Che in Giappone fossero particolari l’avevo capito anni fa. Ancora prima chi mi interessarsi alla storia, quando il mio interesse era, tra gli altri, per i film di Bud spender e Terence Hill. In uno di questi, chi trova un amico trova un tesoro, mi é rimasta impressa la scena di quel soldato intento a mungere una capra e a imbracciare immediatamente le armi all’arrivo dei miei eroi adolescenziali sull’isola.
Anni dopo scoprii che per molti militari del Sol Levante è durata ancora settimane, mesi, addirittura anni. Per il sergente Shoichi Yokoi la pace è arrivata nel 1972, per Hiroo Onoda e Teruo Nakamura nel 1974. Non potevano credere che il Giappone si fosse arreso e, siccome nessuno aveva impartito loro l'ordine di smettere di resistere, avevano continuato imperterriti la vita di guerriglieri della giungla.
Vabbè un caso isolato direte voi, mica tanto, negli anni a seguire ebbi modo di approfondire il tema e scoprii che i giapponesi erano devoto ad una tal maniera che preferivano suicidarsi piuttosto che arrendersi all'invasore americano. E questo non solo i soldati, ma anche donne e bambini.
Rimangono ben ancorate alla memoria le scene di centinaia di giapponesi che si buttano dalla scogliera nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, quando ormai sconfitti sfuggivano così alla pacifica cattura degli americani.
Questo fino a oggi, altri spunti qui é la specialmente inerente l’arte di samurai, geishe e sepukko che non fanno altro che rendere ancora più intrigante questa civiltà. Una visita da quelle parti prima di tirar le cuoia mi sembra d'obbligo
Sepukku, è un termine giapponese che indica un antico rituale per il suicidio obbligatorio o volontario, privilegio esclusivo della casta dei samurai. Era il modo in cui il samurai evitava la pena capitale, manifestava cordoglio per la morte del proprio signore, manteneva il proprio onore se a rischio di perderlo oppure protestava per un'ingiustizia subita.
Ero però completamente all’oscuro dei contatti avuto con la religione cattolica e nel giro di pochi giorni ho avuto modo di conoscere due episodi che ora vado a descrivere:
Martirio dei francescani
Un primo episodio inerente il cristianesimo e il Giappone é un dipinto presente alla pinacoteca di Brera
Nel 1627 papa Urbano VIII beatificò ventitré missionari francescani che erano stati crocifissi nel 1597 a
Nagasaki. Per il suo dipinto di grande impatto e drammaticità Tanzio trasse ispirazione da un'incisione e dal testo Vita e imprese dei martiri del Giappone dello spagnolo Marcello di Ribadeneira. La tela, proveniente da Varallo dove l'artista era impegnato nelle cappelle del Sacro Monte, attesta il suo legame con la tradizione lombarda, rinnovata da influssi caravaggeschi.
Tanzio da Varallo - Martirio dei Francescani a Nagasaki -
Dopo il 1627 - Olio su tela - dalla chiesa delle Grazie di Varallo 1811
Gli eventi
Il 15 agosto 1549 i gesuiti san Francesco Saverio, Cosme de Torres e Giovanni Fernandez arrivarono a Kagoshima dalla Spagna, con l'intento di evangelizzare il Giappone.
Il 29 settembre successivo, Francesco Saverio incontrò Shimazu Takahisa, il daimyō di Kagoshima, per chiedergli se poteva creare la prima missione cattolica in Giappone entro i suoi domini, Takahisa acconsentì, garantendogli anche di proteggere i missionari gesuiti (poi, in seguito alle pressioni dei monaci buddisti locali, non gli diede più protezione ma non fece chiudere la missione).
Alla fine del XVI secolo la missione, nell'ultimo ventennio passata sotto l'egida del Visitatore gesuita padre Alessandro Valignano e che riuscirà a convertire circa 300.000 cristiani, trascorse un periodo difficile a causa dei difficili rapporti tra Spagna, Portogallo e il governo giapponese. Qualche decennio dopo il cristianesimo venne soppresso dalle autorità locali e dal 1630 i cattolici vissero in segreto e non poterono più professare la loro fede in pubblico.
