Durante la traversata Leventina - Maggia, più precisamente sull'asse Ossaco - Foroglio, a pochi metri dall'arrivo incappo in un masso presente sul ciglio del sentiero.
La val Bavona é cosparsa di massi, alcuni sono serviti come ripari, altri come terrazze per orti rialzati a sopperire l'assenza di terreno coltivabile sul fondovalle (!). Ma non tutti i massi sono amici quello che mi ritrovo dinnanzi porta scolpita una sciagura della quale si riesce ad intuire il dramma
IHS ANO 1812 ADI 25 MAGIO GIACOM ZANZANIN STATO OFESO DI QUESTO SASO E DOPO 35 ORE PASO DA QUESTA VITA ALTRA. R.»
Risolvo l'arcano a distanza di un anno quando finalmente mi decido ad acquistare e leggere il bestseller ticinese per eccellenza: il fondo del sacco di Plinio Martini.
In esso trovo gli eventi occorsi in quelle tragiche ore:
"(....) l'agonia di quel poveretto che dentro sopra Frodone dovette morire trentacinque ore dopo che era stato schiacciato fino all'inguine sotto un masso che non si poté smuovere; gli portavano su la camomilla calda dalla frazione e gli recitavano il rosario e le orazioni dei morti alla luce delle lanterne, c'era su il prete e mezzo paese, erano scesi anche dagli alpi per vederlo,"
Martini fornisce maggiori dettagli in Massi di Val Bavona (1964), dove l'episodio è descritto con piglio narrativo:
Martini fornisce maggiori dettagli in Massi di Val Bavona (1964), dove l'episodio è descritto con piglio narrativo:
«Una frana era caduta, e occorreva sgomberare la strada, lavoro che alcuni uomini stavano facendo a maggio inoltrato. E verso sera, quando la stanchezza appesantisce le membra, la tragedia improvvisa; il grosso masso che scivola e cade con il suo peso di tonnellate sopra un poveretto che non ha fatto in tempo a sgusciar via, e lo schiaccia fino all'inguine in una morsa feroce. Impossibile muovere un blocco cosi enorme. I compagni dello sventurato gli portano quindi delle coperte e corsero per il prete e i parenti; e tutti insieme lo vegliarono e confortarono tutta la notte e il giorno e la notte seguenti; immagino le lanterne accese e il cerchio di tutta quella gente la cui presenza è piú avvertita che visibile nell'ombra notturna; e penso la nenia dei rosari, il piangere sommesso, la grappa e la camomilla portata su calda da Foroglio e offerta al moribondo, la voce del prete che recita le orazioni dei morti. È come se ci fossi stato».
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