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Zofingen, fontane e sottotetti

Era da parecchio tempo che volevo visitare Zofingen, oggi finalmente l’occasione.

Zofingen é dipinta sui siti dediti al turismo come una bella cittadina barocca, come sempre evito di guardare le foto online e alle fine si, Zofingen si rivela un gioiellino, mi ricorda vagamente Soletta, ho modo di parlarne con la curatrice del museo d’arte di Zofingen

Intro: assuefazione e angolo di osservazione 

Proseguendo il discorso ho finalmente modo di confermare quella teoria che da parecchio tempo mi frulla in testa; chi vive in una città / località che offre spunti di rilevanza storica, artistica o culturale li assimila con gli anni senza dargli la meritata importanza. Anzi le varie opere si danno per scontate, incorporate nelle "mille normalità quotidiane". 

Per qualcuno che giunge da fuori e che si ritrova per la prima volta faccia a faccia con le varie opere si viene invece a creare un effetto più dirompente, più di meraviglia per l’inattesa novità. L’occasione di rivalutare le opere presenti nel proprio paese di residenza viene a crearsi quando si entra in contatto con gente che viene da fuori, in particolar modo quando il residente si ritrova a far da cicerone per l’ospite, in quel frangente, avrà modo di rivalutate i gioielli che impreziosiscono la propria cittadina, o almeno una cittadina ricca da questo punto di vista. 

Come per molte altre città, o semplicemente tutte le città, lo sguardo va per forza di cose rivolto verso l'alto, un angolazione dello sguardo ben più alta che quella abituale per osservare le vetrine, vetrine dove si é spesso abbagliati dai prodotti messi in vendita a favore di un culturalmente vuoto e consumistico shopping. Alzando lo sguardo si vanno a cercare statue, decorazioni su facciate e sottotetti, si scoprono protagonisti in cima alle fontane, e questo a scapito di quello che le vetrine espongono e che solitamente cattura la quasi totalità dell’attenzione di un comune consumatore.

Qui sta l’esercizio, reso più semplice da chi guidato dall’amore e la curiosità verso il mondo che fu, essere curiosi e lasciarsi trasportare nei decenni e secoli che furono in un viaggio ricco di sorprede e colpi di scena
Zofingen facilita tutto questo.

Il centro storico

Il centro storico è uno dei meglio conservati della Svizzera. Ha la forma di un rettangolo irregolare con una lunghezza di 470 metri e una larghezza massima di 225 metri. È attraversata in direzione nord-sud dalla Hintere e dalla Vordere Hauptgasse, con diversi vicoli stretti che fungono da collegamenti trasversali. La Città Vecchia ha acquisito l'aspetto attuale nel XVII e all'inizio del XVIII secolo, quando le case medievali sono state gradualmente sostituite da edifici in stile barocco

Oltre che alle opere "in altezza" Zofingen si contraddistingue per le numerosi fontane presenti, ben 23.

Spettacolare scorcio su una viuzza del nucleo con fontana in primo piano

Fontana in Bärengasse

L'eroe Niklas Thut

Dipinti su una facciata a Engelgasse; oltre alle piantine per i turisti in questo disegno si percepisce la forma e le dimensioni della cittadina. Oltre alla cittadina Niklas Thut  che brandisce la bandiera con i colori della cittadina. Sulla destra tre stemmi tra i quali quello di Berna di cui Zofingen era stata conquistata nel XV secolo e il santo patrono di Sant'Urbano

Nella guerra di Sempach (1386) Zofingen si schierò con l'Austria. In seguito cercò di avvicinarsi a Berna. Durante la spedizione bernese nella bassa Argovia (1415) fu la prima città a capitolare, conservando, con lo status di città soggetta bernese, i propri privilegi quali il diritto di conio, la sovranità fiscale e l'alta giustizia.

Jean Hym (scultore) o.J. & Franz Baur (pittura)
1864 - 1931 -  Niklaus Thut, 1893/94

Niklaus Thut è un monumento del paesaggio urbano di Zofingen.
La fontana è stata donata dalla Zofingia per sostituire la Gerechtigkeitsbrunnen, ormai logora, in occasione del suo 75° anniversario. L'ex sindaco Thut guidò le truppe di Zofingen, alleate con gli Asburgo, e salvò l'onore di Zofingen nella battaglia di Sempach del 1386. Dodici Zofingeners caddero, tra cui Niklaus Thut. Si dice che l'ex sindaco abbia ingoiato lo stendardo di Zofingen poco prima di morire, salvandolo così dal sequestro da parte dei Confederati. Non fu mai più ritrovato e ancora oggi lo stemma di Zofingen manca dalla cappella della battaglia di Sempach.

