Passa ai contenuti principali

Oggetti di interesse nel museo retico di Coira

Entrare in un museo é come entrare in un emporio, ci sono centinaia di oggetti, ognuno con una storia da raccontare, andare a scovarli per me é come andare a cercare le uova che la nonna mi nascondeva a pasqua: un piacere

Il museo retico di Coira é suddiviso su 4 piani. In ognuno di essi diversi oggetti di assoluto interesse

Serratura finemente cesellata sulla tromba delle scale all'interno del museo

La città più antica di Svizzera

Coira è considerata la città più antica della Svizzera. Ma è vero? Attorno al 10.000 a. C. la valle del Reno è libera dal ghiaccio. Cacciatori nomadi vagano attraverso la valle e utilizzano la collina presso l’odierno Marsöl come accampamento.

Alcune tracce di insediamenti

Incisione rupestre dell'età del bronzo (?)

Gioiello a spirale (probabilmente in gancio da cintura) 3-4 Sec AC

Tracce romane

Attorno al 16/15, truppe romane dell'Imperatore Augusto si spinsero verso nord. L'operazione d'assedio avvenne da parte dei condottieri Tiberio e Druso dalla Gallia e dal Trentino. Una terza unità potrebbe essere partita da Como ed essere avanzata attraverso il passo del Settimo, la Val Sursette e la valle del Reno alpino. Gli armamenti ritrovati ne sono una prova, in particolare le pallottole di piombo sul Settimo e nella regione del Crap Ses.Lo scopo della campagna militare consisteva certamente nel controllo dei passi alpini e nella creazione di basi al nord delle Alpi.
Solo attorno alla metà del primo secolo dopo Cristo venne fondata una Provincia Raetia con capoluogo
Augusta. Attorno al 300, la Provincia venne suddivisa in Raetia prima (probabilmente con capoluogo Coira) e in Raetia secunda (capoluogo Augusta).
Con la conquista da parte dei Romani si assistette a un importante cambiamento culturale. Le tradizionali costruzioni in legno vennero sostituite da grandi costruzioni in pietra con la tecnica della calce spenta.

Fino al giorno d’oggi a Coira sono state rinvenute le fondamenta di circa 25 edifici romani. C’erano un mercato e un bagno pubblico, verosimilmente anche un teatro e un tempio. Le dimensioni esatte della città romana di Curia non sono tuttavia ancora note 

Nel 1986, una parte degli scavi romani di Coira sono stati ricoperti da strutture protettive ideate dall’architetto grigionese Peter Zumthor. Sono accessibili al pubblico e possono essere visitati a livello individuale. La chiave è reperibile presso la ricezione del Museo retico.





Mercurio e Diana

Mercurio, la divinità romana del commercio e degli scambi, era sempre rappresentato in modo simile: in mano un bastone, ai piedi delle scarpe alate e sul capo un cappello anche lui alato. Proprio il copricapo alato permette di riconoscere Mercurio nella nostra statuetta, ritrovata a Coira tra i resti di un edificio bruciato risalente all'epoca romana. Quasi duemila anni fa questa figura ornava l'altare domestico di una casa d'abitazione, insieme a un’altra figura, Diana, la dea della caccia.


La cultura romana si diffuse nell'arco alpino dopo la conquista da parte dei Romani, avvenuta nell'anno 15 a.C. Non solo se ne veneravano le divinità, ma se ne adottò la lingua, si mangiavano cibi mediterranei da stoviglie in terra sigillata rossa e si pagava con monete romane.

Coira divenne un importante centro commerciale e infine capitale della provincia Raetia. Qui si trovavano costruzioni in pietra dotate di riscaldamenti romani ad aria calda e dipinti murali, vi erano delle terme e probabilmente anche un mercato e un tempio. Lungo le strade appena ampliate, in particolare lungo il passo dello Julier e del Settimo, sorsero ospizi per viandanti con i loro animali e le loro merci.

