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Museo etnografico Olivone - Cà da Rivöi

Giungo per la seconda volta in 2 giorni davanti all’entrata del museo. Oggi arrivo a piedi direttamente da Semione. Alle 13:58 arriva una macchina e scende l'impiegata del museo, mi chiede se é in ritardo "no signora é in perfetto orario”.

Non ho particolari aspettative per questo museo, ottima prerogativa per restare piacevolmente colpito, infatti una delle prima oprere che vedo vale già il prezzo del biglietto (che non pago essendo avendo fatto la stagionale ai musei svizzeri)

I famosi tempi delle vacche magre

Ce le immaginiamo sempre gonfie di latte con le vene in rilievo sulle mammelle che sembrano scoppiare, eppure non é sempre così. 
La vacca disegnata da un artista del posto (Isidoro Solari?) é una via di mezzo della vacca da concorso odierna alla vacca indiana che vaga per le strade a mangiare anche plastica se necessario, tutto questo a ricordarci che oggi quello che é scontato non lo era anche solo pochi decenni fa.


Scuola di Brera per questo pittore indigeno che riporta una vacca malconcia; mancante di un corno, costole in vista e mammelle nascoste. Tutta la miseria e la povertà di un tempo vengono trasmesse in questo quadro.

Una mappa sorprendente

Ho ordinato diversi libri sulle mappe, argomento che mi sta incuriosendo sempre maggiormente. Devo però riconoscere che a oggi la mappa più curiosa l'ho vista proprio nella cà da Rivöi, trattasi della:

Carta corografica degli alpi del Lucomagno
Disegno de' Monti, Fiumi, Riali, Alpie Vesendari, cominciando dalle cassine di Segno infino al Reno, 1827
Disegno acquarellato di autore anonimo realizzato per definire i confini dei diritti di pascolo contesi tra i Patriziati di Olivone e Leontica.
Proprietà: Patriziato generale di Olivone, Campo e Larario.
In prestito al museo


La particolarità di questa cartina é la sua struttura; al centro il fiume, idealmente la cartina andrebbe piegata a V seguendo il suo corso. Sui due versanti sono disegnate costruzioni, che sulla cartina appiattita risultano capovolte

Dettaglio, si notano chiaramente le case sottosopra e le frecce indicanti il senso di percorrenza del fiume

Mappa stampata e piegata

Questa mappa piena di sorprese contiene anche le distanze di percorrenza in minuti

Un codice poco segreto

SEGNI DI PROPRIETÀ (Merk)
I segni impressi su attrezzi agricoli e alpestri, su abitazioni, stalle e bestiame sono marche di proprietà. Lo sfruttamento collettivo delle risorse economiche - campi, pascoli, boschi - conduceva di frequente ad una mescolanza dei beni mobili privati e confondeva i confini tra il pubblico e il privato. Nacque quindi l'esigenza di marcare i beni con segni di proprietà.
Si tratta in prevalenza di segni grafici, astratti, formati da linee, aste e punti.

I segni di proprietà di Olivone

La rinuncia alla notazione alfabetica o alle figurazioni allegoriche di tipo araldico non è imputabile all'analfabetismo, ma risponde alla ricerca di un linguaggio semplice, facile da riconoscere e da imprimere nella memoria visiva. Inoltre è da ricordare che l'abbinamento, oggi pressoché scontato, fra la persona e i suoi dati anagrafici - nome e cognome - è un fatto recente, tanto che l'uso delle iniziali per contrassegnare i propri beni si riscontra a partire dall'Ottocento e si diffonde dal ceto benestante a quello contadino solo con tempi lenti.


Il sistema di segni tradizionali si prestava inoltre bene alle derivazioni: da una marca di un antenato ogni discendente era infatti in grado di ricavare, con una minima aggiunta o una modifica grafica, il proprio segno individuale, senza cancellare il riferimento alle origini parentali.

Update
Ad alcuni giorni dalla visita mi trona magicamente in mente un altro contesto in cui ho visto utilizzato questo sistema di simbologia.

