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Castello di Gruyère

Gruyère é un nome noto a livello internazionale, questo perché é legato al formaggio che porta lo stesso nome. In pochi però sanno che oltra ad essere una regione Gruyère é il nome di un pittoresco e antico villaggio con tanto di castello annesso. Insomma ce n'é abbastanza per fare un tour 

Origine del nome e dello stemma

Gru argentata su campo vermiglio. Il viandante che si ferma a Gruyères, sedotto da un paesaggio incomparabile, può rimanere sconcertato. Di gruyères ve ne sono a bizzeffe, sul cammino migratorio delle gru che, due volte all'anno, traversano l'Europa diagonalmente nei due sensi, dai paesi scandinavi all'Africa del nord. I circa trentamila volatili si spostano in un corridoio migratorio di una larghezza che varia dai due ai quattrocento chilometri. 

Una gruyère o gruerie sta a significare, nel linguaggio francese, una distesa alberata, sovente paludosa e selvaggia che fu amministrata da un gruier (re dei boschi), governatore di acque e foreste. In Borgogna si ritrova per la prima volta questo titolo in una citazione risalente al 1313. Vedremo in seguito la ragione per cui questo titolo, che venne rifiutato e disgiunto dalla similitudine grue-gruyère, fu invece accettato.

Copertina di un prospetto turistico pe la regione della Gruyère. 
Sullo sfondo il castello

Ben presto l'uccello divenuto simbolo di vigilanza, di longevità e di concessione dell'eternità, entrò a far parte delle decorazioni che abbelliscono le armature. Lo si ritrova così nel blasone della Haye, poi nelle Ardenne, in Borgogna, nella Svizzera romanica, in Savoia e persino in Provenza. La rappresentazione del simbolo si trova a volte rafforzata. Due gru di fronte a Granvillard (Gruyère);gru a due teste incoronate d'oro (marchesato di Vignon e Delfinato).

Dipinto sopra l'entrata principale del castello
Stemmi di Gruyères e delle famiglie  Bovy e Balland

L'emblema porta con sé il mistero (o l'insolito): nell'alta Savoia si trova un villaggio chiamato Gruyère, che contempla nel suo territorio località con i nomi di Prigny, Epagny, La Tour, Grand Villard... Esattamente come nella Gruyère elvetica. Troviamo poi un castello di Gruyère, in Maurienne, un altro nelle Ardenne..

Stemma presente anche come insegna nel villaggio, qui per un albergo a Gruyère

Il castello

La fortezza di Gruyères si addossa alla punta di uno sperone roccioso. Tutt'intorno, si riconosce il quadrato di un campo trincerato. Se, in mancanza di scavi, si è costretti a paragonare tra loro le antiche piantine, l'analisi del cemento e della malta ha provato che nessun incendio ha mai danneggiato il quadrilatero. 

Il castello completo Fonte fribourg.ch

Nel 1240, Rodolfo III di Gruyères, spaventato dalla minaccia che rappresentano le città tedesche, domanda protezione ad Amedeo di Savoia di cui diventa il vassallo.

Facciata est del castello

Per quasi cinque secoli, i conti governarono da Gruyères un importante territorio composto da castellanie su entrambe le sponde della Sarine, ma anche da signorie (Palézieux, Oron o Aubonne). Alcuni conti si distinsero anche sui campi di battaglia durante la Guerra dei Cento Anni o al fianco dei Confederati durante le Guerre di Borgogna. La dinastia si estinse con Michel che, afflitto da problemi finanziari, andò in bancarotta e nel 1554 si vide confiscare le proprietà dai suoi principali creditori, Berna e Friburgo.

Vista sul giardino e la ronda est, la foto é presa dalla terrazza della foto precedente e viceversa

Dopo il fallimento del conte Michel nel 1554, Berna e Friburgo si spartirono i territori dell'ex contea. Friburgo prese possesso dell'attuale Gruyère e insediò nel castello i suoi rappresentanti, i balivi. Questi erano responsabili dell'amministrazione della regione, dispensando giustizia, gestendo le finanze, amministrando le tenute e riscuotendo le tasse.

