Passa ai contenuti principali

L’ultima marcia di Zwingli

Il 10 ottobre 1531 Zwingli si apprestò a fare la sua ultima marcia, probabilmente a dorso di cavallo come viene raffigurato in questa stampa. 
Il giorno dopo morì sotto un pero a una ventina di chilometri da casa

Stampa di Johann Martin Usteri. Zwingli a cavallo durante la battaglia di Kappel nel 1531.
Museo Nazionale Svizzero

Ho imparato a conoscere questo personaggio col tempo, ad apprezzarne l'ideologia, la determinazione . Assieme a Waldmann é sicuramente il personaggio emblema del XVI secolo della città sulla Limat. Nei miei giri e letture l'ho incrociato più volte, sia a Zurigo, ma anche sui campi di battaglia, in particolare a Marignano. Fautore della riforma a Zurigo incontrò nella sua vita Martin Lutero con il quale però non riuscì mai a trovare un accordo di vedute completa

Decido di intraprendere la sua ultima marcia, quella che il precipitare degli eventi lo porterà da Zurigo ai campi di battaglia a Kappel am Albis

Il percorso

Malgrado le cronache parlano del passo dell'Albis come percorso delle truppe zurighesi, e anche a giusta ragione dato che sono la via più diretta e comoda che collega Zurigo alla Svizzera centrale, decido di intraprendere un percorso differente. Da Zurigo andrò subito in direzione dell'Uetliberg e poi viaggerò verso sud sulla sommità di questa piccola catena montuosa in direzione del passo dell'Albis. Giunto a quel punto mi ricongiungerò virtualmente con l'esercito protestante che ha invece intrapreso il percorso in riva al lago di Zurigo o lungo la Sihl, e seguirò con loro la discesa dal passo verso i luoghi degli scontri nei dintorni di Kappel am Albis


Il profilo della marcia. Dopo i primi 5km pianeggianti che servono per attraversare la città di Zurigo e portarsi alle pendici del monte Uetliberg, arriva il vero sforzo della giornata. Scelgo questa soluzione per diversi motivi: 
1. Paesaggisticamente più avvincente.
2. Il grande sforzo é pianificato nelle prime ore quando ancora c'é grande freschezza delle gambe ed evitare la salita al passo dell'Albis in piena giornata sotto il solo cocente.

La partenza

Nel quadro di Bendel trovato al Museo di Ognisanti a Sciaffusa Zwingli viene ritratto come un martire in partenza, é l'unico che ha la sguardo verso l'alto, con le braccia aperte a ricordare vagamente la posizione di Cristo in croce. Attorno a lui molto fermento, la moglie in lacrime, mentre in basso a destra presumibilmente il figlio di lei mentre si prepara ad accompagnare il patrigno in battaglia
Una drammaticità simile la si può ritrovare anche nei quadri che ritraggono un altro personaggio religioso: San Nicolao della Flüe mentre si accinge a lascair la casa per sempre

L'addio di Zwingli prima della battaglia di Kappel dipinto nel 1850
Hans Sigmund Bendel (1814 - 1853)
Museo ognisanti Sciaffusa

In questo seconda rappresentazione Zwingli si congeda dalla sua famiglia prima della battaglia di Kappel am Albis nel 1531. Incisione del XIX secolo.Museo Nazionale Svizzero

Zurigo - Stadelhofen

I punti certi dell'ultima marcia sono la partenza; città di Zurigo, (partirò dalla graziosa stazione di Stadelhofen), il passo dell'Albis e il punto di arrivo il villaggio di Kappel am Albis.

La scelta di Stadelhofen non é causale, oltre che affacciarsi direttamente nei punti nevralgici della città di Zurigo nel 1523 é stato teatro di uno dei primi episodi di iconoclastia

Con il progredire delle nuove dottrine religiose a Zurigo, crebbe anche la richiesta di rimuovere gli ornamenti ecclesiastici: l'iniziativa del calzolaio Klaus Hottinger e dei suoi complici di abbattere la grande croce eretta sul suolo pubblico a Stadelhofen fu un primo atto di iconoclastia.

La stazione di Stadelhofen nel cuore della città di Zurigo

Prima di intraprendere la vera e propria marcia voglio passare dai luoghi più significativi inerenti la riforma della città: lungo il fiume Limmat trovo un altro punto significativo, il luogo dell'esecuzione degli anabattisti, movimento radicale nato da una costola della riforma. Zwingli non é riuscito ad evitare che questa frangia religiosa andasse incontro al proprio destino

L'anabattista Felix Manz fu annegato nella Limmat il 5 gennaio 1527.

I cartelloni in riva alla Limmat propongono uno scenario decisamente piu leggero nell'esatto medesimo punto evidenziando la storia della Limmatstein

L'area della Limmat come "piazza", una piazza centrale della città:
Sul Metzgerstein, nella Limmat, viene organizzata una festa per bere durante la siccità del 1585.
Disegno a penna e inchiostro nella cronaca di Johann Jakob Wick del 1585 circa (Zentralbibliothek Zürich)

Il Limmatstein o Metzgerstein era un grosso masso nel fiume Limmat, direttamente sotto il ponte Rathausbrücke. Quando il livello dell'acqua era basso, sporgeva dall'acqua come un'ampia lastra di roccia; ciò accadde nel 1580, nel 1585, nel 1654, nel 1740 e infine nel 1814. Poiché il masso ostacolava la navigazione, fu in gran parte abbattuto nel 1823. Ciò che ne rimaneva fu “fatto saltare con la dinamite durante la costruzione del nuovo ponte in ghisa nella primavera del 1881, con gli operai che ricevettero una bevanda dai macellai.