I 26 martiri
Lo shogunato ed il governo imperiale inizialmente sostennero i missionari cattolici, pensando in questo modo di poter ridurre il potere dei monaci buddisti e, al contempo, di migliorare il commercio con la Spagna ed il Portogallo. Tuttavia, lo shogunato rimase molto prudente nei loro confronti: nelle vicine Filippine, gli spagnoli avevano infatti preso il potere dopo la conversione della popolazione. All'accondiscendenza iniziale seguirono pertanto minacce ed infine persecuzioni: il cristianesimo venne vietato e quei giapponesi convertiti che rifiutavano di abiurare la fede cattolica vennero uccisi.
Il 5 febbraio 1597 a Nagasaki ventisei cattolici - sei missionari francescani europei, tre gesuiti giapponesi e diciassette terziari francescani giapponesi, compresi tre ragazzi - vennero uccisi tramite crocifissione: una volta saliti sulla croce, veniva loro inferto il colpo finale con delle lance.
La persecuzione continuò sporadicamente, facendosi più intensa tra il 1613 e il 1630. Il 10 settembre 1632 altri 55 cattolici furono martirizzati a Nagasaki, in quello che passò alla storia con il nome di "gran martirio di Genna".
Gesù coltivatore d'aglio
A Shingo, in Giappone, si può comprare il « sakè della città di Gesù» in tazze con la croce e i dolci a tema per celebrare il principale vanto locale, e cioè che Cristo non venne crocefisso a Gerusalemme ma fuggi a Shingo, dove morì e fu sepolto all'età di centosei anni.
Secondo questa storia, il fratello s'immolò per salvarlo e fini sulla croce al suo posto. A quel punto Gesù andò in Giappone, che conosceva bene perché aveva studiato li a vent'anni. Attraversò la Siberia e raggiunse l'Alaska, dove s'imbarcò su una nave che lo portò a destinazione. Per integrarsi con gli abitanti di Shingo adottò il nome giapponese di Torai Taro Daitenku e si mise a coltivare l'aglio. Poi sposò una certa Miyuko, dalla quale ebbe tre figlie.
La tomba di Cristo
La tomba di Gesù a Shingo è stata protetta per diverse generazioni dalla famiglia Sawaguchi, che ha sempre saputo che li era sepolto un uomo importante. A conferire ulteriore credibilità alla storia, il capofamiglia e sua sorella avevano gli occhi azzurri, quindi erano senza dubbio suoi discendenti. E c'erano altri dettagli bizzarri. Gli abitanti avevano usi che non esistevano altrove in Giappone, come ad esempio avvolgere i neonati in fasce con la stella di David ricamata e tracciare una croce sulla fronte con l'inchiostro nero.
La tomba dell'altissimo
Oggi esiste un «festival di Gesù» con cadenza annuale nato negli anni Sessanta e nel 1997 venne inaugurato un piccolo spazio espositivo dove si possono apprendere notizie interessanti come, ad esempio, che un tempo la città si chiamava «Herai», derivato dalla parola « ebreo». Ogni anno oltre ventimila persone si recano in pellegrinaggio a Shingo per rendere omaggio alla tomba di Gesù, curata con amore dalla fabbrica di yogurt locale.
Sto arrivando
Il discendente di Cristo se ne impippa
L'unico che non sfrutta a suo vantaggio il turismo esploso in città è un signore giapponese ritenuto il vero discendente vivente di Cristo, l'impiegato statale Junichiro Savaguchi, che proviene da una famiglia di coltivatori di aglio. Sawaguchi sa che tutti lo considerano discendente diretto di Gesù, ma essendo buddista non ha mai fatto parlare di sé perché non gl'importa più di tanto.
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