Dopo la folgorante visita nel villaggio di Lichtensteig vengo a conoscenza dell’esistenza di un personaggio fuori dal comune: Ulrich Bräker. Ulrich teneva un diario che verrà pubblicato e acquisirà una certa notorietà, soprattutto essendo una delle pochissime testimonianze scritte da parte di un uomo proveniente dai ceti più poveri. In pochi sapevano leggere e scrivere e comunque difficilmente avrebbero trovato il tempo necessario così come erano presi con i lavori nei campi o di filatura.
Bräker non é tutto questo, riesce a trovare il tempo per leggere, riesce a entrare in possesso di nuovi libri da leggere e ad un certo punto, non soddisfatto, inizia anche a scrivere.
Del suo libro estrapolo i passaggi inerenti al senso della vita e una retrospettiva dei suoi ultimi giorni. Un punto di vista alternativo, giunto da un uomo che dopo una vita di stenti e sofferenza lasciava i suoi ultimi pensieri al suo diario, e senza saperlo, anni dopo a una miriade di lettori.
La notte del giudizio
In questo capitolo Ulrich in una frase descrive a grosse linee le tappe della vita di una buona parte di noi,
«Ognuno fa la propria comparsa per qualche istante in questo teatro del mondo e recita il proprio ruolo, più o meno a lungo.
Poi si corica e si mette a ronfare il sonno della morte, gli altri commedianti scavano una fossa, lo mettono sotto terra e tutto è finito.
Lui non sente nulla di ciò che gli altri dicono del ruolo che ha recitato, e infine nel giro di qualche giorno nessuno pensa più a lui».
18 maggio
Ma ha poi così tanto valore questa vita che sto vivendo? Non è la stessa cosa saldare dieci anni prima o dieci anni dopo il debito con la natura, un debito che prima o poi deve essere comunque saldato e al quale nessun mortale può sottrarsi? Non è forse dolce la quiete per il viandante ormai stanco e soprattutto per il viandante provato dagli anni, privo di forze, che ormai vive quei giorni dei quali si è soliti dire che non ci piacciono, quando le ginocchia e le gambe prendono a tremare, i sensi si fanno torpidi, ogni nuovo giorno porta con sé nuovi malanni, le speranze in un futuro migliore sono oscure e alla pioggia seguono sempre le nuvole? Non dovrei dunque essere felice se mi si concede di vivere ancora per qualche giorno, senza badare alle fitte provocate dal verme che giorno dopo giorno mi rosicchia la salute e la vita?
Grazie, eterno grazie a te, mio buon genio, che mi hai concesso di vivere una volta ancora questi magnifici giorni di maggio!
2 giugno
E allo stesso modo passa anche il tempo della nostra vita, così fugace... La primavera della nostra giovinezza la sprechiamo senza nemmeno rendercene conto, tanto che poi, nel grigio inverno della vecchiaia, non la si ricorda quasi più. Eppure... No, non è così, È vero che sprechiamo in maniera superficiale gli anni della giovinezza, ma poi, quando siamo vecchi, quei giorni sono più presenti alla nostra memoria rispetto ai giorni della piena estate dell'età matura.
A me succede così, e ho sentito lo stesso di molta gente della mia età e di gente ancora più anziana. Sono capaci di raccontare per ore ed ore delle proprie ragazzate, ma quando poi si passa all'eta matura, niente, neanche una parola. Certo, ci sono anche quelli che pensano di essere eroi usciti da qualche vecchio romanzo e raccontano per ore ed ore delle azioni eroiche che hanno compiuto nell'età matura. Ma di solito i ricordi arrivano solo fino al matrimonio, o al massimo a un anno o due dopo. Il restante tempo dell'età matura scorre via come in sogno, perché si comincia a capire che in questo mondo tutto è inganno e illusione.
3 giugno
È tutto inganno e illusione? E perché mai?
In fondo si è vissuto, si è vissuto e agito per sé stessi e per gli altri, ci si è goduti la vita e la si è lasciata godere agli altri, abbiamo messo al mondo esseri simili a noi che continueranno la nostra opera e se ne rallegreranno. Se uno fallisce il proprio scopo, la colpa è sua, perché è stato lui a porsi lo scopo, non importa se lontano o vicino. Certo, chi in questo mondo si aspetta la completa felicità potrà forse lamentarsi di essere stato illuso o ingannato. Chi invece è consapevole della propria fragilità di uomo e dei propri limiti e possibilità, chi conosce il valore delle cose che lo circondano è difficile che parli di inganno e illusione. L'inganno e l'illusione li devo dunque cercare in me stesso e non nelle cose al di fuori di me.
14 giugno
Eppure la ragione, la natura e l'esperienza quotidiana mi dicono cose di segno diverso e mi ricacciano nella polvere dalla quale sono uscito strisciando.
Ecco quello che mi dicono: «Tu non sei altro che una piccola termite, un povero verme. Questa sfera terrestre ti ha generato e ti accoglierà di nuovo nel suo grembo, questo e nient'altro essendo lo scopo della tua vita e della tua esistenza. Non hai esplorato nemmeno la milionesima parte delle meraviglie della natura su questo piccolo pianeta. E se anche la natura ti concedesse di vivere mille anni, non riusciresti a indagare nemmeno la millesima parte di ciò che si trova sotto i tuoi piedi e nell'aria sopra di te. Non vedi che tutto ciò che vive e respira scivola di nuovo in quel nulla dal quale è sortito? E il tuo piccolo corpo insignificante e il tuo piccolo spirito gonfio di orgoglio, non sono forse anch'essi sortiti dal nulla? E tu, non ti stai forse avviando verso quel nulla dal quale sei sortito, non stai forse tornando alla madre terra?».
15 giugno
Ah, mi rendo conto della mia nullità, mi rendo conto di essere nient'altro che un granello di polvere nell'universo incommensurabile, mi rendo conto di essere troppo insignificante, troppo insipiente e troppo indegno per dire anche solo una parola su un Essere superiore…
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