Quando giunsi i prossimità del portone principale del castello di Lenzburg (AG) scorsi due personaggi all'ingresso vestiti di tutto punto, ben presto capii che arrivai nel magnifico maniero in concomitanza di una giornata con dei gruppi intenti a far rivivere il passato
Splendida vista sul cortile interno con i sgargianti vestiti degli attori presenti
Le ricostruzioni
Il tesoro
Più che gli oggetti di valore materiale a colpirmi sono sempre stati gli oggetti di alto valore simbolico. L'occhio mi ricade immediatamente sulla bandiera a fianco del vestito blu scuro, é molto simile a quella esposta al museo di storia di San Gallo, certe cose non si possono dimenticare! Fa parte dell'ingentissimo bottino preso a Carlo il temerario nelle guerre di Borgogna. Si cazzo!
La bandiera custodita al museo di storia di San Gallo
Bottino dei Confederati sottratto a Carlo il temerario dopo la battaglia di Grandson nel 1476 (Cronaca lucernese di Diebold Schilling)
L'artiglieria
Mi avevano detto di afrettarmi all'entrata che sarei riuscito ad assistere ad una dimostrazione di artiglieria. E infatti ci riesco, assisto allo sparo di due colpi di artiglieria, la manovra é solenne, ognuno ha i suoi compiti precisi in questo rituale
Da in alto a sinistra: un primo personaggio martella sul fusto (deduco la stoppa dove poi verrà inserita la polvere da sparo), un secondo personaggio infila la palla di cannone nel fusto, un terzo personaggio spinge bene la palla sul fondo, un quarto personaggio versa la polvere da sparo e infine un quinto personaggio da fuoco alla polvere da sparo e finalmente il colpo può partire
La dimostrazione é finita e si possono levare le tende
Gli stampi
Mi soffermo poi ad un banco dove un attore sta preparando degli stampi antichi. Sono affascinato dalle trame ricamate
Mentre orde di clerici accorrono al capezzale del morente
birbanti demoni si divincolano sotto il suo letto
Un lavoro certosino per il mio nuovo amico
L'acciarino
A una bancarella vicinoa finalmente risolvo il mistero dell'acciarino. COme dice la parola stessa l'acciarino era un oggetto che serviva ad accendere il fuoco. Ma il solo acciarino non é sufficinete per questa operazione che ha tre protagoinisti:
Tutto a destra l'acciarino, che veniva scagliato con forza sulla speciale pietra chiara a sinistra. Il contatto provocava scintille. L'ultimo componente era un materiale che prendeva molto facilemte fuoco, in questo caso un fungo
L'acciarino in piena funzione
Il castello
Nella sua interezza (Foto ad una cartolina)
Le stanze e gli ambienti
La lampada o la pigna riccamente decorata sono elementi tipici di una sala nobiliare
Gli oggetti del castello
Il dominio bernese (1415 - 1798)
Bella mappa che da bene l'idea di dominio bernese, essa comprende buona parte dell'altopiano e tutto il paese di Vaud, a sud si inoltra fino nell'oberland e alla catena montuosa che separa dal Vallese
Mappa del territorio statale bernese intorno al 1700 a forma di orso sdraiato, di F. L. Boizot, Archivio di Stato del Cantone di Berna (Sign. Atlanten 334).
Durante il periodo barocco, la rappresentazione di mappe a forma di animali araldici era un'espressione di orgoglio e di potere statale.
I dettagli cartografici venivano trascurati a favore del simbolismo.
Territorio dello Stato bernese
La mappa mostra l'area coperta dal territorio statale bernese a forma di orso sdraiato. Il territorio era suddiviso in comuni subordinati. Il comune di Lenzburg era uno dei baliati più ricchi e tra le unità amministrative di "prima classe" durante il 18° secolo.
La conquista dell'Argovia
Lucerna, Zurigo e in particolare Berna invasero nel 1415 le terre ancestrali degli Asburgo in Argovia. Quando le truppe bernesi si presentarono a Lenzburg, la città capitolò senza combattere. Il castello, tuttavia, residenza della famiglia Ribi-Schultheiss, chiuse le porte all'avanzata dei bernesi. La famiglia di Hans Schultheiss deteneva la fortezza a titolo oneroso dagli Asburgo dal 1369. Inoltre, possedeva in feudo quasi tutti i diritti di dominio del distretto di Lenzburg.
I conquistatori decisero di non assaltare il castello. I bernesi impiegarono circa 40 anni per acquistare gradualmente tutti gli antichi diritti di dominio associati al castello.
