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Piccoli misteri nella parrocchiale di Mairengo

Sabato 16 novembre 2024 mi ritrovo nel centro di Milano, galleria Vittorio Veneto e poi in piazza Duomo. È un formicaio di gente, moltissima gente. Malgrado questo sono molto solo (non lo dico con tristezza).
Esattamente 24 ore dopo mi ritrovo nel microbaretto di Mairengo. Colloquio con due personaggi del posto, sembra ci conosciamo da una vita. Adoro queste alternanze megalopoli - villaggi sperduti, andare da un opposto all'altro nel giro di poche ore. 

Già ma perché Mairengo? Sono venuto a conoscenza che il villaggio, una volta più importante del capoluogo Faido, offre una chiesa ricca di opere d'arte.
Mairengo si trova su quella che una volta era la via di comunicazione principale asse nord - sud. Una volta infatti il fondovalle era privo di costruzioni: il fiume non aveva un corso ben definito e durante le pioggie esondava spesso. Per questo motivo le strade erano edificate in altezza, sul fianco delle montagne, più al riparo dagli elementi naturali.

San Siro non é solo uno stadio

La chiesa di Mairengo

La chiesetta romanica dedicata a San Siro venne costruita nel XI secolo, è un piccolo gioiello incastonato tra boschi e prati, appena fuori l'abitato. Quando dovette essere ingrandita, nel XVI secolo, l'ignoto capomastro, forse un po' per nostalgica pietà e un po' per pragmatico senso del risparmio, la inglobò nella sua più spaziosa costruzione, cosicché, ancor oggi, possiamo ammirare, nella parete rivolta a ponente, l'originale millenaria facciata con i suoi archetti e le minuscole finestrine romaniche. Il nuovo spazio interno a due navate fu abbellito con splendidi affreschi; il Maestro, orgoglioso, firmò: "Hoc opus fecit, Hieronimus de Gorla de Mediolano, 1558".

La chiesa parrocchiale di Mairengo, dedicata a San Siro, è fra le più antiche della Leventina. 

Fonti archivistiche la documentano come chiesa "della vicinanza di Faido" dal 1171. A quei tempi la vicinanza di Faido comprendeva già tre deganie: quella di Osco, quella di Mairengo e quella della montagna di Tarnolgio.

Nel 1280 in Leventina erano attestate le vicinanze di Airolo, Quinto, Prato, Faido, Chiggiogna, Chironico, Giornico, che formavano la pieve di Biasca.
Molte di queste vicinanze possedevano chiese con due navate e due altari, uno dei quali dedicato a San Giovanni Battista. A quei tempi molte parrocchie avevano due sacerdoti, detti porzionari, che si prendevano cura anche delle chiesette secondarie.


San Siro (patrono di Mairengo) e San Maurizio (patrono di Osco)

La pergamena del 1171, resoconto di un processo - celebrato nel palazzo Arcivescovile di Milano - che opponeva le comunità di Osco e Faido, conservata presso l'archivio parrocchiale di Osco, documenta l'importanza della chiesa di Mairengo già da quel periodo. Perse parte del suo prestigio nel 1560, quando la chiesa di Sant'Andrea di Faido, costruita nel 1365, viene ristrutturata e consacrata per la seconda volta. Il fatto può essere collegato all'apertura della strada del Piottino, realizzata col Dazio Grande, in quell'epoca. Il tragitto veniva "abbassato", rendendo non più necessario il passaggio da Mairengo a Osco.

L’appoggiamani

L'arte di guardare oltre, di non soffermarsi sulle immagini al centro, illuminate, che la fanno da padrone. Dei miserabile si rivolgono all'ecclesiastico giungendo al suo capezzale con le mani congiunte e/o inginocchiati.

Ad un osservazione più attenta l'uomo sulla sinistra oltre ad essere privo dei piedi stringe nelle mani dei strani attrezzi. Potrebbero forse servire a risparmiare le mani al contatto con il terreno? Perché non prevedere qualcosa anche per le ginocchia? Una cosa é certa: non li ho mai visti prima e ad oggi non ho una risposta certa

Prodotti a chilometro zero per l’ultima cena

Come ho presto imparato una delle cose più interessanti nei vari dipinti dell'ultima cena sono le pietanze presenti sul tavolo. Esse cambiano in funzione della regione in cui é presente il dipinto. 

Nella chiesa di Mairengo ce ne sono ben due. Quello sulla parte sud propone tra le altre cose un grosso cugno di formaggio che prende letteralmente la scena e ci suggerisce come fosse uno degli alimenti principali nei pasti del epoca

Il dipinto sulla parete nord va ancora uno stadio successivo, la portata principale si trova al centro della tavolata, é un secondo di carne...