Dipinto della battaglia di Sempach presente nell'omonima cappella. Sulla sinistra i Confederati, a destra gi Asburgo con gli alleati. Tra il nugulo di bandiere sulla destra nel secondo rango lato Sempach si intravede quella di Zofingen; 2 strisce orizzontali rosse e  bianche

Niklaus Thut in cima alla fontana a lui dedicata

Questa leggenda ha avuto origine nel XVI secolo e da allora Niklaus Thut è stato venerato come un eroe della città e Zofingen è stata chiamata "Thutstadt" 
Quando le tensioni tra Lucerna e gli Asburgo aumentarono, Zofingen rimase fedele agli Asburgo e combatté al loro fianco nella battaglia di Sempach del 9 luglio 1386. 

St. Urbanhof

Il St. Urbanhof (precedentemente chiamato anche Münchenhof) è un edificio classificato a Zofingen, in Svizzera. Si trova nel centro storico della città, all'angolo tra Vordere Hauptgasse ed Engelgasse, ed è classificato come bene culturale di importanza regionale.

Splendidi dipinti sulle facciate del St. Urbanhof 

Il monastero di St. Urban, un'ex abbazia cistercense nella vicina comunità di Pfaffnau, fondata nel 1194, aveva tradizionalmente stretti legami con Zofingen. Dal 1254 possedeva dei magazzini in città dove venivano conservate le decime. Nel 1285, il monastero acquisì una proprietà costruita vent'anni prima, che da allora fu utilizzata come centro amministrativo per i feudi circostanti. Anche dopo l'introduzione della Riforma a Zofingen nel 1528, il St. Urbanhof mantenne la sua funzione. Con lo scioglimento del monastero nel 1848, l'edificio passò in proprietà privata.

Altre facciate

Facciata Vordere Hauptgasse 31 - Heinz Balmer 1903 - 1964

La facciata dell'ex ristorante Traube è decorata con scene narrative colorate e testi di canzoni dialettali. Balmer, pittore teatrale di formazione, lavorò come artista e insegnante a Zofingen dal 1934. Già durante la sua vita era noto per i suoi murales oltre i confini di Zofingen.

Scene di produzione tessile - Heinz Balmer 1903 - 1964

Il grande dipinto della facciata mostra il processo di produzione di tessuti su tre livelli. Sono rappresentate scene del commercio tessile tradizionale, un ramo molto importante dell'economia di Zofingen alla fine del XIX secolo. Si inizia con la raccolta del lino, si segue la tessitura a domicilio e infine la vendita del prezioso tessuto fino al bellissimo costume tradizionale.
Dopo l'apprendistato come pittore teatrale e decorativo, seguirono anni di viaggi che portarono Heinz Balmer in Francia, Algeria, Italia e Germania, prima di stabilirsi a Bienne come pittore e grafico freelance nel 1926.
Nel 1934 poté trasferirsi nell'ex studio di Johann Jakob Wyss a Zofingen, dove, dopo un altro lungo soggiorno a Parigi, si stabilì nel 1938 e insegnò pittura e arti grafiche alla Gewerbliche Berufsschule. Sempre interessato al commercio e ai costumi locali, fece parte della società di tiro a segno e della "Fasnachtszunft" (corporazione del carnevale). I suoi murales su questi temi si possono ammirare su numerosi edifici privati e commerciali, oltre che su locande ed edifici scolastici della zona. Molto apprezzato anche come pittore di paesaggi e di vetri, le sue opere si trovano nei municipi di Stans, Sursee, Altdorf e Zurigo, nello Schützenmuseum di Berna e in numerose case private.
Durante una ristrutturazione dell'edificio (2018/19), l'affresco è stato delicatamente pulito e ricoperto con uno smalto per proteggerlo.
Alter Postplatz / Vordere Hauptgasse 72

Sottotetti

I sottotetti a cassettoni sono un elemento centrale di Zofingen, alcuni si mantengono in buono stato mentre altri sono molto sbiaditi.