I Rezi


I Romani stabilirono la propria provincia «Raetia» dal territorio degli odierni Grigioni fino alla Bavaria. In epoca tardo-romana, Coira divenne la capitale della provincia. È probabilmente per questo motivo che Coira viene associata fino ad oggi alla «Rezia»

Carlo Magno sull'Umbrail

Secondo la leggenda, Carlo Magno fu sorpreso da una forte bufera di neve sul passo dell’Umbrail. Grato per essersi salvato, avrebbe fondato il monastero di San Giovanni. Il ritratto del benefattore sull’urbarium, risalente al 1394, mostra come l’imperatore offra il monastero, rappresentato da un modello architettonico, a San Giovanni.


La statua posta in una nicchia della parete dell’abbazia rappresenta Carlo Magno. Probabilmente, in origine l’imperatore teneva un modello del monastero tra le mani. Grazie ai suoi affreschi carolingi e romanici, l’abbazia oggi è famosa in tutto il mondo.

Armatura massimilianea

Lucerna, intorno al 1525

Un’armatura non può mancare in un museo storico. Anche i responsabili della collezione di allora erano di questo avviso. L’acquisizione di questo ambito oggetto si rivelò tuttavia difficile, perché nei Grigioni non si erano praticamente conservate armature. Ecco perché rivolsero la ricerca al di fuori del Cantone e trovarono infine un oggetto presso una collezione privata di Lucerna. Tutta l’armatura massimilianea costò ben 1500 franchi, un prezzo estremamente elevato per quei tempi.
La superficie scanalata di questa armatura degli inizi dell’epoca moderna offriva maggiore protezione contro i proiettili delle nuove armi da fuoco allora emergenti.

Memento mori

Se non ho il memento mori non sono contento
Piastrella di una stufa a torre che rappresenta l'ultima fase della vita
Probabilmente Germania meridionale, 1a metà del XVII secolo

Nel tardo Medioevo, le stufe chiuse, accese dall’esterno, andarono a sostituire i caminetti nei salotti delle case borghesi e contadine. Nei Grigioni si trattava di stufe in pietra ollare o maiolica, create con piastrelle come questa. Le parti esterne di queste mattonelle erano smaltate con vari colori e spesso venivano decorate anche con rilievi o dipinti.
Sulla nostra piastrella è raffigurato un anziano seduto, accanto a lui la morte è già bene in vista. Raffigurare le varie tappe della vita era tipico del tardo Rinascimento. La figura della morte con la clessidra in mano ha la funzione di ricordare la caducità della vita.

Portone di una chiesa

Portone di una chiesa Luzein, intorno al 1670

Dal punto di vista di un museo, è sempre preferibile che un edificio si conservi al completo, con tutte le sue componenti originali. Nella pratica questo però non è sempre possibile. Sia perché una casa venga demolita, che alcuni elementi debbano far spazio a una ristrutturazione o che un oggetto rischi di subire danni per esempio a causa di agenti atmosferici. In casi simili, gli elementi architettonici possono anche entrare a far parte della collezione.

È quel che è successo a questo portone di una chiesa ad arco ogivale in legno di larice, trasferito nel 1930 «per precauzione», come fu scritto, da Luzein al museo. Per la chiesa del luogo ne fu realizzata una copia.

Tesori di monete

Ritrovamento di monete risalenti al tardo Medioevo
Stampa-Maloja, 1333‒1390

Non lontano dal punto più alto del passo del Maloja, alcuni bambini trovarono uno dei tesori di monete più importanti mai rinvenuti nei Grigioni. Si trattava di due contenitori di legno, contenenti 6 monete d’oro e 362 d’argento, che furono rapidamente vendute a diversi acquirenti. A posteriori, il museo è riuscito a ricomprare tutte le monete e a riunirle nella collezione.

Il ritrovamento riguarda principalmente monete lombarde provenienti da Milano e Pavia. Alcune provengono da Genova, Venezia e dalla Germania meridionale.

Come la maggior parte dei ritrovamenti di monete del tardo Medioevo della collezione, anche le monete del Maloja sono state rinvenute accanto a un importante valico alpino. Potrebbero essere appartenute a un viaggiatore o un commerciante.

