Passa ai contenuti principali

Il castello di Kyburg (Part II)

Il balivo

Come rappresentante di Zurigo, il balivo era responsabile che sudditi adempissero ai propri doveri e che percepissero propri diritti. Riscuoteva le imposte, sorvegliava i tribunali per le cause minori e dirigeva il tribunale criminale. Inoltre era responsabile affinché importanti tratti di strada restassero percorribili o che il fiume Töss non straripasse.
I balivi cercavano di compensare gli interessi di città e campagna, ma anche di poveri e ricchi.
Agivano a seconda della situazione, a volte con clemenza, altre con autoritaria severità

Vista sul cortile interno e la torre

Una rivolta stroncata: La rivolta fiscale del 1645

Il balivo Wolff riuscì ad appianare un grave conflitto nascente tra la città di Zurigo e la campagna.
La sua condotta fu considerata esemplare per un balivo, tanto da essere più volte menzionata nei documenti. La miccia fu una disputa fiscale: i sudditi abbienti non volevano più versare l'imposta sulla sostanza per gli interventi militari straordinari

Relazione del parroco

Alla testa della rivolta vi era il mugnaio, giudice della contea nonché uno degli uomini più ricchi del baliaggio, Hans Balthasar Müller di Rikon. Altri esponenti dell'élite campagnola riunirono i propri comuni con l'intenzione di procedere contro l'imposta e altro. Il parroco di Zell aveva udito voci in proposito e ammonì Müller di rivolgersi al balivo.

Risposta ai reclami

Rappresentanti dei sudditi pregarono il balivo Wolff di abolire l'imposta sulla sostanza e avanzarono altri reclami. Il testo aveva un tono sottomesso. Il balivo prese nota dei reclami e delle preghiere, informandone il Consiglio zurighese. Avendo ottenuto risposta negativa, invitò i promotori della rivolta, sottolineando il divieto di riunione e ammonendoli all'ubbidienza

Lintervento di Zurigo

Il borgomastro di Zurigo riuni i sudditi nelle chiese di Pfäffikon e di Zell, dove spiegò per quale motivo non poteva essere tollerate l'assembramento contro l'autorità.
I promotori della rivolta furono puniti, ma la sentenza fu clemente
Müller dovette inginocchiarsi davanti al Consiglio, pagò un'elevata ammenda e perse tutte le sue cariche


Castello di Kyburg

L'omosessualità nel 1704


Estate 1704
I due giovani C. S. (18 anni) di Feuer-thalen e H. J. W. (17 anni) di Uwiesen hanno avuto rapporti sessuali più volte durante il disboscamento nella foresta.
I due hanno confessato senza essere torturati.
L'omosessualità e la "bestialità" (sesso con animali) erano considerate abominevoli secondo la Bibbia. Persino il balivo Hans Caspar Escher, quando entrò in carica, dubitò che i 19 uomini giustiziati dal 1701 al 1718 per comportamenti sessuali "anormali" fossero tutti "colpevoli".


Decapitazione e rogo
I due uomini sono stati puniti con la morte per il loro comportamento sessuale che si discostava dalla norma. Il boia li decapitava con la spada e poi bruciava i corpi sul rogo.
All'inizio del XVII secolo, sarebbero stati ancora bruciati vivi; alla fine del XVII secolo, i balivi spesso mostravano "clemenza" e facevano decapitare prima gli omosessuali.

La cappella del castello

Con l'ampliamento della fortezza sotto l'egida dei conti di Kyburg nacque l'esigenza di una cappella all'interno della fortificazione. Non è stata tramandata la data di costruzione della cappella.
Dallo stile si deduce che la cappella è stata costruita
dopo il 1200. Dal 1235 è attestata la presenza di un cappellano. La costruzione romanica, con navata, coro e coro minore, si è conservata fino a noi.

