significati che vanno da banale a sciocco.
Inurbano: Indica chi manca di gentilezza e di buona educazione.
Ha una valenza offensiva ridotta. Il termine ricalca il noto pregiudizio per cui chi vive in città è persona educata e gentile, mentre chi vive in campagna è uno zoticone.
Invischiato: Ha la stessa radice di "viscoso", col significato di "essere legato a qualcosa di losco senza possibilità di uscita". Entrambi derivano da una pianta chiamata visco o vischio, che produce una sostanza appiccicaticcia utilizzata un tempo spalmandola sui rami per catturare gli uccelli, che vi rimanevano "invischiati". Da qui si arriva al concetto attuale, che indica chi è rimasto coinvolto in faccende illecite o comunque poco limpide.
Ippica (darsi all'_): Con questa espressione si manifesta la disistima nei confronti dell'interlocutore, ritenuto incapace di svolgere un compito, invitandolo contemporaneamente a cambiare mestiere. La locuzione è nata nel periodo fascista, ma ha perso completamente ogni connotazione politica. A pronunciarla per la prima volta fu il gerarca Achille Starace (soprannominato dai suoi stessi camerati "l'uomo che respirava per ordine del Duce"): giunto in ritardo a un convegno di medici, si giustificò dicendo che non poteva rinunciare alla sua cavalcata quotidiana e invitando i presenti a fare lo stesso anche loro, esortandoli ad abbandonare i libri e "darsi all'ippica"
Khomeinista: Seguace di Ruhollah Mustafa Mosavi Khomeyni, ayatollah e politico iraniano deceduto nel 1989 e fautore di un moralismo fondamentalista che si tradusse nel rafforzamento della teocrazia nell'ex Persia. Oggi è sinonimo di integralista e intransigente.
Lappola: È il nome di una pianta, detta anche bardana, caratterizzata da piccoli frutti provvisti di uncini che si attaccano agli animali. È detta anche lappa, da cui il verbo dialettale siciliano allippari, col significato di "avvinghiarsi con forza e persistenza". Il termine lappola indica una persona noiosa e seccante, che si appiccica addosso.
Lavativo: Dicesi di persona che si sottrae a un lavoro o a una fatica. In origine indicava il clistere, poiché lavava l'intestino. Nel francese del XVI secolo il termine per indicare il clisma era infatti lavatif, mentre oggi si usa lavement (che non è poi tanto lontano). Il nesso non appare lapalissiano se non si sa che il termine nasce all'interno delle caserme: chi aveva bisogno del "lavativo" era un soldato malato o che si fingeva tale per sottrarsi alle fatiche che venivano scaricate sui commilitoni. Oggi è sinonimo di fannullone.
Lesina: È l'attrezzo appuntito che i calzolai usano per forare il cuoio. In un'opera burlesca del 1589 intitolata La compagnia della lesina si narra di un gruppo di spilorci che crearono un'associazione che aveva come simbolo la lesina, strumento che si portavano dietro per aggiustarsi le scarpe senza ricorrere al calzolaio. Da quel momento nacque il verbo lesinare, col significato di "centellinare risparmiando", che ebbe il suo momento di gloria ai tempi del politico Quintino Sella (subito dopo l'Unità d'Italia), il cui ministero fu improntato sul risparmio rigoroso mediante la cosiddetta "politica della lesina" Oggi lesina è sinonimo di avaro, spilorcio e taccagno.
Ben presto la mancanza di sale venne equiparata alla mancanza di intelligenza, dando luogo a modi di dire di uso comune come "avere sale nel cervello" e "cum grano salis" ("con un po' di discernimento"). Oggi ha uno spettro di significati che vanno da banale a sciocco.
Inurbano: Indica chi manca di gentilezza e di buona educazione.
Ha una valenza offensiva ridotta. Il termine ricalca il noto pregiudizio per cui chi vive in città è persona educata e gentile, mentre chi vive in campagna è uno zoticone.
Invischiato: Ha la stessa radice di "viscoso", col significato di "essere legato a qualcosa di losco senza possibilità di uscita". Entrambi derivano da una pianta chiamata visco o vischio, che produce una sostanza appiccicaticcia utilizzata un tempo spalmandola sui rami per catturare gli uccelli, che vi rimanevano "invischiati". Da qui si arriva al concetto attuale, che indica chi è rimasto coinvolto in faccende illecite o comunque poco limpide.
Ippica (darsi all'_): Con questa espressione si manifesta la disistima nei confronti dell'interlocutore, ritenuto incapace di svolgere un compito, invitandolo contemporaneamente a cambiare mestiere. La locuzione è nata nel periodo fascista, ma ha perso completamente ogni connotazione politica. A pronunciarla per la prima volta fu il gerarca Achille Starace (soprannominato dai suoi stessi camerati "l'uomo che respirava per ordine del Duce"): giunto in ritardo a un convegno di medici, si giustificò dicendo che non poteva rinunciare alla sua cavalcata quotidiana e invitando i presenti a fare lo stesso anche loro, esortandoli ad abbandonare i libri e "darsi all'ippica"
Khomeinista: Seguace di Ruhollah Mustafa Mosavi Khomeyni, ayatollah e politico iraniano deceduto nel 1989 e fautore di un moralismo fondamentalista che si tradusse nel rafforzamento della teocrazia nell'ex Persia. Oggi è sinonimo di integralista e intransigente.
Lappola: È il nome di una pianta, detta anche bardana, caratterizzata da piccoli frutti provvisti di uncini che si attaccano agli animali. È detta anche lappa, da cui il verbo dialettale siciliano allippari, col significato di "avvinghiarsi con forza e persistenza". Il termine lappola indica una persona noiosa e seccante, che si appiccica addosso.
Lavativo: Dicesi di persona che si sottrae a un lavoro o a una fatica. In origine indicava il clistere, poiché lavava l'intestino. Nel francese del XVI secolo il termine per indicare il clisma era infatti lavatif, mentre oggi si usa lavement (che non è poi tanto lontano). Il nesso non appare lapalissiano se non si sa che il termine nasce all'interno delle caserme: chi aveva bisogno del "lavativo" era un soldato malato o che si fingeva tale per sottrarsi alle fatiche che venivano scaricate sui commilitoni. Oggi è sinonimo di fannullone.
Lesina: È l'attrezzo appuntito che i calzolai usano per forare il cuoio. In un'opera burlesca del 1589 intitolata La compagnia della lesina si narra di un gruppo di spilorci che crearono un'associazione che aveva come simbolo la lesina, strumento che si portavano dietro per aggiustarsi le scarpe senza ricorrere al calzolaio. Da quel momento nacque il verbo lesinare, col significato di "centellinare risparmiando", che ebbe il suo momento di gloria ai tempi del politico Quintino Sella (subito dopo l'Unità d'Italia), il cui ministero fu improntato sul risparmio rigoroso mediante la cosiddetta "politica della lesina" Oggi lesina è sinonimo di avaro, spilorcio e taccagno.
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