Cortile interno

Tra il 1554 e il 1798, più di cinquanta balivi delle grandi famiglie friburghesi si sono succeduti a Gruyères. Durante la loro amministrazione, le Eccellenze friburghesi continuarono a estendere gli alpeggi, a incrementare la produzione di formaggio e la sua esportazione sui mercati esteri. Le forme di formaggio Gruyère potevano essere trasportate su lunghe distanze e venivano caricate su barche che le portavano a Lione, in Francia.

Scudo di venere di Patrick James Woodroffe 1996

Dettaglio del secondo scudo "Le Cercle de la Guerre" di Patrick James Woodroffe, 1998

I balivi e i loro successori, i prefetti, occuparono la fortezza fino al 1848, quando a Bulle fu istituita la prefettura del nuovo distretto della Gruyère. Il castello, considerato un simbolo dell'ex baliato e troppo costoso da mantenere, fu quindi messo in vendita e acquistato da una famiglia di Ginevra.

Meridiane sul giro di ronda all'interno del castello

La sala dei cavalieri

La sala più spettacolare e intrinsa di storia.

Nel 1853, Daniele Bovy decide di regalare a Gruyères una sala dei cavalieri degna del suo passato. II Medio Evo è di moda, un Medio Evo totale in quanto poco conosciuto. La nostra ammirazione va più all'ideatore del mito che al pitto-re. All'epoca dei sovrani di Gruyère egli ritrova lo spirito del canto delle gesta. La storia del Contado è stata abbozzata.

Bovy la divide in tredici tavole. Se la scelta degli episodi appare arbitraria, è perché il pittore non illustra gli avvenimenti importanti della cronaca; egli ne testimonia la sua moralità. Garante della leggitimità, mostra meno gli "alti fatti» dei "benefici" del potere.

Scorcio sulla sala dei cavalieri

Addossato alla parete centrale si trova il grande camino che, nel Medio Evo, radunava tutti i componenti del nucleo fami-lare. Sul fondo una placca di ghisa rappresenta la gru.

Sulla cappa del camino i costruttori e difensori di Gruyères: scudo di Luigi Il e Claudia di Seyssel, sostenuto da due giganti che la leggenda chiamerà Claremboz e Braccio di Ferro. Intorno alla sala, cominciando da est, i dipinti nel seguente ordine:

436 : Come Messer Gruerio, carico d'un ricco bottino, cavalcando con i suoi compagni, si fermò in un paese piacevole e gradevole e lo chiamò Gruyère, perché avendo ucciso una gru ne aveva infilzato il corpo sul suo stendardo.

500 : Come il giovane conte di Gruyère, molto intraprendente ed ardito passò con fatica l'aspro e stretto paese della Tine e scoprì l'Alto Paese.

1104 : Come Messer Guglielmo, conte di Gruyère, concesse graziosamente il permesso di fondazione della rinomatissima abbazia di Rougemont.

1099 : Come i sovrani Ugo e Turino partirono in Terra Santa, accompagnati da cento uomini e come le donne e le fanciulle tentarono invano di trattenerli.

1100 (1349) : Come i nemici di Gruyères credettero di sorprendere la città senza difesa e come furono respinti e sconfitti dalle donne e molto spaventati, prendendo per diavoli le capre spinte contro di loro che portavano sulle corna fiaccole accese.

1227 : Come il castello di Rue fu assalito e conquistato da Messer Rodolfo

1227 : Come Messer Rodolfo trovò prigioniera nel castello di Rue una bella e nobile straniera, la confortò molto gentilmente e le diede una scorta per ritornare a casa sua.

1346 : Come Messer Pietro, conte di Gruyère, incontrò e sconfisse quelli di Berna in un luogo chiamato Laubeck-Stalden e come fu rattristato per la morte di Windschatz, banderese di Berna.

1349 : Come i valorosi uomini di Villars-sous-Mont, Ulrico e Claremboz, tennero a bada i Bernesi ed i Friburghesi alla gola di Sothaus, mentre il conte Pietro radunava gli uomini che in un primo tempo erano fuggiti e li conduceva al combattimento e sconfiggeva interamente i nemici.