Due sottotetti a cassettoni ben conservati

Nella parte sud del nucleo trovo interessanti disegni a indicare la presenza di un macellaio. Rimane il mistero sulla data del primo affresco


Justitia

 Justitia, 1590 (copia: 1994) Hans (Johann) Dub 1575 - 1613 

L'originale della Justitia dovette lasciare il posto all'eroe cittadino Niklaus Thut a partire dal 1893 e si trova ora nel museo. Al 14 giugno 1991, giornata dello sciopero delle donne, le donne protestarono per riavere la Justitia femminile e coprirono Thut con un lenzuolo. Dal 1994, una replica della Justitia (dono della Zofingia) troneggia all'altezza degli occhi di Niklaus Thut per vegliare sulla piazza.

Pomona e conte di Frohburg

Eduard Spörri, 1901 - 1995 / Pomona, 1974
Eduard Spörri, 1901 - 1995 / Conte di Frohburg, 1974

Entrambe le sculture in bronzo agli angoli della facciata della casa comunale sono state realizzate da Eduard Spörri, noto scultore di Wettingen. 

La figura femminile rappresenta la dea romana dei frutti degli alberi e delle benedizioni della frutta, Pomona.
In entrambe le mani porta delle mele - nella parola francese "pomme" per mela ritroviamo il suo nome. Spörri è noto per le sue opere figurative e realistiche.
Municipio Kirchplatz, Alter Postplatz

Alla fine del XII e all'inizio del XIII secolo, i conti di Frohburg si assicurarono la loro sfera di potere, fecero costruire diversi castelli e fondarono città, tra cui Aarburg, Liestal, Olten e Zofingen. Zofingen viene menzionata per la prima volta in un documento del 1231. La figura ricorda simbolicamente i fondatori della città.
Municipio Kirchplatz, Alter Postplatz

Le porte di accesso

Le mura di cinta e le porte cittadine, risalenti all'inizio del XIV secolo, furono demolite nella prima metà del XIX secolo, così come due torri. Solo piccole sezioni delle mura cittadine sono sopravvissute, principalmente come muro esterno delle case adiacenti.


 Sul lato sud-ovest, proprio di fronte alla stazione ferroviaria, si trova la Torre della Tortura (detta anche Torre dello Stiramento), un edificio a bugnato semicircolare con merlatura, che in passato fungeva da prigione. La Torre delle Polveri (o Torre Nera), dove veniva conservata la polvere da sparo, è costituita da una base in calcare conchilifero e conci di arenaria. Come la torre della tortura, risale al 1363-1365 circa. La torre della zecca sul lato nord-est, costruita intorno al 1447, fa parte del Münzhof, l'antica zecca. Una funzione non difensiva ma ornamentale era svolta dalla torre della Stiftsschaffnerei, l'edificio amministrativo del monastero dei canonici costruito due secoli prima, che fu edificata nel 1595.

Zofingen nel 1715, la porta Ovest e la porta Nordest oggetto della mia visita

Unteres Tor

La porta con relativa porta non esiste più, rimangono due leoni a guardia dell'ingresso

Fontana del Leone, 1919 / Hans Markwalder 1882 - 1951

In occasione del suo 100° anniversario, la confraternita studentesca Zofingia donò alla città di Zofingen le fontane del Leone.
Queste furono selezionate tra 103 progetti e furono considerate moderne per l'epoca. Le iscrizioni alla base riportano il motto della confraternita "Patriae, Amicitiae, Litteris".

La torre delle polveri

Proprietario: Comune di Zofingen.
Costruito: probabilmente tra il 1361 e il 1363 dai conti d'Asburgo sotto il duca Rodolfo IV d'Austria.
Scopo: pilastro d'angolo del baluardo (muro di cinta); polveriera e magazzino delle armi; ma anche camera di tortura
Altri nomi: Torre delle streghe, Torre nera
Come la chiesa cittadina e la fontana di Thutbrunnen, la Torre delle Polveri è un simbolo della Zofingen storica e un punto di riferimento importante della città.

