Machiavellico, quante volte questo aggettivo lo abbiamo letto? E a cosa lo associamo, come lo spiegheremmo a qualcuno che non conosce il significato? Cosa rappresenta per noi questo aggettivo?
Personalmente l'ho associato sempre a qualcosa di diabolico, a delle scelte subdole, estreme pur di raggiungere il proprio scopo. Tutto questo basandomi esclusivamente sulla maniera in cui l'aggettivo / il personaggio veniva evocato nei libri di testo da me consultati.
Tutto questo ha fatto crescere in me la voglia di carpire tutti i segreti, i consigli, i “trucchetti” come se fossero quelli della nonna scritti sul taccuino per togliere le macchie di vino dalla camicia della festa. Ma con Macchiavelli é molto di più mi aspetto una guida su come gestire la vita e i rapporti con gli altri, certo targata XVI secolo, ma come altre cose nella storia ancora più vecchie, che possono essere applicate ancora al giorno d’oggi.
Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, 1894
Date importanti nella vita di Macchiavelli e alcuni avvenimenti collaterali
14691471
1476
Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano e grande alleato dei Medici, è ucciso in una congiura; gli succede il figlio Gian Galeazzo, ma il governo della città passa in realtà nelle mani di suo zio Ludovico, detto il Moro.
1478
Congiura dei Pazzi contro i Medici, in cui rimane ucciso Giuliano de Medici, fratello di Lorenzo e padre del futuro Clemente VII.
1492
Muore Lorenzo de Medici, Rodrigo Borgia diventa papa col nome di Alessandro VI
Cristoforo Colombo raggiunge l'America
1494
Predicazione di Girolamo Savonarola a Firenze
Scomunica di Savonarola.
1498
Morte di Carlo VII, processo e rogo di Savonarola
1499
Firenze elimina a tradimento il comandante delle truppe mercenarie impegnate nell'assedio di Pisa, Paolo Vitelli, perché ritenuto infedele
1500
Matrimonio di Machiavelli.
1502
1506
Va a stampa il Decennale di Machiavelli
1509
Battaglia di Agnadello e sconfitta dei veneziani, Firenze riconquista Pisa anche grazie alla milizia machiavelliana;
1511
Lega Santa contro la Francia promossa da Giulio II (con Venezia, Spagna, Impero, Inghilterra e gli svizzeri); concilio di Pisa contro Giulio Il e scomunica di Firenze, alleata della Francia contro il pontefice.
1512
Vittoria francese a Ravenna contro gli spagnoli, ma la morte in battaglia del generale Gaston de Foix e l'intervento degli svizzeri costringono i francesi ad abbandonare la Lombardia; Massimiliano Sforza (figlio del Moro) è duca di Milano sotto la protezione degli svizzeri; licenziamento di Machiavelli dalla cancelleria e sostanziale smantellamento della milizia; Selim i è il nuovo imperatore ottomano.
1513
1515
Discesa in Italia del nuovo re di Francia, Francesco 1, che anche grazie ai veneziani vince a Marignano contro gli svizzeri (sostenuti anche dal papa) e recupera Milano;
1516
Prime attestazione di una circolazione manoscritta del Principe
1517
Martin Lutero affigge a Wittenberg le sue Novantacinque tesi.
1520
Machiavelli compone il Discursus Florentinarum rerum (su richiesta del cardinale Giulio di Giuliano de' Medici) e la Vita di Castruccio Castracani
1521
L'Arte della guerra va a stampa da Giunti; scomunica di Lutero; morte di Leone X.
1522
È eletto papa Adriano vI; i francesi sono nuovamente sconfitti dagli spagnoli nella battaglia della Bicocca e definitivamente espulsi da Milano;
1526-27
Machiavelli è al campo della Lega di Cognac presso Francesco Guicciardini, luogotenente generale delle truppe fiorentine e pontificie.1527
Sacco di Roma a opera dei Lanzichenecchi di Carlo V e nuova cacciata dei Medici da Firenze; fallimentare tentativo di riavere il proprio posto di cancelliere e Morte di Machiavelli.
