Tra un ondata e l'altra
"Non può piovere per sempre" era solita dirmi mia nonna quando le cose giravano male.Uffici di sanità permanenti
Si è chiarito in altra sede che l'Italia settentrionale si dette tra il 1348 ed il 1700 una struttura d'avanguardia in Europa nel settore della prevenzione sanitaria e dell'igiene pubblica con la istituzione nelle maggiori città di Uffici o meglio Magistrature di Sanità'.Da tappabuco ad azione preventiva
La trasformazione degli Uffici di Sanità da istituzioni temporanee in istituzioni permanenti non fu operazione meramente burocratico amministrativa: al contrario rifletteva il critico e ponderoso passaggio dal primitivo e semplice stadio del tappabuco al ben più maturo ed intelligente stadio dell'azione preventiva. Ciò comportava non tanto la creazione di cariche permanenti e l'assunzione di personale su base permanente quanto la estensione dell'area di intervento e la modifica del tipo e della qualità degli interventi.Se nel bel mezzo di una epidemia la gran parte delle energie e delle risorse delle Magistrature di Sanità era assorbita dall'istituzione e gestione dei lazzaretti, dalla chiusura delle case infette, dalla creazione di cimiteri riservati all'interramento dei morti di peste, dalla precettazione dei medici, dalla regolamentazione dell'attività dei becchini, in tempo di bonaccia le Magistrature permanenti di Sanità dedicavano maggior attenzione e maggiori risorse a tutta una diversa e ben più vasta e variegata gamma di misure. Le quali misure di carattere preventivo si andarono facendo nel corso del tempo sempre più numerose e diversificate.
Congiunzione degli astri
È evidente da quanto esposto che in mancanza di topi e di pulci non c'è pericolo di peste. Ma se i topi e le pulci abbondano una epizoozia ha tutte le chance di trasformarsi in una epidemia. Queste cose gli uomini del tempo non le sapevano. Il paradigma della scienza medica non era quello dei microbi e dei loro vettori bensì quello degli umori e dei miasmi. Per la peste si parlava di una mal definita ma non per questo meno accreditata «corruptione et infectione dell'aria» che degenerava in miasmi velenosissimi ed "appiccicaticci" i quali per inalazione o per contatto uccidevano l'individuo che ne fosse investito. Secondo le teorie dell'epoca la «corruptione et infectione dell'aria» poteva verificarsi per una malaugurata ed infelice congiunzione degli astri, per esalazioni di acque paludose, per eruzione di vulcani, per condizioni di sporcizia e fetidume, per le esalazioni provenienti da «rebus et corporibus putridis et corruptis».Conferme casuali
E purtuttavia anche personaggi di notevole calibro intellettuale non osarono mai mettere in dubbio il paradigma umorale-miasmatico così nitido, logico e coerente e così autorevole per vetustà e tradizione.Osservazioni fattuali corrette vennero ripetutamente fatte e registrate, ma per un perverso meccanismo quanto venne correttamente osservato non servì a mettere in dubbio la validità del paradigma prevalente ma venne dialetticamente adattato al paradigma stesso a sua ulteriore riprova.
Per esempio i medici notarono presto ed accuratamente che le epidemie di peste scoppiavano di regola nei mesi caldi dell'estate. Non passò loro minimamente per la testa che la cosa potesse essere messa in relazione con il periodo di proliferazione di insetti quali le pulci. I mesi caldi dell'estate erano quelli durante i quali più violentemente si avvertivano i nauseabondi fetori del letame, degli escrementi, delle lordure in cui affogavano le borgate, le castella, i villaggi, le stesse città dell'epoca. La ricorrenza delle epidemie di peste nei mesi estivi servì quindi paradossalmente a confermare la conclamata sequenza putridume => fetore => miasma => pestilenza.
E i topi?
