Passa ai contenuti principali

Casa dei musei di Olten

Che un museo possa contenere sezioni a temi diversi é la normalità, contenere invece tre tipologie diverse lo definirei un unicum. Ci vuole anche coraggio.

Olten e il suo ponte in legno 

Questo é quello che propone la casa dei musei di Olten che offre ai suoi visitatori non due ma ben tre micromusei in uno, e sarebbero quattro se l’ultimo piano non fosse in fase di allestimento.
I tre piani trattano di “museo naturale, “museo storico” e “museo archeologico”. 

Museo scienze naturali 

Questo tipo di museo malgrado spesso sia sicuro di effetto visivo raramente suscita in me un interesse paragonabile a qualsiasi argomento storico. Propongo però le foto di due animali esposti con grande cura 

Coppia di lupi

Upupa

Eccezioni di interesse in questa parte di museo potrebbero essere ad esempio degli animali con due teste o particolarità sotto formalina. Trovo qui ad Olten una particolarità mai vista prima e sicuramente degna di nota.
Un piccione sezionato allo scopo di mostrare l’entusiadmante percorso dell'apparato digerente che esposto così nudo e crudo suscita un minimo di emozioni

Apparato digerente del colombaccio Columba palumbus
La coltura serve a far pre-seminare i semi e i grani per la successiva digestione.
 Qui viene prodotto anche il latte di coltura.
I genitori nutrono i loro piccoli con questa secrezione durante i primi giorni.
1. Becco
2. Esofago
3. Gozzo
4. Stomaco ghiandolare
5. Ventriglio con calcoli gastrici
6. Intestino
7. Retto

Museo storico

Olten è più di una semplice stazione ferroviaria. La cittadina si è sviluppata rapidamente grazie alla ferrovia, ma le sue origini sono molto più antiche. Celti e Romani si erano già stabiliti qui. 
Nel Medioevo la città cambiò numerosi padroni: prima i conti di Frohburg, poi il vescovo di Basilea e infine entrò nell’influenza di Soletta. Anche nel passato, viaggiatori e mercanti facevano sosta qui e  contribuivano al benessere economico della città. Le fabbriche costruite a Olten nel XIX e XX secolo producevano saponi, camion e generi alimentari, che venivano venduti in tutta la Svizzera e all’estero.

Castrum

Già all'inizio dell'epoca romana, Olten era un insediamento posto all'incrocio di importanti vie di comunicazione. Nella tarda antichità, il villaggio fu ridimensionato e, con la costruzione di una cinta muraria difensiva, fu costruito un castrum. 
 Nel Medioevo, la fortificazione tardo-romana divenne parte delle mura della città. In seguito servì da fondamenta per gli edifici residenziali, e in alcuni punti è ancora oggi conservata nelle cantine. Negli ultimi anni sono state condotte indagini edilizie su piccola scala in diverse aree delle mura del castrum. Nell'estate del 2020 lo scavo nella "Torre delle Streghe", nell'angolo sud-ovest della città vecchia, ha rivelato una sezione finora sconosciuta delle mura del castrum. 
Questo fornisce una risposta alla questione a lungo dibattuta sul tracciato delle mura nella parte meridionale della città. 

La città vecchia di Olten, alla confluenza dell'Aare e del Dünnern. 
La sua forma risale al al castrum tardo-romano.


Ecco come poteva apparire il Castrum di Olten. Vista del cancello d'ingresso alla Hauptgasse di oggi, a sinistra la torre di Klosterplatz 19.

Un vicus non fortificato, il cui nome non è stato tramandato, si estendeva tra l'odierno centro cittadino (a sud), la Frohburgstrasse (a nord) e l'odierna Baslerstrasse verso la zona detta Hammer (a ovest)

Coppia in atteggiamenti amorosi

Si dice che Olten sia stata fondata dai conti di Frohburg. Nel Medioevo i Frohburg erano una famiglia nobile e influente. Il loro castello di famiglia sorgeva su una cresta rocciosa sopra Trimbach ed ancor’oggi è una delle più imponenti rovine medievali del Giura.

Rovine del castello di Trimbach

Il piccolo nucleo di Olten

Come ogni cittadina di cui ho seguito in maniera poco più che superficiale la storia é stata centro di un incendio. Da Airolo nel 1877 a quello più imponente di Glarona del 1861

Nel 1411, un primo incendio distrusse l'intera metà settentrionale della città, 
dalla Porta Superiore allo Zielmp.

Nel secondo incendio del 1422, l'archivio comunale viene distrutto dalle fiamme.

Ho n seguito la città non è più in grado di dimostrare i propri diritti statutari.
Basilea perde interesse per Olten.