1532
Prima edizione del Principe, delle Istorie fiorentine,
1559
Le opere di Machiavelli sono inserite nel primo Indice dei libri proibiti.
1573
Giuliano de' Ricci, nipote di Machiavelli per parte di madre, riceve l'incarico di approntare un'edizione "purgata" delle opere del nonno, che non vedrà mai la luce; con l'occasione Giuliano copia però molte delle opere inedite dell'avo, preservandole per i posteri
1787
Innocenzo Spinazzi scolpisce il monumento funebre a Machiavelli in Santa Croce.
Punti cardine: la virtù
Per Machiavelli la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione. La storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Machiavelli si basa su una concezione ciclica della storia: "Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi". Ma ciò che allontana Machiavelli da una visione deterministica della storia è l'importanza che egli attribuisce alla virtù, ovvero alla capacità dell'uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato nonché servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale.Punti cardine: amati o temuti?
Introduzione
Riporto qui alcuni passaggi significativi annotando i punti basilari con delle lettere. Quelli presi 1:1 da "il principe" saranno riportati con delle cifre.
A) È meglio la parsimonia della munificenza
B) Le punizioni severe ottengono risultati migliori della clemenza
C) Un principe deve essere temuto piuttosto che amato
D) Nello scontro tra stati ai politici è lecito non mantenere la parola data e ingannare i propri avversari
E) Chi governa deve preoccuparsi di simulare le virtù che gli mancano senza necessariamente farle proprie
F) Come scriverà a tutt'altro proposito lo stesso Machiavelli in una lettera a Guicciardini: «io credo che questo sarebbe il vero modo di andare in Paradiso: imparare la via dello Inferno per fuggirla»
G) Necessitas excusat: la necessità é una scusante
Il principe
1. Se conquisti uno stato vai ad abitarci, in caso di ribellione sei subito pronto ad intervenire, se abiti lontano ora che arrivano le notizie il problema si é troppo espanso2. Se non ci abiti non mandare un esercito armato, tutti i soldi delle entrate di quello stato servono a mantenere l’esercito. Costruisci piuttosto delle colonie.
3. Nella popolazione conquistata equilibra gli abitanti, togli ai potenti, dai ai poveri. Se un potente giunto da fuori si insedia tutti i poveri saranno dalla sua parte e col tempo potrebbe diventare minaccioso.
4. E si deve considerare come non c'è cosa più difficile da trattare, né più dubbia da realizzare, né più pericolosa da manovrare, che adoperarsi per introdurre nuovi ordinamenti. Chi li introduce ha infatti per nemici tutti coloro che dai vecchi ordinamenti traggono vantaggio, e per tiepidi difensori tutti quelli che dagli ordinamenti nuovi trarrebbero vantaggio; tiepidezza che nasce in parte dalla paura degli avversari, che hanno la legge dal canto loro, e in parte dalla incredulità degli uomini, i quali non credono davvero alle cose nuove, se prima non ne hanno avuta una dimostrazione concreta.
5. La natura dei popoli è mutevole, ed è facile convincerli di una cosa, ma è difficile farli persistere in quel convincimento; e perciò conviene essere organizzati in modo che, quando non credono più, si possa far loro credere con la forza.