Può apparire strano oggi col senno di poi che a nessuno passasse per la mente di incriminare pulci e topi ma bisogna considerare che pulci e topi rappresentavano una presenza costante nella società del tempo. Siccome pulci e topi abbondavano anche quando di peste non c'era manco l'ombra non era illogico che li si esonerasse da ogni responsabilità quando all'improvviso compariva inopinatamente la peste.Più in generali i topi nel medioevo
L’igiene cittadina
A Bientina nel giugno del 1612 il Magistrato fiorentino inviò in ispezione certo Gherardo Mechini in compagnia del dr. Barrione di Pisa. I due riferirono di aver trovato «quella terra in malissimo termine e talmente schifa e ripiena di immondizie sì che le strade chome le piazze che più pulitamente si sta dove abitano le bestie. E v'è persino de' litami per le strade e piazze appoggiati alle chase che ve li tenghano a marcire da quali oltre alla schifezza si sentono chativissimi odori»A Montopoli sempre nel 1607 il macellaio teneva «drento a casa un vicolo che vi è occupato como tiene di ogni sporcitia di stercho, ventri e altre brutture quali fanno fetore crudelissimo insieme con una pila dove cascha ogni sanghinaccio a piè l'uscio della bottega la quale getta tanto fettore che non si può soportare»
L'aspetto più pateticamente tragico della faccenda del letame era peraltro quello delle persone che per via della loro abietta povertà raccoglievano il letame per la strada quando ne trovavano e se lo portavano a casa dove lo cumulavano fino a costituirne una quantità che potevano vendere.
Cause geografiche e meteorologiche
Seguendo la tradizione ippocratica, il dr. Collodi dava rilievo, tra le cause della morbilità, ai fattori geografico-meteorologici: «L'aere è cattivo non solo per il sito del luogo che è basso et occupato da i monti vicini ma anche per l'abboccatura che ha volta verso i venti meridionali et humidi»
In aggiunta, nella tradizione ippocratica, il dr. Figlinesi non trascurava l'elemento geofisico: «Si considera il sito et positura del luogo quale per la maggior parte risguarda a mezo giorno da ponente et per conseguenza è molto soggetto a venti australi et marini et essendo la maggior parte delle case in su la costa et non havendo per la parte di dietro sfogo alcuno, accade che oltre al vento s'interna maggiormente dentro le case lo svaporare nocivo che con l'occasione del caldo hanno fatto l'immondezze già dette ritenute per le case»"
L’influenza e le sue origini
Quella che noi oggi chiamiamo influenza non aveva un nome perché non era percepita come entità specifica e distinta. Si parlava in termini generici di catarri, mali di costa, mali di punta, scheranzie, pleuritidi facendo riferimento alle varie manife. stazioni o complicanze patologiche della malattia. La teoria prevalente era che i catarri che procuravano tali mali traevano origine da «umori pituitari» formatisi nei cervelli delle persone per via del freddo invernale.Rimedi estremi
Non stupisce pertanto che i responsabili della sanità fossero decisi a dichiarar guerra a sporcizia e fetori. A tale scopo non esitarono a prendere le decisioni più drastiche ed anche più inconsuete. Il capomastro Lucini nella sua relazione del 1607 a proposito di Bientina concludeva: «oltre a lavorare a detti puzzi e fetori sarebbe a tale castello di gran benefizio e sanità che in testa a certa strada si sfondasse [le mura] perché solo l'aria di mezzo vi è aperta sotto e sopra; le altre sono tutte vie mozze dove non può esalare e netare e' venti e ogni fetore vi dorme e vi si forma». Il Magistrato di Firenze non si fece ripetere il suggerimento due volte anche se si trattava di un suggerimento alquanto drastico. In quattro e quattr'otto fece demolire le mura di Bientina per aerare il paese. Nell'agosto del 1611 il cancelliere di Pontedera scriveva: «mi trasferii a Bientina et per quanto potetti ritrarre trovai che messer Gherardo Mechini ingegnere di Sua Altezza Serenissima l'anno passato haveva dato ordine che per sanità di quel castello si havesse a rompere le mura acciò i venti potessero entrare e uscire».Rimedi meno estremi
Il tasso di letalità odierno dello 0,01 per cento citato prima per l'influenza risente delle appropriate terapie disponibili oggigiorno. I pazienti del Seicento però non avevano il beneficio dei trattamenti odierni. Le terapie essenziali cui ricorrevano i medici fisici erano i salassi, le purghe e gli emetici.Secondo gli esperimenti condotti dal dr. Dietl a Vienna e dal dr. Bennett in Edinburgo la pratica del salasso, delle purghe e degli emetici nel trattamento delle infezioni broncopolmonari aumentava la mortalità di circa due terzi.
