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Museo Poldi Pezzoli Milano

Abbagliati dalle attrattività che vanno per la maggiore risulta molto facile perdere di vista piccole perle sparpagliate nei dintorni del centro di Milano.

Sto parlando di "comuni" case ottocentesche che viste dal di fuori in confronto al Duomo o galleria Vittorio veneto passano del tutto inosservate. Invece al loro interno custodiscono delle meraviglie che nessun viaggiatore standard, e sicuramente buona parte dei milanesi stessi, potrebbero nemmeno immaginarsi

Scalone antico

Come biglietto da visita potrebbe bastare lo scalone antico che si può intravedere appena entrati nella casa museo girandoci sulla sinistra. Avvicinandoci ulteriormente si possono apprezzare i classici pesci rossi presenti nella fontana ai piedi della scala. Non fosse per i visitatori ci sarebbe da annoiarsi forte per loto. La vasca é completamente nuda

Ad un occhio attento non suggeranno la mezza dozzina di pesci rossi che sguazzano nella completamente spoglia fontana alla base della scala

La scenografica scala barocca, impreziosita da un’elegante fontana, collega l’ingresso e gli ambienti del piano terreno alle sale del piano nobile. La scala costituiva il vecchio accesso agli appartamenti di Gian Giacomo Poldi Pezzoli ed è stata progettata a partire dall’antico scalone del palazzo
La decorazione a stucco delle pareti e il lucernario in vetro dipinto sono stati distrutti durante i bombardamenti del ’43, mentre si sono salvate cinque cassapanche in legno di noce con uno stemma dorato e la scritta “Poldi” sullo schienale.

Gian Giacomo Poldi Pezzoli

Andrebbe a questo punto farsi almeno una breve idea di chi fosse questa casa

Gian Giacomo Poldi Pezzoli d’Albertone nacque a Milano il 27 luglio 1822, secondogenito, dopo Matilde, di Giuseppe e Rosina Trivulzio.

Megazoom del quadro situato sopra l'atrio all'ingresso

Il padre Giuseppe, parmense, a cinquant’anni, nel 1818, aveva ereditato dallo zio Giuseppe Pezzoli, insieme al cognome e al titolo nobiliare, l’enorme ricchezza accumulata dai Pezzoli a metà Settecento come esattori delle imposte nella Lombardia austriaca. L’anno successivo Giuseppe aveva sposato Rosa Trivulzio (1800-1859), appartenente a uno dei casati aristocratici più antichi di Milano

Splatter (e meno) religiosi

Come ho imparato da tempo ben poche cose superano la crudeltà e l'orrore escogitati nell'ambito della fede per coinvolgere più adepti possibili.

Anche nella casa museo Poldi Pezzoli di Milano ho l'occasione per apprendere un paio di episodi fin ora assenti da questa ipotetica serie TV dal successo assicurato

San Giuda Taddeo

Il disgraziato che gattona tenuto saldamente legato da più corde é San Giuda Taddeo
La sua colpa? La fede evidentemente
Il randello sta per colpirlo, é c'é da giurare non sia la prima volta, da un vile con il cappellino con aletta che oggigiorno si rifiuterebbe di indossare persino i pensionati. Del tutto fuori luogo anche l'armatura del tipo a destra, completamente superflua quando si ha ache vedere con un uomo legato. Spacconeria.

Il pubblico e la scimmia che assistono alla scena sembrano piuttosto annoiati, (resta da chiarire il ruolo del drappo, trattasi di tifoseria?) così come la benestante coppia in alto a sinistra occupata più a fissarsi negli occhi che catturati dall'atroce scena che si sta svolgendo in basso

San Giuda Taddeo percosso e imprigionato - 1495/1504  - Olio su tavola
Mair von Landshut

Ops

Non meno tragica la scena che si sta svolgendo su qualche parete più in la. Facendo un minimo di ricerca vengo a scoprire che si tratta della più classica svista, un errore di persona(e). Un titanico "Ops" potremmo definirlo.