6. Gli stati che si formano all'improvviso, come tutte le altre cose della natura che nascono e crescono velocemente, non possono avere radici e aderenze tali da far sì che la prima avversità non le spazzi via
Oltre a virtù e fortuna
7. Altri metodi oltre a virtù e fortuna: fare piazza pulita in un solo colpo dei potenziali antagonisti politici8. Si deve osservare che, nel conquistare uno stato, il suo occupante deve prendere in considerazione tutte quelle offese che è necessario fare, e farle tutte in una volta, per non doverle ripetere tutti i giorni, e potere così - non rinnovandole - tranquillizzare i propri sudditi e conquistarseli attraverso i benefici loro offerti. Chi fa altrimenti, o per timidezza o per cattivo consiglio, è sempre costretto a tenere il coltello in mano, e non può mai fare affidamento sui propri sudditi, mentre questi ultimi non possono fidarsi di lui a causa delle sue recenti e ripetute ingiurie. Insomma, le ingiurie si debbono compiere tutte insieme, in modo che, assaporate di meno, possano fare meno male.
11. Un principe non può fondarsi su quello che vede nei tempi quieti, quando i cittadini hanno bisogno del suo stato: perché in quel momento ognuno accorre, ognuno pro mette e ciascuno dichiara di voler morire per lui, quando la morte è lontana; ma in tempi avversi, quando il suo stato ha bisogno dei cittadini, allora ci sarà penuria di gente di cui potersi fidare.
Mercenari
Curiosità storica #1: Pigliare l’Italia col gesso
Carlo VIII era calato in Italia con un esercito di dimensioni inaudite per il suo tempo: circa 20 000 uomini. Anche per questo all'inizio gli italiani cedettero quasi senza combattere. L'espressione «pigliare la Italia col gesso» allude al fatto che l'unica fatica che i francesi avevano dovuto fare durante la loro rapida discesa verso Napoli era stata quella di segnare con il gesso le porte delle case prescelte per dare alloggio al contingente militare; prima che venisse resa famosa dal Principe12. Un principe saggio ha sempre evitato queste armi (mercenarie) e si è rivolto alle sue proprie: e ha preferito perdere con i suoi piuttosto che vincere con gli altri, considerando una falsa vittoria quella che fosse ottenuta con le armi altrui.
13. Voglio anche richiamare alla memoria un' allegoria tratta dal Vecchio Testamento, che si adatta bene a questo proposito. Quando Davide si offrì con Saul di andare a combattere contro lo sfidante filisteo Golia, Saul per fargli coraggio gli offrì le sue armi; ma non appena Davide le ebbe indosso le rifiutò, dicendo che con quelle non avrebbe potuto farsi valere, e che invece preferiva affrontare il nemico con la sua fionda e con il suo coltello. Alla fin fine, le armi degli altri o ti cadono di dosso, o ti pesano, o ti stanno troppo strette.
A proposito della caccia
14. Nonostante l'approvazione di Cicerone nel medioevo la caccia aveva goduto di uno statuto ambiguo. Da un lato essa era apprezzata come prerogativa dell'uomo libero, svago nobiliare e manifestazione delle migliori virtù aristocratiche; dall'altro era associata alla selva, come luogo dello sviamento e del peccato, e veniva condannata dalla Chiesa in quanto passatempo crudele e ozioso. Per molti, naturalmente, l'attività venatoria era soprattutto l'occasione per sfoggiare la propria ricchezza, stringere amicizie, dare prova di ospitalità: un elemento di distinzione, insomma; non è strano, da questo punto di vista, che Giuniano Maio indichi proprio la caccia come una delle principali fonti della magnificentia principesca assieme all'andare a cavallo. Il giudizio tendenzialmente favorevole degli umanisti si era fondato però soprattutto su altre ragioni, con l'argomento, desunto da Senofonte, che «essa è l'occupazione più appropriata tra quelle che preparano alla guerra» perché «abitua a levarsi di buon mattino, a tollerare il freddo e il caldo, prepara alla marcia e alla corsa e richiede che si lancino frecce e giavellotti contro le fiere»Consigli spassionati
15. Giacché un uomo che voglia fare in ogni occasione professione di bontà, è destinato a soccombere, in mezzo a tanti che buoni non sono.Perciò, se un principe vuole durare, è necessario che impari a non essere buono, per poi servirsi o meno di questa possibilità, a seconda della necessità.
