Passa ai contenuti principali

Augusta Raurica

Malgrado non sia la capitale dell'Elvezia Augusta Raurica a oggi rappresenta il punto archeologico più importante riguardante la presenza dei romani dalle nostre latitudini.

I punti forti sono la casa romana (ricostruzione di una piccola villa romana) e il teatro. Ci sono poi diversi altri piccoli punti di interesse con l'ausilio di ricostruzioni 3D 

Ricostruzione del centro di Augusta Raurica

Partiamo però con lo sviluppo della città fino al suo declino.

Augusta Raurica

Il territorio di Augusta Raurica prima della costruzione della città, intorno al 30 A.C.

Augusta Raurica nel primo periodo, intorno al 30 d.C.


Augusta Raurica al suo apice, intorno al 240 d.C.

Augusta Raurica durante il suo declino, intorno al 280 d.C.

Augusta Raurica nel periodo tardo, ora chiamata Rauraci, circa 320 d.C.

Rauraci nell'alto Medioevo, intorno al 650 d.C.

Breve storia  suo massimo splendore

La fondazione

Nel 52 a.c. i Raurici fecero parte, con gli Elvezi, dei popoli ribelli al proconsole Gaio Giulio Cesare.
Le tribù germaniche, sotto il loro capo Ariovisto (morto nel 54 a.C. circa), furono sconfitte da Cesare in Alsazia poco dopo. I Romani passarono quindi alla sottomissione del resto della Gallia, che fu completata dopo la battaglia di Alesia nel 52 a.C.. I Rauri, che erano tornati nelle loro terre ancestrali, si trovarono così sotto il dominio romano, che fu presto consolidato.

Una delle misure adottate dai Romani per garantire il dominio era la fondazione di colonie. Prima del suo assassinio, avvenuto nel 44 a.C., Cesare riuscì a nominare il proconsole Lucio Munatius Plancus (87-15 a.C.) governatore della Gallia sottomessa. Poco dopo, fondò la Colonia Lugdunum (Lione) e la Colonia Raurica come basi nei territori conquistati.

Augusta Raurica venne fondata attorno al 44 a.c. dal luogotenente di Giulio Cesare, Lucio Munazio Planco, in un'area occupata da una locale tribù gallica, i Raurici, un piccolo popolo molto battagliero e feroce, confinante con gli Elvezi e i Sequani e che era stanziato presso Basilea. 

Veduta della fondazione della Colonia Raurica da parte di Karl Jauslin (1842-1904), superata dalle ricerche. I legionari romani al comando di Munatius Plancus costringono i Raurici sottomessi a tracciare con l'aratro i confini della nuova colonia.

La Colonia Raurica aveva probabilmente il compito di sorvegliare le antiche vie commerciali di fronte alla Porta Burgunda. Era in grado di bloccarle dagli attacchi delle tribù germaniche e dei Reti.

Lucio Munazio Planco

Ma chi é il fondatore della colonia di Augusta Raurica? Edf é veramente stato lui a fondarla?

In una lapide dedicatoria posta sulla porta del Mausoleo di Munazio in Gaeta si legge:

« Lucio Munazio Planco,
figlio di Lucio, nipote di Lucio, pronipote di Lucio,
console, censore, comandante militare vittorioso per due volte,
uno dei Septemviri epulones,
trionfatore dei Reti,
costruì col suo bottino il Tempio di Saturno,
divise i campi in Italia a Benevento,
fondò in Gallia le colonie di Lugdunum e Raurica »

Secondo l'iscrizione nel suo mausoleo sul Monte Orlando, a Gaeta, la vittoria ottenuta in battaglia sui Reti (44) gli valse l'entrata trionfale a Roma. La medesima fonte indica inoltre che Munazio Planco fondò negli anni 44/43 due colonie certamente volute da Cesare, quella di Lugudunum (Lione) e Augusta Raurica. La localizzazione di questa seconda fondazione rimane tuttavia incerta, dato che le tracce più antiche dell'insediamento risalgono al successivo periodo augusteo (15-10 a.C.); di conseguenza questo (primo) atto di fondazione potrebbe essere unicamente un atto giur., oppure essere avvenuto altrove, forse nell'oppidum dei Raurici celti, localizzato sul colle dove attualmente sorge la cattedrale di Basilea

La scultura del 1580 di Munatius Plancus (di gusto cinquecentesco), opera di Hans Michel di Strassbourg, nel cortile del Municipio di Basilea.

