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Dornach 1499

Ci sono eventi che ad intervalli regolari mi piombano addosso, spesso tramite oggetti. è il caso degli scheletri di crani sfondati in una sorta di overkilling presenti in diversi musei, sempre con la tessa dicitura "Dornach 1499". Poi ogni volta mi dico "prima o poi me ne occupo", "ok l'ho messo in bozza", "ah già c'é anche questo" finché poi all'improvviso mi decido: Dornach 1499

Se dovessi partire dalla fine di tutta questa vicenda potremmo dire "quanto sangue sprecato". Proprio come la vecchia guerra di Zurigo, lunga e costata un elevato numero di vittime, le conseguenze finali furono del tutto modeste, se non quasi irrilevanti.

Basti pensare che la storiografia tedesca coeva e recente non ha mai attribuito grande importanza alla guerra di Svevia.

Malgrado questo la battaglia é ancora ben presente nella storia svizzera e numerosi sono i cimeli, i monumenti, le rovine, le pubblicazioni che la ricordano. Vale quindi comunque la pena immergersi negli avvenimenti di fine XV secolo e fare un salto sui luoghi degli eventi. 

Dornach rappresenta l'ultimo capitolo di questa guerra, la resa dei conti finale. Un finale che sia degno di questo nome é sempre col botto come vedremo

Le guerre di Svevia

L'origine della guerra vi furono diversi focolai di tensione, in parte esistenti già da lungo tempo; solo la loro combinazione condusse però a un conflitto aperto.

All’origine della guerra sveva vi furono diversi focolai di tensione, che in parte esistevano già da lungo tempo e che, combinati tra loro, fecero giungere ad un conflitto aperto. In particolare, dopo la vittoria sulla Borgogna, la Confederazione diventò il potere dominante nella Germania del sud e i membri della nobiltà sveva, primi tra tutti gli Asburgo, cercarono di opporsi a quel crescente influsso confederato nell’Europa centrale

Raffigurazione della guerra svevo-svizzera del maestro P.P.W. 1500 ca.

La battaglia di Dornach é rappresentata nell'angolo in alto a destra
 
Ad aggravare la situazione vi fu poi l'operato della Lega di Svevia, costituitasi nel 1488 e strumentalizzata dagli Asburgo per contrastare la politica di alleanze della Confederazione diretta verso nord, oltre il Reno e in Alsazia. In particolare l'adesione forzata di Costanza (1498) venne percepita dai Confederati come una provocazione; inoltre dal 1495 erano peggiorati i rapporti tra questi ultimi e re Massimiliano I. Dopo la sua ascesa al trono nel 1486, in un primo tempo si era registrata una distensione, anche grazie al riconoscimento della Pace perpetua del 1474, ma il successivo avvicinamento tra i Confederati e la Francia, nemica del sovrano, creò malumori.

Parola alle armi

Decisiva fu  la volontà dei Confederati di ricorrere alle armi per risolvere simultaneamente tutte le vertenze di frontiera. Questa visione fu alimentata dall'atmosfera carica di emotività sviluppatasi alla fine del XV secolo, frutto di un processo di differenziazione politica e sociale che aveva condotto alla formazione di due comunità distinte: i Confederati e gli Svevi

"L'atroce guerra svizzera", particolare del Corteo trionfale
 dell'imperatore Massimiliano I. 
Penna, acquerello e gouache su pergamena
 realizzato attorno al 1514 da Albrecht Altdorfer (Albertina, Vienna).
Al di fuori della Confederazione, la guerra di Svevia era
 denominata guerra svizzera. 
In un'annotazione manoscritta, Massimiliano pretese che al titolo dell'opera venisse aggiunto l'aggettivo "atroce" e che fossero 
dei lanzichenecchi a reggere lo striscione. 
La scena, che vede le milizie svizzere (sulla destra) opposte ai lanzichenecchi e agli archibugieri tedeschi (sulla sinistra), non può essere associata a una battaglia precisa.