L'affresco lascia pochi dubbi; inutile ostinarsi a dire che si tratta di un conoglio, bisogna affrontare la realtà; malgrado ancor oggi critichiamo i cinesi che mangiano i cani anche dalle nostre latitudini il fedele amico poteva essere un pasto principale. 
Non mi é dato sapere se fosse un alimento comunemente consumato oppure solo min caso di tempi di carestia

Strati di pitture

Sempre sotto il dipinto dell'ultima cena sulla parete sud si nota un affresco sottostante. Si vedono chiaramente le gambe di un cavallo

Sotto l'affresco dell'ultima cena, nella parete sud, si intravede la parte inferiore di un affresco antecedente, del 1563, raffigurante San Giorgio o San Martino 

Il pilastro urano 

Sulla colonna é raffigurata una testa di toro, simbolo del Canton Uri, che, dal 1478 (battaglia di Giornico) fino al 1797 (repubblica Cisalpina) estese il proprio dominio alla Leventina

Il toro uro é presente anche in quello che fu lo stemma comunale di Mairengo



Il diavolo alla catena

Sul pilastro laterale: l'affresco raffigurante San Bernardo d'Aosta, patrono dei viaggiatori delle montagne, raffigurato con un diavoletto alla catena. A dire la verità il diavolo é solo intuibile

Faccio una breve ricerca e ho la conferma che San Bernardo  d'Aosta 

Testimone dei pericoli che riservavano i colli delle Alpi, egli fece costruire nel 1050 sui valichi dei due più alti collegamenti montani gli ospizi del colle del Gran San Bernardo, tra la Valle d'Aosta e il Vallese, e del colle del Piccolo San Bernardo, tra la Valle d'Aosta e la Tarantasia. Questi ospizi venivano incontro ai bisogni dei viaggiatori e dei pellegrini che attraversavano le Alpi ed i religiosi ricercavano i malcapitati che avessero smarrito la strada o che fossero dispersi nella neve.

È stato proclamato patrono dei montanari e degli alpinisti da Pio XI nel 1923.

Testimone e difensore, per credenza popolare ma non solo, dai pericoli che riservavano i colli delle Alpi era ritenuto il santo che avrebbe cacciato i tanti demoni dalle Alpi di modo che la sua iconografia prese a raffigurare sempre un diavolo, non di rado effigiato in guisa di drago incatenato alla sua stola

Il serpente dal calice

Altro elemento che ho già notato in altre chiese ma fino ad oggi senza soluzione il serpente che fuoriesce da un calice tenuto da un santo.

San Giovanni evangelista raffigurato con un calice da cui esce una vipera. Secondo la leggenda la vipera é stata messa nel calice affinché mordesse la lingua al santo per impedirgli di predicare.
Il tentativo non ebbe successo.

Le picchiettate

Quello delle picchiettate é un dilemma che mi porto dietro da anni. Ingenuamente la prima volta che le ho viste ho pensato ad un atto di iconoclastia, ma dopo una breve osservazione misi subito in dubbio questa mia ipotesi. I segni sul muro erano fatti in maniera estremamente regolare, equidistanti, doveva trattarsi d'altro.

Durante la terribile peste del 1600, gli affreschi furono coperti con uno spesso strato di calce, come era d'uso per la disinfezione. Le picchettate che si notano su alcuni affreschi furono fatte per facilitare l'adesione della copertura di calce.

Gli antichi disegni, sotto quell'intonaco, superarono quasi indenni i secoli e - dopo il restauro - oggi possono essere ancora ammirati.

Il benefattore incompreso

Impossibile non notare la statua che troneggia nel piccolo cimitero sul retro della chiesa. 
La lapide ai piedi chiarisce in buona parte la presenza di un così imponente (tenendo conto che siamo in un microvillaggio sul fianco delle montagne) monumento funerario


Al bar del paese mi raccontano che avendo fatto fortuna a New York spedisce 10’000.- al paese natio. Con questi soldi il benefattore chiede alla popolazione che fosse costruita una strada che dalla stazione di Faido portasse al villaggio di Mairengo. Gli abitanti fecero costruire una strada, anzi un sentiero, ripido e bello largo avanzando anche parte della donazione.

Fu una brutta sorpresa per Lorenzo giunto da oltre oceano appurare che la strada costruita non gli permettesse di salire con la carrozza. Si infuriò e troncò i rapporti con Mairengo e i suoi abitanti. A nulla servì che gli abitanti gli ritornarono i soldi avanzati dalla costruzione del sentiero.

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