Cosa accadde nel frattempo alla presunta colonia di Munatius Plancus? La fondazione di colonie fu uno dei mezzi di Cesare per romanizzare i territori sottomessi. I Romani si insediarono in mezzo ai conquistati. Spesso si trattava di veterani che, al termine del loro servizio nella legione, ricevevano un pezzo di terra nelle colonie e vi si stabilivano.

Verso il massimo splendore

L'agglomerato urbano raggiunse la sua massima estensione nel 200 d.C. ca. Considerevolmente ingranditosi, l'antico nucleo della città alta, con le sue 53 insulae, la zona dei templi a ovest e i quartieri esterni a sud, si estendeva per ca. 77 ettari; la città bassa, che seguiva in lunghezza per 800 m la riva del fiume, occupava altri 29 ettari. Con una superficie di 106 ettari, A. era dunque leggermente più grande di Avenches (80 ettari) e poco più piccola, ad esempio, della Colonia Claudia Ara Agrippinensium (Colonia, 110 ettari) o della Colonia Augusta Treverorum (Treviri, 150 ettari).


Grazie alla prosperità economica che caratterizzò il periodo dal tardo I sec. agli inizi del III sec. fu possibile ampliare le terme e costruire un terzo teatro (200 ca.), un anfiteatro e lussuose case private decorate con mosaici (terza fase di sviluppo edilizio). Intorno agli anni 195-210 è attestato il conio di monete false. Un terremoto avrebbe distrutto gran parte della città tra il 240 e il 250. Le prime indicazioni di minacce militari (reperti in nascondigli e rifugi) risalgono al 253/254 ca.; le invasioni alemanne, avvenute attorno al 260 ca., non hanno tuttavia lasciato ad Augusta Raurica tracce documentabili.

verso la fine del suo periodo di splendore, attorno al 200 ca., contava ca. 20'000 ab. ed era quindi poco più grande di Aventicum. Nella politica di espansione militare del I sec. A. ricoprì, diversamente da Vindonissa, un ruolo marginale, ma ebbe invece una notevole importanza sul piano economico e geografico nel suo "periodo aureo" (tardo I sec.-metà del III sec.): da A. transitava infatti la quasi totalità delle persone e delle merci in movimento tra i territori a meridione e i fortilizi e gli insediamenti del medio e basso Reno. Il trasbordo di prodotti (nel porto fluviale) e il commercio, ma anche una produzione locale molto diversificata e la trasformazione di beni di consumo e d'uso furono dunque i principali punti di forza dell'economia cittadina.

Dettaglio di un mosaico raffigurante alcuni gladiatori (ca. 200 d.C.), scoperto nel 1961 nel peristilio della casa situata nell'insula 30 (Augusta Raurica; fotografia H. Gauwiler).

Un cosiddetto myrmillo (con elmo, scudo e spada gallici) ha la meglio nel combattimento con un retiarius (con rete e tridente).

La parabola discendente

L'edificazione di un complesso sul Kastelen è probabilmente la reazione militare alla distruzione della città, avvenuta nel 273/274 ca. e attestata da strati di distruzione, armi rinvenute nelle strade e nei portici e resti umani con chiare tracce di violenza (cadaveri fatti a pezzi). I reperti in ceramica e le monete degli strati menzionati consentono una datazione piuttosto precisa dell'episodio, ma escludono che esso fosse connesso, come tradizionalmente si ritiene, con gli eventi storici del 260 (caduta del limes, vaste distruzioni ecc.); è invece molto più probabile un collegamento con la liquidazione del regno autonomo della Gallia ad opera dell'imperatore Aureliano

Veduta romantica delle rovine dell'inizio del XIX secolo, di autore anonimo (Augusta Raurica).