Tacca di contrassegno, 1659, St. Antönien. Legno di conifera massiccio e intagliato. 
Museo nazionale di Zurigo

Diritti, doveri e debiti sono incisi su aste di legno. Oltre alle iniziali o al simbolo di una famiglia, viene indicata l'unità di misura - qui un cerchio o un semicerchio - che stabilisce, per esempio, il periodo d'uso di un ruscello.

Ex voto

Mentre per la Leventina ho trovato un solo ex voto (al museo etnico di Ginevra (!) Dove mai me lo sarei aspettato insomma) per la valle di Blenio e Maggia risulta ssai più facile incrociarli

Ex voto anatomici

L'ex voto è un'offerta fatta dal fedele alla divinità ed è collocato nei santuari, nelle chiese, nelle cappelle e presso gli altari. Esprime un sentimento di gratitudine per un favore ottenuto o di particolare devozione verso le sacre immagini alle quali viene richiesta una grazia.
L'ex voto si presenta, dall'antichità fino ai nostri giorni, sotto l'aspetto materiale, cioè come offerta di oggetti di svariati generi: immagini dipinte, gioielli, armi, capelli, placche e targhe incise, stoffe, abiti, riproduzioni in legno, cera e metallo di parti del corpo malate, ecc.


Gli ex-voto anatomici, caratteristici del mondo pagano etrusco-italico, sembra che scompaiano nei primi secoli del Cristianesimo, per ricomparire nell'alto Medioevo e giungere, nel mondo Cattolico, al nostro secolo. Il cuore è di particolare interesse, perché segna il passaggio dall'ex-voto anatomico a quello simbolico. Così scrive il Moroni: "Il cuore è ... Il principale tra i visceri del corpo umano. Situato nel petto, è il fonte della vita, come centro della circolazione del sangue ... È sede dell'affetto, della gioia, della virtù, del dolore. Donare il cuore, vale lo stesso che dare il cuore. E inoltre simbolo dell'amore, della mente, della sapienza"

Mano e gamba, ex-voto anatomici
Legno intagliato - Sommascona, oratorio di Santa Maria delle Grazie, XVIII secolo

Il dipinto votivo

Il dipinto votivo è un particolare genere di ex-voto con il quale il fedele esprime non solo la sua riconoscenza alle sacre immagini, ma racconta anche agli altri fedeli dello stesso santuario un fatto ritenuto miracoloso. 
Il fenomeno nasce in Italia nel XV secolo e da qui, sotto la spinta della Controriforma (secolo XVI), si diffonde nel resto dell'Europa e, con le emigrazioni, nelle Americhe. La massima diffusione dei dipinti votivi si registra nel XIX secolo.
Nell'Alta Valle di Blenio era oggetto di particolare venerazione nei secoli XV-XVIII l'oratorio di Santa Maria delle Grazie di Sommascona, dal quale provengono alcuni dipinti votivi del Museo.

Dipinto votivo - Olio su tela - Sommascona, oratorio di Santa Maria delle Grazie, già a Ghirone chiesa dei SS. Martino e Giorgio - Secolo XVIII
La Madonna del Rosario salva un naufrago dalla morte, rappresentata da uno scheletro.

1 dipinti votivi si differenziano per il materiale di cui sono fatti (legno, tela, pietra, carta, ceramica, vetro, stoffa) e per il loro livello qualitativo. Esistono comunque degli elementi comuni:

LO SPAZIO DIVINO è lo spazio celeste, sereno, senza tempo, circondato da una nube e collocato nella parte superiore del dipinto. Negli ex-voto dei secoli XV-XVI viene venerato soprattutto il Crocifisso entro una sfera di fuoco o una raggiera. Dal XVI secolo, con la Controriforma, si afferma il culto di Maria. Meno frequenti sono le raffigurazioni del Padre Eterno e dei Santi.
Spesso il devoto si rivolge al Divino con l'intercessione di un Santo patrono o delle Anime Sante del Purgatorio, poste in genere nella parte bassa del dipinto.


Dipinto votivo - Olio su tela - Sommascona, oratorio di Santa Maria delle Grazie - Datato 1745
La Madonna, con l'intercessione di San Domenico, salva un uomo caduto in un dirupo.