Sam Giuliano uccide i suoi genitori - Scultore Sud-Tirolese

Infatti il giovinastro che sta infilzando la spada con un espressione assente, (una simile freddezza non la si prova nemmeno quando si infilzano e cervelats per metterli ad arrostire), trattasi del figlio dei due malcapitati adagiati, ormai in maniera definitiva, orizzontalmente.
La scusa? "Pensavo si trattasse di mia moglie a letto con l'amante. Non ho riconosciuto le fattezze di mio padre e mia madre con cui vivo da diversi decenni. Megaops. Megascusatemi."
Per espiare questa sua colpa il giovane mercante cambiò vita e si dedicò ai bisogno. 
Grazie al cazzo.
Carine le pantofole posate ordinatamente sotto il letto

L'esorcismo

Portato alla ribalta dal famoso film horror del 1973 diretto da William Friedkin l'esorcismo esiste da migliaia di anni. 

Già nel I millennio a.C., in Mesopotamia, gli ašipu – una sorta di sacerdoti-maghi – tenevano lontani e scacciavano i demoni che erano causa di malattie e caos.

Sant’Ugo di Lincoln esorcizza un indemoniato Gherardo Starnina, 1355 ca./ante 1413 | ca. 1404 - 1407

Al centro del dipinto è raffigurato un gruppo di eleganti personaggi, che conduce un uomo con i polsi e le caviglie legate davanti a un santo vescovo. Questi lo benedice con l’acqua santa e lo esorcizza, come mostra il diavoletto che fugge, volando sui tetti. A sinistra, accanto al carro con cui era giunto il giovane, i carrettieri attendono, osservando il miracolo, incuriositi e allo stesso tempo spaventati. Nella composizione il veicolo e i cavalli di scorcio creano un accenno di spazialità, come quella tentata nelle architetture colorate, che scandiscono la piazza. Molto curate appaiono le caratterizzazioni, i gesti e le espressioni dei vari personaggi, come il miracolato che alza le braccia, ancora incredulo di ciò che sta avvenendo.

Un matrimonio movimentato

Sposalizio della Vergine - Giovan Angelo del Maino 1520 - 1525 circa
Legno di pioppo dorato e dipinto

Che il matrimonio sia fonte di forti emozioni lo testimoniano i personaggi sulla destra.   A guardare questa scena si direbbe che nei dintorni é in corso un esecuzione pubblica piuttosto che un matrimonio..
... che ci sia un messaggio subliminale in tutto questo?

Ecco la spiegazione di tanta agitazione: Secondo i Vangeli apocrifi, Giuseppe, sebbene già anziano, sarebbe stato scelto come sposo di Maria grazie a un segno divino: la fioritura miracolosa del suo bastone. Il sommo sacerdote, che indossa un alto copricapo, unisce in matrimonio i due sposi. Dietro Giuseppe sono raffigurati i giovani pretendenti di Maria che si disperano per la mancata fioritura dei loro bastoni

Sciallanza...nulla é per sempre

Le sale

Ogni singolo sala ha un effetto "wow" e oltra alla sala stessa contiene punti di interesse / curiosità.
La prima che incrocio salendo dalle scale é la sala gialla

La sala gialla

La sala nera

La Sala Nera è una delle sale storiche del Museo, originariamente il salotto dell’appartamento di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Ispirata allo stile Rinascimento del Nord, evocato dal grande polittico fiammingo esposto a parete, ha continuato a chiamarsi Sala Nera nonostante la distruzione dei finissimi rivestimenti in ebano. Sono fortunatamente sopravvissuti ai bombardamenti i mobili e le porte

La sala nera - Scultura a sinistra - La Fiducia in Dio, Lorenzo Bartolini, 1833

Lo studiolo dantesco

Questo ambiente raccolto, a cui si accede dalla Sala dei Vetri di Murano, già stanza da letto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, era il piccolo studio privato del collezionista. Si tratta di uno degli spazi più affascinanti del Museo, unico e prezioso esempio rimasto della decorazione murale originaria. La piccola sala, dove già Poldi Pezzoli aveva raccolto le opere più preziose della sua Wuderkammer, ospita alcuni arredi originali della casa.