Il gusto per i paesaggi pittoreschi con rovine, che conobbe un nuovo favore nel XVIII secolo, testimonia l'interesse del pubblico per la nascente scienza archeologica. 

La leggenda di Attila e Augusta Raurica

La leggenda narra che Attila, in ritirata nel 451 dopo aver perso la battaglia sui campi catalaunici contro i Romani e i Visigoti a Chalons-sur-Marne, giunse lungo il Reno ad Augusta Raurica. Bruciò la città romana, continuò a risalire la valle dell'Ergolz e poi morì improvvisamente all'imbocco della Diegtertal.
Il pittore storico di Muttenz Karl Jauslin raffigura questi orrori come se come se fosse stato presente in prima persona, come se ci fosse stato lui stesso. 

Attila distrugge Augusta Raurica di rientro dall'Italia. Dipinto di Karl Jauslin

Come visto in precedenza la città fu devastata nel 273/274, ben prima quindi dell'ipotetico arrivo di Attila. Lasciamo questa eventualità in un alone di leggenda così come il corpo di Attila, morto improvvisamente, fu sepolto  sotto la collina di Zunzgen poco lontano da Augusta Raurica

Visibile da lontano sull'autostrada A2, il "Büchel" di Zunzgen. La collina rotonda, chiaramente artificiale, sovrasta l'uscita meridionale del villaggio di Basilea Campagna ed è solitamente coronata da una bandiera svizzera. Assomiglia ai "mounds" preistorici, i tumuli dei re mitologici, come appaiono nella letteratura, ad esempio nel "Signore degli Anelli" di Tolkien. Anche l'antico nome comune "Heidenbüchel" si riferisce a tale origine.

Ubicazione del Buhle di Zunzgen

Il re degli Unni Attila giace davvero a Basilea-Biet insieme al tesoro del tempio di Gerusalemme? Cosa c'è dietro questa leggenda? Niente, dice l'ufficio "Archeologia di Basilea" sul suo sito web. La parola "Büchel" deriva dall'antico alto tedesco "Buhil", che significa semplicemente collina.

Nei vecchi nomi dei campi del XV e XVI secolo, il luogo è chiamato anche "Burgrein", "Burgmatten" e "dietro il castello". Dietro questi nomi si nasconde un'altra memoria più prosaica del passato di Büchel. La collina fu innalzata per la prima volta nel IX o X secolo, per costruirvi un castello.

In realtà, gli scavi archeologici del 1881, del 1950 e del 1967 hanno rivelato che il Büchel non era un luogo di sepoltura della tarda antichità, ma un castello del primo Medioevo. Era costruito su un tumulo appositamente rialzato e consisteva in palizzate di legno e in una torre di legno circondata da un profondo fossato.

La torre di legno non si ergeva da sola, ma forse apparteneva a un maniero, una cosiddetta curtis. Joe Rohrer

Ecco come poteva apparire il castello di legno sul Büchel. In basso a destra, la casa padronale associata, sullo sfondo il villaggio di Zunzgen, guardando verso nord. Joe Rohrer, bunterhund e Museo storico di Basilea

 La leggenda narra che fu sepolto in una bara d'oro. Come dono funebre, i suoi seguaci gli avevano donato il tesoro del tempio ebraico, compreso il famoso candelabro a sette bracci di Gerusalemme, la menorah.

L'Arco di Tito a Roma raffigura la processione trionfale dei Romani dopo la distruzione di Gerusalemme.