Una delle tappe super obbligate é un saluto a Zwingli e alla casa che lo rese una vera e propria superstar del movimento riformato

Per primo trovo la stuta del protagonista odierno raffigurato con la bibbia in una mano e la spada nell'altra. Questo a sottolineare che Zwingli oltre ad un uomo di chiesa era un combattente.

Nel 1881 fu indetto un concorso per la realizzazione di un monumento in onore del riformatore Huldrych Zwingli, ma la giuria non riuscì a decidere su nessuno dei numerosi progetti presentati. Dopo altri due concorsi più ravvicinati, nel 1883 la giuria decise di preferire il modello dello scultore austriaco Heinrich Natter a quello di Ferdinand Schlöth di Basilea. Natter raffigura Zwingli come un guerriero e riformatore in carne e ossa, con una spada e una Bibbia in mano.

L'altra tappa é al portone del Grossmünster già analizzato in passato. Oggi mi occuperò di un unico episodio riportato sulla porta: quello della sua morte.

Zwingli é ritratto morente sotto ad un pero (si notano i frutti) mentre é supportato da una figura religiosa intenta a dargli gli ultimi conforti. Dietro di loro un soldato si accinge a sfoderare la spada con la quale porrà fine alla sua vita. Altri soldati morti giacciono dietro di loro. Si noti anche il famoso elmo, modello e foro sono rappresentati spesso avvalorando la storia che riguarda questo cimelio di guerra

La prima guerra di Kappel (1529)

Gli abitanti di Zurigo sono gli svizzeri più veloci. O almeno, questo è ciò che sostiene un noto luogo comune. Ma l'11 ottobre 1531 non era così. All'epoca non erano certo svizzeri, ma altri erano più veloci, come gli abitanti di Lucerna, Uri e Svitto, che inflissero una terribile sconfitta agli zurighesi. Morirono centinaia di uomini, tra cui il riformatore Ulrich Zwingli. 

La Seconda Guerra di Kappel seguì la Prima Guerra di Kappel, che si era conclusa nel 1529 con negoziati all'ultimo minuto e un pasto ormai leggendario, la famosa zuppa di latte di Kappel. Ma due anni dopo, la diplomazia e la gastronomia non servirono a nulla. 

Le differenze tra cattolici e protestanti erano troppo grandi e il compromesso era ormai impossibile. Così, nell'ottobre del 1531, scoppiarono le ostilità a Kappel am Albis.

La prima guerra di Kappel scoppiò a seguito della morte sul rogo del pastore riformatore Jakob Kaiser a Svitto. L'8.6.1529 Zurigo dichiarò guerra ai cinque cantoni, muovendo con il grosso delle proprie forze, circa 4000 soldati,  verso Kappel, alla frontiera con Zugo, imitato poco dopo dalle truppe bernesi. Dall'altra parte l'esercito dei cinque cantoni contava circa la metà degli effettivi di quello avversario. 

Gli obiettivi più importanti di Zwingli e degli zurighesi erano quelli di autorizzare la predicazione riformata nella Svizzera centrale e di abolire il sistema mercenario e le “pensioni” che gli abitanti della Svizzera centrale ricevevano in cambio dalle potenze straniere

L'attività di mediazione dei rappresentanti dei cantoni neutrali, guidati dal Landamano di Glarona Hans Aebli, impedì scontri cruenti, anche grazie all'aiuto di Berna, che si impegnò affinché Zurigo accettasse un compromesso. Il 26 giugno fu firmata la Prima Pace del Kappel Land senza spargimento di sangue.

Episodio leggendario della zuppa condivisa pacificamente per illustrare i momenti di fraternizzazione tra Confederati nemici durante la prima guerra di Kappel. Apparentemente il calderone venne posto esattamente sul confine tra Zurigo e Zugo. Quando un soldato di un campo tentava di acciuffare un pezzo di pane oltre il "confine", un avversario gli colpiva la mano con il cucchiaio intimandogli di "mangiare nel proprio territorio".

Nel mio viaggio ho maniera di poter imbattermi anche in alcuni riferimenti alla prima guerra di Kappel.

Il puntino rosso a destra il luogo della zuppa di Kappel, in basso al centro la cappella delle due battaglie di Kappel

Milchsuppenstein

La Milchsuppenstein si trova al limite sinistro del bosco. Da li si ha la vista sul lago di Zugo.
Come narra la leggenda questa pietra é stata strategicamente pizzata esattamente sul confine tra i Cantoni di Zugo e Zurigo

Poco distante da Kappel am Albis si erge una piccola cappella che sia all'estreno che all'interno riporta di piunti inerenti le due guerre di Kappel

Dipinto all'esterno della cappella a Delbüel

Cappella a Delbüel

Dalla prima alla seconda guerra di Kappel

Le cose erano iniziate bene. Mentre mezza Europa era dilaniata dalle guerre religiose, i Confederati avevano raggiunto un accordo nel 1529. Il futuro della Confederazione era assicurato, almeno per un breve periodo. Ulrich Zwingli fu il motivo principale per cui l'idillio fu interrotto. Il riformatore zurighese voleva diffondere la nuova religione in tutta la Confederazione e per lui ogni mezzo era sufficiente, compresa la guerra. 

Tuttavia, questo progetto sollevò dubbi anche nel campo riformato. Berna, ad esempio, l'alleato più vicino e potente di Zurigo, era scettica. Sebbene i bernesi avessero partecipato a un embargo alimentare contro i cinque cantoni cattolici di Lucerna, Uri, Untervaldo, Svitto e Zugo, il conflitto armato sembrava loro estremo, almeno all'inizio. Va anche detto che la città-stato sognava di espandersi nella Svizzera francese, quindi teneva sempre d'occhio la Svizzera occidentale.