Statua per fontana

Statua per fontana Valendas, 1760

Nella piazza di Valendas si trova una delle fontane lignee più grandi d‘Europa. La vasca misura 4,8 metri per 12 e in cima alla colonna siede una sirena con un cappello di paglia di Firenze. È una copia - nel 1953 l’originale del 1760 è stato trasferito nella raccolta del museo per conservarla. Aveva risentito sempre più degli agenti atmosferici.


Attorno alla statua e alle sue origini circola ogni sorta di leggende. Secondo i documenti di acquisizione del Museo è stata donata dal colonnello Johann Peter Marchion (1695‒1766). La statua sarebbe stata intagliata da Hans Bonadurer (1717‒1788), artigiano del luogo, ma non è più possibile verificare queste informazioni.

Soldatini di piombo

Soldatini di piombo, reggimento «von Buol», intorno al 1730
Zurigo, intorno al 1900

I soldatini di piombo nel XIX secolo erano fra i giocattoli più amati dai bambini. Si potevano comprare oppure fare da sé con una colata di una lega di stagno e piombo per poi pitturarli. Questi giocattoli finivano inoltre per rispecchiare anche le guerre reali, come successe, per esempio, con la guerra franco-prussiana del 1870/71, la quale portò a una copiosa produzione di soldatini di piombo a essa ispirati.

Le nostre piccole figure rappresentano il reggimento «Buol» al servizio dell’esercito austriaco. Il suo titolare Anton von Buol (1671–1717) proveniva da una delle principali famiglie di mercenari dei Grigioni. Il reggimento contava 1600 uomini e fu operativo in Tirolo e in Italia.

Macchina per ravioli

Macchina per ravioli del pastificio CaDa
Coira, intorno al 1940

La fabbrica di «fidelini» di Coira, fondata nel 1841, fu uno dei primi pastifici della Svizzera e una delle poche attività industriali del cantone dei Grigioni. Quando Johann Caprez-Danuser rilevò l’azienda tra la Sägenstrasse e la Salvatorenstrasse nel 1901, dal suo nome nacque la ditta CaDa. Il pastificio di Coira rimase nelle mani della famiglia per tre generazioni. Nel 1997 la fabbrica si tramutò nella Frigemo Produktion Chur AG finché non chiuse i battenti nel 2006, dopo ben 165 anni di attività.

Questa raviolatrice manuale fu utilizzata per decenni per produrre ravioli freschi, che dalla fabbrica raggiungevano ristoranti, alberghi, negozi e privati.

Volantino del 1726

Volantino relativo al secondo capitolato di Milano
Luogo ignoto, intorno al 1726

Libertas suspensa – «La libertà è sospesa». In questa sequenza di immagini comiche si incolpa l’autorità di aver svenduto gli interessi grigionesi e di corruzione.

Questa bozza di volantino critica il «capitolato di Milano», concluso nel 1726 tra le Tre Leghe e l’Austria. Con questo trattato si rinnovavano i patti politici, economici e religiosi sanciti già con il primo capitolato del 1639. Questo divideva le Leghe, poiché minacciava la cacciata dei protestanti dal territorio suddito di Chiavenna. Soprattutto i seguaci dei Salis, ostili all’Austria, erano contrari al trattato. Che l’anonimo disegnatore di questo volantino facesse parte delle loro file?

Giustizia

Personificazione di Justitia, la dea della giustizia, proveniente dal municipio di Coira, 1600 ca.

Nelle mani le insegne della bilancia e della spada, ma non bendata.
Legno di tiglio, intagliato, incastonato e dorato.Stemma della città di Coira.

Lavorazione del metallo

Per migliaia di anni sono stati sfruttati i diversi giacimenti minerari delle montagne grigionesi. L'attività mineraria offriva alla popolazione una gradita fonte di reddito supplementare.
Le scorie e i reperti metallici rinvenuti nei siti di insediamento dell'Età del Bronzo (lab.
I siti di insediamento dell'Età del Bronzo (2000 a.C.) dimostrano che l'estrazione e la lavorazione del rame erano praticate. Nei Grigioni si trovano prove di fusione del ferro già prima dell'epoca romana.