La casa romana

La casa romana è modellata su una villa di città a Pompei. La residenza di una famiglia ricca romana ha una serie di ambienti 

cortile interno con giardino e loggia

una sala banchetti; sarà che non ho l'abitudine ma malgrado siano soffici i triclini risultano assai scomodi

un bagno privato

Camera da letto

Nella cucina ben attrezzata imparerete come si cucinava a quei tempi. Quello che colpisce di più nella cucina é la presenza anche del bagno, una cosa sicuramente inusuale

Nelle stanze che si affacciano sulla strada si può apprezzare una macelleria con un forno per affumicare

Il Teatro

Il teatro di Augusta, in Kaúrica A differenza dei teatri della regione mediterranea, i teatri in alcune parti della Gallia (Francia, Svizzera) di solito non avevano un muro chiuso dietro il palco. Al suo posto c'era spesso un edificio scenico in legno. Nel teatro di Augst c'era una vista aperta sul complesso templare di fronte. Ciò significa che il teatro poteva essere utilizzato anche come luogo di culto durante le feste religiose.

Il primo teatro scenico venne eretto nella zona centrale della città solo nel 60-70 ca. d.C., il che appare piuttosto sorprendente; agli inizi del II sec. fu trasformato in teatro-arena. Intorno al 200, questo "edificio a più funzioni" venne nuovamente adibito a teatro scenico, mentre in periferia si costruì un anfiteatro separato


In questa ricostruzione si vede il tempio eretto sullo Schonbühl visto dalle gradinate dal teatro. 

L’imponente teatro nell’antico centro della città veniva utilizzato, negli ultimi anni della sua attività, come luogo per feste religiose e riunioni politiche.

È stato ricostruito parecchie volte. A partire dal 200 d.C. erano presenti due teatri diversi nella città. Il teatro che vediamo oggi è il terzo edifico costruito in questo posto. Offriva spazio a circa 10'000 spettatori.

Il teatro scenico di Augusta Raurica è il complesso antico meglio conservato nel suo genere a nord delle Alpi. Già 150 anni fa, grandi parti del teatro sono state scoperte e portate alla luce con un’opera di scavi. Negli ultimi 100 anni è stato restaurato parecchie volte. Negli anni ’90 del Novecento, dato il degrado delle mura, è stato necessario un intenso e costoso rinnovamento.

Il teatro oggi

E la sua ricostruzione virtuale

Da un altra angolazione oggi

...e la sua ricostruzione virtuale

Il tempio sullo Schönbühl

Intorno al 70 d.C., sullo Schönbühl fu costruito un magnifico complesso templare che abbracciava l'intera collina. Oggi, gli unici resti visibili sono parti delle fondamenta del tempio, un paio di muri e i gradini monumentali che portano agli edifici del tempio.




Un tempo i colonnati proteggevano il santuario dal mondo esterno. Il teatro e il tempio formavano un unico insieme architettonico. Non è noto a chi fosse dedicato (forse a Mercurio?)

Il tempio sul foro

Il tempio principale sul foro era dedicato alla dea Roma e all'imperatore divinizzato Augusto

Il monumento funerario

Dopo una camminata sotto il sole cocente mi ritrovo dinnanzi a questi resti


L'edificio funerario ospitava i resti di una persona facoltosa. In origine, la rotonda funeraria era alta 5 m e riempita di terra. Sono sopravvissute solo le fondamenta con gli archi di scarico che stabilizzavano la costruzione.


La tomba vera e propria si trovava dove manca uno degli archi. Qui veniva cremato il corpo del defunto prima di erigere il monumento funerario. Carne, grano e vino in anfore erano posti sulla pira e accanto ad essa come provviste. Le ceneri del defunto venivano seppellite in una cassa di legno con due bottiglie di profumo.

Pila funeraria

Il monumento funerario fu eretto poco dopo il completamento della porta della città, intorno all'80 d.C.. Nelle immediate vicinanze c'erano laboratori di ceramica: accanto alla sepoltura è visibile la pianta di una piccola fornace.

La mente poi mi porta a fine aprile dell'anno scorso a Roma, a Castel Sant'Angelo, che nelle sue varie trasformazioni ha funto anche da mausoleo, più precisamente il mausoleo dell'imperatore Adriano morto nel 138

Iniziato intorno al 130 d.C., esso era formato da un poderoso corpo cilindrico, alto m. 21 e con un diametro di m. 64, e da un recinto quadrangolare tutto rivestito di marmo.

Un tumulo di terra con cipressi e altre piante ne coronava probabilmente la sommità, mentre in cima a tutto si ergeva la grande quadriga di bronzo dorato con la statua dell’imperatore.

