Gli epigrammi, come ogni cosa nella vita, va presa a piccole dosi per non correre il rischio di far indigestione e non apprezzarne più l'unicità.
A qualche tempo di distanza ecco quindi la seconda parte della selezione degli epigrammi di Marziale
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Mirtale suole puzzare per le forti bevute, ma per ingannarci divora foglie
di alloro e, furba, mescola il vino non con l’acqua ma con queste foglie.
Ogniqualvolta, o Paolo, te la vedrai venire incontro rubiconda e con le vene
gonfie, potrai dire: «Mirtale ha bevuto l’alloro».
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O Bassa, ti dici bella e giovine.
Questo, o Bassa, suole dirlo colei che non lo è.
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Filone giura che non ha mai pranzato a casa sua. È la verità: egli non
pranza, quando nessuno l’invita.
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O Massimo, Sirisco ha dissipato, passando da una all’altra delle taverne
pubbliche, che ci sono presso i quattro bagni, i dieci milioni abbondanti di
sesterzi, che il suo signore gli aveva fatto recentemente piovere addosso.
Oh, la grande ingordigia! Divorare dieci milioni di sesterzi! E - ingordigia
ancora più straordinaria - senza neppure sdraiarsi! (*)
*Nelle taverne plebee il cliente non si sdraiava sul letto tricliniare (come
facevano i signori nelle loro sale da pranzo), ma si sedeva sulla sella. II
comportamento di Sirisco era anche un’offesa al buon gusto!
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O Emiliano, se sei povero, sarai sempre povero. Oggi il denaro viene
dato solo ai ricchi
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Mi cerchi ed io ti fuggo; mi fuggi ed io ti cerco; sono fatto così: o
Dindimo, non voglio ciò che tu vuoi, voglio ciò che tu non vuoi
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Il tuo membro, o Papilo, è tanto lungo quanto il tuo naso; cosicché tu
puoi odorarlo, ogniqualvolta lo drizzi
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Mi chiedi o Pannico, perché la tua Celia tiene con sé solo eunuchi? Celia
vuole godere senza partorire
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Gellia ha un solo amante. La cosa è più vergognosa: ha due mariti
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sacro editto dell’imperatore vieta nel modo più assoluto l’adulterio.
Rallegrati, o Zoilo, tu non fotti.
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Brutta e vecchia quale sei vorresti far l’amore gratis. È una cosa
veramente ridicola: vuoi darti, ma non vuoi dare
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Mi chiedete perché io non voglio sposare una donna ricca? Non voglio
diventare la moglie di mia moglie. La donna, o Prisco, sia sottoposta al
proprio marito: solo così la donna e l’uomo sono eguali.
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Hai come amiche tutte le donne vecchie, tutte le donne laide e più brutte
delle vecchie. Le prendi come compagne, le porti con te nei banchetti, nei
portici, nei teatri. In questo modo, o Fabulla, sei bella e giovane.
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Vuoi sposare Prisco: non mi stupisco, o Paola: la sai lunga. Ma Prisco non
ti vuole sposare: anch’egli la sa lunga.
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Artemidoro ha un giovane schiavo, ma ha venduto il podere; Calliodoro
ha un podere in cambio del giovane schiavo. Dimmi, o Aucto, chi di questi
due ha fatto un migliore affare? Artemidoro fa l’amore, Calliodoro ara.
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O Pontico, tu non fotti mai, ma hai come amante la tua affezionata mano
sinistra, che diviene così ministra di Venere: credi che ciò sia una cosa da
nulla? È un delitto, credimi, un grosso delitto, quale a stento tu stesso con la
tua mente puoi comprendere. Come sai, Orazio fece l’amore una sola volta
per mettere al mondo tre figli; lo stesso fece Marte perché la casta Ilia
partorisse due figli: entrambi avrebbero tutto perduto se, masturbandosi,
avessero affidato alle loro mani il loro sporco piacere. Sappi che la stessa
natura ti dice: «O Pontico, ciò che tu mandi in rovina con le tue dita è un
uomo».
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u parli sempre dei Democriti, degli Zenoni, dei Platoni, che non hai mai
letto, e di tutti quei filosofi che sono effigiati negli irsuti busti, come se fossi
un allievo e successore di Pitagora; e naturalmente una barba non meno
lunga ti scende sul petto. Ma ti fa piacere sentirti dentro le molli chiappe
una dura verga: il che è vergognoso anche per gli uomini che puzzano di
becco e per i pelosi. Dimmi, o Pannico, tu che conosci le origini e le dottrine
delle scuole filosofiche, che dottrina è l’offrire il deretano?
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O Ovidio, non è vero che la vendemmia è andata male dappertutto. La
grande pioggia ha giovato: Corano ha riempito cento anfore d’acqua
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Paola vuole sposarmi, ma io non voglio sposarla, perché è vecchia. La
sposerei volentieri, se fosse più vecchia.
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Apro ha trafitto il cuore della sua ricca moglie con una acuta freccia:
questo però mentre si esercitava. Apro è proprio bravo nell’esercitarsi.
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O Marino, tu raccogli da una parte e dall’altra i tuoi pochi capelli, e
nascondi con la chioma che ti cresce sulle tempie l’ampia pelata del tuo
lucido cranio; ma i capelli spinti dalla forza del vento tornano dov’erano e
riprendono il loro posto, cingendo con ampie volute di qua e di là il capo
pelato. Uno potrebbe credere che Ermerote di Cida si trovi in mezzo a
Spendoforo e a Telesforo1. Vuoi con maggiore franchezza confessarti
vecchio, per poter sembrare una buona volta un uomo solo?2 Non c’è cosa
più spregevole di un calvo con i capelli.
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O Galla, mi chiedi perché non ti voglio sposare? Sei troppo colta: il mio
membro fa spesso degli errori di grammatica.
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O moglie, per avermi sorpreso con un ragazzetto, mi sgridi con aspre
parole e mi dici che anche tu hai un culo
[....]
Evitadunque di dare nomi maschili ai tuoi organi, e
sappi, o moglie, che tu hai due vagine.
***
continua....
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