C'é un momento nella storia dove una ditta, un gruppo di persone, una Nazione é sulla cresta dell'onda perché ha portato qualcosa di innovativo e beneficia dei vantaggi da esso generato. Questo almeno finché quando anche gli altri si porteranno al passo, copiando spudoratamente, per poter di nuovo tornare in careggiata e competere.
Quindi prendiamo che il gruppo sulla cresta dell'onda siano i Confederati , prendiamo la seconda metà del XV° secolo e prendiamo che l'innovazione sia riguardante l'arte della guerra. Nulla di eclatante a ben pensarci, un bastone di 5-6 metri in legno munito da una punta in metallo: la picca
Picchieri svizzeri rappresentati nella maquette della battaglia di Morat al museo nazionale di Zurigo
Note introduttive
La fanteria Europea, nel Medioevo, svolgeva un'azione prevalentemente difensiva e lasciava alla cavalleria pesante, con la "carica", l'intervento risolutore. Quando l'azione della fanteria da difensiva diviene offensiva, grazie all'uso delle picche, la cavalleria pesante perse il predominio sui campi di battaglia e si assiste alla trasformazione dell'arte della guerra.
La picca fu introdotta in combattimento nel corso del Basso Medioevo da parte di forze scarsamente addestrate formate da miliziani, come i fiamminghi e gli scozzesi, e in mano a tali forze dimostrò la propria efficacia nel respingere la potente e addestrata cavalleria feudale.
In Italia, fin dai primi decenni del XIII secolo, la picca cominciò a diffondersi all'interno degli eserciti comunali, tanto da divenire tra fine del XIII secolo ed i primi decenni del XIV una delle principali armi delle fanterie italiane. Tuttavia, intorno alla metà XIV secolo, il suo impiegò risultò più raro, anche se, forse per influenza delle nascenti fanterie svizzere, verso la fine del secolo e soprattutto nello stato
Visconteo, l'uso della lancia lunga riprese vigore.
Proprio nel XV secolo le tattiche di fanteria furono completamente rinnovate dall'impiego massiccio della picca da parte delle forze elvetiche; nel corso delle guerre condotte dagli svizzeri per la propria indipendenza era emersa la scarsa efficacia di armi in asta più corte, come l'alabarda, nel respingere la cavalleria, fu adottata quindi l'introduzione della picca come arma principale della fanteria, utilizzata prima in maniera difensiva, poi, in seguito all'adozione di tattiche più perfezionate, anche in funzione offensiva; a questo scopo l'arma veniva tenuta orizzontalmente a livello del petto, impugnandola a metà della propria lunghezza (tale tecnica di maneggio venne detta schweizer Stoss).
A supporto delle picche, vennero introdotte formazioni di schioppettieri poste ai fianchi, con il compito di coprire le formazioni principali di picchieri e supportarle con un tiro di disturbo e preparazione, a ulteriore supporto vi erano anche gruppi di alabardieri con funzione di ulteriore protezione dei fianchi.
Il ruolo della picca nelle fanterie svizzere
Le battaglie di Grandson, Morat e Nancy (ultimo quarto del XV secolo) fecero affermare le fanterie svizzere e le pose all'attenzione dei reggenti degli eserciti di tutta l'Europa; hanno assalito e sconfitto un'armata, quella di Carlo il Temerario duca di Borgogna, completa di tutte le specialità: fanteria, artiglieria e cavalleria. La crescente popolarità degli svizzeri e del loro stile di combattimento portarono ad una forte richiesta da parte delle potenze europee di mercenari, con il risultato che le tecniche svizzere si diffusero presto in tutta Europa. Inoltre, come tentativo di creare un'alternativa alle forze svizzere, si formarono nell'Impero corpi di lanzichenecchi, che utilizzavano tattiche analoghe a quelle svizzere e che ben presto segnarono con la loro presenza i campi di battaglia (i lanzichenecchi impiegavano una diversa tecnica di maneggio rispetto agli svizzeri, detta deutschen Stoss, in cui l'asta era tenuta nel terzo finale).Hans Funk Vetrata 1532 ca. Battaglia dell’ Ariotta 1513.