Mausoleo Adriano o castel Sant'Angelo

Il Mausoleo ospitò i resti dell'imperatore Adriano e di sua moglie Vibia Sabina, dell'imperatore Antonino Pio, di sua moglie Faustina maggiore e di tre dei loro figli, di Lucio Elio Cesare, di Commodo, dell'imperatore Marco Aurelio e di altri tre dei suoi figli, dell'imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.

Il mausoleo perse in parte la sua funzione quando fu collegato alle Mura Aureliane, diventando parte del sistema difensivo cittadino.

Indubbiamente le dimensioni sono decisamente maggiori ma la struttura della tomba, e il periodo fanno pensare ud uno stile del tutto simile per le due tombe

L'anfiteatro

L’anfiteatro è un complesso pianificato in modo esemplare. Costruito intorno al 170 d.C., fu progettato in modo che gli spettatori potessero entrare e uscire velocemente. Ha delle galere in cui i gladiatori aspettavano la loro entrata. Vi erano anche tre corridoi abbastanza larghi, per condurre intere mandrie di animali nell’arena. Oggi questi corridoi non sono più visibili.


Attraverso l’ingresso orientale, chiamato la “porta della morte”, venivano trasportati i gladiatori uccisi. Mentre attraverso “la porta dei vivi” i sopravvissuti lasciavano l’arena, passando accanto a un piccolo santuario. Oggi lì ci sono tavoli per fare un picnic.

Le terme

Altri edifici pubblici erano i tre complessi termali della città; di quello per le donne, direttamente dietro il teatro, si conoscono una modesta costruzione più antica (40-50 ca.), un rifacimento (60-80 ca.) e un'ampia ristrutturazione (II sec.)

Ricostruzione delle terme nella zona dietro il foro

Outro

Mentre passeggio per le campagne in direzione della fermata del bus per la via del rientro cerco di immaginare il via vai di gente che ci doveva esserci 1800 anni fa. Poi una visione di allegri maiali che oziano all'ombra mi riporta bruscamente al presente. Il ritmo in questa campagna basilese é rallentato ma la bellezza che conserva delle vestigia del mondo che fu la rendono speciale ed indimenticabile questo luogo che ho avuto la fortuna di poter visitare



Commenti

Post popolari in questo blog

Suvorov55 - L’epopea di un esercito in Svizzera - Parte2: Risalendo il Ticino

Prosegue il viaggio fianco a fianco del generale Suvorov e la sua armata. Certo non capita tutti i giorni di veder sfilare un armata sotto casa. Quali le reazioni e le ripercussioni e le conseguenze nelle povere terre ticinese? In questa tappa seguiamo l'esercito percorrere un sottoceneri ancora poco stabile sulle sue gambe dopo la scacciata dei Lanfogti Piccolo padre Così la spedizione di Suwaroff in Isvizzera fu decisa: dal suo campo di Asti egli lanciava il 5 settembre 1799 un ordine del giorno pieno di entusiasmo alle sue truppe agguerrite e ben riposate e senz’indugio mettevasi in marcia verso il Cantone Ticino per Gallarate, Varese, Ponte Tresa. Souwaroff era pieno d’umore bellicoso: vecchio d’oltre 70 anni ma arzillo e noncurante dei disagi, ora caracollava frammezzo ai cosacchi ridendo e cantando con essi, ora con parole incoraggianti spronava alla marcia i suoi granatieri , ed i moschettieri mitrati, che in lunghe colonne per sei divoravano le larghe strade lombarde. Fisi...