Un armistizio e una pace, concordati probabilmente il 26.1.1499 a Glorenza, non vennero riconosciuti da entrambe le parti. Truppe confederate e austriache si schierarono nella valle del Reno e attorno a Sargans. In seguito a presunte provocazioni verbali, il 5 febbraio alcuni soldati urani assaltarono la sponda opposta del fiume nei pressi del Gutenberg in seguito a presunte provocazioni verbali, il 5 febbraio alcuni soldati urani assaltarono la sponda opposta del fiume nei pressi del Gutenberg

Il contrattacco dei reparti austriaci, che varcarono il Sankt Luzisteig e occuparono la città di Maienfeld (7 febbraio), inasprì la situazione; in seguito alla battaglia di Triesen (22 febbraio) il conflitto si generalizzò. Successivamente gli scontri si estesero su tre vasti fronti: Grigioni, Tirolo e Vorarlberg; la regione di Costanza, l'Hegau e il Klettgau; la valle del Reno da Waldshut a Basilea fino al Sundgau.

Il servizio mercenario

La guerra non era solo un mezzo per conquistare nuovi territori e controllare le rotte commerciali 
La guerra era anche una delle più importanti fonti di reddito per le città confederate
L'avventura come soldato attirava il bottino di guerra e rappresentava una delle poche opportunità di ricchezza per i secondogeniti 

I successi nelle battaglie contro il potente Duca di Borgogna portarono alla caduta della Borgogna e aumentarono il valore di mercato della famigerata fanteria confederata 
Nel corso del XV secolo, il servizio militare sui campi di battaglia in tutta l'Europa centrale divenne uno dei più importanti prodotti di esportazione della Confederazione. Spesso uomini giovani e non sposati si recavano nelle aree circostanti come mercenari, i cosiddetti Reisläufer, figli senza prospettive di proprietà terriera
Quindi le Guerre Borgognone furono molto importanti per la loro reputazione. e questo crea una reputazione, ovviamente, insieme alla seconda reputazione che si combatte sempre per denaro contro chiunque e per qualunque cosa.

Nel periodo precedente alla Guerra di Svevia assistiamo a una professionalizzazione e a una specializzazione della guerra: non si tratta più di nobili e cavalieri, come si usa dire, che fanno la guerra, ma di professionisti che devono fare la guerra per denaro per un periodo di tempo limitato. I mercenari guidano i propri raggruppamenti in un' Europa in cui ci sono sempre più conflitti importanti, in particolare infastiditi dal contrasto Francia-Asburgo, anche in questa Europa tali gruppi trovano molte opportunità di operare: la guerra è sempre un profitto per molti giovani confederati
andare in guerra per anni.

Dal 1474 al 1515 oltre 100.000 confederati lasciarono il paese e solo circa la metà tornò a casa. Gli altri per la maggior parte persero la vita sui campi di battaglia. Il numero è considerevole, soprattutto se misurato rispetto alla popolazione stimata di 700.000 persone

All'epoca i confederati si affrontarono spesso su entrambi i lati del campo di battaglia da un lato, venivano inviati in guerra da vari consiglieri in cambio di pagamenti ufficiali da parte di re e principi e, dall'altro, mercanti di guerra privati inviavano i loro compatrioti a combattere in una guerra straniera in cambio di tangenti senza il permesso delle autorità; questa circostanza costituì anche un terreno fertile per la Guerra di Svevia, il sanguinoso conflitto che si sarebbe deciso nella Battaglia di Dornach

Heini Wolleb 

Tra i confederati c'è uno dei capitani Heini Wolleb , un irascibile commerciante che in gioventù, insieme al fratello, passò da venditore ambulante a brigante a Sarajevo. I fratelli Wolleb furono derubati dai fiorentini durante uno dei loro viaggi commerciali e in seguito iniziarono una faida che degenerò in una guerra privata nelle Alpi e lo fecero con tale successo e brutalità che la Dieta Federale si sentì costretta a porre fine a questa attività. 