Questo embargo alimentare, che consisteva nell'impedire la fornitura di grano e sale, aveva lo scopo di costringere i cattolici a cambiare la loro fede. Tuttavia, accadde il contrario. Nei cinque cantoni non fece altro che alimentare le fiamme dell'odio contro la nuova religione. I punti di vista dei due schieramenti erano sempre più divergenti. Sotto la guida di Zwingli, Zurigo spinse per una nuova offensiva, ma questa volta si trovò isolata. Berna e gli altri alleati riformati - San Gallo, Basilea, Sciaffusa, Bienne e Mulhouse - volevano continuare i negoziati. I disaccordi tra i protestanti favorirono i cattolici ed ebbero gravi conseguenze per Zurigo. L'11 ottobre 1531, circa 2.000 zurighesi affrontarono a Kappel am Albis un esercito cattolico nettamente superiore, composto da non meno di 7.000 soldati.

Tuttavia, l'esitazione degli alleati non fu l'unica spiegazione di questa cocente sconfitta. Zurigo aveva la sua parte di responsabilità perché, tra le due guerre di Kappel, aveva perseguito una politica che aveva indebolito il suo potere militare. Nel 1529, una nuova ordinanza militare ridusse il numero delle truppe armate e tagliò le paghe. La fine del mercenarismo, ormai vietato, lasciò un vuoto crescente. All'esercito zurighese mancavano l'esperienza e la conoscenza del campo di battaglia, così come unità temprate, astuti strateghi e giovani soldati coraggiosi in grado di dimenticare piani e ordini per approfittare di un'occasione unica e cogliere il nemico di sorpresa. Inoltre, aveva sottovalutato l'ardore guerriero e la potenza dei mercenari che avevano fatto la fama dei Confederati in tutta Europa.

In marcia

Le ragioni della sconfitta di Zurigo nella Battaglia di Kappel erano già presenti nel periodo precedente la battaglia. I vecchi consigli di guerra furono sostituiti da un consiglio di guerra di 23 membri con l'Ordine di Guerra del 1529. Questo organo era grande e ingombrante e minava l'autorità dei comandanti delle truppe. Anche i poteri degli ufficiali furono limitati, la paga degli uomini fu ridotta e a Jörg Berger, il comandante zurighese della prima guerra di Kappel che aveva dato prova di sé, tra l'altro, nella battaglia di Marignano (dove era alfiere), questa volta non fu affidato il comando.

A Zurigo, la minaccia delle cinque città non fu presa sul serio. Solo quando un'unità di Lucerna marciò verso Hitzkirch il 9 ottobre 1531, il consiglio si riunì la notte del 10 ottobre. Due membri del consiglio furono inviati a Kappel per scoprire se - come precedentemente riportato da vari messaggeri - la forza principale del nemico si fosse effettivamente radunata a Zugo. I consiglieri più influenti di Zurigo non credevano ancora in un attacco da parte della Svizzera centrale. Ritenevano che le azioni delle cinque città fossero un inganno per ottenere la revoca del divieto alimentare. Nella notte del 10 ottobre, tuttavia, arrivarono altri messaggeri con la notizia che il nemico era a Zug e stava solo aspettando le truppe urane. Il “capo di stato maggiore” zurighese Hans Schwyzer richiese l'invio immediato della guardia avanzata sotto Jörg Göldi, che era in attesa, e l'immediato dispiegamento della forza principale. Per paura di scatenare la guerra, il Consiglio di Zurigo esitò fino a quando, alle 7 del mattino del 10 ottobre, il parroco di Rifferswil segnalò la presenza di truppe cattoliche. Questo coincideva con la notizia inviata a Zurigo dai due consiglieri inviati quella notte. Il consiglio decise quindi di allertare le città vincolate dalla legge dei castelli e di inviare Jörg Göldi a Kappel con un'avanguardia di circa 1.200 uomini.

A causa delle difficili responsabilità, Zurigo non riuscì ad allertare immediatamente lo stendardo principale e a spostarlo a Kappel. La decisione fu presa nel pomeriggio intorno alle 16:00, l'allarme fu dato alle 19:00 e lo stendardo principale si mosse solo la mattina dell'11 ottobre alle 6:00.

Preparativi di guerra a Kappel

L'avanguardia guidata da Jörg Göldi, ad eccezione dell'artiglieria, arrivò a Kappel nel corso del 10 ottobre. 

Göldi scelse la posizione sullo Scheuren, in quanto da lì si poteva osservare facilmente il Baarerboden, da dove ci si aspettava che il nemico marciasse. La posizione era favorevole anche per l'artiglieria, che arrivò a Kappel solo tra le 2 e le 3 del mattino dell'11 ottobre, in quanto offriva un ampio campo di fuoco. Göldi non sfruttò il tempo a disposizione il 10 ottobre per ampliare la posizione e, temendo un attacco all'alba, fece suonare la guardia diurna alle 4 del mattino. Intorno alle 11 ricevette un rapporto secondo cui gli Svizzeri Centrali si stavano avvicinando da Baarerboden. Erano partiti da Zugo e Baar alle 9 del mattino con un esercito di 7.000-8.000 uomini in direzione di Kappel.