Il non assalto del castello nel 1470 rappresentato sulla cappa di un caminetto nel castello
I balivi bernesi
Il Consiglio di Berna eleggeva i balivi di ogni distretto, tutti membri di famiglie patrizie bernesi, per un mandato di quattro e poi sei anni. Fino alla metà del XV secolo il distretto di Lenzburg era governato dal balivo residente ad Aarburg. Nel 1444, Bernhart Wendschatz fu nominato primo balivo di Lenzburg e si insediò nel castello di Lenzburg.
Fu il primo di una serie di 71 ufficiali giudiziari di Lenzburg che risiedevano nel castello, da dove amministravano il distretto di Lenzburg.
I compiti dei balivi
In quanto funzionari di spicco e membri dell'aristocrazia bernese, i balivi erano responsabili della gestione delle proprietà e delle entrate statali. Inoltre, supervisionavano i tribunali, le forze armate, la chiesa e altri settori del governo. Poiché dovevano rispondere al Consiglio di Berna, dovevano presentare ogni anno un rendiconto dettagliato.
La fine del dominio bernese
L'invasione francese del 1798 di quella che oggi è diventata la Svizzera segnò la fine irrevocabile del dominio bernese. Nel 1803, sotto il dominio napoleonico, fu fondato il Cantone di Argovia e un anno dopo il castello di Lenzburg fu trasferito dal dominio bernese al nuovo cantone.
La ruota del potere
La ruota del potere. Il re è in trono sopra la ruota, ma può essere rapidamente abbattuto.
San Giorgio e il drago
La battaglia di San Giorgio contro il drago.
Raffigurazione nella chiesa di Sogn Gieri, chiesa cattolica di Rhäzüns
A caccia di falchi
Muri, 1410-20circa, Giovane coppia a caccia di falchi, Lavorazione a maglia con ordito di Basilea
(foto ad una cartolina)
Il grill
In quest'altra immagine il grill era ruotato manualmente
Le prigioni
I balivi bernesi di Lenzburg, avendo competenze poliziesche e giudiziarie, nel baliaggio potevano procedere ad arresti e interrogatori, in vari punti del castello, perciò, c'erano celle per detenuti.Anche nel locale di guardi delle prigioni le giornate scorrono via lente...
Le ultime due rimaste sono qui nella torre, che ha muri spessi anche 2,5 m e fu già eretta a questa altezza dai conti di Lenzburg (1150 ca.). Sistemata qui nel XVII secolo, la prigione comprende un vestibolo e due celle, di cui una (accessibile) con latrina; sulla parete, in massicce travi di quercia, sono incisi molti segni, date e monogrammi.
Nell'altra cella appaiono due delinquenti, i fratelli Hans Uli e Hannes Bärtschi. Mentre Hannes fu rilasciato, Hans Uli, accusato di avere avvelenato la prima moglie e procurato lesioni alla seconda nel tentativo di avvelenarla, fu torturato due volte, passato a fil di spada (2.2.1626) e poi steso sulla ruota
i fratelli Hans Uli e Hannes Bärtschi. |
Ceppi che venivano applicati ai prigioneri nelle celle
Le punizioni
Lo strumento di tortura più diffuso era la «Strecke» (ricostruita). Il torturato, ammanettato dietro la schiena e appeso al gancio, veniva issato dal meccanismo girevole. II peso del corpo stirava dolorosamente muscoli e articolazioni, il supplizio era reso più atroce con pesi di 50, 100 e anche 150 libbre.La "Strecke", uno strumento di tortura con un torturato appeso. I pesi aggiuntivi sono pronti da usare. Da: Diebold Schilling, Luzerner Chronik
Altro strumento comune di tortura era il serrapollici (XVIII secolo),
In origine gli interrogatori si svolgevano nel mastio.
Nella nicchia del corridoio sono esposti gli strumenti del carnefice.
La spada dei Mengis di Rheinfelden (inizio XVI sec.), usata l'ultima volta nel 1854 per giustiziare un delinquente (Bernhard Matter), reca le scritte INTER ARMA SILENT LIGENS lleges] («fra le armi tacciono le leggi») e VIM VI REPELLERE LICET («è lecito respingere la forza con la forza»). La ruota da supplizio, con tagliente in ferro (metà XVII sec.), proviene dall'antica intendenza di wildenstein-Königsfelden. Le corde da tortura (in canapa) sono rifatte sugli originali. Il marchio con lo stemma bernese (ricostruito) era impresso a fuoco sul corpo dei ladri
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