L'attività di fabbro raggiunse il suo massimo splendore a partire dal XV secolo.
XV secolo. Si producevano serrature finemente cesellate, cerniere, grate, banderuole ecc.
Non meno di nove officine monetarie erano attive sul territorio grigionese.

Gronda in lamiera nera, seconda metà del XVII secolo, Coira

Banderuola in ferro, 1650, Zizers

Oggetti dal mondo contadino

Asta usata per calcolare la quantità di latte prodotta sull'alpe
Tujetsch, intorno al 1900

Un tempo, gli agricoltori di Tujetsch gestivano l’Alpe Cavorgia autonomamente, secondo turni prestabiliti. Ai fini del calcolo, la quantità di latte prodotta da ogni contadino veniva misurata quotidianamente per mezzo di tacche apportate su un’asta di legno pluriangolare dipinta di rosso.

All’epoca si usava l’antica misura di peso della Krinne (1 Krinne = 5/8 kg). A metà dell’asta erano incise, su due file, le insegne dei proprietari. La domenica, dopo la messa gli agricoltori si occupavano della fattura del latte e la liquidavano tagliando via le indicazioni relative al peso. A partire dal 1901, sull’Alpe Cavorgia l’asta del latte venne sostituita dalla fattura cartacea.

Giogo per buoi Klosters, 1692

Nei Grigioni, fino a oggi l’agricoltura costituisce un importante ramo di attività. Perciò anche la quantità di attrezzi agricoli presenti nella collezione del museo è elevata.

Gli animali da traino impiegati per il lavoro nei campi e i trasporti erano principalmente buoi e mucche. Con un giogo posto sulla nuca e un dispositivo di attacco dotato di strisce di cuoio l’animale veniva assicurato a un aratro, un carro o una slitta. Decorazioni artistiche, come in questo caso gli intagli di rosette nel legno, si vedono raramente sui gioghi e sono una testimonianza del grande valore che veniva attribuito all’attrezzo. Solo nel primo dopoguerra i trattori iniziarono a sostituire le tradizionali coppie di animali da traino.

«Zappla», dispositivo per fissare le zampe delle pecore durante la tosatura
Langwies, XIX secolo

Le pecore venivano tosate in autunno, al rientro dall’alpeggio e in primavera, prima di andare al pascolo. Alla tosatura partecipavano sia uomini che donne. Per evitare che la pecora si agitasse la mettevano su un tavolo e le fissavano le zampe con un apposito dispositivo, detto «zappla» nella valle di Schanfigg. Il chiodo di legno conficcato assicurava che l’animale non potesse liberarsi. Questo esemplare è contrassegnato da insegne e iniziali marcati a caldo.

La lana veniva rimossa con la tosatrice lungo la pelle dell’animale, che veniva in seguito liberato per tornare nel gregge. La lana veniva selezionata in base alla sua qualità, lavata e stesa ad asciugare.

Stampo per burro, XVIII secolo, Zernez. Adamo e Eva sotto la pianta della conoscenza

A sinistra: collare per bovini, XX secolo, Churwalden
A destra: attrezzo per la castrazione, XX secolo, Klosters-Serneus

Vari "corni" di corno di mucca per la produzione di salsicce nelle macellerie domestiche, 
XIX/XX secolo.