LO SPAZIO UMANO è lo spazio terreno, temporale, delle vicende dolorose ed è collocato nella parte inferiore del dipinto. In questo spazio sono narrati i fatti che hanno portato alla donazione del dipinto.
Nel caso di aggressioni, incidenti, cadute, naufragi, le vicende sono rappresentate nel loro svolgersi e nello stesso tempo vengono ringraziate le sacre immagini per aver concesso la loro protezione. Nel caso di infermità e di malattie viene anche rappresentata la richiesta di grazia, mediante la figura dell'infermo o di un congiunto in atto di preghiera. Il motivo del voto è inafferrabile quando la tavoletta raffigura solamente un personaggio orante.
Le rappresentazioni sono essenziali, le scene sono ambientate in interni ed esterni ben caratterizzati, anche socialmente. I vestiti dei personaggi, vista la destinazione pubblica del dipinto, sono quelli della festa. Nelle scene, i congiunti, i sacerdoti, i medici e i gendarmi sono testimoni del miracolo.

Dipinto votivo - Olio su tela - Sommascona, oratorio di Santa Maria delle Grazie - Secolo XVII (?)
La tela è la copia di un affresco dipinto in una cappella del santuario di Sommascona. 
Gesù crocifisso ascolta le preghiere di una devota e guarisce Giacomo Arnardoni, cuoco, a Milano,
del Duca Galeazzo Maria Sforza. 

LE ISCRIZIONI di varia lunghezza, servono a identificare il donatore e a datare l'evento. Spiegano ulteriormente il motivo dell'offerta ed aumentano il coinvolgimento affettivo del pubblico.

Senza fonti - Donna nella neve riceve grazia dalla madonna - 1783

Uno dei più particolari e enigmatici

Il seguente ex voto l'avevo già visto su un libro, tutte le volte che capita di troivarsi "faccia a faccia" con un opera riportata in un libro c'é sempre un attimo di emozione.

Capire il significato dell'ex-voto risulta più complesso


Ecco quindi le diverse informazioni che trovo sul libro "EX VOTO" di Piero Bianconi, Armando Dadò editore:

Falciatori bleniesi e prelato (olio su tela, cm 60x73 Olivone, Museo Bleniese (proviene dalla parrocchiale di Ghirone)
GR.A RITA / GIAN GIORGIO A di 20 Agost / 1670

Piacevole pittura, a colori leggeri e chiari, grigio bruno giallo verde; piuttosto ermetica, mancando qualsiasi accenno all'occasione della grazia. Probabilmente è un ecclesiastico l'uomo inginocchiato al centro, cosi indicherebbero le facciole clericali e il tondo cappello con cordone rosso. Aumentano il senso di mistero i due attoniti falciatori: sotto un cielo di mirabile sensibilità pittorica. Assiste la Madonna in alto, in basso le Anime purganti.
Nessuna notizia circa il personaggio centrale, che appartiene probabilmente alla famiglia locale Giorgi, poi de' Giorgi, e infine Degiorgi, come ancora attualmente (cortese comunicazione di don Pally parroco di Olivone).
Curiosamente il catalogo (Bellinzona 1969) del ricco museo scambia il graziato per falciatore, e il purgatorio per l'inferno: «uno dei quali [falciatori] inginocchiato davanti ad un fuoco nel quale si agitano figure umane inferno.»
Restaurato da B. Abbiati.

Qualche oggetto

Come in ogni museo che si rispetti riesco a trovare degli oggetti per me sconosciuti

Tabella di presenza per confraternite -  Legno di noce intagliato
Sommascona, oratorio della Madonna della Cintura (?)
Secolo XVI-XVII
Era usata per segnare la presenza dei confratelli alle sacre funzioni

Inginocchiatoio

Il cioccolataio

Antica macina per il cacao detta "prea".
Nello spazio formato dal treppiede si accendeva un fuoco per riscaldare la pietra; le fave di cacao venivano messe sulle scalanature e pressate con un rullo di pietra, per produrre la pasta che sarebbe poi servita a formare il cioccolato.



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