1383 : Come il conte Rodolfo e le sue genti fossero assaliti dalle truppe del vescovo di Sion e di Milano e come il suddetto conte fece meraviglie presso il ponte sul Rodano a Visp per permettere ai suoi di ritirarsi in buon ordine.

1387 : Come Margherita di Grandson, Madama la Contessa, racconta durante un banchetto che ella stava piangendo in cappella e pregava la Vergine Maria di farle la grazia di un figlio maschio, e che un poverello che non la conosceva, credendola misera perché non indossava belle vesti, le avesse offerto pane e formaggio dicendole: "Povera donna, ciò che chiedete così ardentemente sarà esaudito"
E così fu.

1476 : Come Messer Luigi, conte di Gruyère, ed i suoi uomini, combatterono valorosamente per gli Svizzeri nella dura ed aspra battaglia di Morat, nella quale Messer Carlo, duca di Borgogna, fu sconfitto e messo in fuga. Quelli di Gruyères presero due stendardi ai Savoiardi, alleati del duca di Borgogna.

La mano mozzata

La mano mozzata del castello di Gruyères ha già fatto scorrere molto inchiostro. Questo pezzo di carne e ossa ha persino ispirato le leggende più selvagge. La sua origine e il suo significato hanno alimentato il dibattito tra gli storici.

Queste cinque dita, annerite dal bitume e seccate dal natron, accesero la fantasia degli abitanti della regione. Da queste fantasie è nata tutta una serie di storie. Secondo la versione più diffusa, gli abitanti della Gruyère riportarono questa mano dalla Terra Santa. Partecipando alla prima crociata del 1099, questi valorosi guerrieri la consideravano una sorta di reliquia o talismano. Per Raoul Blanchard, questa storia è stata probabilmente immaginata da zero. La famiglia Bovy, e successivamente la famiglia Balland, si ispirarono alle leggende del conte per crearne di nuove e progettare le stanze del castello.

Un altro mito è altrettanto sorprendente. Nel 1493, un anno dopo la morte del conte Luigi, il castello fu devastato da un terribile incendio. Tra le macerie fu trovata una mano bruciata. Questa fu consegnata alla contessa Claude de Seyssel, vedova di Luigi. La donna fece ricostruire il castello e conservò la mano come ricordo. Tuttavia, la credibilità di questa storia non regge alla prova dei fatti. Dopo le indagini archeologiche, non è stato possibile individuare alcuna traccia del disastro.

Un'altra leggenda affonda le sue radici nelle profondità epiche della storia friburghese. Nella primavera del 1476, poco prima della battaglia di Morat, 500 cavalieri borgognoni e savoiardi devastarono la valle della Sarine. Questo avvenne poco prima della battaglia di Murten, che gli svizzeri combatterono contro Carlo il Temerario. Il conte Luigi e i suoi montanari dispersero i saccheggiatori. Sul campo di battaglia fu trovata una mano mozzata che fu riportata al castello in ricordo di questa gloriosa impresa d'armi.

Altre storie si riferiscono direttamente all'oscurantismo che il Medioevo ha portato a lungo nel nostro inconscio collettivo. Si dice che la mano non sia altro che quella di un ladro sfortunato. Colto in flagrante, gli sarebbe stato tagliato un arto per rappresaglia. Ma le dita aggraziate della mano suggeriscono un'altra possibilità. Alcuni hanno pensato che si trattasse di una donna, o più precisamente di una strega. La sfortunata donna sarebbe finita sul rogo.


Il dottor Bruno Kaufmann dell'Istituto di ricerca antropologica di Aesch, vicino a Basilea, ha stabilito con certezza la sua origine africana. La mano appartiene a una mummia egiziana.