La pelle della salsiccia fatta di intestino veniva messa sopra la sezione del corno da un lato e tenuta in posizione. La massa di salsiccia poteva essere versata come attraverso un imbuto. Origine: Sumvitg-Val Surrhein

Commenti

Post popolari in questo blog

Tradizioni molto svizzere

Dopo anni di tentennamenti decido finalmente di partecipare ad un avvenimento che nella Svizzera tedesca é assolutamente irrinunciabile: la festa federale che si tiene ogni tre anni. Oggi saró circondato da svizzeri che fanno cose molto svizzere. Moltissime tradizioni svizzere in questo disegno creato appositamente per la festa federale 2025, se volgiamo cercare il pelo nell'uovo manca l'Hornuss La prima cosa che noto già nell’avvicinamento sul treno é il consumo di birre in lattina con conseguente coda davanti alle toilette, questo anche se ci troviamo a primo mattino I più impavidi sortiscono dagli zainetti i bicchierini da cichett e brindano a non meglio identificate entità. Il lieve aroma di schnapps alle prugne si diffonde nell’area del vagone. Seguono racconti gogliardici accompagnati da grasse risate. Purtroppo non conosco bene l’idioma svizzerotedesco e non riesco a percepire se il genere di sense of humor degli allegri compagni di viaggio farebbe sganasciare pure me....

Anima di donna dannata scovata!

Due anni! Due anni per trovare questo misterioso ed unico quadro nel suo genere in terra ticinese. O almeno che io sappia. Anonimo l’autore mentre il titolo che lo accompagna recita “ anima di donna dannata ”. Purtroppo é andata persa la fonte dove ho preso questa informazione così come una foto piuttosto sfuocata dell'opera. Impossibile trovare il quadro in rete. Non restava che trovarlo in carne e ossa.  Oggi con grande piacere lo schiaffo bellamente dietro il mio faccione sotto qualche riga di testo introduttivo con tanto di indicazione nella didascalia di dove si può ammirare.  Così come a Parigi ci si selfa davanti alla torre Eiffel ad Ascona lo si fa davanti ad anime dannate Toh! “Anima di donna dannata», tela di autore anonimo della prima metà del Seicento (Ascona, Museo parrocchiale presso l’oratorio dei santi Fabiano e Sebastiano ). P.S. E fattelo un selfie ogni tanto...si cazzo! Oggi si! Mi sembra di essere il cacciatore che si fa fotografare con il cervo subito dopo...

Strada dei banchi e lago di Sabbioni

La strada dei banchi per un airolese é un classico, anzi un must. È la strada che corre in alto sul fianco della montagna lungo tutta la valle Bedretto. È esattamente l'equivalente della strada alta, quella della "famosa canzone" di Nella Martinetti, ma dall'altro versante della valle Bedretto. Oggi in aggiunta un bonus, che si rivela una perla che impreziosisce e di molto il giro, una deviazione al lago di Sabbioni. La strada dei banchi La strada dei banchi rispetto all strada alta presenta delle differenze sostanziali, ha molta poca ombra, é molto meno frequentata e all'apparenza potrebbe risultare più monotona. Per buona parte la strada é costituita da una carrabile che serve per collegare le varie alpi, poi ad un certo punto diventa sentiero, più precisamente in vista dell'arrivo del riale di Ronco che presente l'unico vero e proprio strappo del percorso. Come dicevo la strada dei banchi é un must per un Airolese, in pratica questa strada porta ai pied...

Chasa Chalavaina

Non son solito fare post dedicati agli alberghi, ma questo, come l’ hotel Dakota,  riporta eventi storici e merita una menzione  a parte. Chi entra in questa casa respira la storia e per uno come me non c'é nulla di più entusiasmante L'albergo sulla centralissima piazza di Müstair. Il monastero é a circa 100 passi di distanza Sopra la porta tutta a destra la mia stanza per una notte Nel 1254, la Chasa Chalavaina fu menzionata per la prima volta come locanda.  Questa casa è unica perché rappresenta l'hotel più antico della Svizzera.  1930 (?) La locanda, situata nella strada principale di Müstair, si trova a pochi passi dal monastero di St. Johann, patrimonio dell'Unesco. L'hotel comprende 18 camere, un ristorante, una cucina "colorata" di nero dalla fuliggine e un ampio giardino. Dove un tempo dormivano galline, gatti e capre, oggi ci sono camere per gli ospiti. Le stanze sono in parte arredate con mobili in legno secolari e in tutta la casa si trovano ute...