16. L'espressione machiavelliana traduce il latino secundum necessitatem, una formula spesso adoperata dai giuristi e, sulla scia di Aristotele, dai medici e dai filosofi. Il passo ricorda una massima di Plauto: «È un uomo di nessun valore,/ se non sa fare il bene come il male./ Sia cattivo con i cattivi,/ svaligi i ladri, rubi quanto può» (vedi anche G in precedenza)
Pietoso o crudele?
17. Venendo poi alle altre qualità sopra citate, dico che ogni principe deve desiderare di essere considerato pietoso e non crudele'; nondimeno, deve stare attento a non usare male questa pietà.18. Cesare Borgia era ritenuto crudele: ciononostante quella sua crudeltà aveva riassestato la Romagna, l'aveva unita, l'aveva ricondotta alla pace e alla fedeltà. E se si considera bene tutto ciò, si vedrà che egli fu molto più pietoso del popolo fiorentino, che per sfuggire alla fama di essere crudele lasciò che Pistoia fosse devastata'. Perciò un principe non si deve preoccupare della fama di essere crudele se la acquisisce per mantenere i suoi sudditi uniti e fedeli, giacché con pochissimi gesti esemplari sarà alla fine più pietoso di quelli che per troppa pietà lasciano che si sviluppino disordini da cui derivano uccisioni o rapine
19. Il principe nuovo deve essere cauto nel credere e nell'agire, né deve farsi impaurire, ma procedere in equilibrio tra saggezza e umanità, in modo che l'eccesso di confidenza non lo renda incauto, e l'eccesso di diffidenza non lo renda intollerabile.
20. Meglio essere amati che temuti', o il contrario? La risposta è che la cosa migliore sarebbe essere l'uno e l'altro; ma siccome è difficile tenere le due cose insieme, è molto più sicuro essere temuto che amato, quando si deve rinunciare a una delle due cose. Perché degli uomini si può dire questo, in generale: che essi sono ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori', che fuggono davanti al pericolo e sono avidi di guadagno; e nel momento in cui fai loro del bene sono tutti dalla tua parte; e ti offrono il sangue, la roba, la vita, i propri figli - come ho già detto - quando il bisogno è lontano; ma quando esso ti si avvicina, si rivoltano, e quel principe che si è basato esclusivamente sulle loro promesse, non avendo preparato nessun'altra difesa, soccombe. Perché le amicizie che si acquistano in cambio di qualcosa, e non per grandezza e nobiltà d'animo si pagano ma non si possiedono, e alla scadenza non si possono spendere; e gli uomini hanno meno remore a colpire uno che si faccia amare che uno che si faccia temere; perché l'amore è reso saldo da un vincolo di riconoscenza che, essendo gli uomini malvagi, può essere spezzato da una qualsiasi occasione di personale utilità"; mentre il timore è reso saldo dalla paura di essere punito, la quale non ti abbandona mai.
21. Ciononostante, il principe deve farsi temere in un modo che, se non conquista l'amore, sappia almeno fuggire l'odio: perché l'essere temuto e il non essere odiato possono essere due cose perfettamente compatibili.
23. Scipione uomo di rarissime qualità, non solo in rapporto ai suoi tempi ma a tutte le gesta di cui si ha memoria. I suoi eserciti in Spagna si ribellarono, il che derivò proprio dalla sua eccessiva pietà, che lo aveva spinto a concedere ai suoi soldati una libertà maggiore di quanto non convenisse alla disciplina militare: tanto che in senato Fabio Massimo lo rimproverò per questo, e lo accusò di essere un corruttore dell'esercito romano.
Mantenete la parola data?
24. Un signore che sia saggio non può né deve mantenere la parola data quando tale rispetto della parola data gli risulti dannoso, e quando si siano esaurite le ragioni che gliela avevano fatta promettere.Secondo Guicciardini, era «comune proverbio» «che '1 papa non faceva mai quello che diceva e il Valentino non diceva mai quello che faceva» (Storia d'Italia VI.2).