Studiolo Dantesco - A destra Busto di Rosa Trivulzio Poldi Pezzoli, Lorenzo Bartolini, 1838.

Parte del soffitto dello studiolo

I dipinti

La maga Circe

Un dipinto mi colpisce all'istantze, una donna vestita con colori sgargianti scruta l'orizzone con una posa tutto sommato piuttosto annoiata. La presenza di diversi animali rende la scena quantomeno curiosa

La maga Circe -1651 circa - Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto

Secondo la mitologia greca, Circe trasformava in bestie tutti coloro che giungevano alla sua isola, come accade nell'Odissea ad alcuni compagni di Ulisse.
La posa dell'incantatrice ricorda le figurazioni della Melanconia, solitamente descritta come una donna pensierosa seduta tra libri, strumenti scientifici e altri oggetti che alludono al sapere.
Il Grechetto era famoso per la sua abilità nel rendere i piumaggio e i mantelli degli animali.

Una brutta cera

"Una brutta cera", come direbbe mia nonna, é quella di San Carlo Borromeo nel dipinto seguente. Facilmente riconoscibile dall'enorme canappia, seconda solo alla sua fede, presenta un colorito della pelle post mortem mica da ridere. Il fatto che stringa un fazzoletto, che nella mano sinistra accarezzi un teschio e che guardi verso l'alto, presumibilmente un crocefisso fuori campo, non fa altro che rendere la scena ancora più cupa ed inquietante
Già bello sia parzialmente verticale

San Carlo Borromeo - olio su tela - Pietro Antonio Magatti

Martin Lutero

Ben più florido e con un colorito sano é Martin Lutero con consorte
L'autore é quel Cranach già ammirato a Winterthur che mi colpì per i colori sgargianti. L'azzurro usato come sfondo dona luce  ai personaggi

Ritratti come questi erano fatti per essere portati in giro per le città ed esposti al pubblico durante le predicazioni. Cranach aderì alla riforma protestante e la sua immagine di Lutero e Katharina von Bora conobbe una vasta diffusione attraverso copie prodotte in serie, con lievi varianti, dalla sua attivissima bottega.

Le due opere provengono dalla bottega di Lucas Cranach il Vecchio, grande pittore e incisore tedesco dell’inizio del XVI secolo e pittore di corte dell’Elettore di Sassonia. Cranach fu amico personale di Lutero e sostenitore della Riforma; l’immagine di Lutero conobbe una vasta diffusione proprio grazie a ritratti come questo, prodotti in serie in numerose copie, con pochissime varianti, dalla sua attivissima bottega.
A sinistra, nel dipinto, è visibile la data 1529, insieme al dragone alato, che l’artista utilizzava come firma.
I ritratti sono accompagnati da due citazioni bibliche in latino: in quello di Lutero, IN SILENCIO ET SPE ERIT FORTITUDO VESTRA (Nel silenzio e nella speranza sarà la vostra forza), dal Libro di Isaia (30, 15); in quello della moglie, SALVABITUR PER FILIORUM GENERACIONEM (Sarà salvata generando figli), dalla prima lettera di San Paolo a Timoteo (2, 15).

Ritratto di Martin Lutero - Ritratto di Katharina von Bora - 1529 circa - Lucas Cranach il Vecchio 
Le effigi di Lutero dipinte da Lucas Cranach il Vecchio, suo ritrattista e amico intimo, sono diventate nel tempo rappresentazioni emblematiche della Riforma.
Cranach il Vecchio fu uno dei pilastri della creazione artistica nella Germania nord-orientale durante la prima metà del XVI secolo. Insieme a Hans Holbein il Giovane e Albrecht Dürer, è considerato uno dei principali esponenti del Rinascimento tedesco.

