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Sogn Gieri di Rhäzüns

Il villaggio grigionese di Rhäzüns era già insediato tra 1800 e 800 a.C, nell'Età del Bronzo. Viene citato per la prima volta nei documenti intorno all'840 d.C. La storia turbolenta del villaggio fino ai giorni nostri è ancora viva nel suo patrimonio culturale.

Sogn Gieri (San Giorgio)

Immaginatevi un paesino immerso in una vallata alpina. Gli abitanti non sanno né leggere né scrivere. Gente umile ma grandi lavoratori. E ora immaginatevi quella famosa chiesetta persa nella natura, magari su un piccolo monte circondato dagli alberi. Tutt'attorno campi a perdita d'occhio. Ecco, quella é la chiesa di San Giorgio fuori Rhäzüns


 E ora immaginatevi questi contadini che si recano per apprendere la parola del Signore, in cerca di una guida, di una speranza. 

La chiesa di Sogn Gieri, menzionata per la prima volta nel 960 e anch'essa soggetta a diversi cambiamenti, presenta il più ricco esempio di interno di chiesa completamente dipinto in Svizzera che si sia conservato ancora oggi. Gli affreschi, risalenti al XIV secolo e recanti due diversi manoscritti, si estendono sulle pareti come un sistema chiuso e testimoniano in modo eloquente la concezione tardo medievale della storia della salvezza.

La chiesa di S. Giorgio (rom. San Gieri) fu probabilmente l'antica chiesa parrocchiale di Räzüns e Bonaduz. Sul piano archeologico la costruzione più antica viene fatta risalire al VI/VII sec. Nel secondo quarto del XIV secolo fu ricostruito il coro, in seguito l'interno della chiesa venne interamente dipinto in due fasi; committenti vanno considerati i baroni von Räzüns Sono di un primo artista le decorazioni del coro e della parete orientale (con la leggenda di S. Giorgio) nonché la lotta con il drago e l'immagine dei donatori lungo il lato settentrionale. Di un secondo artista risultano invece essere il resto della parete settentrionale, la parete occidentale e quella meridionale (scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, vite di santi).


Le decorazioni con affreschi gotici sono dei maestri Waltensburger e Rhäzüns. Il visitatore sperimenta il Medioevo nel vero senso della parola. Le raffigurazioni sulle pareti del coro e della navata della chiesa romanica sono una 'biblia paupera'.

L'espressione biblia pauperum viene usata per descrivere l'apparato iconografico di una chiesa, soprattutto quando i dipinti, gli affreschi, le tele o le icone in essa presenti sono molto numerosi e sono organizzati in una serie cronologica, in modo da illustrare con episodi successivi la storia di Gesù, o di Maria, o di santo, o di qualche episodio tratto dalla Bibbia: così chiunque, anche i più poveri e ignoranti, potevano avere una qualche conoscenza della storia della salvezza.

Inginocchiatoi

Le immagini raccontano eventi dell'Antico e, soprattutto, del Nuovo Testamento. Gli affreschi di Waltensburger testimoniano una cultura cortese, documentata anche dalle epopee cavalleresche e dal Minnesang. Le rappresentazioni della tortura nella leggenda di San Giorgio sono in contrasto con santi eleganti e cavalieri coraggiosi. Non esiste un altro interno in tutto il Cantone dei Grigioni le cui pareti ci raccontano così tanto di ciò che era importante nel Medioevo.
È considerato il più ricco esempio di interno di chiesa completamente decorato del Medioevo in Svizzera.


Mentre osservo la chiesa entrano all'improvvisso quattro persone, sono due coppie di anziani. 
Addio pace.
Uno dei quattro però si lascia attirare dal libro delle presenze e breve anche gli altri tre lo raggiungono. Mi sembra incredibile: siamo in una chiesa di origine medievale circondati da affreschi del XIV secolo e i quattro visitatori se ne stanno a sfogliare il libro delle visite scritte da perfetti Pinchi Palliuni e assolutamente privi di valore. 
Da un lato me ne felicito perché capisco che dopo aver dato fondo alla loro curiosità sul libro probabilmente se ne andranno dedicando solo rapide occhiate ai dipinti. E così infatti é

Il maestro di Waltensburg

Il pittore, il cui nome è sconosciuto, prende il nome dalla sua importante opera nella chiesa protestante di Waltensburg, un ciclo della Passione dipinto del 1330 circa. Altre tracce della sua arte sono state conservate in vari edifici sacri del Cantone dei Grigioni (tra cui la Cattedrale di Coira, Dusch/Paspels, Lüen, Churwalden, Clugin, Casti). Con le opere del Maestro di Waltensburg, il Cantone dei Grigioni possiede affreschi unici della prima metà del XIV secolo a nord delle Alpi. Sono costituiti quasi esclusivamente da motivi sacri. Fanno eccezione le scene di epopee eroiche medievali del primo terzo del XIV secolo nella torre del Castello di Brandis a Maienfeld. Recenti ricerche collocano geograficamente il Maestro di Waltensburg nella regione del Lago di Costanza. Le caratteristiche della sua pittura a fresco puntano verso sud, anche se questa conoscenza potrebbe essere stata trasmessa localmente attraverso la tradizione pittorica tardo-romanica dei Grigioni.