Lato sinistro picchieri svizzeri contro i colleghi Lanzichenecchi
Nessun Condottiero esperto di res bellica avrebbe intrapreso una guerra senza la “secureza de aver quei quadrati de svizzeri o lanzichenechi che vengono tanto buoni nei casi de bisogno”. Il valore delle formazioni specializzate di picchieri divenne in breve tempo leggendario; molti sono i casi in cui questi reparti venivano assoldati dai Capitani al solo scopo di essere esibiti sul campo di battaglia, nella certezza di galvanizzare le proprie truppe e intimidire gli avversari.
Ne abbiamo una dimostrazione durante l’assedio di Milano del luglio 1526, dove il Duca della Rovere rifiuta di procedere con l’assalto, in quanto ancora sfornito dei 10.000 Svizzeri che aveva mandato ad assoldare:
El duca (di Urbino) se confida assai ne’ Svizzeri, persuadendosi che i’nostri senza questa spalla non stiano per stare saldi… con Loro (gli Svizzeri) si potrà essere certi se si doverà venire alle Piche per la paura che fanno a li inimici.
Dobbiamo tenere in considerazione che il successo dei Quadrati di fanteria non era esclusivamente dovuto alla forza dei Picchieri, ma anche a tutte quelle truppe specializzate di supporto che li accompagnavano. Erano questi gli “assi nella manica” durante le battaglie: gli Alabardieri, i Rotellieri e i temuti soldati armati di spadoni a due mani, che avevano l’arduo compito di creare scompiglio fra gli avversari, aprendo varchi nelle formazioni nemiche grazie al sapiente brandeggio delle proprie lame.
Non sempre tuttavia la picca permetteva di sconfiggere gli avversari, e venne presto alla luce la vulnerabilità delle formazioni di picchieri alle armi da lancio (frecce, dardi di balestra e lanciotti) e all'artiglieria, nonché la vulnerabilità dei loro fianchi.
Incisione tedesca raffigurante una battaglia rinascimentale
La difficoltà del maneggio dipendeva dalla lunghezza della picca e più arduo diventava il maneggiarla più il suo utilizzo era riservato in esclusiva ai professionisti specializzati e molto addestrati. "Il maneggio della picca era difficile ed esigeva un lungo apprendistato e la marcia a passo cadenzato... Tra i 16 e i 18 anni si apprendeva il maneggio della picca e la disciplina della formazione: scuola rude dove i più deboli venivano eliminati. Veniva curato anche l'addestramento per resistere a lungo nella corsa e per agire nel corpo a corpo contro i cavalieri. In questo intervento gli addestrati scivolavano in mezzo ai cavalli galoppanti dei nemici, afferravano parando i colpi, le briglie dei cavalieri e li tiravano giù dalla sella".
Onore e famiglia
Il maneggio della Picca era un segreto custodito gelosamente in famiglia; basti pensare agli svizzeri che combattevano fianco a fianco con fratelli, cugini e zii, e insieme a concittadini provenienti dalle stesse città o villaggi; questo sodalizio tra conterranei e consanguinei, ovviamente, cementava un fortissimo spirito di corpo oltre a profonde sinergie nel combattimento in formazione. Si formavano in questo modo interi battaglioni, composti da genti dure, avvezze ai rigori della vita militare, professionisti che avevano fatto della Guerra il loro Mestiere.
Con la picca lunga si potevano portare esclusivamente colpi di stocco e cioè di punta, quindi era fondamentale il mantenimento della formazione e la bravura nel brandeggio dell'arma. Le fanterie svizzere si autogovernavano con un ferreo codice d'onore. "Chi abbandonava il reparto durante il combattimento, fuggiva o dava segni di paura, veniva ucciso sul posto dai suoi camerati. La famiglia di un vile o di un disertore dichiarato infame e spergiuro perdeva onore e diritti civili per tre generazioni e la sua casa veniva rasa al suolo"
Le manovre
All'inizio del 500 una unità di picchieri quando si schierava in battaglia assumeva la forma del quadrato.
Così un corpo di 5.000 fanti con 86 file o colonne (un uomo dietro l'altro occupanti m. 1,5) su 58 righe (un uomo a fianco all'altro occupanti m.1) formava un quadrato di circa m. 86×86. Gli Svizzeri, privi di cavalleria, manovravano con la loro fanteria ripartita in tre unità distinte a composizione numerica differente, ognuna di queste unità poteva manovrare sul campo di battaglia in modo indipendente, adottando una tattica eminentemente offensiva. Le unità attaccavano avanzando in modo serrato e compatto con grande velocità così da sorprendere l'avversario impreparato. In genere mentre due unità attaccavano frontalmente, una terza attuava una mossa aggirante per raggiungere il fianco o il retro
dello schieramento avversario.