La battaglia

Verso mezzogiorno dell'11 ottobre 1531, le truppe dei cinque villaggi marciarono verso le truppe zurighesi ai margini della foresta a sud-ovest di Kappel passando per Goldisbrunnen e Islisberg. L'avanguardia tentò di marciare intorno al Sennhof fino a Haggenweid per raggiungere da lì il fianco destro di Zurigo. Tuttavia, l'artiglieria zurighese riuscì a respingere l'attacco. L'avanguardia si ritirò e si unì alla forza principale sotto il monastero di Bidenloss. Da lì, le truppe cattoliche avanzarono contro il fianco sinistro, tra Kalchofenwald e Buchwäldli

L'avanguardia di Göldi non fu ostacolata nemmeno dal fuoco dell'artiglieria, ma le truppe zurighesi attesero. Göldi fece puntare i pezzi d'artiglieria solo su Buchwäldli e inviò messaggeri lungo l'Albis per convocare lo stendardo principale per un supporto più rapido. 

Questa forza principale, che di solito comprendeva circa 4.000 uomini, era forte solo di 700 uomini a causa della rapida partenza e del distacco di truppe a Bremgarten e Wädenswil, tra cui il comandante Lavater, il signore dello stendardo Schwyzer e Huldrych Zwingli come predicatore da campo. A causa di carenze logistiche, lo stendardo principale riuscì a spostare solo sei dei nove cannoni attraverso l'Albis. Inoltre, gli uomini si erano affrettati a raggiungere Kappel senza riposare, poiché il tuono dei cannoni provenienti da lì e i messaggeri con le richieste di aiuto di Göldi non avevano permesso loro di farlo.

Seconda guerra di Kappel, manoscritto di Christoph Silberysen (Aargauer Kantonsbibliothek.
Aarau, Miscellanea, MsWettF 33, fol. 4v ).
Dopo lo scontro con l'artiglieria, le truppe si affrontano con le picche e le alabarde. Una Vergine celeste protegge le forze armate cattoliche e le porterà alla vittoria.

Verso le tre del pomeriggio, i primi soldati con lo stendardo principale si unirono all'avanguardia zurighese sulla Scheurenhöhe, dove i comandanti tennero un consiglio di guerra. Poiché Buchwäldli era molto vicino alle linee zurighesi ma non era stato messo in sicurezza dalle loro truppe, fu deciso di far arretrare la posizione da Scheuren a Mönchbühl. Poiché era già pomeriggio inoltrato, i comandanti zurighesi ritennero che un attacco da parte del nemico fosse fuori discussione.

Quando la parte cattolica si rese conto che il nemico si stava ritirando, l'attacco fu lanciato - dopo lunghe discussioni - inizialmente sul fianco destro. Le truppe zurighesi riuscirono inizialmente a respingere l'attacco, ma quando la forza dei cinque villaggi penetrò in profondità nelle linee zurighesi, le truppe zurighesi si ritirarono sempre di più e le retrovie iniziarono a fuggire. 

Acquaforte di Matthäus Merian (1593-1650) che raffigura la battaglia di Kappel del 1531. Opera realizzata nel XVII secolo.Museo Nazionale Svizzer

A quel punto, circa 40 uomini riformati erano caduti. Dopo un'ultima resistenza, tuttavia, iniziarono a fuggire, il che portò a pesanti perdite nel terreno paludoso tra Scheuren e Mönchbühl. Oltre a Zwingli, 26 membri dei consigli piccoli e grandi, 25 ecclesiastici e circa 400 zurighesi furono feriti o uccisi in breve tempo

Lotta per lo stendardo

Come già visto nella battaglia di Arbedo la protezione dello stendardo era uno dei compiti più importanti. Anche a Kappel così come ad Arbedo lo stendardo passò velocemente di mano in mano

Gli zurighesi persero la battaglia di Kappel nel 1531, ma non lo stendardo. Kleinhans Kambly lo prese dal signore dello stendardo caduto Schwyzer e si precipitò con lui verso Hausen. Il nemico lo inseguì e cercò di strappargli lo stendardo. Uno di loro aveva già il drappo in mano. Adam Näf, che era accorso in aiuto di Kambly, gli tagliò la testa con la spada, contribuendo così a salvare lo stendardo.
Come ricompensa, Kambly ricevette da Zurigo il baliato di Eglisau, mentre Adam Näf ricevette parte dei beni dell'Abbazia di Kappel. La famiglia Näf possiede ancora parte della maestosa Casa Näf e la spada di Adam Näf si trova nel Museo Nazionale.

Eroica difesa della bandiera di Zurigo. Kambly tiene la bandiera e a sinistra Näf la difende. Rappresentazione del XIX secolo.
Zentralbibliothek Zürich

Il monastero di Kappel am Albis fotografato appena sotto le postazioni degli zurighesi di Näfenhäuser.
Da qui si deduce che lo scontro raffigurato sopra nel dipinto della difesa della bandiera avviene all'incirca nella stessa posizione in corrispondenza dell'incrocio di Näfenhäuser

Gli zurighesi in fuga furono inseguiti attraverso Hausen fino all'Albis. Solo al calar della notte gli inseguitori tornarono sul campo di battaglia. Si dice che Huldrych Zwingli abbia ricevuto “il colpo finale dalla mano del nemico alla luce delle torce”.

I luoghi della battaglia

Trovo in rete una cartina dello sviluppo della battaglia. La sovrappongo ad una cartina per vedere con chiarezza i punti chiave della battaglia.