Coro - Maestro di Waltensburg

Il maestro di Rhäzünser

Nella seconda metà del XIV secolo, i pittori influenzati dall'area culturale settentrionale sembrano essere passati sempre più spesso dalla rappresentazione della cultura cortese della cavalleria alla rappresentazione della pietà popolare rurale. L'opera più vasta di questo tipo nel Cantone dei Grigioni è attribuita al cosiddetto Rhäzünser Meister, di cui non si conosce il nome. Comprende cicli a Rhäzüns, Lantsch/Lenz, Casti, Mon e probabilmente anche a Schlans e Disentis. Il Maestro di Rhäzüns prende il nome dalla sua creazione più importante, le pitture murali della chiesa di Sogn Gieri.

Il classicone di Adamo ed Eva che assaporano il frutto proibito - Maestro di Räzüns

Le avventure di San Giorgio - Maestro di Waltensburg

Se non patisci l'inverosimile non potrei essere né martire e di conseguenza nemmeno santo. Anche le vicende di San Giorgio (Sogn Gieri) dipinte sulla parete che da sull'abside ne é fedele testimone.

Arruolato nella milizia imperiale, grazie alla sua perizia nelle armi e al suo valore salì al grado di capitano. Però servì assai più generosamente a Dio; e combattè sotto una ben più nobile bandiera, quella divina. Dapprima Diocleziano, che era affezionato al giovane e ne apprezzava le doti guerresche, tentò di convincerlo ad abbracciare il paganesimo, a sacrificare offerte agli dèi, lo tentò con doni e promesse di potere. San Giorgio rifiutò davanti all’imperatore stesso di abiurare la propria fede, e per questo venne, imprigionato, picchiato e torturato in tutti i modi.
 
Martirio di San Giorgio nel calderone di piombo bollente

San Giorgio viene impiccato, spellato e gettato del sale sulla carne viva

Successivamente abbatté con la sola forza del suo soffio tutte le statue di un tempio pagano, e così ottenne anche la conversione dell’imperatrice Alessandra.

La regina Alessandra viene appesa per i capelli e frustata, san Giorgio assiste pregando

Giorgio, che fa crescere dei rami dalla casa di una povera vedova; sotto, il figlio storpio della vedova viene presentato a San Giorgio

Mentre era prigioniero Dio gli predisse che avrebbe subito sei anni di tormenti, e che tre volte sarebbe morto, tre resuscitato. Così avvenne: Giorgio venne tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade, ma resuscitò, portando alla conversione il magister militum (comandante dei soldati) Anatolio e tutta la sua guarnigione. 

San Giorgio sulla tortura della ruota

Mentre intorno a lui le persecuzioni contro i cristiani divenivano sempre più crudeli ed estese, Giorgio venne di nuovo condannato a morte dall’imperatore Diocleziano. Questa volta subì il martirio per decapitazione, non prima di aver garantito protezione a chi avesse onorato le sue reliquie.

Decapitazione di San Giorgio

La leggenda aurea

Si narra che in una città chiamata Silena in Libia, vi fosse un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al giorno ma, quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti a offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte.

Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Il re, terrorizzato, offrì il suo patrimonio e metà del regno per salvarle la vita, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane si avviò verso il lago per essere offerta al drago.

In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio, il quale, saputo dell'imminente sacrificio, tranquillizzò la principessa, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte. Poi disse alla principessa di non aver timore, che l'avrebbe aiutata nel nome di Cristo. Quando il drago si avvicinò, Giorgio salì a cavallo e protettosi con la croce e raccomandandosi al Signore, con grande audacia affrontò il drago che gli veniva incontro, ferendolo gravemente con la lancia e lo gettò a terra, disse quindi alla ragazza di avvolgere la sua cintura al collo del drago, il quale prese a seguirla docilmente verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò, dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo e io ucciderò il mostro». Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.