I landfogti quali committenti

Subito dopo l'acquisto del castello da parte di Zurigo (1424) i nuovi proprietari fecero rifare il tetto, ancora oggi esistente, e ricostruirono la facciata orientale del coro con le finestre gotiche. Le finestre romaniche della facciata meridionale furono sostituite con finestre più grandi. Una generazione più tardi, probabilmente in concomitanza con la realizzazione dei dipinti del coro e della navata, fu smantellata la costruzione annessa. Alla fine del XV secolo fu ridipinto anche il coro minore. In quel periodo è probabilmente stato realizzato anche il campanile della cappella.

Deposito di cannoni

Nel 1525, in seguito alla Riforma, gli affreschi furono ricoperti. La cappella divenne un deposito di cannoni. Nel 1624 fu suddivisa in due piani. Solo con la messa allo scoperto dei dipinti nel XIX secolo la cappella ritrovò il carattere di luogo sacro.

Gli affreschi medievali rimasero nascosti fino al 1865, quando furono scoperti dal pro prietario del castello, il colonnello Matthäus Pfau, che li fece mettere allo scoperto. II restauro fu eseguito solo nel 1890/91, quando il castello era passato nelle mani de commerciante Eduard Bodmer. Ritocchi minimi furono eseguiti negli anni '20. Dal 1992 al 1996 gli affreschi e il loro stato di conservazione furono esaminati e docu-mentati, e i dipinti restaurati.
L'aspetto della cappella riflette i diversi interventi effettuati durante la sua storia.
L'apertura di una porta e di finestre, e il pavimento intermedio costruito nel 1624, hanno lasciato ampi spazi fra gli affreschi.
Gli interventi architettonici sono visibili e ricostruibili.

Il supplizio di Santa Regula, testa del carnefice rifatta nel 1890/91 (coro minore)

Quale visibile espressione della sua autorità, nel XV secolo la città di Zurigo fece affrescare la cappella, mettendo cosi il proprio governo sotto la protezione di santa Regula, la patrona di Zurigo.
I dipinti del coro e della navata furono eseguiti nel 1440. Rappresentano la vita, il supplizio e il secondo avvento di Cristo il giorno del giudizio. Le immagini fanno parte di un programma iconografico unitario avente per tema il regno celeste di Cristo, con il sovrano giusto che si mette al servizio di Dio e della Chiesa. Lo stemma della città di Zurigo e l'aquila imperiale sottolineano la funzione rappresentativa della cappella.

Ancora nel XV secolo ci si immaginava l'abisso infernale letteralmente come le fauci di un drago (fa completamente da cornice sulla parte destra)

Secondo l'angosciante concezione medievale, il giorno del Giudizio sarà giorno di verdetto. I defunti saliranno quindi al Purgatorio, i vivi saranno radunati. Cristo giudicherà le persone e le destinerà, indipendentemente dal rango e dal ceto, al Paradiso o all'Inferno.

Una rivolta inarrestabile, la fine del balivo

Mi sono spesso chiesto se non fosse arrivata la rivoluzione anche in Svizzera per quanto tempo sarebbero continuati i baliaggi. Erano talmente radicati che su parecchi territori in Svizzera non si riusciva a vedere i vantaggi che la rivoluzione portava con se; canton nidvaldo per dirne uno su tutti

Così non andò per il balivo di Kyburg

La popolazione delle campagne si rivoltava periodicamente contro le autorità cittadine. Durante la Riforma i sudditi di Kyburg lottarono per l'abolizione della servitù della gleba, delle decime e per il diritto di caccia e pesca. Durante la guerra contadina del 1653 i grandi contadini si opposero alle imposte dirette. Il governo zurighese, alternando la mediazione ad un moderato uso della forza, riuscì sempre ad evitare che il conflitto precipitasse. Sotto l'influenza della Rivoluzione
francese, gli operai tessili e i piccoli imprenditori rivendicarono l'uguaglianza fra campagna e città. Le famiglie cittadine dominanti, contrarie a rinunciare ai propri privilegi, repressero con la violenza i movimenti riforma-
tori, come l'insurrezione di Stäfa del 1794.