Dopo aver suscitato la riprovazione della Dieta federale con tale presa di posizione e a causa delle faide, che non erano tollerate, riuscì a sottrarsi a una procedura penale grazie alla protezione di Uri, rifugiandosi nel servizio mercenario.

La Dieta federale non gli permise però di reclutare mercenari e di condurli in guerre straniere. Come capitano supremo dei mercenari svizzeri, combatté dapprima in Italia dalla parte dei francesi e poi, presumibilmente, cambiò schieramento e combatté per il Duca di Milano.

Heini Wolleb (dopo la cronaca di Stumpf)
Descrizione: Olio su tela, firmato e datato 1909.
Ubicazione: Historisches Museum von Uri, Altdorf, Svizzera.

Secondo le fonti, le truppe di Heini insultarono anche il sindaco di Lucerna, Wolleb fu costretto a lasciare il territorio dei Confederati presumibilmente servì ancora una volta come mercenario

Heini Wolleb riappare nella guerra di Svevia (1499) come capitano alla guida una pattuglia lungo il Reno mentre dall'altra parte del fiume fioccano insulti e prese in giro dei lanzichenecchi svevi (vedi sopra)
 
Fu il primo a muovere con una truppa nei pressi di Coira e Sargans, dove oltrepassando il Reno diede modo al nemico austriaco di attaccare.
Questo incidente offre alle truppe sveve un'ottima scusa per conquistare il passo di San Lucio, strategicamente prezioso il 7 febbraio

L'afflusso di truppe urane sotto Heini Wolleb (circa 700 uomini) si unisce alle truppe grigionesi il 2 febbraio 1499, Schweizer Bilderchronik des Diebold Schilling von Luzern, 1513.

Il 20.4.1499 guidò una truppa di 2000 uomini che, avanzando da Planken attraverso la sella di Saroja, coprì il fianco destro dell'esercito confederato in marcia da Schaan verso Frastanz e risultò decisiva per l'assalto alla fortificazione. Nella battaglia di Frastanz sconfisse la potenza austriaca, ma perse la vita sul campo. Nella cronachistica è rappresentato come l'eroe vittorioso di Frastanz.

La battaglia di Frastanz. Scellino di Lucerna, 1513
I Confederati iniziarono con l'assedio del castello di Gutenberg, che non riuscirono a conquistare a causa della mancanza di artiglieria. Dopo una ricognizione da parte dell'esperto leader mercenario urano Heini Wolleb, fu presa la decisione di attaccare Letzi vicino a Frastanz.

Arriva Massimiliano I

Ad aprile intervenne nel conflitto anche re Massimiliano I, fino ad allora impegnato nei Paesi Bassi, che il 22 aprile dichiarò la guerra imperiale contro i Confederati

Alla campagna di ritorsione di Massimiliano I in Engadina agli inizi di giugno, i Confederati risposero con un contrattacco che devastò ampie parti della val Venosta tirolese (22 giugno-1 luglio). Alla fine di luglio il sovrano radunò un esercito di oltre 10'000 uomini a Costanza. La prevista avanzata contro i Confederati nello Schwaderloh fallì tuttavia per il rifiuto dei suoi comandanti di andare all'attacco. Deluso, Massimiliano I si ritirò a Lindau e, dopo aver appreso della sconfitta nella battaglia di Dornach (22 luglio), rinunciò alle sue velleità belliche e acconsentì ai negoziati di pace.

Ritratto dell'Imperatore Massimiliano I, di Albrecht Dürer.