In blu la colonna protestante zurighese, in rosso le truppe cattoliche in arrivo da Zugo e Baar

I cattolici provarono prima ad attaccare l'ala sinistra dei zurighesi ma furono respinti dall'artiglieria
 Fu quando gli zurighesi decisero di ritirarsi sul Mönchbüel, perché a loro dire troppo vicini alle linee cattoliche,  che ci fu il vero e proprio scontro; i cattolici attaccarono e favoriti anche dal terreno paludoso commisero una vera e propria carneficina. Fu in  questa fase che Zwingli fu colpito, trovato dai nemici e infine ucciso

Si notano anche i simboli (somiglianti a delle "T") adagiate ad inidicare le posizioni delle artiglierie mentre in giallo la prospettiva della prossima foto

Questa radura é stata la direttrice dell'attacco dei cattolici provenienti da destra. L'incrocio in cui erano asserragliati gli zurighesi non si vede da questa prospettiva
Le piante completamente a sinistra fanno parte del lembo di bosco nominato Büechwäldli. Kappel am Albis é alle spalle. Le piane sullo sfondo a sinistra fanno già parte della zona paludosa dove avvennero gli scxontri durante la ritirata degli zurighesi

Dipinto della battaglia all'interno della cappella di Delbüel


La morte di Zwingli

Nonostante la loro valorosa resistenza nella battaglia di Kappel, i 1500 zurighesi dovettero arrendersi alle forze superiori degli 8.000 cattolici e lasciarono sul campo di battaglia 500 morti o feriti, tra cui 26 magistrati, l'élite dei Consigli e 18 ecclesiastici, tra cui Ulrich Zwingli, che aveva valorosamente preso parte alla battaglia. Colpito alla testa da una pietra, cadde mentre offriva consolazione a uno dei suoi compagni che stava per morire; poi si rialzò, ma ferito alla coscia da colpi di spada, crollò ai piedi di un pero. Fu lì che i nemici lo trovarono con le mani giunte. Gli chiesero se volesse confessarsi, ma lui scosse la testa; allora gli chiesero di invocare la Vergine Maria e i santi. 

Annuì di nuovo e disse: “Possono uccidere il corpo, ma non l'anima”. Irritato da queste parole, il capitano Vockinger di Unterwald gli conficcò la spada nel collo dicendo: “Bene, muori, eretico incallito”. 


Alla notizia del ritrovamento del corpo di Zwingli, molti dei vincitori si precipitarono a vederlo. Tra questi c'era il parroco Schoenbrounner di Zug, un ex monaco di Kappel; quando vide il cadavere, non riuscì a trattenere le lacrime: “Qualunque sia il tuo credo”, disse, “so che eri un fedele confederato; che Dio sia buono con la tua anima! Il giorno dopo, la folla accecata fece in modo che il boia facesse a pezzi il corpo, bruciasse i quarti e spargesse le ceneri, anche se l'economo di Lucerna Golder aveva caldamente sconsigliato un'azione del genere: “Lasciate riposare i morti”, disse, “non siamo ancora alla fine; spetta a Dio giudicare”.

I dipinti della morte di Zwingli

Zwingli morente a Kappel, 1531. Incisione del XIX secolo.
Museo Nazionale Svizzero

Il soldato inginocchiato a sinistra tiene tra le sue mani l'elmo di Zwingli forato, il pittore aveva a disposizione quello che i lucernesi ritengono l'autentico cimelio

Karl Jauslin, ai suoi piedi il famoso elmo l'elmo di Zwingli

Il presunto elmo di Zwingli tenuto come trofeo dalle vittoriose truppe cattoliche. 
Il foro causato dalla pietra che lo colpì facendolo cadere ai piedi del pero.

Spada bastarda, 1510 circa, Germania. Lama di coniazione sconosciuta, elsa in ferro.
Quasi cento anni dopo la morte di Zwingli, i cattolici di Lucerna elevano questa spada a trofeo, esibendola come la «spada di Zwingli».

Zwinglidenkmal

Nella posizione sopraelevata appena sopra l'incrocio fulcro della base dei protestanti si erge il monumento a Zwingli, che morì proprio in questo posto. Il monumento non poteva che essere all'ombra di alcune piante.

Le piante che ospitano il monumento a Zwingli

POSSONO UCCIDERE IL CORPO MA NON L'ANIMA.
COSÌ PARLÒ IN QUESTO LUOGO ULRICH ZWINGLI, 
PER LA VERITÀ E LA LIBERTÀ DELLA CHIESA CRISTIANA
MORENDO DA EROE IL 4 OTTOBRE 1531.

Covento Kappel am Albis

1185
I monaci dell'ordine cistercense arrivano da Hauterive (FR) e fondano il monastero. I fondatori sono i baroni di Eschenbach. I cistercensi conducono una vita caratterizzata dalla preghiera, dalla semplicità e dal lavoro agricolo secondo la regola benedettina. 

1527
Sotto l'influenza del giovane maestro di scuola Heinrich Bullinger, successore di Zwingli a Grossmünster nel 1531, viene introdotta la Riforma e il monastero viene abolito.

Fino all'inizio del XIX secolo, fu la sede dei funzionari di Zurigo

Monastero cistercense nel XVI secolo

1836
Le parrocchie riformate del distretto di Affoltern crearono l'“Istituzione Kappel” negli edifici del monastero, che ospitò persone bisognose di sostegno di vario tipo fino al 1980.

1983
Dopo una lunga ristrutturazione, la Chiesa Evangelica Riformata del Cantone di Zurigo apre una casa che offre agli uomini del nostro tempo spazio e tempo per il silenzio, la contemplazione e l'educazione. La chiesa, costruita tra il XIII e il XIV secolo, è uno dei primi edifici gotici meglio conservati della Svizzera. L'arredamento comprende il seggio pontificio in pietra nel coro.