La Rivoluzione elvetica, 1798
Gli echi della Rivoluzione francese ebbero grande risonanza nei comuni rivieraschi del lago di Zurigo e nelle regioni in cui era diffusa l'industria a domicilio, e giunsero anche nel baliaggio di Kyburg. Quando nel gennaio del 1798 truppe rivoluzionarie francesi entrarono nel territorio della Confederazione, il movimento si propagò rapidamente nelle campagne di Zurigo. Furono indette assemblee patriottiche e innalzati alberi della libertà. L'autorità del landfogto Hans Caspar
Lavater venne contestata. Per convinzione o per opportunismo, un numero sempre maggiore di abitanti si schierarono dalla parte degli insorti. La caduta di Berna, il 5 marzo 1798, suscitò nuove rivendicazioni. Assieme all'uguaglianza fra città e campagna, si chiedeva ora anche le dimissioni della classe dirigente locale.

Disegno contemporaneo della battaglia di Neuenegg, 5 marzo 1798. La cavalleria pesante bernese (in rosso) attacca i dragoni francesi lungo il fiume Sense

Il landfogto di Kyburg si arrende
L'otto marzo 1798 insorti provenienti da Weisslingen, Seen e Russikon occuparono il castello di Kyburg. II landfogto fu costretto a consegnare ai ribelli armi, cannoni e la somma di 60 000 fiorini. Dovette lasciare il castello, che venne immediatamente sac-cheggiato, II leone di pietra sulla fontana del cortile, simbolo dell'odiato vecchio ordine, fu abbattuto e gettato nel trogolo. I ritratti dei landfogti nel castello furono strappati dalle pareti. Quando in aprile la campagna fu occupata dalle truppe francesi, e fu dichiarata la Repubblica Elvetica, l'era dei landfogti terminò.

Il giuramento del Grütli e Tell che scocca la freccia. Tavola di un albero della libertà, Stammheim, 1798

Commenti

Post popolari in questo blog

Il terrore nell’arte - Burn in Hell

Affascinanti, morbosamente intriganti, così potrei definire le testimonianze pittoriche del tardo medioevo inerenti l'inferno, il diavolo e compagnia bella. L'obiettivo di incutere maggior terrore possibile a chi osserva le opere si é tramutata in una vera e propria gara della rappresentazione dell'orrido. Va anche aggiunto che ai tempi solo una piccola parte della popolazione era in grado di leggere, quindi i dipinti erano l'unica vera, e potentissima arma, a disposizione degli artisti per far passare messaggi basilari come quello che aspettava chiunque non facesse il bravo. Anima di donna dannata - Ascona Voglio però partire da un prodotto casereccio prima di fiondarmi nei capolavori della cara vecchia Europa. Il quadro qui rappresentato dovrebbe trovarsi in terra ticinese. Dico dovrebbe perché la chiesa in cui si troverebbe (San Michele ad Ascona) l'ho sempre trovata chiusa e al momento non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con le autorità ecclesiastich

Il castello di Locarno

" Deee, ci becchiamo al bar castello. " Oppure: " siamo li a sciallarci sui muretti davanti al castello." Già, il castello, e se una volta ci degnassimo ad esplorarlo, a scoprire la sua storia? Varcando la porta di ingresso del castello museo ho l'impressione di fare quel piccolo passo che ben pochi avventori del bar e dei muretti farebbero mai. Credo sia d'obbligo per gli abitanti di unluogo X visitare quelle parti storiche che caratterizzano il villaggio, paese, città X Il castello di Locarno, capace di trasportarci attraverso i secoli e di narrarci una grande storia. Una storia fatta di dominazioni, di conquiste, intrighi e di violenza. Il castello di Locarno non è solo la testimonianza della storia del  Ticino e della Svizzera, ma è una tessera del grande mosaico della storia europea.  Il castello di Locarno ha una lunghissima storia di edificazione, di distruzione e ricostruzione millenaria. È stato per molto tempo un castello molto importante dello sca