25. Gli uomini, in genere, giudicano più con gli occhi che con le mani, perché tutti sono capaci di vedere, pochi di percepire; tutti vedono quello che tu sembri, pochi percepiscono quello che tu sei, e quei pochi non osano opporsi all'opinione dei molti
Evitare il disprezzo e l’odio
26. Colui che costituì l'ordinamento del regno, conoscendo l'ambizione dei potenti e la loro arroganza, e giudicando necessario porre loro un freno in bocca per trattenerli, e conoscendo d'altra parte l'odio delle moltitudini verso i grandi, dovuto alla paura, e volendo altresì mettere questi ultimi in condizione di non nuocere, non volle affidare questo compito specificamente al re, ma volle togliergli la responsabilità che si sarebbe assunto coi grandi se avesse favorito il popolo e col popolo se avesse favorito i grandi. E perciò costituì un giudice terzo perché fosse lui, senza responsabilità del re a castigare i grandi e proteggere i piccoli, questo ordinamento non poteva essere migliore, né più saggio, ed è la causa più efficace della sicurezza del re e del regno. Dal che si può trarre un'altra cosa da notare che i principi devono far somministrare ad altri le cose spiacevoli, mentre quelle che suscitano gratitudine le devono fare da sé. E di nuovo concludo che un principe deve avere considerazione per i grandi ma non deve farsi odiare dal popolo.Alcuni esempi
27. Alessandro, la cui bontà fu tanta che tra le altre lodi che gli vengono tributate c'è questa, che nei quattordici anni in cui tenne l'impero non fu messo a morte nessuno senza processo; ciononostante, essendo ritenuto effeminato e persona che si lasciava governare dalla madre, ed essendo perciò caduto in disprezzo, l'esercito cospirò contro di lui e lo ammazzò.28. Antonino fu anch'egli uomo che aveva doti eccellentissime e che lo rendevano ammirevole al cospetto dei popoli e gradito ai soldati: (….) , spregiatore di ogni cibo raffinato e di ogni altra mollezza; il che lo faceva amare da tutti gli eserciti.
29. Commodo, che aveva grande facilità a tenere l'impero per averlo ereditato di diritto, essendo figlio di Marco: gli sarebbe bastato soltanto seguire le orme del padre, e sarebbe risultato gradito ai soldati e ai popoli. Ma essendo di animo crudele e bestiale, per poter praticare la sua rapacità nei confronti dei popoli si volse a blandire gli eserciti, consentendo loro ogni soperchieria: dall'altro lato, aveva poco a cuore la sua dignità, scendeva spesso nelle arene a combattere coi gladiatori, e faceva altre cose volgarissime e poco degne della maestà imperiale. Così facendo divenne spregevole al cospetto dei soldati. Ed essendo odiato da una parte e disprezzato dall'altra, fu oggetto di una cospirazione e venne ucciso.
30. Massimino fu uomo bellicosissimo, e per questo gli eserciti, infastiditi dall'effeminatezza di Alessandro - di cui sopra ho raccontato -, una volta ucciso quello, lo elessero all'impero; vi rimase a capo, però, per breve tempo perché due cose lo resero odioso e spregevole. La prima, l'essere di origini molto umili, avendo fatto il guardiano di pecore in Tracia. cosa che era risaputa dappertutto, il che gli procurava un grande disprezzo da parte di chiunque.
31. Veneziani, mossi, come credo, dalle ragioni sopra descritte, alimentavano le fazioni guelfe e ghibelline delle città loro suddite; e benché non consentissero che si arrivasse allo scontro armato, tuttavia alimentavano queste discordie, affinché i cittadini fossero occupati nelle loro dispute, e non si unissero contro di loro. tornò a loro vantaggio: perché, essendo stati sconfitti a Vailate, immediatamente una di quelle fazioni prese coraggio, e tolse loro tutto lo stato. Simili comportamenti sono dunque indizi di debolezza del principe, perché in un principato ben saldo mai si permetterebbero divisioni del genere: esse giovano solo in tempi di pace, consentendo per loro tramite di controllare più facilmente i sudditi; ma quando arriva la guerra, un indirizzo del genere mostra tutta la sua fallacia.
