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Incontro dei tre vivi e dei tre morti

Ci sono fiabe universalmente riconosciute: Biancaneve, Rapunzel ecc ecc. Alcune di queste hanno il loro punto cardine nel bosco dove dei personaggi buoni ne incontrano di cattivi camuffati da buoni , cappuccetto rosso, Hansel e Gretel. Partendo da questa composizione si puó aggiungere l ‘incontro dei tre vivi con i tre morti. Di per se la trama é piuttosto misera e asciutta e se togliamo lo Schio dell’incontro iniziale sono ben pochi i colpi di scena in essa racchiusa. Quello che fa la differenza é la morale, il Messaggio che questo incontro 

Maestro del Libro di preghiere o bottega di Dresda 
(fiammingo, attivo dal 1480 al 1515 circa) - I tre vivi e i tre morti

Nell’ iconografia Medievale e Rinascimentale abbiamo "Incontro dei tre vivi e dei tre morti" e il "Trionfo della Morte". L'incontro dei tre vivi e dei tre morti è un soggetto tipico della iconografia della Morte. Il tema, che presenta spesso numerose varianti locali, rappresentava tre giovani cavalieri in abiti signorili che, nel corso di una cavalcata per la caccia, incontravano tre cadaveri quasi ridotti a scheletri, che li ammonivano dicendo: «Ciò che sarete voi, noi siamo adesso. Chi si scorda di noi, scorda se stesso»

È controverso se la prima descrizione dell'Incontro sia avvenuta in forma pittorica, come sembra attestare la raffigurazione nella Chiesa di Santa Maria Assunta in Atri fin dalla metà del XIII secolo, o poetica ma di certo la narrazione scritta apparve in un racconto del 1275 incluso nell'opera in lingua francese Dits moraux scritto da Baudouin de Condé, un trovatore di Valenciennes, menestrello alla Corte della contessa Margherita II delle Fiandre, il quale ebbe un figlio, Jean de Condé che nel XIV secolo proseguì l'opera del padre componendo poesie d'insegnamento morale. Altre varianti del racconto aggiungevano che i tre morti si rivolgevano ai tre cavalieri dicendo: «Io fui Papa», «Io fui Cardinale», «Io fui Notaio apostolico»: e poi, tutti assieme annunziavano: «Voi sarete come noi: potere, onore, ricchezza sono vani». I cavalieri terrorizzati fuggivano ma l'apparizione di una croce faceva loro capire di aver ricevuto un'ammonizione dal cielo.

Non sempre l'Incontro è "tranquillo", 
talvolta i tre scheletri sono raffigurati come minacciosamente armati.

Nella versione italiana del racconto con i tre morti vi era anche un monaco, che recava in mano un cartiglio in cui era scritto: «Voi sarete quel che noi siamo». Evidente il riferimento alla caducità della vita ma anche talvolta il monaco non veniva raffigurato come un eremita (come nell'affresco di Pisa) ma come rappresentante degli ordini mendicanti della città che cercava invece il contatto con i fedeli per prepararli alla morte (come nel dipinto di Bosa in Sardegna). I monaci si proponevano cioè come mediatori tra gli uomini e Dio.

Bonamico di Martino da Firenze ditto Buffalmacco: Trionfo della Morte affrescato 1336-1341, dettaglio: I vivi e i morti.

L'incontro dei tre vivi con i tre morti nel castello di Bosa

Altri storici preferiscono invece pensare a questa iconografia della morte come una originale caratteristica autoctona comprovata dalla diffusione in Europa dei contemporanei movimenti ereticali pauperistici e in particolare di quello dei catari che facevano oggetto realistico di meditazione i temi della vita e della morte. Inoltre vari eventi concorrono alla diffusione in Europa dell'iconografia della morte: gli ordini mendicanti che predicano al popolo la sorella morte, l'Inquisizione che fa della morte sul rogo strumento di espiazione per l'eretico, la diffusione delle epidemie viste come castigo divino e occasione di espiazione. Nell'età rinascimentale la stessa diffusione del benessere fa nascer negli uomini il contrasto esistenziale tra la necessità di condurre una vita secondo le regole cristiane e il godimento di una vita terrena che fa ritenere la morte non più come il passaggio verso una vita migliore ma una negatività da allontanare il più possibile.

La Ferté-Loupière - Yonne - Francia

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