La battaglia di Dornach

La battaglia di Dornach (22.7.1499) rappresentò il momento decisivo della guerra di Svevia. L'imperatore Massimiliano I aveva ordinato al conte Heinrich von Fürstenberg, maggiordomo di corte, di attaccare la fortezza di Dorneck, in mano ai Solettesi. La conquista di questa rocca avrebbe permesso alle truppe imperiali di penetrare fino alla valle dell'Aar. Soletta chiamò in aiuto i Confederati, suoi alleati. Un esercito composto da truppe di Berna, Zurigo, Lucerna, Zugo e Soletta annientò le forze austriache attaccandole di sorpresa. Heinrich von Fürstenberg morì nella battaglia e nello stesso anno Massimiliano I fu costretto a concludere la pace con i Confederati

Antefatti

Nell'estate del 1499, uno dei generali dell'imperatore Massimiliano, il conte Heinrich von Fürstenberg, voleva conquistare l'importante città. Avanzò con 16.000 uomini e assediò il castello difeso dal valoroso balivo Benedikt Hugi.

L'intero esercito svevo marcia oltre la neutrale diocesi di Basilea in direzione di Dornach 16.000 uomini tra cui 4.000 cavalieri, tra cui la "welche Garde", una temuta truppa di cavalleria la cui reputazione di rapinatore e assassino era stata confermata la settimana precedente in tutta l'area attraverso saccheggi e violenze, presenti anche 2.000 fanti provenienti dai Paesi Bassi

Hugi incaricato dalla città di Soletta del comando militare del castello e del distretto di Dorneck, riferisce con grande preoccupazione le notizie provenienti dai dintorni: si trova solo con poche risorse al castello e si rende conto che l'assedio è solo una questione di tempo, visto il pericolo nei dintorni occupati.  Invia 2 barche a Soletta per vie diverse per aumentare le possibilità che la sua richiesta di rinforzi venga accettata. Nella sua lettera urgente chiede più polvere, farina e scatole per proteggere il castello e un sacerdote in caso di assedio. Conclude una lettera prima della battaglia con le parole:

"Ci difenderemo cavallerescamente e confideremo in voi, non abbandonateci, la guarnigione del castello è troppo piccola per resistere alla minaccia di un assedio in vista della superiorità numerica del nemico"

I capitani di Soletta inviano barche alle città confederate alleate di Zurigo e Berna promettendo aiuto e Lucerna e Zugo promettono anche truppe nelle aree circostanti di Lucerna e Basilea, i cosiddetti servi liberi che si riuniscono per combattere in guerra. 

Circa 4.000 uomini provenienti da Berna, Soletta e Zurigo si diressero verso il castello di Dorneck per salvarlo dalla minaccia di un attacco. 
Le prime truppe provenienti dalle varie città si riuniscono nella piccola città di Liestal per riposare dopo le lunghe marce 

Nel frattempo, Massimiliano ha nominato il conte Heinrich von Fürstenberg comandante delle truppe imperiali; anche lui ha problemi di soldi e lotta per tenere insieme le costose truppe mercenarie 

La sera del 21 luglio, l'intero esercito svevo era già a Birseck. La maggior parte delle truppe era accampata nei pressi di Dornach e Arlesheim, mentre solo la Welsche Garde era accampata dall'altra parte della Birs a Reinach. Tra Dorneck e Arlesheim, gli Svevi schierarono molti cannoni e al tramonto una squadra circondò il castello.

Ricostruzione del campo di battaglia con il castello in primo piano
 e in secondo piano l'accampamento svevo

Benedikt Hugi se ne accorse e inviò un messaggero lungo le mura del castello. Si infilò tra le sentinelle sveve e si affrettò a superare il Gempen per raggiungere Liestal, dove incontrò le truppe svizzere. Li esortò a fare in fretta per evitare che il castello di Dorneck cadesse nelle mani del nemico. Nonostante il divieto della città di Basilea (che all'epoca non faceva ancora parte della Confederazione), i Confederati accampati nei pressi di Liestal furono rinforzati dagli abitanti locali (Oberbaselbieter).