Focus sul salasso
Rimedi usuali
La massa della popolazione rurale non era incline a farsi curare dai medici. Anzitutto, data la diffusa povertà, il paziente e la sua famiglia non erano sovente in grado di pagare l'onorario del medico. Inoltre il medico-fisico ispirava timore reverenziale e il contadino preferiva rivolgersi al ciarlatano o alla mediconzola del paese. Nel contado di Fucecchio nel 1608 vi erano «molti amalati quali per l'ordinario non si curano» e altri pazienti «per povertà o per poca credenza nella medicina non hanno chiamato il medico».Descrizione dei sintomi
Ouanto alle malattie che avevano causato i casi di morte menzionati, il medico riferì che «per la relatione datami dagli habitatori sono state febbri putride e maligne poiché mi dicano che gli ammalati si sopravvenivano delirij, sete, inquietudine, dolor di testa, orine torbide e subiugali, escrementi fetidissimi e finalmente nella cute si manifestavano exanthemate o petecchie. Inoltre molti dei morti hanno patito infiammatione di pleura che mal di punta comunemente si nomina....
…a Volterra, luogo tanto lontano che vi giunge prima la morte che il rimedio
Tifo e malaria
Le malattie descritte sopra sono riconoscibili come tifo e malariaIl tifo
Un minuscolo batterio chiamato Rickettsia prowazeki (trasmesso da una delle creature più insignificanti, il pidocchio) decimò la popolazione europea dal XVI secolo alla fine della Prima guerra mondiale.Data la sua di gran lunga inferiore letalità il tifo non incuteva il terrore che invece incuteva la peste. Pertanto se un centro era invaso da una epidemia di tifo non veniva quarantenato dalle altre città e villaggi e quindi sfuggiva al collasso economico che invece travolgeva i centri invasi dalla peste.
A trasmettere il batterio Rickettsia prowazekii è il Pediculus humanus corporis, il comune pidocchio, e la pericolosità della malattia è accresciuta dal suo periodo di incubazione relativamente lungo. A 10-12 giorni dal morso, il paziente può manifestare brividi accompagnati da una vaga sensazione di disorientamento. Poiché il malessere passa presto, la vittima facilmente non gli dà peso. Ma si tratta solo di una quiete temporanea, limitata al periodo in cui i batteri colonizzano l'organismo prima di sferrare l'attacco vero e proprio. In questo periodo, la Rickettsia invade le cellule dell'ospite e replica milioni di copie del suo DNA. Le cellule più a rischio sono quelle che rivestono vene e capillari, che, una volta infettate, si gonfiano e lasciano filtrare il loro carico letale nei tessuti adiacenti, producendo una necrosi diffusa. In altre parole, la vittima inizia a marcire dall'interno.
Un mal di testa sordo può trasformarsi all'improvviso in un emicrania accecante a causa dell'emorragia dei vasi sanguigni e della conseguente tumefazione del cervello. All'emicrania possono accompagnarsi dolori articolari, disorientamento, tosse, bassa pressione e indolenzimento acuto.