Così un corpo di 5.000 fanti con 86 file o colonne (un uomo dietro l'altro occupanti m. 1,5) su 58 righe (un uomo a fianco all'altro occupanti m.1) formava un quadrato di circa m. 86×86. Gli Svizzeri, privi di cavalleria, manovravano con la loro fanteria ripartita in tre unità distinte a composizione numerica differente, ognuna di queste unità poteva manovrare sul campo di battaglia in modo indipendente, adottando una tattica eminentemente offensiva. Le unità attaccavano avanzando in modo serrato e compatto con grande velocità così da sorprendere l'avversario impreparato. In genere mentre due unità attaccavano frontalmente, una terza attuava una mossa aggirante per raggiungere il fianco o il retro
dello schieramento avversario.
La manovra delle tre unità era favorita dal loro modo di schierarsi. La prima (Vorhut - Avanguardia) era spostata in avanti lateralmente rispetto all'unità centrale più numerosa (Gewalthaufen - unità principale). La terza unità (Nachut - Retroguardia) era spostata indietro, lateralmente, rispetto alla seconda (Gewalthaufen) e dalla parte opposta della prima (Vorthut).
La picca utilizzata dagli Svizzeri fin verso la fine del XV secolo era lunga circa 3 metri; successivamente si allungò fino a superare i cinque metri. Lo Scheider cita un esempio di picca lunga 5,6 metri e il Forrer quello di picche lunghe 6 metri.
Le punte delle picche che sporgevano dal fronte della formazione costituivano un ostacolo impervio per una carica della cavalleria e comportavano un impatto travolgente nell'assalto contro gli schieramenti di fanteria nemica. Il numero di queste punte sporgenti era tanto più grande quanto maggiore era la lunghezza della picca.
Biagio de Monluc, condottiero e cronista Francese, ci offre una descrizione piuttosto chiara sul modo di impugnare la Picca durante la battaglia di Ceresole del 1544. Il Monluc, al comando della fanteria Guascona che stava per scontrarsi coi lanzichenecchi, così gridò ai suoi uomini: “Compagni miei, può darsi che non ci siano qui uomini di guerra che si siano trovati in battaglia. Se noi prendiamo la picca verso la fine e combattiamo con tutta la sua lunghezza, siamo sconfitti! poiché gli Alemanni sono più abili di noi in questa pratica. Ma bisogna impugnare la picca a metà come fanno gli svizzeri, e abbassare la punta per infilzare e passare avanti e voi verrete a sorprendere i nemici”.
Dal dizionario di storia svizzero
Tattica difensiva all'origine della fama militare dei Conf. (Condotta di guerra). Nel XIV-XVI sec. i Confederati si servivano del quadrato svizzero per difendere la propria fanteria dagli attacchi della cavalleria. Le truppe venivano serrate a forma di quadrato e le linee esterne, equipaggiate di picche e di corazze pettorali, circondavano il nucleo composto da uomini armati di alabarde. Con le picche abbassate e solidamente impiantate nel terreno il quadrato svizzero formava una specie di riccio, in grado di fermare gli attacchi della cavalleria e di assorbire l'urto della fanteria nemica. In un momento successivo il quadrato svizzero si apriva e il nemico veniva annientato dall'offensiva degli alabardieri. Malgrado l'introduzione delle armi da fuoco portatili nel quadrato svizzero, l'affermazione dell'artiglieria ne sancì la scomparsa dai campi di battaglia.
Picchieri svizzeri a Morat, museo di stroria e d'arte di Ginevra
Studio di Hodler per il dipinto commissionato dal museo nazionale di Zurigo. Hodler non riuscì a terminarlo in quanto soppraggiunse la morte
Dalle note a calce del "principe" di Machiavelli
Nell'Europa del primo Cinquecento gli svizzeri non rimandavano soltanto a un popolo, ma a una particolare modalità di combattimento. Sprovvisti (anzitutto per questioni di costi) di una cavalleria pesante che li mettesse in condizione di competere alla pari con quella dei loro due principali nemici, la Borgogna e l'Impero, nella seconda meta del Quattrocento gli svizzeri cominciarono ad affrontare i nemici in battaglia con grandi masse di fanti armati di picche (un'evoluzione dell'alabarda).All'inizio le picche avevano una funzione eminentemente difensiva, perché, sfruttando la lunghezza dell'arma (tra i cinque e i sei metri), erano in grado di formare un vero e proprio «muro di ferro» (come dirà Machiavelli nell'Arte della guerra) contro il quale i cavalli esitavano a lanciarsi; e in effetti i loro primi grandi successi dipesero da questa eccezionale capacità di resistere agli assalti della cavalleria pesante.