La battaglia

La mattina del 22 luglio, gli Svevi iniziarono a sparare contro il castello con un solo cannone. Gli altri erano ancora accampati vicino alle loro tende; essi si credevano al sicuro e si abbandonarono a ogni tipo di divertimento quando l'esercito di soccorso si avvicinò inosservato e attaccò il campo nemico nella calura di mezzogiorno.

Dal Gempenstollen, le truppe bernesi e solettesi in avvicinamento potevano vedere l'intero accampamento svevo. Tuttavia, essendo ancora troppo deboli per attaccare, attesero i rinforzi. 

Le truppe zurighesi e la principale forza bernese arrivarono al pomeriggio del 22 luglio 1499, quando, dopo marce senza precedenti, l'esercito arrivò senza sosta dall'altopiano di Gempen. 

Pomeriggio del 22 luglio 1499: le truppe di Soletta che conoscevano la zona condussero i Confederati attraverso la boscaglia verso il nemico; Niklaus Conrad, Avoyer di Soletta, dopo essersi posto all'avanguardia, fece indossare alle sue truppe la croce rossa di Borgogna, cosicché penetrarono, come amici degli Imperiali, molto lontano nei loro accampamenti, dove infersero terribili colpi. Fürstenberg, informato di questo disordine, riunì l'élite del suo esercito, che combatté con foga da entrambe le parti, per più di 4 ore, senza alcun vantaggio

Approfittando dell'effetto sorpresa, le truppe confederate riuscirono a schiacciare gli assedianti in una terribile battaglia - il nucleo, i Gelderlanders, sul terreno collinare tra Dornach e Arlesheim. Uno dei primi a cadere fu il leader svevo, il conte Heinrich von Fürstenberg. Diversi capi imperiali furono uccisi durante il primo attacco.

Maximilian Neustück - Guerrieri svizzeri che combattono contro le truppe imperiali vicino a Dornach, con Schartenfluh e il castello di Dorneck sullo sfondo - 1832

La rapida vittoria sugli assedianti indusse l'avanguardia Confederata ad avanzare ulteriormente dal castello. Questo approccio affrettato si rivelò quasi una rovina, poiché la Guardia Welsche intervenne nella battaglia. La battaglia durò per ore e infuriò fino a quando i Confederati furono costretti a ritirarsi verso il castello di Dorneck. 

Le truppe confederate, in inferiorità numerica, rischiano di essere sconfitte lo storico Eugen Catharinau descrive dal punto di vista delle truppe confederate alcuni guerrieri duramente colpiti questo momento di ansia: glii occhi vagano sulle alture alla sua destra per vedere l'avvicinarsi del salvatore.  ogni rinforzo era ben accetto ma doveva arrivare. 

Alle 19:00, 1000 soldati di Lucerna e Zugo apparvero sul campo di battaglia da Arlesheim e intervennero nella battaglia e decisero la battaglia a favore degli svizzeri.

Una parte dell'esercito svedese si ritira attraverso il ponte e lo distrugge per proteggersi. Coloro che cercano di fuggire attraverso il ponte non trovano una via di fuga tranquilla e non pochi vengono spinti nel fiume e annegano o vengono uccisi in altro modo. 

Con l'avanzare dell'oscurità e la confusione generale aumenta: diventa sempre più difficile distinguere gli amici dai nemici e ancora una volta i soldati vengono uccisi dai Confederati, tutti i guerrieri dell'esercito svevo che non riescono ad attraversare il ponte vengono uccisi. 

Veduta da ovest di Arlesheim e Dornach, con le rovine di Reichenstein, il castello di Birseck, Schartenfluh e il castello di Dorneck alle spalle e la Birsa di fronte. La battaglia infuria in tutto il quadro, con molti stendardi, punte, uomini e cavalli in azione. In basso a sinistra dell'immagine ci sono tre donne che proseguono il loro cammino.

Dopo aver subito pesanti perdite, l'esercito svevo si diede alla fuga, abbandonando ancora una volta l'intera cavalleria e l'artiglieria. Heinrich von Fürstenberg e circa 3.000 altri cavalieri e mercenari rimasero morti sul campo di battaglia. I Confederati persero circa 500 uomini.