Ma come ha fatto la mano destra di questo personaggio di alto rango, probabilmente un uomo, a finire nella fortezza dei conti di Gruyères? Le ipotesi sono due. È possibile che la mano sia giunta in Occidente tra la fine del Medioevo e il XVIII secolo. Durante questo periodo, a questi corpi venivano attribuite proprietà benefiche provenienti dalle profondità del tempo. Gli speziali vendevano mummie in polvere sulle loro bancarelle. Mescolato con vino e miele, questo preparato sarebbe stato usato per curare molti disturbi senza problemi. Ma per il Dr. Kaufmann è più plausibile che questo pezzo di mummia sia arrivato in Europa a seguito della spedizione di Napoleone in Egitto nel 1798 e dell'egittomania che si diffuse in tutta Europa (LT del 14.08.2004).

"La mano mozzata fu certamente acquistata dalla famiglia ginevrina Bovy, che divenne proprietaria della roccaforte della Gruyère dopo la guerra del Sonderbund nel 1849", spiega Raoul Blanchard, curatore del sito. Al piano terra del torrione è stato creato un gabinetto di curiosità. La mano mozzata era sicuramente esposta in questo coacervo. Dopo l'acquisizione del castello da parte dello Stato di Friburgo nel 1939, il gabinetto fu chiuso. Ma la mano rimase nella collezione dell'istituzione.

La sala delle reliquie

Le reliquie della battaglia di Morat depositate a Gruyères segnano il crollo d'un grande sogno della storia: la ricostruzione da parte del Duca di Borgogna dell'antico regno di Lotaringia, riunendo tutte le terre che, alla divisione dell'Impero di Carlo Magno, si stendevano dal Mare del Nord alla Sicilia. Questo sogno si è infranto sotto Carlo il Temerario, all'epoca delle Guerre di Borgogna.

Mappa del regno di Carlo il Temerario alla vigiglia delle battaglie di Borgogna

Per nozze o per alleanze, i duchi di Borgogna, Filippo II, l'Ardito, quarto figlio del re di Francia, Giovanni senza Paura, assassinato al ponte di Montereau, Filippo III, il Buono, fondatore dell'ordine del Toson d'Oro, avevano considerevolmente allargato i loro confini. Il loro successore, Carlo i
Temerario, occupa il trono dal 1467 al 1477. Per la sua fortuna, la sua potenza e le sue ambiziose mire territoriali, egli rappresentava un serio pericolo per il re di Francia, il duca d'Austria e gli Svizzeri che si allearono contro di lui.

Nel 1474, i Confederati gli dichiarano guerra. Tre battaglie ed è la disfatta: a Grandson il duca di Borgogna perde i suoi tesori, a Morat il suo esercito, a Nancy la vita.
E sono finalmente il re di Francia Luigi XI, "il ragno universale", e Massimiliano d'Austria che si spartiscono la ricca eredità. Divisi tra di loro, i cantoni svizzeri non trarranno quasi nessun vantaggio territoriale dalla loro vittoria. Riportano pero un bottino considerevole, tra cui tre cappe di Cavalieri del Toson d'oro, prese a Morat, ritenute mantelli di lutto del duca di Borgona.

I mantelli dell'Ordine del Toson d'Oro facevano parte del bottino preso nel 1476 durante la battaglia di Murten dalle truppe confederate con i loro temibili alabardieri e picchieri.
Realizzati in materiali lussuosi (velluto di seta nera, broccato in filo d'oro), questi mantelli da cerimonia sono contrassegnati dagli stemmi dei ducati di Borgogna, Zelanda e Brabante, ma anche dagli emblemi personali (l'accendino a forma di B e le fiamme) del suo patrocinatore, Filippo il Buono (1396-1467), padre di Carlo.

L'incisione di Martino Martini raffigura le peripezie della baittaglia del 22 giugno 1476. In riva al lago, Morat ed i suoi bastioni assillati dai cannoni di Giacomo Romont. Sulle colline, le truppe confederate, tra cui oscillano al vento anche gli stendardi di Gruyères, oltrepassano la Siepe Verde e sfociano nel campo del Temerario, i cui mercenari incominciano a fuggire.

Scorcio preso dal panorama della battaglia di Morat.