 In origine serviva come torre di guardia e, dopo l'invenzione della polvere da sparo (.......), per il cui stoccaggio erano necessari locali particolarmente robusti e inaccessibili, come polveriera e deposito di armi.
Il piano più basso, che scende sotto l'attuale livello stradale, è stato affittato come ghiacciaia circa 130 anni fa. In passato vi erano conservate 37 morgenstern (armi contundenti) che venivano date ai cittadini idonei al servizio militare in caso di guerra. In seguito vi fu installata anche una stazione di trasformazione.
I piani superiori erano difficilmente accessibili a causa delle scale marce e decadenti. Costituivano dei graditi nascondigli e luoghi di riproduzione per pipistrelli e piccioni.
Purtroppo esistono pochissimi documenti sulla storia di questa torre. Molto è andato irrimediabilmente perduto durante i numerosi incendi della città.

La torre delle polveri

La leggenda della torre delle polveri o come la Torre delle Polveri ha avuto il suo tetto

Secondo un vecchio documento ritrovato nella Polveriera qualche tempo fa, in origine la Polveriera non aveva il tetto. La torre era aperta in cima, con una merlatura frastagliata. Le guardie della torre non erano protette all'aperto, in balia del vento e delle intemperie.

Il documento prosegue dicendo che le guardie si rivolsero al governo della città chiedendo di dotare la torre di un tetto. I governanti della città non avevano né la comprensione né il denaro per soddisfare la richiesta delle guardie.

Decisero quindi di raccogliere da soli il denaro per costruire un tetto. Tuttavia, il progetto andò molto a rilento, perché solo poche persone avevano qualche soldo da parte. Come se non bastasse, avevano affidato la loro donazione a un guardiano della torre un po' dissoluto, chiamato "Bärtu di Seppe-Toni".
Egli riportava i pochi soldi raccolti alla gente nelle taverne di Zofingen con il gioco d'azzardo e l'alcol.

Così un giorno tutte le guardie della torre si riunirono in assemblea al primo piano della torre e affrontarono il "Bärtu di Seppe-Toni". Egli rispose ai loro rimproveri: "Oh, questo è solo perdere l'elemosina, non saremo mai in grado di raccogliere tutti i soldi necessari per un tetto in cento anni, quindi non importa se ho bevuto i soldi e li ho giocati". Le altre guardie della torre si infuriarono per la risposta di "Bärtus" di Seppe-Toni e volevano gettarlo dalla finestra nel fossato. In preda all'angoscia, il guardiano della torre, spaventato, implorò: "Aspettate, aspettate, che il diavolo mi aiuti a costruirvi un tetto sulla torre!".
Nello stesso momento si udì un tremendo ruggito e un'esplosione di rabbia e, senza saperlo, sul pianerottolo di legno della scala della finestra si sedette un uomo dalla pelle scura, vestito con un mantello rosso e con gli occhi rossi scintillanti. "Chi mi ha convocato, chi posso servire?". Le guardie della torre si rintanarono in un angolo, spaventate. Solo il "Bärtu di Seppe-Toni" si fece coraggio e rivelò la sua richiesta.
"Allora", disse il diavolo, "posso aiutarvi molto bene. Costruirò per te un tetto sulla torre durante la notte. In cambio, però, mi darai il primogenito del prossimo mese di Natale e me lo consegnerai la notte successiva qui, in questo luogo della torre". Spaventato, il "Bärtu di Seppe-Toni" accettò immediatamente l'accordo.

Ed ecco che il giorno dopo la Polveriera si trovava lì con un nuovo tetto, proprio come è conosciuta ancora oggi.

Con l'avvicinarsi del Natale, il "Bärtu di Seppe-Toni" divenne sempre più irritabile. Pensò a un modo per ingannare il diavolo. Poi ebbe un'idea. Nella notte del primo giorno del mese di Natale, girò per tutta la città. Ed ecco che, poco dopo la mezzanotte, scorse a Petschirgässli una gatta che aveva appena dato alla luce sette gattini. Il "Bärtu di Seppe-Toni" avvolse uno dei piccoli gattini nel lino e lo portò alla Polveriera alla mezzanotte del giorno seguente. Il diavolo stava già aspettando "Seppe-Toni's Bärtu", seduto sulla scala della finestra del primo piano. Gli consegnò il fagotto con il piccolo gatto. Quando il diavolo accettò il fagotto, il gattino emise un miagolio pietoso. Il diavolo capì di essere stato ingannato. Si infiammò di rabbia, emise un ruggito terribile e il pianerottolo di legno si incendiò all'istante. Strappò il fagotto a mezz'aria e fuggì attraverso la parete della torre, ruggendo e infuriandosi. Ciò che rimase fu un terribile tanfo di zolfo.