La leadership confederata decide che non si possono fare prigionieri e che i soldati devono giurare di uccidere qualsiasi nemico che cada nelle loro mani. A quanto pare, questa misura non mancò di avere effetto, come dimostrano le cifre molto alte delle perdite da parte della Lega Sveva. 

Il dipinto

Il dipinto più celebre e più prossimo all'evento é una xilografia che misura in totale 86 x 41 cm. 
Sono note tre copie: 
  • Germanisches Nationalmuseum di Norimberga (a colori), 
  • Biblioteca Universitaria di Basilea (non colorata), 
  • Biblioteca Comunale di Zurigo (non colorata, rifilata). 
Non si sa nulla dell'autore; la copia di Norimberga è etichettata "Zu Basel by Görg Erne". È probabile che l'opera sia stata realizzata in prossimità dell'evento; è plausibile che sia stata stampata a Basilea intorno al 1500. Zemp ipotizza che l'autore sia il maestro basilese Rudolf Heri (Herri, Herry), che dipinse anche un quadro della battaglia per il municipio di Soletta nel 1500. 

Battaglia di Dornach. Silografia colorata anonima realizzata attorno al 1500 (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett; fotografia Martin Bühler).

L'incisore ha raffigurato simultaneamente le diverse fasi della battaglia, prestando tuttavia molta attenzione ai dettagli; i castelli di Reichenstein, di Birseck e di Dorneck denotano un realismo innovatore rispetto allo schematismo di rappresentazioni anteriori.

La parte destra

Il dettaglio mostra la metà destra dell'immagine. Il dipinto raffigura contemporaneamente diverse fasi della battaglia. Al centro dell'azione c'è la battaglia principale sotto il castello di Dorneck (a sinistra sotto la croce rossa di Sant'Andrea la cavalleria della Confederazione Sveva, a destra sotto gli stendardi di Berna, Thun, Zurigo e Soletta la fanteria confederata), sopra c'è l'intervento della retroguardia ad Arlesheim e nella parte inferiore si può vedere il massacro delle truppe sconfitte in fuga sul fiume Birs.

Dettaglio sulla parte sinistra

Uccisione del conte Heinrich von Fürstenberg da parte di una capitano Confederato?

I nobili devono giacere con i contadini

I Confederati catturarono l'accampamento, molte armi, la cassa di guerra e numerose bandiere e stendardi. Molti nobili furono uccisi nella battaglia. Le famiglie dei nobili cercarono invano di ottenere il permesso di recuperare e trasportare i corpi a Basilea tramite i monaci di Basilea, che furono inviati al campo confederato come messaggeri.  

Secondo l'indiscutibile rapporto dei capitani bernesi del 24 luglio 1499, cioè due giorni dopo la battaglia, i Confederati, in qualità di vincitori, rifiutarono di consegnare il corpo di Enrico di Fürstenberg e degli altri nobili con le parole: "I nobili devono rimanere con i contadini". Questo evento toccante è raffigurato nell'eccellente fotografia di E. Klein. La legazione riceve l'amara risposta presso la bara del generale sconfitto.

I Confederati rifiutano di consegnare i cavalieri caduti.
Da un disegno originale di E. Klein


La notizia della sconfitta a Dornach si era diffusa a macchia d'olio nel sud-ovest della Germania e in Alsazia. Re Massimiliano ricevette la notizia a Überlingen e, secondo la tradizione, ne rimase sconvolto.

Dopo la battaglia

Gli studi forensi dell'antropologa Christine Cooper confermano la sprovvedutezza dei Confederati: i crani dei soldati caduti mostrano una media di 4 ferite, i più giovani erano ancora ragazzi, i più anziani avevano circa 50 anni. Queste ferite indicano che gli avversari, già incapaci e sconfitti, sono stati uccisi da spade alla luce dopo la battaglia. 