32. Alla casa sforzesca ha fatto e farà più danno il castello di Milano, edificato da Francesco Sforza, che qualunque altro disordine di quello stato
Perché la miglior fortezza che ci sia è il non essere odiato dal popolo; infatti, se anche tu hai le fortezze ma il popolo ti ha in odio, quelle non ti salvano: giacché non manca mai ai popoli, una volta che siano insorti in armi, qualche straniero che li appoggi.
Curiosità storiche #2: i marranos
Con il termine marranos si definivano gli ebrei convertiti al cattolicesimo e accusati di praticare ancora i vecchi riti in segreto. Qui Machiavelli si riferisce però all'espulsione dalla Spagna di circa 200000 ebrei, che non avevano rinnegato la propria fede, nel 1492; una parte consistente della comunità sefardita decise allora di trasferirsi proprio in Italia, principalmente a Genova, Livorno, Roma, Napoli, Ferrara e Venezia.Anche sulla comunità islamica cominciarono ben presto le pressioni, nonostante al momento della capitolazione di Granada Ferdinando si fosse impegnato a concedere ai mussulmani la piena libertà di culto e il libero accesso alle moschee e ai minareti, il rispetto del diritto e dei giudici coranici, la facoltà (per quanti lo avessero desiderato) di emigrare in Africa dopo aver venduto i propri beni, la liberazione di tutti i prigionieri di guerra e la promessa che non ci sarebbe stata nessuna sanzione per i rinnegati e nessuna imposizione di segni distintivi e marchi infamanti per le popolazioni di fede maomettana. Nel 1502 tutti i mussulmani che non accettarono di convertirsi al cattolicesimo (diventando moriscos)
furono obbligati a lasciare anche loro la Spagna. L'incarico di indagare sulla sincerità delle o aversioni de maranos e dei moriscos venne delegato al Inquisizione spagndo. che, controllata direttamente dal sovrano, divenne in breve un importante strumento di dominio della corona.
Sulla neutralità
Sui consigli
34. Dunque, un principe deve sempre chiedere consigli, ma quando vuole lui, non quando vogliono gli altri; anzi deve far passare a tuo la voglia di consigliarlo, se non è lui a chiedere: nello stesso tempo, però, deve essere prodigo di domande, e deve poi sapere ascoltare con pazienza la verità circa le cose richieste; anzi, se si accorge che qualcuno, per una qualche forma di rispetto, non gliela dice, se ne deve irritare. Molti ritengono che certi principi che danno di sé l'immagine di uomini accorti, siano considerati tali non per loro natura ma per i buoni consiglieri di cui si circondano: ma si sbagliano. Perché questa è una regola generale che non sbaglia mai: che un principe, se non è già saggio di suo, non può essere ben consigliato: a meno che non si affidi alle mani di un solo consigliere, che lo governi completamente, e che sia uomo particolarmente saggio. In questo caso, la cosa potrebbe anche succedere, ma durerebbe poco, perché quel consigliere in breve tempo gli toglierebbe lo stato. Ma, se si consiglia con più d'uno, un principe che non sia saggio non avrà mai35. Consigli concordi e non saprà mai raccordarli da se; ciascuno dei consiglieri penserà ai propri interessi, e lui non li saprà né correggere né discernere; né si possono trovare consiglieri che agiscano altrimenti, perché gli uomini ti si riveleranno sempre dannosi se non sono resi buoni da una qualche necessità. Se ne ricava che i buoni consigli da ovunque vengano, nascono sempre dall’accortezza del principe, e non l'accortezza del principe dai buoni consigli.
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