Per la cronaca Katharina von Bora è stata una monaca cristiana tedesca convertitasi al protestantesimo e successivamente diventata la moglie di Martin Lutero, principale fautore della Riforma protestante. È una delle figure più importanti della Riforma protestante per il contributo che diede all'elaborazione del modello di matrimonio del clero e di famiglia protestante

Una madonna umanizzata

A colpirmi in questo dipinto é l'immagine della madonna, così diversa rispetto a come siamo abituati vederla, meno divinità ma decisamente più umana. Una Madonna a mio modo di vedere più umile e a pelle simpatica
Bernardo Strozzi, 1581/1644 - Madonna con il Bambino e san Giovannino

L'icona del museo

Di indubbio fascino questo dipinto già appeso come gigantografia all'ingresso del museo.
Un visitatore che si accanisce morbosamente su di esso dedicandogli una sequenza di scatti impressionanti ne é la conferma

100 scatti per te posson bastare

Ritratto di giovane donna - Piero del Pollaiolo , ca. 1470

Notevole importanza viene data alla manica in velluto broccato con una grande decorazione floreale. All’epoca, gli abiti avevano maniche staccabili, assicurate alle spalle da lacci per poter essere sostituite. Le maniche erano spesso la parte più preziosa dell’abito: alcune erano ornate da gemme e quindi erano inventariate tra le gioie. La ricchezza dell’acconciatura, della veste e dei gioielli indossati dalla donna lasciano immaginare che si tratti di un personaggio dell’alta società fiorentina del Quattrocento.

Circo in città

Per questo autoritratto Hayez ha scelto una tavola dall’insolito formato orizzontale e un taglio dell’immagine molto particolare.


Il dipinto venne eseguito nel 1831, quando ai giardini pubblici di Milano passò un circo che esponeva con grande clamore in una gabbia un leone maschio e una tigre femmina che convivevano pacificamente. L’artista, ancora giovane, li ritrasse dal vero con grande perizia, e aggiunse se stesso in un angolo, come testimone di questo evento, mentre gira il capo rivolgendo uno sguardo, lievemente ironico, allo spettatore. Il ritratto funge anche da firma, dato che egli è ben riconoscibile grazie all’abito da lavoro e la berretta da pittore di tessuto floscio, simile a quelle che si vedono in diversi ritratti di Rembrandt 

Con le dita

L’innegabile fascino di questo cavaliere sconosciuto sta nell’ambiguità dell’immagine che attrae e respinge allo stesso tempo ma, soprattutto, nella qualità pittorica dell’opera, databile intorno al 1740. 

Vittore Ghislandi detto Fra Galgario, 1655/1743 - Ritratto di cavaliere dell'Ordine costantiniano

Il colore pastoso sul volto dipenderebbe dal fatto che il pittore, ormai molto anziano, aveva abbandonato il pennello e aveva incominciato a stendere il colore direttamente con le dita, forse a causa di un’artrite. Il risultato tende a un monocromo polveroso, in cui spiccano tre diversi toni di rosso: le labbra, la croce, il nastro del bastone.

Oggetti

Innumerevoli gli oggetti esposto, riporto solo quelli che mi hanno colpito al primo sguardo.

Versa piano


Vasetto tipo Kuttrolf - Germania (?) | 1600 - 1699

Pensavo trattassi di un tragico errore da parte del vetraio e invece no: per la prima volta ammiro questo genere di calice

La bottiglia, in vetro trasparente, ha il corpo sferico decorato con un motivo a rete modellato su stampo e il collo costituito da cinque tubicini ritorti e inclinati su un lato. Simili bottiglie (del tipo detto Kuttrolf), con il collo intrecciato e una larga apertura a becco per versare i liquidi lentamente, erano in uso nei paesi tedeschi già nel Medioevo; ebbero un grande successo soprattutto nel XII secolo, sia a Venezia che nelle vetrerie d'oltralpe che lavoravano "à la facon de Venise", ossia con stile e tecniche veneziane.