Gli scheletri dei caduti a volte giacevano per anni sulle cosiddette staffe 
I resoconti dei monaci inviati a negoziare la resa dei morti aristocratici testimoni di ciò a causa del forte odore di decomposizione consigliarono ai mercanti in viaggio di prendere un'altra strada e quindi di aggirare i luoghi degli scontri

Alla popolazione locale non rimase nulla: le case erano state saccheggiate e bruciate, i raccolti erano scomparsi o distrutti.

Nel 2008, l'antropologa Christine Cooper ha esaminato 105 teschi e 33 femori rinvenuti sul campo di battaglia. Secondo le sue indagini forensi, almeno alcune delle diverse migliaia di morti furono lasciate sul campo di battaglia per diversi anni; le ossa mostravano segni di danni causati dagli animali ed erano soggette alle intemperie. Solo quando furono scheletrizzati, alcuni di loro furono trasferiti in un ossario.

Secondo Cooper, solo i caduti confederati e alcuni dei morti nemici furono sepolti correttamente. Ciò fu probabilmente dovuto anche a ragioni logistiche, poiché era difficile seppellire diverse migliaia di morti in un lasso di tempo molto breve.

Molte delle ferite furono probabilmente inflitte alle vittime quando erano già inabili. Ciò conferma le affermazioni delle fonti scritte che riportano la "distruzione" del campo di battaglia. Di solito i prigionieri non venivano presi e la chirurgia di guerra non era ancora possibile. In media, ogni cranio presentava quattro ferite, la maggior parte delle quali erano ferite da taglio causate da spade o alabarde. Erano presenti anche possibili tracce di mutilazione agli occhi, al naso e alle orecchie.

Cosa é cambiato?

Finalmente, il 22 settembre 1499, viene firmato un trattato di pace, che passerà alla storia come la Pace di Basilea

In linea di massima, la situazione precedente all'inizio della guerra viene semplicemente ripristinata, con l'eccezione che ai Confederati viene assegnato il tribunale distrettuale di Turgovia e Costanza, il che significa che questa guerra, che era costata la vita e la salute a decine di migliaia di persone, in definitiva non ha avuto un grande impatto sulla pace stessa.

Ho anche letto in questo trattato di pace che questa indipendenza de facto dall'impero è una delusione perché l'impero non compare nel trattato. Sappiamo dai negoziati che i compagni hanno insistito affinché l'impero fosse tolto da questo trattato perché tutti hanno sottolineato che non stavano combattendo contro l'impero ma stavano combattendo contro la Lega Sveva, contro l'Asburgo, Massimiliano è il Duca d'Austria e non il re come avrebbe potuto essere chiamato. 

La Confederazione ottenne l'indipendenza politica dall'Impero solo 150 anni dopo, con la Pace di Westfalia del 1648, ma a causa dello spostamento dell'equilibrio di potere nella Guerra di Svevia, il Vescovato di Basilea si unì alla Confederazione e consolidò la sua influenza politica e culturale. Appenzello si aggiunge nel 1501.

Per un breve periodo, la Confederazione emerge come una grande potenza tra i suoi colleghi italiani. Come soldato, il giovane Ulrich Zwingli è testimone dell'inimmaginabile crudeltà della guerra. Nei decenni successivi, darà forma alla storia della Svizzera come riformatore a Zurigo e scuoterà la coesione interna della Confederazione con le sue idee.

La pace garantì comunque ai Confederati un’ampia autonomia all’interno della compagine imperiale, simile a quella di cui beneficiavano anche altri membri.

La storiografia tedesca coeva e recente non ha mai attribuito grande importanza alla guerra di Svevia

Gli studi più recenti affermano che se da un lato la guerra di Svevia rafforzò la tendenza al distacco tra la Confederazine e l'Impero, dall'altro non modificò sostanzialmente la posizione di quest'ultima all'interno della compagine imperiale. 

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Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...