La chiesa di Kappel si trova esattamente sull'asse ovest-est in modo che le persone al suo interno si orientino verso la venuta di Cristo (da qui la finestra dedicata a Cristo di Max Hunziker nel coro)
 

I funzionari gestivano un panificio nella casa accanto allo stagno, dal quale i poveri dei baliati di Knonau, Wädenswil e Horgen venivano riforniti di pane ogni settimana (24.500 pani nel 1700)


Gli stalli del coro e le finestre sul lato nord risalgono all'epoca della costruzione della chiesa.
Lo zoccolo del pulpito (1527) e il fonte battesimale (1528) testimoniano i cambiamenti avvenuti al tempo della Riforma.

Elementi importanti del complesso sono la cantina del monastero nell'ala ovest, la sala capitolare nell'ala ovest e la sala Zwingli nell'Amtshaus.




Gubel l'ultimo tentativo

Nella battaglia di Kappel dell'11 ottobre 1531, gli svizzeri centrali cattolici sconfissero l'esercito dei riformati di Zurigo. Tuttavia, la prima guerra religiosa confederata non era ancora finita.

Fu allora che entrarono in scena i bernesi. Insieme ai soldati di San Gallo, Turgovia, Sciaffusa e Toggenburg, formarono rapidamente un potente esercito. I circa 5.000 uomini di questo esercito marciarono verso Zug, attraversando e saccheggiando la valle della Reuss.

L'esercito cattolico in forte inferiorità numerica, si trincerò nella zona di Inwil. L'esercito zurighese e i suoi alleati decisero di occupare lo Zugerberg con una manovra evasiva e di attaccare il campo nemico alle spalle.

La sera del 23 ottobre (2 novembre secondo il calendario odierno), i 5.000-6.000 guerrieri riformati raggiunsero il Gubel, una collina prominente tra la valle dell'Aegeri e Menzingen. Si accamparono nelle vicinanze e iniziarono a festeggiare dopo il saccheggio della giornata.

Le truppe dei cinque cantoni, furono costrette a ritirarsi sulle colline circostanti, ma non ammisero la sconfitta. Al contrario!

Quando l'Ägerer, Menzinger e Zug “Berg Knaben” dell'esercito cattolico appresero che “die Gest jn jiren Hüsern wüstend”, presero l'iniziativa di propria iniziativa. Indossarono camicie bianche per identificarsi a vicenda e si recarono ad Ägeri sotto la guida di Christian Iten di Ägeri, dove si fortificarono con “Brott, Win, Käss”. Iten contò i suoi “Hüffli der guotwillingen Knaechten” in un “Helgenhüsli”, secondo la tradizione locale nella successiva Cappella della Santissima Trinità a Mittenägeri.

Un attacco a sorpresa nel cuore della notte

I circa 630 guerrieri, la maggior parte dei quali provenienti dalla città e dal distretto di Zug, lanciarono un attacco a sorpresa nel cuore della notte contro l'accampamento dei Riformati, dove attaccarono le forze riformate, numericamente molto più forti ma disorganizzate, “con un grido, con ferocia, con una mano brillante, audace e coraggiosa, come i leoni, ai quali doveva essere negata la loro grotta insieme ai loro leoni e ai loro giovani”, uccidendone circa 800 in poco tempo. Della banda di Iten, 87 uomini, tra cui otto Ägerer, sarebbero morti nella battaglia, che fu più che altro un'incursione seguita da un massacro.

Scontri sul Gubel (1531). Illustrazione tratta da una miscellanea di Christoph Silberysen, 1569 (Aargauer Kantonsbibliothek, Aarau, Miscellanea, MsWettF 33, fol. 9r).

Dopo la battaglia di Kappel, gli Zurighesi e i loro alleati si accamparono sul Gubel. Dalla valle di Ägeri un piccolo stuolo di soldati della Svizzera centrale, soprattutto Zughesi (in basso a destra), si avvicinò furtivamente all'accampamento avversario, uccidendo numerosi nemici riformati.

Curiosamente, questa offensiva, guidata da soldati giovani e pieni di spirito, non era stata decisa dai cinque cantoni cattolici. Questi guerrieri avevano semplicemente colto l'opportunità che si era presentata. Era questo elemento di rischio, avventura e sogni di gloria che mancava agli zurighesi. La loro offensiva fu decisiva e portò alla Seconda Pace di Kappel, che regolò le relazioni tra cattolici e protestanti fino all'inizio del XVIII secolo. Inoltre, questo trattato definì i contorni della mappa confessionale della parte germanofona della Confederazione, anche se non pose fine alle ostilità tra le due religioni...

Le conseguenze

Il piano di Zwingli di portare l'intera Confederazione nella Riforma era definitivamente fallito con la sconfitta di Kappel. 
La Confederazione era indebolita sia internamente che esternamente dallo scisma religioso. Nella Seconda Pace di Kappel del 20 novembre 1531, ancora moderata vista la sconfitta dei Riformati, i luoghi cattolici riconobbero la divisione confessionale dell'Antica Confederazione. 

Tuttavia, permise ai Riformati di tornare alla vecchia fede nei domini comuni e protesse le minoranze cattoliche. Rapperswil, Gaster, Weesen, Mellingen, Bremgarten, Freiamt, il Principato di San Gallo, la Valle del Reno e alcune parti del Turgovia e del Toggenburgo furono in parte ricattolicizzate con la forza. 

L'egemonia cattolica nella Confederazione fu consolidata il 17 dicembre 1533 attraverso una carta tra le cinque città interne, Soletta e Friburgo con il vescovo e i Sette Conti del Vallese, in cui la difesa della fede cattolica era un aspetto centrale.