Il luogo in cui il diavolo fuggì dalla torre è visibile ancora oggi. Il pianerottolo di legno non è stato restaurato fino ad oggi. Ogni volta che veniva installata una nuova scala, il mattino dopo al suo posto si trovavano solo cenere e qualche pezzo di legno carbonizzato. E così, a tutt'oggi, la parte inferiore in legno di questa scala a finestra è scomparsa.

Il "Bärtu di Seppe-Toni" non è più stato visto da quel giorno. A volte, però, nelle notti limpide di luna piena, si può sentire un rombo e un gemito a mezzanotte. Se ci si siede in silenzio e si ascolta, si può anche sentire il miagolio di un gatto dalla soffitta della Torre delle Polveri. E la mattina seguente c'è sempre un penny sul tavolo nella stanza della torre.
Questo è il resoconto di questo vecchio documento.

Come visto in altre occasioni é uno schema che si ripete:

Grandi difficoltà nell'eseguire un opera di costruzione => invocazione del diavolo => diavolo esegue il lavoro  in cambio di un anima umana => diavolo al momento del pagamento viene ingannato => diavolo infuriato distrugge completamente o parte del lavoro eseguito => bene o male l'opera richiesta inizialmente é in funzione

Un ulteriore passo indietro

Nel II secolo a.C. si insediarono gli Elvezi. Un piccolo insediamento si sviluppò nell'area della città vecchia. Probabilmente apparteneva ai 400 villaggi citati da Giulio Cesare nel De bello Gallico. Il villaggio fu abitato anche durante la dominazione romana; il nome latino non è stato tramandato. A causa di ripetuti ritrovamenti di oggetti romani, gli studiosi umanisti del primo periodo moderno hanno ipotizzato che Zofingen risalisse a una città chiamata Tobinium.

Lo stabilimento balneare superiore di Zofingen

Un bagno esisteva nei pressi della Torre delle Polveri fin dal XIV secolo. Il nuovo edificio, eretto nel 1545, fu demolito nel 1877. Nel 2018, la sottostruttura ben conservata di questa struttura è stata non solo scoperta e documentata archeologicamente, ma anche conservata nel terreno.

Rappresentazione di uno stabilimento balneare nel XVI secolo

Riscoperto lo stabilimento balneare superiore di Zofingen

Nel 2018, i lavori sul sito a ovest della Polveriera, accompagnati dall'Archeologia cantonale di Argovia, hanno portato alla scoperta dei resti molto ben conservati dell'ex Obere Badestube. L'edificio, demolito nel 1877, fu eretto nel 1545 da Balthasar Schürmann di Oberbad. L'esistenza della "Obere Badestube" può essere fatta risalire storicamente al 1364.

La Badestube del 1545

Dell'antico edificio in pietra a due piani è sopravvissuta quasi l'intera struttura trapezoidale in muratura di arenaria.
Un ingresso sul lato ovest conduceva a un corridoio che apriva tre stanze: a nord, la sala da bagno vera e propria, che ha ricevuto un nuovo pavimento in legno e piastrelle di argilla intorno al 1700. 


Una stufa in maiolica riscaldava la stanza, dove le persone si bagnavano in vasche di legno o sudavano su panche.
A sud del corridoio si trovava l'antibagno, dove presumibilmente si trovava una stufa per riscaldare l'acqua dei bagni. In un secondo momento, nella pavimentazione in ciottoli dell'anticamera è stata inserita una vasca.


Una scala conduceva dal corridoio verso est a una sala incassata con una vasca centrale. Probabilmente qui i bagnanti si lavavano con acqua fredda dopo aver sudato. L'acqua veniva prelevata dal ruscello che scorreva direttamente a nord della sala da bagno.