Il Dazio Grande e la via delle genti

Orson Wells afferma che gli svizzeri in 500 anni sono riusciti a creare ben poco, in particolare: "In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù." Orson Wells - Il terzo uomo - fim 1949 Possiamo tranquillamente affermare che gli urani hanno seguito la stessa falsa riga per quanto riguarda il baliaggio di Leventina: in oltre 300 anni sono riusciti “solo” a migliorare la viabilità presso la gola del piottino (e di conseguenza fabbricarci il redditizio Dazio grande) . Le virgolette sul solo stanno comunque a sottolineare la difficoltà di costruire una strada in quel punto, questo senza nulla togliere alla difficoltà nel costruire un orologio a cucù che meritava forse anch’esso sarcasticamente le stesse virgolette nella battuta di Well...

Sulla strada per Beromünster

Domenica 10 agosto 2025. Sono seduto su di un bus in stazione a Lucerna. A momenti partirà e in men che non si dica lascerà la città per addentrarsi nelle campagne lucernesi. Ed é proprio questo che amo, essere portato in quello che nel film Trainspotting viene definito “il nulla”. La mia esplorazione oggi mi porterà da una cappella in piena campagna fino al villaggio di Beromünster. La cappella e il nome del villaggio posto come traguardo intrigano (Beromünster si chiamava fino al 1934 semplicemente Münster, monastero). Sono 7 km completamente piatti in una rovente giornata d’estate. Mi aspetto di vedere forse qualche giocatore di golf ad inizio percorso per poi isolarmi completamente tra campi e boschi fino all’arrivo, la tappa di per se non ha nulla che attiri le grandi masse, in Svizzera Mobile non fa nemmeno parte di un percorso a tema. Ma oggi per stare nella pace occorre ricorrere a questi tragitti di “seconda fascia”. La vera gioia sta nell’apprezzare quello che la natura o ...

Curon sul lago di Resia

Diciamo subito che io sappia non esistono altri Curon per cui si necessita aggiungere la precisazione “sul lago di Resia”. La scelta di aggiungere l’indicazione del lago é per facilitare la messa a fuoco del lettore. Se poi vogliamo esagerare sarebbe bastato dire “dove c’è la chiesa sommersa ed emerge solo il campanile." Sarebbe poi bastato aggiungere due foto del caso, da due angolazioni diverse e chiuderla lì, verso nuove avventure. Ma sarebbe stato “facile”, superficiale e maledettamente incompleto. Se il campanile compare un po’ ovunque, sulle portiere dei veicoli della municipalità agli ingombranti souvenir (vedi sotto) un motivo ci sarà.  Il classico dei classici. E non é legato all’aspetto “wow” che questo edificio immerso in uno scenario idilliaco suscita alla prima vista, come se si trattasse di un opera artistica moderna. C’è dell’altro. Basterebbe porsi semplici domande, ad esempio come si é giunti a tutto questo? Un inondazione? Una tragedia? Oppure é una semplice attr...

Kyburg e la vergine di Norimberga

Il tempo passa ma per la vergine di Norimberga presente al castello di Kyburg sembra non incidere, ache se poi vedremo che qualche ritocco l'ha necessitato pure lei. Che poi se ne possano dire finché si vuole ma la vera superstar del castello del castello di Kyburg é lei, proprio come aveva ben visto chi l'acquistò proprio per questo scopo «Vergine di ferro» I visitatori del castello si aspettavano sempre di vedere armi storiche e strumenti di tortura.  Appositamente per loro venivano realizzate delle «vergini di ferro». Matthäus Pfau acquistò il suo esemplare nel 1876 in Carinzia per mettere in mostra «il lato più oscuro del Medioevo».  A quel tempo, le forze conservatrici cercavano di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita poco prima in Svizzera. Attrazione turistica È risaputo che la Vergine di ferro fu inventata nel XIX secolo. Non vi è alcuna prova che in una simile cassa dotata di lame e con una testa di donna sia mai stata uccisa o torturata una persona....

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte II - Da Cimalmotto al passo Quadrella

Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...