Con la lingua fuori

La bizzarra espessione con la lingua fuori potrebbe far pensare a qualunque cosa....

Lucerna - Paesi Bassi inizi XVII secolo

L'insolita violenza

Quello che a prima vista potrebbe sembrare l'ennesimo episodio di violenza contro le donne si rivela ben altro....

Il cavadenti - Manifattura di Capodimonte - ca. 1750

Questo gruppo, chiamato il Tiradenti, mostra un uomo con la barba, vestito con un cappotto, calzoni viola e calze e scarpe nere, con una tenaglia dorata nella mano destra. La sua mano sinistra stringe la mascella di una donna terrorizzata con la bocca aperta. La donna indossa una giacca color porpora e una gonna bianca con fiori viola. Il gruppo è altamente espressivo e il dramma è evidente nel volto spaventato della donna e nell'espressione quasi sadica dell'uomo che sta per estrarre un dente con le sue tenaglie. Per il soggetto e lo stile dei volti, il gruppo può essere attribuito a Giuseppe Gricci (1719/21-1771).

L'animale che non ti aspetti

Recipiente a forma di tapiro - Cina , 1736 - 1795

Questo recipiente veniva usato originariamente per versare il vino durante le cerimonie. Ha la forma di un tapiro dal corpo massiccio, zampe corte e orecchie ritte. La schiena dell’animale ha un’apertura con un coperchio, mentre il ventre è vuoto per contenere il vino. La parte inferiore e le zampe dell’animale sono dorate; le zampe sono pieni e quindi il pezzo è molto pesante. I governatori cinesi collezionavano rari animali d’oltremare e il tapiro che, allora come adesso, veniva dalla Malesia, era uno degli animali dei loro zoo privati.

Bicchiere difficile da posare

Rhyton - officina di Pittore di Baltimora | ultimo quarto sec. IV a.C.

 Bicchiere cilindrico con labbro estroflesso piatto, configurato a testa di bovide. L'animale ha lungo muso, corna in bianco e occhi indicati; sulla fronte ciuffo di peli. Ansa a nastro impostata sul bicchiere e sull'attacco della protome.

Un pomo non di Adamo

Pomo di bastone - Manifattura di Meissen - 1750 - 1760

Il pomo in porcellana, posto alla sommità di un bastone d'avorio e finemente modellato a forma di busto femminile, è un piccolo capolavoro di eleganza. È ornato con volute a rilievo bianco che formano «cartouches», piccoli cartigli dentro i quali sono stati dipinti putti color porpora e fiori policromi. Simili impugnature, così come portaprofumi, portapastiglie, ditali o tabacchiere in porcellana, nella produzione di Meissen rientravano tra i piccoli oggetti preziosi da regalo chiamati «galanteries».

Inrō

Completo con inro - Giappone seconda metà del XIX° secolo

Inrō: Termine giapponese (propriamente «cestino per sigilli») che indica una scatoletta appesa alla cintura, in origine contenente il sigillo (in) o polveri medicinali. Diffuso agli inizi del 18° sec. deriva da prototipi cinesi e coreani. Di lacca o d’avorio, variamente istoriato con motivi floreali e figure umane, costituisce una delle espressioni della produzione giapponese e spesso noti pittori hanno fornito i bozzetti per la decorazione.

La misura del tempo

Meridiana tascabie

Orologio a carro trionfale con automi - Augusta , 1610

I più sofisticati orologi rinascimentali, molti dei quali includono automi, furono realizzati per le wunderkammer (camere delle meraviglie) della nobiltà nord europea da artigiani specializzati ad Augusta, in Germania meridionale. Il carro di Diana è un automa da tavolo (Tischautomat) destinato a stupire gli ospiti muovendosi da un commensale all’altro. La giovane donna, Diana, dea della caccia, siede su un trono dorato, finemente inciso sui fianchi laterali, dove risiedono due quadranti di un orologio (a destra) e di una suoneria (a sinistra)