Outro

Paradossalmente uno dei punti chiave portati avanti da Zwingli, ovvero abolire il sevizio mercenario dopo le tragiche spedizioni in Italia, Marignano 1515 su tutte, gli si é ritorta contro. L'esercito zurighese non era più performante e preparato nel 1331 come lo era solo 15 anni prima quando a Zurigo il servizio mercenario era ancora permesso. Quando arrivò il momento di imbracciare le armi gli zurighesi si fecero trovare impreparati, lenti oltre che in numero inferiore. 

Due personaggi prendono la scena. A sinistra a cavallo di un maestoso cavallo bianco con gli abiti cardinalizi (assai improbabile li indossasse, sarebbe stato un facile bersaglio) Schiner. Sta incitando le truppe confederate nel proseguire negli scontri, siamo nella seconda giornata di Marignano le fasi decisive. Tutt'altri colori e attitudine il personaggio a destra interamente vestito di nero. Si tratta di Zwingli che sta assistendo un soldato morente. Non é a cavallo ma il suo braccio, a differenza di quello del cardinale, punta verso il cielo. Sta accompagnando uno dei numerosissimi uomini morti a Marignano. Fu proprio in questa situazione drammatica che Zwingli coltivò la convinzione di abolire il servizio mercenario 

Chi é causa del suo mal pianga se stesso verrebbe da dire, ma sarebbe sicuramente poco gratificante per un personaggio che ha rivoluzionato la chiesa in Svizzera.

Commenti

Post popolari in questo blog

Suvorov55 - L’epopea di un esercito in Svizzera - Parte2: Risalendo il Ticino

Prosegue il viaggio fianco a fianco del generale Suvorov e la sua armata. Certo non capita tutti i giorni di veder sfilare un armata sotto casa. Quali le reazioni e le ripercussioni e le conseguenze nelle povere terre ticinese? In questa tappa seguiamo l'esercito percorrere un sottoceneri ancora poco stabile sulle sue gambe dopo la scacciata dei Lanfogti Piccolo padre Così la spedizione di Suwaroff in Isvizzera fu decisa: dal suo campo di Asti egli lanciava il 5 settembre 1799 un ordine del giorno pieno di entusiasmo alle sue truppe agguerrite e ben riposate e senz’indugio mettevasi in marcia verso il Cantone Ticino per Gallarate, Varese, Ponte Tresa. Souwaroff era pieno d’umore bellicoso: vecchio d’oltre 70 anni ma arzillo e noncurante dei disagi, ora caracollava frammezzo ai cosacchi ridendo e cantando con essi, ora con parole incoraggianti spronava alla marcia i suoi granatieri , ed i moschettieri mitrati, che in lunghe colonne per sei divoravano le larghe strade lombarde. Fisi...

Museo della riforma di Ginevra 3 - Icone e iconoclastia

In un secolo dove l'analfabetismo si aggira al 90% il potere delle immagini la fa da padrone. Come visto in passato la bibbia veniva disegnata sulle pareti delle chiese, le icone prendevano ancor più piede. E come qualcuno impone delle icone qualcun'altro vuole eliminarle perché non attinenti al suo pensiero. Ecco con parole mia l'iconoclastia: una parola probabilmente udita almeno una volta, ma proprio per quello difficile da ricordare, ma anche se si ricordasse sarebbe assai difficile al giorno d'oggi trovare un iconoclasta praticante....ok, ho capito..... Iconoclastia protestante La Riforma diffidava della superstizione. Combatteva l'infatuazione dei devoti per le immagini e le statue, nel rispetto letterale del secondo dei dieci comandamenti dell'Antico Testamento, che proibisce la rappresentazione materiale di Dio. Nella prima parte del XVI secolo, i riformatori radicali distrussero immagini, dipinti e sculture in campagne iconoclaste, che Lutero, Zwingli ...

L’occhio di vetro

Giungendo un collega in ufficio con un occhio guasto sono iniziate alcune discussioni sull'argomento. In breve tempo, degenerando, ci si é spostati sul curioso tema degli occhi di vetro. In particolare, non ne ricordo l'origine, quella paura di svegliarsi durante la notte e bere quel bicchiere d'acqua appoggiato sul comodino, magari quello contenente l'occhio di vetro. Fantascienza? La storia dell'occhio ingurgitato sa molto di leggenda metropolitana. Molto meno invece l'occhio di vetro. Esso, come molti altri, é uno di quegli argomenti pronti a saltar fuori alla prima occasione valida, occasione che mi si para davanti durante la visita del Moulage Museum dell'università di Zurigo. Esso consiste in u ampio locale in cui sono presenti diverse vetrine contenenti ricostruzioni di tutte quelle orribile malattie che possono accorrere all'uomo. Dalla lebbra alla necrosi passando per le "classiche emorroidi". Di tutto e di più. Nella vetrina dedicata ...

Il Lazzaretto di Milano

Per completare le letture sulla pestilenza che colpì Milano, origine di diversi spunti ( qui , qui e qui ), decido di recarmi direttamente sul posto per cercarne i resti. Si perché se “se non si va direttamente sul posto si gode solo a metà”  Storia del Lazzaretto In un'epoca nella quale le condizioni igieniche erano davvero precarie, nasceva la necessità di adibire alcune strutture alla degenza e all'isolamento degli appestati durante le epidemie. Per questo motivo venne costruito il Lazzaretto, struttura che ogni città avrebbe dovuto avere per garantire un minimo di assistenza ai malati e per difendersi dall'espansione del contagio. Ciò che però non si sapeva era come trattare con la peste. Nei lazzaretti i malati erano di fatto isolati in attesa della morte. Esterno del Lazzaretto e porta di accesso Il primo Lazzaretto di Milano sorse molto distante dalla città, a Cusago tra il 1447 e il 1450, ma si rivelò troppo lontano durante la peste del 1451. Era necessaria una str...