Stemma in pietra del 1542

Questo stemma in pietra ornava l'Obertor, parte delle fortificazioni cittadine di Olten, a partire dal 1542. La città di Soletta la usò per marcare il suo dominio sulla città di Olten, che aveva acquisito dal vescovato di Basilea nel 1532.
I due santi della città di Soletta, Urs e Viktor, inquadrano lo stemma imperiale, l'aquila bicipite coronata, come portabandiera.
Soletta era una città libera direttamente subordinata all'imperatore tedesco dal 1218.
Sotto la doppia aquila, lo stemma della città di Soletta è visibile due volte. Lo stemma di Olten con i tre abeti è inserito nella barra sottostante.
La pietra dello stemma fu ricoperta di gesso nel 1798, in occasione dell'invasione francese, e messa in sicurezza quando l'Obertor fu demolito nel 1837.

Veduta da sud est di Olten. Gouache realizzata nel 1841 da Andreas Keller (Kunstmuseum, Olten).

Il centro storico è situato sulla sponda sinistra dell'Aar. Simbolo di Olten è la torre dell'antica chiesa cittadina, che si è conservata nonostante la demolizione della navata nel 1844. A sinistra della città vecchia si innalzano le due torri della nuova chiesa cittadina costruita nel 1813. Il ponte coperto sull'Aar fu realizzato nel 1804 da Blasius Baltenschwiler in sostituzione di quello bruciato dai contadini e dalle truppe bernesi nel 1798. Le industrie e le officine ferroviarie si insediarono soprattutto sulla riva destra del fiume. L'imponente edificio con il tetto a gradini (sulla destra) era utilizzato come essiccatoio dal birrificio Trog.

Olten 2023

Quadri angolari

Mi imbatto di nuovo nei quadri “angolari” già visti ad Appenzello; a dipendenza del punto da cui si osserva il quadro apparirà un immagine, esso sono spesso collegate tra loro

Riformatori: Ulrich Zwingly - Martin Lutero - Giovanni  Calvino

Eroi svizzeri: Gugleilmo Tell - Patto del Grütli - Adrian von Bubenberg

Arte anonima di guerra

Come già notato in altri musei ci sono veri e propri reperti di guerra svizzera, si tratta di reperti artistici fatti da soldati svizzeri nei grandi momenti di attesa che hanno caratterizzato il nostro Paese dal lato militare durante le grandi guerre. Si passa da ossa decorate, bastano intagliati alla tavola di legno dipinta come quella presente nel museo di Olten

Durante la Prima guerra mondiale la fortezza di Hauenstein ingloba anche la città di Olten.

Una marca dimenticata

Che esistevano veicoli "made in Switzerland" era un fatto a me conosciuto, uno su tutti i camion della Saurer. La marca Berna invece mi risulta del tutto nuova, oggi scopro che gli elementi sono correlati:

Nel 1903 Joseph Wyss trasferisce da Berna a Olten la sede della sua fabbrica di automobili di grande successo. Da allora in poi, in città, non vengono costruite solo autovetture, ma anche camion e altri veicoli commerciali. Dal 1974 in poi, a Olten, sono prodotte solo le singole parti. I veicoli sono infatti assemblati dal nuovo proprietario Saurer nella Svizzera orientale. Tuttavia, la ditta Berna rimane un importante datore di lavoro fino agli anni Ottanta e molte componenti sono ancora prodotte o rifinite a mano. Gli elevati standard di qualità sono la norma per quest’azienda. Alcuni veicoli commerciali sono ancora in uso oggi

Rarissimo manifesto di Emil Cardinaux nello stile di Ferdinand Hodler. Un classico manifesto svizzero del Maestro, per la "Berna Truck Company". Lo stesso Emil é l'autore della grande maggioranza delle 30 cartoline del Grigioni pubblicate in passato

All’ultimo grido nel 1903: l’autovettura vis-à-vis della ditta Berna

I tunnel dell'Hauenstein

La linea Hauenstein è una delle linee ferroviarie più antiche della Svizzera. Collega le due città di Basilea e Olten.

Il nome Hauenstein, che ricorda le vie cave medievali scavate in profondità nelle rocce calcaree, si riferisce a due valichi sulla catena principale del Giura e al villaggio di Hauenstein a sud della cresta del Passo del Basso Hauenstein. 

Due costruzioni di tunnel sull'Hauenstein hanno avuto un'influenza decisiva sulla città e sui suoi collegamenti. Il primo era lo Scheiteltunnel, che collegava Olten a Basilea.
Nel 1857 si verifica un incidente che provoca 63 vittime.
La costruzione del tunnel di base dura dal 1912 al 1916. Gli operai del tunnel e le loro famiglie vivono nell'insediamento "Tripolis" vicino a Trimbach. Tensione e fascino caratterizzano la loro convivenza con la popolazione locale.
La costruzione della galleria sull'Hauenstein è impegnativa a causa della formazione geologica. La direzione dei lavori e gli operai sono sottoposti a una forte pressione temporale, perché i ritardi possono comportare pesanti multe. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale ne impedisce inizialmente il completamento. L'inaugurazione avviene due anni dopo la svolta .