Sul retro del carro, su un predellino, è seduta una scimmia con un collare d’argento e un frutto nella mano destra. Alla parte anteriore del carro sono legati, mediante due catene d’argento fissate ai collari, due felini(leonesse o pantere) in atto di balzare in avanti

Orologio ciondolo - Svizzera - inizio sec. XX

Nel breve volgere di alcune settimane torna di nuovo a farsi vico la blasfema immagine del trivultus. Su questo orologio vi é però una testa incoronata piuttosto che una presenza divina. Blasfemia solo sfiorata

Questo meccanismo non né altro che una sveglia con candela. 
Attualmente ignoro il funzionamento meccanico dell'oggetto

Orologio a pesi con automa - Italia - 1600 - 1620

Questo orologio italiano è interessante e raro perchè è arricchito da un automa di alto valore artistico: un putto seicentesco in bronzo magnificamente scolpito e con gli arti semoventi. L'infante è seduto sulla campana più grande dove batte le ore col calcagno, mentre suona i quarti sulle due campane più piccole con due piccoli martelli che tiene nelle mani.

L'armeria

La lascio per ultima, come un dessert bello succoso. È una sola sala ma da sola giustifica buona parte del biglietto. La maniera in cui sono state esposte le armi e le corazze, alcune di queste molto particolari, sono un puro godimento per gli occhi

La passione per le armi era in linea con la moda del tempo. Tra il 1846 e il 1848 il Pezzoli acquistò diverse centinaia tra armi e armature; gli acquisti proseguirono lungo tutto l’arco della vita, con una sempre maggiore attenzione alla qualità, tanto che entro il terzo quarto del secolo Gian Giacomo era divenuto in questo campo il collezionista più importante d’Italia.

L’armeria del nobiluomo Uboldo invasa dagli insorti milanesi per provvedersi delle armi, 19 marzo 1848, Carlo Bossoli. Milano, Museo del Risorgimento

La sua adesione agli ideali risorgimentali è testimoniata da una partecipazione convinta alle Cinque giornate e alla prima guerra d’indipendenza.
Questa esposizione così netta nella lotta contro l’Austria lo costrinse, dopo la sconfitta dell’agosto 1848, a rifugiarsi a Lugano, mentre il suo nome appariva nell’elenco dei cittadini ai quali il maresciallo Josef Radetzky impose una pesante multa.

Ottenuto un passaporto, nel 1849 partì per un lungo viaggio: fu prima in Francia e poi in altri Stati italiani, risiedendo a lungo a Firenze. Costretto infine a rimpatriare a Milano, pagò una multa di 600.000 lire austriache per ritornare in possesso dei suoi beni.



Da notare gli elmi finemente ricamati e la protezione per il cavallo
 Mai visto nulla del genere prima

Al centro Borgognotta cerchia di Negroli - ca. 1540 - ca. 1550
Questa notevole borgognotta, realizzata a Milano tra il 1540 e il 1550, è attribuita alla cerchia di Filippo e Francesco Negroli.
La borgognotta era un tipo di elmo leggero del XVI secolo, munito di tesa, gronda copri nuca e orecchiette incernierate, che lasciava il viso scoperto.
Questa, in acciaio sbalzato, ha la forma di una testa di leone con la criniera e le fauci aperte che addentano la tesa dell’elmo.
La creazione di armature ispirate a modelli classici e archeologici è tipica della produzione dei Negroli, che negli anni Trenta del Cinquecento crearono l’armamento detto “all’eroica”. Le loro armature erano indossate da re e condottieri che desideravano proiettare intorno a sé un’aura di prestigio e di potere, presentandosi come eroi della storia romana e della mitologia.

Outro

È veramente con grande soddisfazione che lascio la casa museo dopo due ore. Dista una manciata di metri dal Teatro della Scala, di conseguenza dal Duomo. Ne vale la pena, a differenza di 3 Spritz che vi fareste nello stesso arco di tempo é destinato a restare più saldamente ancorato nelle memorie

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Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...