Giordano Bruno

Giordano Bruno. Scagli la prima pietra che non ha mai udito tale nome. Probabilmente se si conosce il nome si saprà anche come ha finito i suoi giorni; bruciato vivo. Stop. Ma non basta. Così come non basta passare a velocità supersonica in piazza campo dei fiori a Roma per una rapida occhiata al monumento a lui dedicato. Ci sarà pur un motivo se tra migliaia di messi al rogo a lui hanno fatto la statua. Che diamine. Questi i pensieri mentre riguardo gli scatti strappati a Campo dei fiori in una soleggiata giornata primaverile. A distanza di due anni approfondisco il personaggio e il percorso che lo ha portato ad essere ridotto in cenere a Roma, a poche centinaia di metri della capitale di Gesù Cristo Nostro Signore P.S. É un puro caso che il post esca esattamente lo stesso giorno della sua esecuzione. Il monumento  Nel centro di piazza Campo de' Fiori, in mezzo alle bancarelle del mercato e al vagabondare di romani e turisti, si leva il monumento a Giordano Bruno. Il filosofo è tu...

Hotel Dakota

A volte i musei sono nei posti più insoliti. Un evento particolare può infatti essere preso come filo rosso per l'arredamento di un albergo. Questo é quello che hanno deciso i gestori dell'albergo Dakota a Meiringen Hall dell'hotel Dakota di Meiringen L'incidente Il 18 novembre 1946, un Dakota C-53 americano decollò da Vienna con dodici passeggeri per un volo diretto a Pisa. Dopo lo scalo a Monaco, il pilota Ralph Tate decise di sorvolare le Alpi svizzere e sbagliò le condizioni di altitudine. Volando troppo basso, l'aereo sfiorò il ghiacciaio Gauli a 3350 metri di altitudine a una velocità di 280 km/h. L'aereo sbanda nella neve alta, supera dei crepacci e alla fine si  ferma, senza che i 12 occupanti riportassero ferite pericolose per la vita. A bordo c'erano quattro membri dell'equipaggio e otto passeggeri, tra cui quattro donne, alti ufficiali dell'esercito americano e una bambina di 11 anni. La nebbia e i forti venti costrinsero il Dakota ad att...

Marignano 1515: la battaglia dei giganti secondo il Traxino

Trovo miracolosamente un altro testo inerente la battaglia di Marignano. Vero crocevia della storia svizzera. Questa pubblicazione risulta particolarmente interessante perché arricchita (quasi la metà del testo) da numerosissime note  L'Europa è in fermento, la prospettiva che un'area geografica di importanza fondamentale come il ducato di Milano sia caduta in mano agli svizzeri e al loro comandante, cardinal Schiner, è ritenuta inaccettabile, seppur con la poco credibile assunzione al trono di un figlio del Moro, Massimiliano Sforza, manovrato dallo Schiner e senza nessun margine d'azione autonoma. Nonostante l'indubbio impegno e coraggio da essi profuso, unitamente alle elevate perdite, durante il secondo giorno è ormai evidente a tutti che il vincitore della battaglia è l'esercito francese. Gli svizzeri cominciano a ritirarsi dal Ducato, protetti da alcune robuste retroguardie, rientrando nei propri territori, ma a testa alta: hanno infatti ben combattuto ed il l...

L’arte di invecchiare

Finché lo scorrere del tempo non diventi uno dei principali pensieri o addirittura sfoci in un ossessione stiamo sicuramente navigando nelle tumultuose acque della gioventù. Inesorabile é purtroppo il passare del tempo, ma questo lo si avverte con lo "scollinamento" (vedi capitolo sotto). All'improvviso sembra tutto fragile, insicuro, ci si rende conto che al contrario dei videogiochi la vita é una sola, appesa ad un filo che potrebbe rompersi da un momento all'altro. Da qui si impone profonda riflessione e una ricerca di filosofie capaci di accompagnarci con grande serenità al più democratico dei giorni.  Negli appunti lasciati di Schopenhauer, e nuovamente racchiusi in un vademecum tascabile trovo alcune risposte a questi pensieri tipicamente serali giusto "prima di spegnere la lampada sul comodino”.  Maestro della sponda superiore del Reno - Dittico: Hieronymous Tschckenbürlin e la morte, 1487 Museo d'Arte Basilea Definizione della vita secondo Schopenhaue...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

VERSO

Quello che ci si para dinnanzi é sempre solo una facciata, un lato della medaglia, solitamente il più bello. Ma per conoscere bene qualcuno occorre mangiarci un sacco di sale assieme. L'operazione di scoprire il lato oscuro dei quadri é decisamente più semplice ma raramente non viene trattato perché il lato bello prende per se tutto l'interesse in quanto decisamente la più degno di ammirazione. Si potrebbe dire la stessa cosa dei singoli delle canzoni che uscivano con una seconda traccia, le famose B Sides, sempre un po' bistrattate, a torto, in quanto anche loro erano delle perle destinate a rimanere a vivere all'ombra della parte bella. Ma ritorniamo ai quadri, la Kunsthaus di Basilea decide di farci scoprire cosa sta dietro ai quadri. A oggi non mi sono mai posto grandi aspettative al riguardo, l'unico punto a riguardo erano le ali delle pale d'altare, che vengono solitamente esposte aperte nei musei, ma che nella realtà erano in questa posizione in corrispon...