Wound man

Quello che mi colpisce nella chiesa di San Giorgio é trovare il cristo al posto dell'anonimo Wound Man. Un richiamo a colui che porta tutte le sofferenze del mondo, il martire per eccellenza, chi meglio di lui poteva interpretare il ruolo?
Questo almeno é la mia interpretazione un immagine forte, ma andiamo con ordine

Le illustrazioni divennero nel Medioevo un'importante guida anatomica per i chirurgi (o i barbieri-chirurghi) rispetto alle potenziali ferite. L’aspetto del ‘wound man‘ divenne riconoscibile anche nella cultura popolare.
Esso mostrava le molteplici ferite che il corpo dell’uomo poteva ricevere durante il medioevo come risultato di traumi in battaglia, incidenti ed epidemie. 
Il collo, le ascelle e l’inguine mostrano rotondi bubboni blu e suggeriscono che la figura ha contratto la peste. Le sue braccia e le gambe sono butterate da lacerazioni a grappolo e graffi spinosi, ed è assediato da armi penetranti e da taglio, ma anche da animali ed insetti che lo mordono e pungono.
Nonostante le varie lesioni, il viso del ‘wound man’ traspariva espressioni vitali stante in posizione eretta. Lo scopo della rappresentazione, infatti, non era quella di trasmettere paura, ma rivelare potenziali cure e trattamenti disponibili al tempo.
La stampa del primo ‘wound man’ apparve nel ‘Fasciculus Medicinae‘ di Johannes de Ketham (Venezia, 1491) l’anno precedente alla fine del Medioevo.


Le cure descritte ai lati dell'«Uomo delle ferite» prevedono la recitazione al capezzale del paziente sanguinante di ogni sorta di incantesimi: preghiere di invocazione ai Re Magi, alla Vergine o a Cristo stesso affinché si facciano mediatori per la divina guarigione. A ben guardare anche nella posa della figura dipinta sembra di poter cogliere un'ulteriore, sottile eco religiosa. A molti lettori medievali, vedendo un uomo indifeso, con le braccia distese lateralmente e ferite sanguinanti su tutto il corpo, saranno venute in mente analoghe raffigurazioni della divina e atroce sofferenza di Cristo.

Cristo festivo

Prestando però attenzione nel "Wound Man di Rhäzüns si nota che gli oggetti che procurano le ferite non sono delle armi ma bensì degli strumenti di lavoro.

Questa rappresentazione viene denominata “Cristo festivo” o “Cristo della domenica” ed è un’iconografia che ci riporta nel cuore della cultura religiosa e popolare di fine Medioevo. L’immagine serviva da monito ai fedeli affinché si astenessero dal lavoro festivo e non trasformassero in guadagno il tempo da dedicare a Dio. Presentano un Cristo sofferente, trafitto dagli strumenti del lavoro che non devono essere utilizzati dall’uomo nei giorni di festa, che è invece tempo da consacrare alla lode di Dio. La pittura ha un grande rilievo di carattere etnografico: vi si possono infatti trovare gli oggetti del lavoro quotidiano nel Medioevo che solo raramente venivano raffigurati

Cristo nei panni del Wound man nella chiesa di San Giorgio

Componenti del posto

Altri elementi interessanti che mi balzano all'occhio sono le componenti del luogo introdotte abusivamente nelle vicende della Bibbia. Simili rappresentazioni le avevo già notate a Briga nel castello Stockalper

A Räzüns noto uno stambecco, animale simbolo dei grigioni, che sovrasta Adamo ed Eva appena cacciati dal paradiso e costretti a faticare per poter vivere sulla terra. Adamo ed Eva ora potrebbero essere qualsiasi abitante della valle intenti a filare la lana (Eva) o presumibilmente zappare la terra (Adamo)

Altro elemento interessanti é inerente San Giorgio. La festa patronale risale alla leggenda locale, che racconta come San Giorgio abbia svolto un lavoro missionario nei Grigioni a metà del IV secolo. In questo luogo, saltò oltre il Reno sul suo cavallo per sfuggire ai persecutori pagani

San Giorgio mentre con un salto sul Reno si lascia alle spalle i pagani

Leviatani e altri momenti gioiosi

Ultimo ma non da ultimo gli immancabili mostri a ricordare il voglo della fine a chi non segue la retta via. La rappresentazione é classica: il leviatano nell'angolo con la bocca completamente spalancata mostra la (perfetta) dentatura. Un diavolo li attende nell'atro della bocca del mostro nel primo affresco


Il secondo più completo é l'inferno. Sempre il Leviatano dall'ammirevole dentatura ingoio pentolone con tanto di dannati al suo interno. Altri peccatori vengono portati da un diavolo su una gerla verso l'abisso del mosrto. Altri diavoli si divertono con condannati impauriti e incatenati che inesorabilmente vedono l'avvicinarsi della loro sofferenza eterna

 

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