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Quattro validi motivi per praticare l'autocastrazione

Il fanatismo e l'ignoranza oltre ad essere un mix pericolosissimo sanno regalare pagine di storia quantomeno fuori dal normale. Autopunirsi non é una novità, sia tramite praticando l'ascetismo o come visto più volte l'autoflagellazione (qui e qui)

Ora facciamo un ulteriore step e passiamo ad un "livello superiore". 

Ah, il titolo é sarcastico

Origene che si evira, Roman de la Rose,
 Francia XV secolo (Bodleian Library, MS. Douce 195, fol. 122v)

Motivazione #1: per sfuggire alle tentazioni

La pratica della castrazione per fini religiosi era diffusa sin dalla metà del III secolo anche nell'ambito del Cristianesimo.

Origene (185– 254) in giovane età, secondo quanto riferisce Eusebio di Cesarea, per sfuggire alle tentazioni che gli venivano dalla presenza di tante belle giovani nella sua «scuola catechetica» di Alessandria (Didaskaleion) si era autoevirato rispondendo all'esortazione del versetto del Vangelo di Matteo: «...e vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da se stessi, per il regno dei cieli». 

Eusebio afferma anche che Origene parlò privatamente della castrazione a Demetrio, il vescovo di Alessandria, e che quest'ultimo inizialmente si congratulò con lui per la sua devozione a Dio

Motivazione #2: per essere introdotti al sacerdozio...forse

Il suo discepolo Valesio ne approvò il comportamento e, seguendo l'esempio del maestro si autoevirò. Sostenendo inoltre che proprio la qualità di eunuco era quella che doveva caratterizzare il sacerdote, chiese di essere introdotto al sacerdozio. La sua richiesta fu negata dalla Chiesa che lo condannò per eresia.

In risposta all'esclusione dalla Chiesa, Valesio fondò presso il Giordano una setta i cui membri, oltre alla rigida astinenza dal mangiare carne, praticavano l'evirazione su se stessi e su tutti coloro che, pur essendo estranei alla setta, forzatamente venivano così salvati dal peccato. 

Pausa

(spazio per ridere, per riflettere, per pensare a Darwin, alla selezione umana)

La palpazione dei testicoli

La diffusione di questa pratica indusse la Chiesa a condannare espressamente la castrazione volontaria o imposta nel Concilio di Nicea del 325 e a introdurre nel IX secolo il rito della palpazione dei testicoli all'atto dell'elezione del nuovo papa.

Cibele in un carro trainato da leoni; autocastrazione di uno dei Galli, sacerdoti eunuchi di Cibele

Motivazione #3: per impedire la muta vocale

Nel XVIII secolo la castrazione era dovuta a motivi d'affari: con il diffondersi dei cori polifonici, si aveva un sempre maggiore bisogno di voci bianche. Dato che una bolla pontificia vietava l'inserimento delle donne nei cori, si preferiva castrare i fanciulli di circa otto - dieci anni per impedire la muta vocale e fare in modo che mantenessero la capacità di cantare con voce infantile. Asportando chirurgicamente i testicoli, la mancata produzione di testosterone faceva sì che la voce mantenesse quel timbro anche da adulti.

Jacopo Amigoni, Ritratto di Farinelli

Ogni anno circa 4 000 ragazzi europei venivano castrati, soprattutto in Italia. 
Il più celebre dei cantanti castrati è stato Carlo Broschi, in arte Farinelli. Alessandro Moreschi invece fu l'ultimo evirato nella storia della musica: solista nel coro che si esibiva presso la Cappella Sistina in Vaticano, cantò anche al funerale del re Umberto I. Fu congedato per pensionamento nel 1913, dopo che nel 1902 ci fu l'estromissione formale dei castrati da parte della Chiesa.

Motivazione #4: per diventare angeli e svolazzare in paradiso

Nella seconda metà del XVII secolo il patriarca della Chiesa ortodossa russa Nikon procedette ad una profonda riforma dei riti religiosi che fu ampiamente e fortemente osteggiata soprattutto dall'arciprete Avvakum (1621–1682), che finì sul rogo per la sua opposizione.

Si originò così un folto gruppo di dissidenti religiosi chiamati "vecchi credenti" che nel '700 si frantumarono in sette tra le quali si diffuse quella degli Skopcy che predicavano ai fedeli di praticare la mortificazione del corpo fino a giungere all'automutilazione del pene per gli uomini, del seno per le donne in modo da "divenire bianchi", ossia angeli, ed entrare così di diritto nel regno dei cieli. La mutilazione poteva avvenire «asportando lo scroto (piccolo sigillo) o l'intero pene (grande sigillo o sigillo imperiale), mentre le donne praticavano la clitoridectomia, l'amputazione dei capezzoli, delle mammelle, delle piccole e delle grandi labbra.»

Uomo Skoptsy con castrazione totale o "grande sigillo" e donna con i seni tagliati.

Ma che cosa c'é sotto?

L'angoscia di castrazione sarebbe causata dalla paura dell'evirazione sia in senso letterale che metaforico; una paura travolgente di lesione o perdita del pene. Secondo la teoria di Freud il bambino ha timore di subire un danno ai genitali da parte del genitore dello stesso sesso (ad esempio il figlio che ha paura del padre) come punizione per i sentimenti sessuali verso il genitore dell'altro sesso (ad esempio il figlio verso la madre). 

L'angoscia di castrazione inizierebbe fra i 3 e 5 anni, durante lo stadio noto come fase fallica dello sviluppo secondo Freud. Sebbene sia tipicamente associata ai maschi, il complesso riguarderebbe, in modi diversi, anche le femmine.

Secondo Freud, quando il bambino viene a conoscenza delle differenze tra genitali maschili e femminili, assume che il pene delle donne sia stato rimosso e diventa quindi ansioso che il proprio possa essere reciso dal suo rivale, la figura paterna, come punizione per aver desiderato la figura materna[

L'evirazione di Attis (da una miniatura medievale)

Secondo un altro mito, Attis fu mandato a Pessinunte per sposare la figlia del re Mida. Durante la celebrazione del matrimonio, Agdistis, innamorato del giovane, fece impazzire tutti gli invitati e lo stesso Attis, che, sotto un pino, si amputò il pene. Dal suo sangue nacquero le viole mammole. Cibele, madre degli dei, ottenne che il giovane si salvasse e diventasse il cocchiere del suo carro.

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