Museo della riforma di Ginevra 3 - Icone e iconoclastia

In un secolo dove l'analfabetismo si aggira al 90% il potere delle immagini la fa da padrone. Come visto in passato la bibbia veniva disegnata sulle pareti delle chiese, le icone prendevano ancor più piede. E come qualcuno impone delle icone qualcun'altro vuole eliminarle perché non attinenti al suo pensiero. Ecco con parole mia l'iconoclastia: una parola probabilmente udita almeno una volta, ma proprio per quello difficile da ricordare, ma anche se si ricordasse sarebbe assai difficile al giorno d'oggi trovare un iconoclasta praticante....ok, ho capito..... Iconoclastia protestante La Riforma diffidava della superstizione. Combatteva l'infatuazione dei devoti per le immagini e le statue, nel rispetto letterale del secondo dei dieci comandamenti dell'Antico Testamento, che proibisce la rappresentazione materiale di Dio. Nella prima parte del XVI secolo, i riformatori radicali distrussero immagini, dipinti e sculture in campagne iconoclaste, che Lutero, Zwingli ...

L’occhio di vetro

Giungendo un collega in ufficio con un occhio guasto sono iniziate alcune discussioni sull'argomento. In breve tempo, degenerando, ci si é spostati sul curioso tema degli occhi di vetro. In particolare, non ne ricordo l'origine, quella paura di svegliarsi durante la notte e bere quel bicchiere d'acqua appoggiato sul comodino, magari quello contenente l'occhio di vetro. Fantascienza? La storia dell'occhio ingurgitato sa molto di leggenda metropolitana. Molto meno invece l'occhio di vetro. Esso, come molti altri, é uno di quegli argomenti pronti a saltar fuori alla prima occasione valida, occasione che mi si para davanti durante la visita del Moulage Museum dell'università di Zurigo. Esso consiste in u ampio locale in cui sono presenti diverse vetrine contenenti ricostruzioni di tutte quelle orribile malattie che possono accorrere all'uomo. Dalla lebbra alla necrosi passando per le "classiche emorroidi". Di tutto e di più. Nella vetrina dedicata ...

Il Lazzaretto di Milano

Per completare le letture sulla pestilenza che colpì Milano, origine di diversi spunti ( qui , qui e qui ), decido di recarmi direttamente sul posto per cercarne i resti. Si perché se “se non si va direttamente sul posto si gode solo a metà”  Storia del Lazzaretto In un'epoca nella quale le condizioni igieniche erano davvero precarie, nasceva la necessità di adibire alcune strutture alla degenza e all'isolamento degli appestati durante le epidemie. Per questo motivo venne costruito il Lazzaretto, struttura che ogni città avrebbe dovuto avere per garantire un minimo di assistenza ai malati e per difendersi dall'espansione del contagio. Ciò che però non si sapeva era come trattare con la peste. Nei lazzaretti i malati erano di fatto isolati in attesa della morte. Esterno del Lazzaretto e porta di accesso Il primo Lazzaretto di Milano sorse molto distante dalla città, a Cusago tra il 1447 e il 1450, ma si rivelò troppo lontano durante la peste del 1451. Era necessaria una str...

Giordano Bruno

Giordano Bruno. Scagli la prima pietra che non ha mai udito tale nome. Probabilmente se si conosce il nome si saprà anche come ha finito i suoi giorni; bruciato vivo. Stop. Ma non basta. Così come non basta passare a velocità supersonica in piazza campo dei fiori a Roma per una rapida occhiata al monumento a lui dedicato. Ci sarà pur un motivo se tra migliaia di messi al rogo a lui hanno fatto la statua. Che diamine. Questi i pensieri mentre riguardo gli scatti strappati a Campo dei fiori in una soleggiata giornata primaverile. A distanza di due anni approfondisco il personaggio e il percorso che lo ha portato ad essere ridotto in cenere a Roma, a poche centinaia di metri della capitale di Gesù Cristo Nostro Signore P.S. É un puro caso che il post esca esattamente lo stesso giorno della sua esecuzione. Il monumento  Nel centro di piazza Campo de' Fiori, in mezzo alle bancarelle del mercato e al vagabondare di romani e turisti, si leva il monumento a Giordano Bruno. Il filosofo è tu...