S.P.Q.T. (Sono pazzi questi ticinesi)

Che siamo un popolo a se stante nella cara Vecchia Confederazione é indubbio. Piuttosto occupati a litigare così da perdere il focus sui problemi reali e risultare piuttosto inefficaci. Già il Bonstetten e il Zschoccke , e anche se in maniera più velata il Franscini, ci hanno descritto con i tratti che tutto sommato ancora oggi ci caratterizzano. Latini, focosi, litigiosi, burberi, estroversi. Abbiamo bruciato un sacco di energie a farci la guerra ad inizio 800 con la nascita del nuovo Cantone. Il Ticino é sempre stata terra di derby, quello di una volta, quello politico, forse ancora più appassionante che quello odierno hockeystico. Liberali contro conservatori Colgo l'occasione di una conferenza per fare un full immersion nella storia della nascita della democrazie nel nostro, tutto sommato, giovane cantone. Work in progress Nel nostro piccolo Ticino, la nascita della nostra democrazia è una strada difficilissima e in salita Essa ci mostra in maniera emblematica di come la demo

Landfogti alla sagra di San Martino

A vederla immersa nel nulla, senza capannoni, giostre e i tipici fumi provenienti dalle griglie, la chiesetta di San Martino sembra adagiata nella quiete più assoluta. Lo scenario nei luoghi della sagra durante i 362 giorni all’anno di quiete Un a volta all'anno però questo posto si trasforma: durante la fiera é un pullulare di espositori, venditori e soprattutto visitatori. Ci sono anche gli animali, giustamente, oggi confinanti in uno dei tanti capannoni presenti Foto: Gino Pedroli, La fiera di San Martino negli anni Trenta,  fotografia, Collezione Museo d’arte Mendrisio Per chi si volesse poi ritagliarsi qualche minuto tra un bicchiere di vino e una salamella alla griglia c'é la possibilità di dare un occhiata alla chiesetta. Nell'angolo a sinistra in particolare c'é una botola con una piccola scaletta che porta al piano inferiore Lapidi commemorative Quello che maggiormente solletica la mia curiosità sono le 5 lapidi appoggiate alla parete. Lapidi commemorative appo

Hans Leu il Giovane

Capito su Hans Leu il giovane un po’ casualmente. Il cognome non suona nuovo, infatti Hans Leu il vecchio , suo padre, fu l’autore di diversi quadri, alcuni visti al museo d’arte a Zurigo, e soprattutto alla famosa serie di quadri rappresentanti il martirio dei santi di Zurigo,  miracolosamente ritrovati anni dopo l’epoca iconoclastica. Il Giovane apprese il mestiere del padre nella sua bottega. Di lui però ben pochi dipinti si salvarono, paradossalmente distrutti dalla nuova fede protestante che lui stesso imbracció. Hans Leu (il Giovane) Tavola raffigurante la crocifissione di Cristo e Santa Veronica. Olio su legno realizzato quale donazione in onore dei caduti della battaglia di Marignano, dopo il 1515 (Museo nazionale svizzero, IN-6941). Si tratta di uno dei pochi dipinti sacri di Leu (la sua sigla appare in basso a destra) che sopravvisse all'iconoclastia riformata, probabilmente perché il donatore riuscì a riprenderne possesso. Sul lato inferiore sono raffigurati gli stemmi d