Quando la malattia entrava nella fase terminale, più o meno dopo otto giorni, le vittime cominciavano a farneticare in preda al delirio, talvolta strappandosi di dosso i vestiti, correndo alla cieca e farfugliando frasi incomprensibili. Man mano che i vasi sanguigni erano ostruiti da cellule morte, l'ossigeno non riusciva più a raggiungere le estremità, provocando cancrena, che di norma colpiva dita, genitali e naso mentre la vittima si putrefaceva, emanando un tanfo disgustoso.
La malaria
Pur non essendo una malattia 'appariscente o dalle tragiche conseguenze come la febbre gialla, che attirava l'attenzione dei primi mezzi di informazione e della popolazione, la malaria presenta una serie di sintomi variabili da individuo a individuo che rendono alquanto difficile riconoscerla nella fase iniziale: cera chi poteva soffrirne lievi attacchi periodici per anni, mentre altri venivano stroncati nel giro di pochi giorni.Probabilmente, la malaria è stata una delle prime malattie a dare origine alla teoria miasmatica. Poiché depressioni umide e pozze d'acqua stagnante costituivano i terreni di coltura perfetti per le zanzare, le comunità che abitavano in zona erano particolarmente soggette a questa infezione. A causa delle infestazioni malariche, ampie zone della penisola italiana restarono pressoché spopolate perfino all'apice dell'Impero romano.
La malattia, che si trasmette con la puntura di una femmina di zanzara Anopheles infetta, contagia l'uomo da centinaia di migliaia di anni e costituisce tuttora un pericolo concreto per almeno mezzo miliardo di individui nel mondo.
Pur variando per intensità, i sintomi di tutte le infezioni malariche comportano un lento aumento della temperatura corporea che poi oscilla rapidamente, provocando alternanza di brividi e febbre. Successivamente, si manifestano cefalea, nausea, sudorazione, diarrea e anemia. È quest'ultimo sintomo a causare il pallore giallastro che rappresenta leffetto collaterale più visibile della malattia.
A trasmettere i parassiti della malaria è la femmina di zanzara Anopheles, che di solito è attiva al crepuscolo e nel tardo pomeriggio. Quando una zanzara infetta punge un essere umano, i parassiti vagano nel flusso sanguigno per circa un ora prima di penetrare nel fegato e moltiplicarsi. Come un killer in agguato in un vicolo i parassiti restano nascosti nel fegato prima di reimmettersi nel flusso sanguigno, a questo punto, invadono i globuli rossi e vi si moltiplicano fino a dilagare, provocando la serie di disturbi sopra descritti.
Le infezioni si possono suddividere in lievi, croniche o fatali. Di norma, gli sventurati coloni infestati da Plasmodium falciparum morivano quando i sintomi si aggravavano provocando tutta una serie di complicanze potenzialmente letali. Poiché il sangue non era in grado di coagularsi, la minima ferita si trasformava in un emorragia fatale. Inoltre, la morte prematura dei globuli rossi interrompeva l'apporto di ossigeno agli organi, provocando il collasso di milza, reni e fegato.
Esistono molte testimonianze della disperazione degli europei mentre i loro cari andavano incontro a una morte dolorosa man mano che l'edema polmonare si aggravava. Dal momento che il collasso dell'apparato circolatorio provocava l'accumulo di liquidi nei polmoni, i pazienti accusavano gravi difficoltà respiratorie e un'opprimente sensazione di soffocamento o annegamento, pur restando sempre coscienti. Mentre ansimavano e boccheggiavano, espellendo catarro schiumoso a colpi di tosse, erano preda di dolore toracico intenso e violente palpitazioni. Poiché, sdraiandosi, i sintomi peggioravano, molti erano costretti a restare seduti, fissando negli occhi i propri cari mentre morivano lentamente soffocati.
Dormire era quasi impossibile e i pazienti si gonfiavano a causa dei liquidi accumulati mentre il cuore tentava disperatamente di pompare sangue alle estremità.
Quando la malattia penetrava nel cranio insorgeva spesso la malaria cerebrale, che causava febbre alta, violente emicranie, sonnolenza, delirio, coma e morte.
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