I due tunnel, a sinistra quello più vecchio che passava sotto Hauenstein, mentre a destra quello più recente il tunnel di base dell'Hauenstein

Il disastro del primo tunnel dell' Haunstein (28.05.1857)

Mappa della ferrovia Basilea-Olten dell'ingegnere Rudolf Gross del 1850, in rosso il primo tunnel

Il 28 maggio 1857 si verificò un  incidente durante la costruzione del tunnel Hauenstein-Scheitelt. All'altezza del pozzo 1 era stata allestita una fucina per gallerie (forge) e a mezzogiorno una corrente d'aria insolitamente forte spense le lampade della fucina. Nel pozzo, le travi di sostegno e le tavole ricoperte da uno spesso strato di fuliggine avevano preso fuoco. Alcuni operai riuscirono a salvarsi dal crollo delle travi e delle tavole in fiamme. Enormi masse di terra rimbombarono nel tunnel e tagliarono la strada di ritorno a 52 operai.

Tracciato dell'asse del tunne, in rosso i tre pozzi, 
quello a destra, il numero uno, fu quello teatro della disgrazia

 Per spegnere l'incendio, il contenuto di un intero stagno fu versato nel pozzo 1 dall'alto e si cercò di scavare un passaggio attraverso il cono di detriti della galleria. Ma quando hanno perforato il cono di macerie, che era completamente ricoperto dall'argilla dell'acqua, sono fuoriuscite enormi quantità di gas velenosi di monossido di carbonio. Dopo qualche tempo, il tentativo di salvataggio fu abbandonato, perché undici soccorritori morirono per avvelenamento e circa 500 uomini furono portati fuori dal tunnel in stato di incoscienza. Furono quindi utilizzati vari mezzi nel vano tentativo di migliorare la circolazione dell'aria. L'ottavo giorno dopo l'incidente fu finalmente fatta una scoperta. Nel tunnel dietro la barricata furono trovate morte tutte le 52 persone intrappolate, probabilmente decedute il primo giorno dopo l'incidente a causa dei gas. L'incidente costò la vita a un totale di 63 lavoratori

Illustrazione del rogo sul cantiere della galleria dell’Hauenstein del 28.5.1857. Silografia intitolata "Ritrovamento dei primi 31 morti nel pozzo n. 1" secondo un disegno di Heinrich Jenny, pubblicata nella rivista Die Gartenlaube, illustrirtes Familienblatt, 1857, n. 28, p. 389 (Bayerische Staatsbibliothek, Münchener DigitalisierungsZentrum).

Le squadre di soccorso e i tentativi di rianimazione davanti alla galleria.

L’incendio era scoppiato presso la forgia della galleria e fece crollare un pozzo. Dei 122 lavoratori che si trovavano nel tunnel, 70 riuscirono a scappare, mentre 52 rimasero bloccati in galleria e morirono per intossicazione da fumo e gas. Lo stesso destino toccò a 11 soccorritori, che tentarono di raggiungere gli operai intrappolati.

Illustrazione del rogo nella galleria dell’Hauenstein del 28.5.1857. Silografia intitolata "La sepoltura delle ultime 21 vittime" secondo un disegno di Heinrich Jenny, pubblicata nella rivista Die Gartenlaube, illustrirtes Familienblatt, 1857, n. 29, p. 405 (Bayerische Staatsbibliothek, Münchener DigitalisierungsZentrum).

Il 4 giugno i primi soccorritori riuscirono a raggiungere il luogo della disgrazia. Dapprima si trovarono 31 morti presso la forgia vicino al pozzo che era crollato. Due giorni dopo si scoprirono le ultime 21 persone uccise nel rogo. La sepoltura pubblica si svolse nel cimitero di Trimbach. Sulla destra si scorgono le croci disadorne delle vittime che erano state precedentemente sepolte.

I lavori di costruzione furono ripresi il 18.6.1857; il traforo avvenne il 31.10.1857 e il 1.5.1858 venne inaugurata la linea ferroviaria Basilea-Olten.

Tunnel di base dell'Hausenstein

La costruzione della galleria di base dura dal 1912 al 1916. A Trimbach viene edificato il villaggio che ospita gli operai delle gallerie e le loro famiglie. La convivenza dei nuovi arrivati con la popolazione locale è caratterizzata da momenti di tensione ma anche di avvicinamento.

Pagina illustrata del "Petit Journal" del 12 novembre 1911.
I soldati italiani conquistano la città di Tripoli in Libia. Il villaggio di lavoro "Tripoli" a Trimbach prende il nome da questo evento.

Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

Da Einsiedeln a Rapperswil

Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...