Passa ai contenuti principali

Le leggende alpine: Guglielmo Tell

Difficile pensare di "potersi sbarazzare" di un personaggio come Guglielmo Tell in un post che prende 10 minuti di lettura, lettura inoltre imposta da un appassionato dilettante. Ma tant'é.

Assieme a Winkleried e Nicolao della Flüe, Tell é nell'Olimpo delle Superstar Elvetiche.

Se poi si decide di vedere il tutto con occhio un po' più critico e meno patinato rispetto a quello che la tradizione ci tramanda possiamo tranquillamente rivalutare i personaggi sopracitati e dei tre verremmo poi a scoprire che si tratta di due eroi inesistenti (Tell e Winkelried, dove il secondo ha almeno l'attenuante di portare il nome di un intrepido comandante realmente esistito 150 anni dopo gli eventi di Sempach) e un santo che rimane l'unico vero punto di riferimento tangibile. Ma anche gli svizzeri, come ogni altro Paese necessita di esempi, di persone in cui vedere riflessi i propri ideali; per la Svizzera il massimo in questo senso é raggiunto appunto nel personaggio e le relative vicende ad esso legate: Guglielmo Tell

La creazione e i primi dubbi

Trovo al museo nazionale di Zurigo una bella esposizione temporanea sulle leggende alpine, dove tra le quali viene annoverato Tell, questo a significare che nell'anno domini 2023 é assodato e accettato da tutti che di leggenda si tratti.

Heinrich Jenny (1824-1891) Guglielmo Tell con figlio, 1868, olio su tela. L'inizio della vicenda, Guglielmo Tell passa sotto il berretto Asburgico senza porre l'inchino, I soldati Asburgici se ne avvedono e accorrono verso di lui. Il figlio guarda ammirato e rapito il padre che prende il centro della scena rischiarato da una luce divina.

 I dubbi sull' esistenza di Guglielmo Tell nascono praticamente insieme alla sua presenza letteraria, che in effetti prende avvio, non da ultimo grazie alle illustrazioni di corredo, con la prima storia svizzera data alle stampe a Basilea nel 1507 a nome di Petermann Etterlin con il titolo Kronica von der loblichen Eydtg.

Primo ritratto di Guglielmo Tell, in Petermann Etterlin, "Kronica", 1507, intaglio in legno su carta. 

A metà del XVI secolo Aegidius Tschudi redasse questo racconto nella forma giunta a noi attraverso l'illuminista Johannes von Müller e Friedrich Schiller. Già l'umanista e riformatore gallese Vadiano, contemporaneo di Tschudi, era scettico riguardo alla leggenda della fondazione (Gründungssage). Anche François Guillimann, storico e fervente cattolico di Friburgo, menzionò sì il balestriere nel 1598 nel suo trattato sulla storia svizzera, ma in una lettera confidenziale datata 1607 ne parlò come di una vicenda di pura fantasia, per la quale non esistevano fonti coeve.

Paper cutting con scene della storia di Tell, 1820 - 1830
Oltre all'episodiodel rifiuto del saluto, della mela ci furono la fuga di Tell durante una bufera sul lago dei quattro Cantoni e dulcis in fundo (manca l'episodio nei quadretti) l'assassinio del balivo nella via cava nei pressi di Küssnacht, dove il balivo risiedeva nell'ononimo castello.

La Tellsplatte oggi ospita una cappella e rappresenta il punto in cui Guglielmo Tell fuggì durante la tempesta sul lago dei quattro cantoni mentre veniva trasportato i prigione, ultima immagine dei quattro quadretti sopra

Ultimo capitolo: Tell dietro un albero, Gessler morente a cavallo nella Hohlen Gasse (via cava)
 Dipinto presente all'interno della cappella della Tells Platte

Un mito made in Danemark

Al tempo gli studiosi sapevano già che intorno al 1210 lo storico danese Saxo Grammaticus (Sâssone il Grammatico) aveva raccontato nei suoi "Gesta Danorum" la storia dell'arciere Toko, la quale nei suoi elementi essenziali preludeva alla leggenda di Tell: tiro alla mela, seconda freccia, uccisione del tiranno nel bosco. Ciononostante fu uno scandalo quando, nel 1760, il pastore di Ligerz Uriel Freudenberger pubblicò, insieme al bibliografo di Berna Gottlieb Emanuel von Haller, Der Wilhelm Tell. Ein Dänisches Mährgen, scritto che comparve in tedesco e in francese [prima edizione originale in francese: Guillaume Tell, fable danoise. 

Il Canton Uri fece bruciare pubblicamente per mano del boia l'opera e conferì a Joseph Anton Felix Balthasar, storico e statista di Lucerna, una medaglia d'oro per la sua replica Défense de Guillaume Tell.

"Der Wilhelm Tell. Ein Dänisches Màhrgen" (Un mito danese), 
 pubblicato 1760, facsimile
A questo libretto fece risposta il "Vertheidigung des Wilhelm Tell" (La difesa di Guglielmo Tell)) di Joseph Anton Felix von Belthasar sempre nel 1760

Il libro bianco di Sarnen

Nel 1854, lo storico zurighese Gerold Meyer von Knonau scoprì nell'Archivio cantonale di Sarnen (Canton Obvaldo) il resoconto più antico della leggenda: il Libro bianco di Sarnen (Weisses Buch von
Sarnen), una raccolta di duplicati di documenti tra i quali era stata inserita intorno al 1470 la storia della fondazione (Befreiungsgeschichte). Le molte analogie con la Kronica mostravano chiaramente che Petermann Etterlin si era basato sul Libro bianco.
Questa scoperta rafforzò la posizione di coloro che presupponevano un nucleo storico autentico della storia di Tell.

"L'atto eroico di Guglielmo Tell", disegnatore Antonio Zucchi, incisore J.C. Schwab, non datato, incisione su rame su carta, a colori

Memorabilia

La presunta balestra di Guglielmo Tell viene esposta nel grande Arsenale di Zurigo a partire dalla metà del XVII secolo. Non sussistono dubbi sull'autenticità. Gli invgentari dell'arsenale, i dizionari e le opere storiche confermano la presunta autenticità del mito fondatore e quindi dell'arma.

La cosiddetta balestra di Tell, ca 1400-1500, 
balestra con arco di acciaio, tipo italiano o spagnolo

Pugnale svizzero, fodero con immagini della storia di Tell, ca. 1570, ottone colato, dorato

Monumento a Tell ad Altdorf nel 1870

Vetrata del 1604 che riproduce la scena

Tutta la vicenda spoilerata su una pianella di maiolica: in basso a destra il cappello non salutato, scena dominante il tiro alla mela, in secondo piano al centro la fuga durante il trasporto nel lago dei 4 cantoni e infine a sinistra l'imboscata e l'uccisione del balivo


Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

Da Einsiedeln a Rapperswil

Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...