Nella selva di tende burgunde la più grande, fantasiosa in ultimo piano che fa capolino quella di Carlo il Temerario. Lo stesso Carlo é raffigurato in fuga, facilmente riconoscibile dalle vistose badature giallo oro del suo cavallo. Appena sopra leggermente sulla sinistra un gruppo di soldati con la bandiera di Gruyère. Anche curioso in primo piano sulla sinistra i Confederati che depredano le tende, non solo tessuti e oggetti preziosi, anche donne al seguito dell'esercito del Temerario fecero parte del bottino di guerra

Dettaglio di uno dei tre mantelli catturati a Morat ed esposti nella sala di Borgogna.
Porta il grande scudo ducale della Borgogna e lo scudo della Zelanda e della Francia Contea. Le tre fiamme e la pietra focaia rappresentano gli emblemi personali di Filippo il buono, padre di Carlo il temerario. Inizialmente conservati nella sacrestia della collegiale San Nicola di Friborgo, essi furono poi spostati nel museo di storia e arte nel 1879, dal 1940 furono trasportati al castello di Gruyère.

Vetrata di Petermann di Faucigny, capitano del contingente friburghese

Artisti a corte

La famiglia Bovy comprende numerosi artisti, tra cui pittori (Daniel Bovy, Zoé e Auguste Baud-Bovy), musicisti (Charles Samuel Bovy Lysberg) e medaglisti (Antoine Bovy e suo nipote Hugues). All'origine di questa famiglia ginevrina, Jean-Samuel Bovy, gioielliere e padre fondatore della colonia, collaborava con i figli Antoine, Marc-Louis e Jules nel suo laboratorio monetario, situato nel popolare quartiere di Saint-Gervais, la mecca dell'orologeria ginevrina.
Marc-Louis, prima socio del padre e poi suo successore alla guida dell'azienda di famiglia, coniava monete, mentre Antoine disegnava i modelli e forniva le attrezzature necessarie alla produzione di medaglie. Grazie al bilanciere (pressa che agisce per pressione) costruito da Jean-Samuel, la famiglia, futura proprietaria del Castello di Gruyères, coniò la moneta ginevrina.

Nel 1850, due anni dopo la nuova costituzione, la Confederazione Svizzera adottò il sistema monetario francese, sostituendo le monete cantonali in circolazione. Il Consiglio federale bandisce un concorso per i disegni delle monete da 1 centesimo a 5 franchi, aperto a tutti gli incisori svizzeri. Il primo premio va ad Alexandre Hutter di Berna, ma il Consiglio federale decide di produrre il disegno di Antoine Bovy, la cui allegoria dell'Elvezia seduta si piazza al secondo posto del concorso. Bovy disegnò i progetti definitivi delle monete da 50 centesimi e da 5 franchi, di cui incise personalmente gli angoli. La coniazione viene affidata alle zecche di Parigi e Strasburgo a causa della mancanza di attrezzature in Svizzera.

A sinistra Franco svizzero in bronzo (1850, Antoine Bovy)
A destra Franco svizzero (1874 Antoine Bovy)

Nel 1874, la Zecca federale decide di rinnovare il disegno delle sue monete. Ad Antoine Bovy viene nuovamente affidata l'incisione delle nuove monete d'argento da 50 centesimi, 1 franco e 2 franchi, questa volta raffiguranti un'Elvezia in piedi. Grazie alla sua stabilità economica, la Svizzera poté mantenere la sua moneta e, ancora oggi, la firma di Antoine Bovy si legge ai piedi della figura elvetica. Solo la lega delle monete è cambiata rispetto alle prime monete d'argento, divenute troppo costose dopo le guerre e le numerose carenze.

Sala barocca

Arazzo di Aubusson, XVIII° secolo

L'eredità

Un ambiente quale il castello di Gruyères deve rimanere vivo. La tradizione artistica che nel passato animava questi muri continua ancora oggi. Durante tutto l'anno, in ogni stagione, a seconda delle visite, esposizioni temporanee, animazioni, laboratori di musica antica si susseguono e danno vita al castello



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