Dettaglio della pianta della città di Viktor Tschdy 
del 1856 con lo stabilimento balneare superiore (casa 59)

I primi bagni moderni

I bagni regolari erano parte integrante della vita urbana quotidiana dal tardo Medioevo al XVII e XVIII secolo. Le sale da bagno, che esternamente non si differenziavano dalle altre case cittadine, erano situate vicino ai corsi d'acqua, poiché era necessaria acqua dolce e le acque reflue dovevano essere scaricate. Mentre il bagno vero e proprio con spogliatoio, antibagno e sala da bagno si trovava al piano terra, i bagnanti responsabili della manutenzione e dell'approvvigionamento vivevano al piano superiore.

Quando facevano il bagno, i bagnanti si cambiavano prima nello spogliatoio, riscaldato da una stufa in maiolica. Si lavavano nel corridoio o nell'antibagno prima di entrare nella sala da bagno vera e propria. Mentre il bagno di sudore era particolarmente popolare nel Medioevo, il bagno in vasca era preferito in epoca moderna. Il bagno era spesso separato per sesso. Inoltre, i bagnanti potevano tagliarsi i capelli o la barba, farsi fare un massaggio o una coppettazione nella sala da bagno.

Qui potete farvi un giro nello stabilimento balneare attorno al 1700 

La chiesa

Il punto di riferimento centrale è la chiesa cittadina di Zofingen, che presenta sezioni romaniche e tardo gotiche. Sul lato ovest si erge il campanile, alto oltre 60 metri, costruito nel 1649.
La chiesa al suo interna si presenta particolarmente nuda, tipico delle chiese riformate, a rappresentare una traccia dell'iconoclastia. 

Pochi sono gli elementi artistici a catturare l'attenzione, ma comunque degli di nota

Il campanile sul lato est

Pannello con stemma, 1706 (copia: ca. 1929) 
Michael Langhans 1688 - 1755, Johann Jakob Langhans1666 - 1748

L'originale di questo rilievo in pietra con stemma bernese, attribuito alla bottega di Michael e Johann Jakob Langhans a Berna, è conservato nel Museo di Zofingen. Commemora il completamento dell'apertura del coro, donato dai signori di Wattenwyl (Deutsch-säckelmeister) e Diesbach (Stiftsschaffner)?

Pannello con lo stemma, 1631 
Lienhard Jüppli (costruttore di tavoli) o.J., Hans Ulrich Fisch I1.
(pittura) 1613 - 1686

I donatori del nuovo pulpito e delle sedute della chiesa cittadina sono elencati sulla tavola. L'artista allora artista diciassettenne dipinse 67 stemmi su un pannello di legno elaborato e intagliato. Le dimensioni e la disposizione dipendevano dalla somma donata?

Alla finestre laterali decorazioni in vetro, in questa sulla sinistra San Maurizio, che unitamente al personaggio di destra brandisce i colori della cittadina

Per concludere un teschio (che incridibilmente non é ancora stato riportato in questo post), tutto con la scusa che per la prima volta lo vedo raffigurato col dettaglio di una coda di roditore che esce da un lobo oculare.

Ho trovato il museo di storia chiuso, sono quindi destinato a tornare, ma comunque molto volentieri, in questa splendida cittadina che merita ben il tempo di essere percorsa e visitata

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Il tempo passa ma per la vergine di Norimberga presente al castello di Kyburg sembra non incidere, ache se poi vedremo che qualche ritocco l'ha necessitato pure lei. Che poi se ne possano dire finché si vuole ma la vera superstar del castello del castello di Kyburg é lei, proprio come aveva ben visto chi l'acquistò proprio per questo scopo «Vergine di ferro» I visitatori del castello si aspettavano sempre di vedere armi storiche e strumenti di tortura.  Appositamente per loro venivano realizzate delle «vergini di ferro». Matthäus Pfau acquistò il suo esemplare nel 1876 in Carinzia per mettere in mostra «il lato più oscuro del Medioevo».  A quel tempo, le forze conservatrici cercavano di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita poco prima in Svizzera. Attrazione turistica È risaputo che la Vergine di ferro fu inventata nel XIX secolo. Non vi è alcuna prova che in una simile cassa dotata di lame e con una testa di donna sia mai stata uccisa o torturata una persona....

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte II - Da Cimalmotto al passo Quadrella

Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...