Piccoli misteri nella parrocchiale di Mairengo

Sabato 16 novembre 2024 mi ritrovo nel centro di Milano, galleria Vittorio Veneto e poi in piazza Duomo. È un formicaio di gente, moltissima gente. Malgrado questo sono molto solo (non lo dico con tristezza). Esattamente 24 ore dopo mi ritrovo nel microbaretto di Mairengo. Colloquio con due personaggi del posto, sembra ci conosciamo da una vita. Adoro queste alternanze megalopoli - villaggi sperduti, andare da un opposto all'altro nel giro di poche ore.  Già ma perché Mairengo? Sono venuto a conoscenza che il villaggio, una volta più importante del capoluogo Faido, offre una chiesa ricca di opere d'arte. Mairengo si trova su quella che una volta era la via di comunicazione principale asse nord - sud. Una volta infatti il fondovalle era privo di costruzioni: il fiume non aveva un corso ben definito e durante le pioggie esondava spesso. Per questo motivo le strade erano edificate in altezza, sul fianco delle montagne, più al riparo dagli elementi naturali. San Siro non é solo uno

Piccolo manuale museale e affini

 Intro Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante. "L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita. La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg;  trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti  La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione teatra

Filosofia in 5 minuti

Certo non sarà un libricino come "Filosofia in 5 minuti" a cambiarmi la vita. Va però riconosciuto che contiene piccole chicche, e proprio come i consigli della nonna presente sui calendari, potrebbe venir buone in determinati frangenti Tutti gli uomini hanno una filosofia perché, in un modo o nell'altro, assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Karl Raimund Popper Le donne filosofe Pitagora di Samo accoglieva anche le donne nella sua scuola. Si tramandano i nomi delle sue diciassette discepole più dotate, tra le quali Timica (di carattere così ferreo che, pur di non divulgare i segreti della setta pitagorica, giunse al punto di mordersi la lingua e di sputarla ) e Teano, eccelsa matematica e medica. Nel Novecento molto interessante è la posizione della francese Simone de Beauvoir, la quale afferma che, in tale subordinazione, vi è anche la responsabilità delle donne stesse, che hanno rinunciato a esercitare la propria autodeterminazione accettand

Il pigiama col buco

Quando menzionavo " il pigiama col buco " tra gli amici era in ottica sarcastica per indicare un rapporto sessuale freddo, distaccato e visto che ci siamo anche al buio. Non mi ricordo dove io abbia sentito questa espressione, ma in questo caso non ho mai creduto veramente esistesse un indumento e tanto meno una " morale " che giustificasse la sua esistenza. Tra le mie letture, casualmente mi ritrovo davanti all'argomento e scopro, divertito, che il pigiama col buco non é solo un mito ma era effettivamente utilizzato ed aveva un nome più scorrevole ed elegante: la chemise cagoule Possiamo considerare questa succosa pillola un bonus track sul post inerente il piacere sessuale "Dio lo vuole" é lo slogan di questo capo d'abbigliamento Nel Medioevo il concetto di sesso era strettamente legato a quello di peccato. Pur essendo indispensabile alla procreazione, l'accoppiamento era però derivato dal peccato originale e quindi, comunque, da condannare.

Tre aneddoti sulla battaglia di Sempach

Sembra incredibile a diversi anni ormai degli approfondimenti sulla battaglia di Sempach, sia sul luogo della battaglia, sia nel museo del comune riuscire a trovare ancora nuovi aneddoti riguardanti la battaglia. Tutti e tre gli aneddoti li trovo nel museo storico di Zofingen, uno di quelli difficili da visitare, perché con orari molto stringati e solo indeterminati giorni Da portabandiera a mangiabandiera Già durante la prima visita a Zofingen avevo potuto appurare che il personaggio che svetta dalla cima della più bella fontana cittadina é l'eroe La statua di Niklaus Thut nell'oninoma piazza A confermare la fama a queste latitudini, sempre lo stesso personaggio, sempre con tanto di bandiera in mano, é dipinto su una facciata in una via poco lontana dalla fontana DI nuovo il buon Niklaus che porta fiero la bandiera di Zofingen Ma chi é costui? E perché merita tanta gloria? Niklaus Thut († 9 luglio 1386; grafia precedente: Claus Tuto) fu sindaco della città asburgica (ora svi