Ben presto però gli svizzeri impararono a utilizzare i loro quadrati di fanti pure in attacco, e la capacità di passare molto rapidamente dalla difensiva all'offensiva diede alle loro truppe fama di imbattibilità, soprattutto dopo che ebbero ripetutamente sconfitto il duca di Borgogna Carlo il Temerario (a Grandson e a Morat nel 1476, e definitivamente a Nancy nel 1477). Schierati in battaglia con una densità e una profondità sino ad allora mai viste (anche sessanta file invece del le quattro-otto degli eserciti medievali), i quadrati svizzeri potevano far pensare a un'antica falange macedone (il paragone sarà suggerito da Machiavelli nell'Arte della guerra).
Marignano 1515, di Urs Graf (che fu presente con l'esercito Confederato.
Diverse picche tra i due blocchi in secondo piano. In primo piano una picca che sembra indicare verso gli uomini impiccati agli alberi
Decisive risultavano allora la coesione e la capacità di cambiare rapidamente formazione, vale a dire il grado di addestramento dei soldati, i quali, sprovvisti di scudo e di un'arma per battersi individualmente, diventavano vulnerabilissimi se veniva meno l'unità.
Picche protagoniste in questa sala del museo nazionale svizzero di Zurigo
La densità delle file era essenziale perché i soldati non impegnati in prima linea cooperavano alla manovra spingendo anch'essi le picche dei compagni (i disarmati erano chiamati «picche secche» per distinguerli dalle «picche armate»). Il rischio maggiore poteva venire allora dall'artiglieria, che a una massa tanto compatta di uomini era in grado di incutere perdite ingentissime; anche per questo, una volta iniziata la battaglia, diventava essenziale muovere rapidamente contro il bersaglio. I successi contro Carlo di Borgogna e l'imperatore Massimiliano I resero presto popolari le nuove tattiche in tutto il continente. La Svizzera divenne così rapidamente il laboratorio militare d'Europa. In seguito alla spedizione di Carlo VII (che aveva portato con sé i mercenari svizzeri), le prime aree della penisola a fare proprio il nuovo ordine di combattimento furono le province dell'Appennino tosco-romagnolo, che vantavano una lunga tradizione di fanterie scelte.
La battaglia di Ravenna da "Il principe" di Macchiavelli
Giacché gli spagnoli non sanno reggere l'assalto degli uomini a cavallo, e gli svizzeri finiscono con l'avere paura dei fanti quando li trovino determinati a combattere come loro; per cui si è visto per esperienza, e si vedrà, che gli spagnoli non sanno reggere una cavalleria francese, e gli svizzeri sono sbaragliati da una fanteria spagnola. E per quanto di questo ultimo caso non se ne sia veduta completa esperienza, tuttavia se ne è avuto un saggio nella battaglia di Ravenna, quando le fanterie spagnole si scontrarono con le schiere tedesche, che seguono lo stesso ordinamento degli svizzeri: in quel caso gli spagnoli, con l'agilità del corpo e con l'aiuto dei loro piccoli scudi, erano arrivati sotto di loro infilandosi tra le picche, e stavano al riparo ad annientarli, senza che i tedeschi potessero trovare scampo; e se non fosse intervenuta la cavalleria ad aiutarli, li avrebbero uccisi tuttiE’curioso anche scoprire le procedure per la realizzazione di un’asta lunga 4/6 metri, perfettamente dritta e di adeguata robustezza.
La fonte che riporta questo particolare è una stampa Tedesca di inizio XVI° sec. dov’è mostrato un artigiano che, tramite un attrezzo particolare, raddrizza dei lunghi arbusti destinati alla produzione di aste per picche; questa lavorazione somiglia moltissimo a quella utilizzata fino a pochi anni fa per la produzione dei legni per gli attrezzi agricoli nelle comunità di campagna:
Stampa proveniente dalle cronache Svizzere di Johan Stumpf del 1586 -il costruttore di picche- fonte trovata da HROARR di R. Norling
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