Hotel Dakota

A volte i musei sono nei posti più insoliti. Un evento particolare può infatti essere preso come filo rosso per l'arredamento di un albergo. Questo é quello che hanno deciso i gestori dell'albergo Dakota a Meiringen Hall dell'hotel Dakota di Meiringen L'incidente Il 18 novembre 1946, un Dakota C-53 americano decollò da Vienna con dodici passeggeri per un volo diretto a Pisa. Dopo lo scalo a Monaco, il pilota Ralph Tate decise di sorvolare le Alpi svizzere e sbagliò le condizioni di altitudine. Volando troppo basso, l'aereo sfiorò il ghiacciaio Gauli a 3350 metri di altitudine a una velocità di 280 km/h. L'aereo sbanda nella neve alta, supera dei crepacci e alla fine si  ferma, senza che i 12 occupanti riportassero ferite pericolose per la vita. A bordo c'erano quattro membri dell'equipaggio e otto passeggeri, tra cui quattro donne, alti ufficiali dell'esercito americano e una bambina di 11 anni. La nebbia e i forti venti costrinsero il Dakota ad att...

Marignano 1515: la battaglia dei giganti secondo il Traxino

Trovo miracolosamente un altro testo inerente la battaglia di Marignano. Vero crocevia della storia svizzera. Questa pubblicazione risulta particolarmente interessante perché arricchita (quasi la metà del testo) da numerosissime note  L'Europa è in fermento, la prospettiva che un'area geografica di importanza fondamentale come il ducato di Milano sia caduta in mano agli svizzeri e al loro comandante, cardinal Schiner, è ritenuta inaccettabile, seppur con la poco credibile assunzione al trono di un figlio del Moro, Massimiliano Sforza, manovrato dallo Schiner e senza nessun margine d'azione autonoma. Nonostante l'indubbio impegno e coraggio da essi profuso, unitamente alle elevate perdite, durante il secondo giorno è ormai evidente a tutti che il vincitore della battaglia è l'esercito francese. Gli svizzeri cominciano a ritirarsi dal Ducato, protetti da alcune robuste retroguardie, rientrando nei propri territori, ma a testa alta: hanno infatti ben combattuto ed il l...

L’arte di invecchiare

Finché lo scorrere del tempo non diventi uno dei principali pensieri o addirittura sfoci in un ossessione stiamo sicuramente navigando nelle tumultuose acque della gioventù. Inesorabile é purtroppo il passare del tempo, ma questo lo si avverte con lo "scollinamento" (vedi capitolo sotto). All'improvviso sembra tutto fragile, insicuro, ci si rende conto che al contrario dei videogiochi la vita é una sola, appesa ad un filo che potrebbe rompersi da un momento all'altro. Da qui si impone profonda riflessione e una ricerca di filosofie capaci di accompagnarci con grande serenità al più democratico dei giorni.  Negli appunti lasciati di Schopenhauer, e nuovamente racchiusi in un vademecum tascabile trovo alcune risposte a questi pensieri tipicamente serali giusto "prima di spegnere la lampada sul comodino”.  Maestro della sponda superiore del Reno - Dittico: Hieronymous Tschckenbürlin e la morte, 1487 Museo d'Arte Basilea Definizione della vita secondo Schopenhaue...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

VERSO

Quello che ci si para dinnanzi é sempre solo una facciata, un lato della medaglia, solitamente il più bello. Ma per conoscere bene qualcuno occorre mangiarci un sacco di sale assieme. L'operazione di scoprire il lato oscuro dei quadri é decisamente più semplice ma raramente non viene trattato perché il lato bello prende per se tutto l'interesse in quanto decisamente la più degno di ammirazione. Si potrebbe dire la stessa cosa dei singoli delle canzoni che uscivano con una seconda traccia, le famose B Sides, sempre un po' bistrattate, a torto, in quanto anche loro erano delle perle destinate a rimanere a vivere all'ombra della parte bella. Ma ritorniamo ai quadri, la Kunsthaus di Basilea decide di farci scoprire cosa sta dietro ai quadri. A oggi non mi sono mai posto grandi aspettative al riguardo, l'unico punto a riguardo erano le ali delle pale d'altare, che vengono solitamente esposte aperte nei musei, ma che nella realtà erano in questa posizione in corrispon...