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Il toro uro

I nostri vicini del canton Uri non perdono occasione di sfoderare il loro stendardo. Lo mettono ovunque, dai dipinti che li raffigurano in battaglia a ogni minuscolo appezzamento di terreno, dai battelli alle etichette delle birre, ogni scusa é buona. E vanno anche compresi: il simbolo riportato é sinonimo di potenza e fierezza, un toro, ma non uno "generazione Z", uno antico, vero, con le corna lunghe e probabilmente il pelo bello.


Bos primigenius

Il fiero popolo urano si é talmente immedesimato nell'animale da farne oggetto anche in caso di votazioni cantonali come nel 1976

Manifesto del comitato a favore del mantenimento dei diritti popolari, realizzato da Tino Steinemann e stampato nella tipografia offset V. B. Sicher-Dittli a Gurtnellen, 1976 (Staatsarchiv Uri).

Il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio volevano aumentare il numero di firme necessarie per le iniziative popolari e i referendum da 300 a 600. In occasione della votazione popolare del 26.9.1976, i contrari, che affissero 800 manifesti e distribuirono oltre 8000 volantini, riuscirono ad affossare il progetto con una maggioranza risicata di 261 voti. Il risultato della votazione fu ampiamente commentato dalla stampa svizzera

Stemma del canton Uri

Quindi partiamo dall'inizio: "D'oro alla testa di toro di nero posta di fronte anellata e lampassata di rosso". L'immagine fece la sua comparsa sul primo sigillo del Paese di Uri, all'interno di uno scudo triangolare. Il sigillo, menzionato la prima volta in un documento del 24.8.1243, è conosciuto grazie a documenti del 16.2.1248 (sotto forma di frammenti) e del 18.11.1249 (in pessimo stato). La più antica rappresentazione dello stemma è quella della cosiddetta bandiera di Morgarten, conservata nel palazzo del governo urano ad Altdorf.



Il più antico sigillo del Paese di Uri (1249) tratto dalla collana Die Staedte- und Landes-Siegel der Schweiz di Emil Schulthess, 1853-1856 (Zentralbibliothek Zürich).
Si tratta della più antica immagine del toro di Uri. L'animale araldico del cantone è qui raffigurato di profilo. Una volta completata, l'iscrizione recita: «Sigillum vallis Uranie».

Cappella del Morgarten, per Uri presente Guglielmo Tell e il corno d'Uri, personaggio chiave nelle battaglie Confederate. Al centro lo stemma d'Uri con un toro un po'm diverso a come lo vediamo oggi.

Origine del toro uro

Una volta esistevano tre sottospecie di uro: Bos primigenius namadicus (Falconer, 1859), che viveva in India, Bos primigenius africanus (Falconer, 1859) del Nordafrica e, naturalmente, Bos primigenius primigenius (Bojanus, 1827) dell'Europa e del Medio Oriente. Solo la sottospecie europea è sopravvissuta fino al diciassettesimo secolo. Tutte e tre sono state addomesticate.

Una ricerca condotta da scienziati francesi, tedeschi e inglesi ha rintracciato le origini dei buoi domestici moderni fino ad una mandria di uri selvatici (antenati del buoi) composta da circa 80 esemplari vissuti in Medio Oriente almeno 10.500 anni fa.

Gli uri (Bos taurus primigenius) ebbero origine in India circa due milioni di anni fa, e raggiunsero l’Europa intorno a 250.000 anni or sono. Sono gli antenati di quasi tutti i grandi bovini moderni, ad eccezione di animali come gli yak e i gaygal

Gli uri veri e propri sono sopravvissuti fino ad un periodo relativamente recente: l’ultimo uro avvistato, una femmina, morì per cause naturali nel 1627 nella foresta di Jaktorów, Polonia.

L’estinzione di questi bovini preistorici, i progenitori del bue moderno, fu causata da un mix di fattori quali la caccia, l’habitat sempre più ristretto per l’avanzamento dell’agricoltura, e le malattie trasmesse dal bestiame domestico.

Bisonte europeo (Bos primigenius primigenius) la cui razza si è estinta nel XVII secolo in "Historia Animalium" di Konrad Gesner) 
Gli uri erano noti anche per il loro temperamento aggressivo e nelle culture antiche ucciderne uno era un grande atto di coraggio.

Gli uri maschi che vivevano in Danimarca o in Germania raggiungevano facilmente 180 cm di altezza al garrese (150 per le femmine), pesavano fino a 1500 kg (meno per gli esemplari femminili) e avevano corna lunghe circa 80 cm e dal diametro tra i 10 e i 20 centimetri.

Secondo alcune descrizione storiche, compresa una di Cesare, gli uri erano animali agili e veloci, spaventosamente aggressivi se minacciati e particolarmente violenti durante gli scontri tra maschi durante il periodo di accoppiamento.

Ma i nostri antenati erano dotati di pazienza e coraggio: gli 80 uri che avrebbero dato origine ai buoi moderni sono stati effettivamente catturati e addomesticati con strumenti e tecniche relativamente primitivi; e con essi altri animali, come capre e maiali, sembra abbiano intrapreso la via verso la vita domestica nella stessa regione del pianeta, e in un periodo non molto distante dall’addomesticamento degli uri.

Un piccolo numero di progenitori dei bovini moderni è consistente con l’area ristretta in cui gli archeologi hanno trovato prove dei primi esempi di addomesticamento circa 10.500 anni fa.

L’area limitata potrebbe essere spiegata con il fatto che i buoi, al contrario per esempio delle capre, avrebbero rappresentato un problema per le comunità nomadi, e che solo poche comunità erano sedentarie in Medio Oriente durante quel periodo.

Diorami del Pleistocene, 'Bos primigenius' (bovini selvatici)
Margaret ("Marjorie") Maitland Howard (1898-1983)

Analizzando il DNA estratto dalle ossa di uro rinvenute in un sito archeologico iraniano ed effettuando comparazioni con i campioni di materiale genetico prelevati da buoi domestici moderni, i ricercatori hanno scoperto che l’addomesticamento dell ‘uro ebbe inizio poco dopo il periodo in cui si ritiene sia nata l’agricoltura.

Secondo lo studio, la differenza genetica riscontrata negli uri e nei buoi domestici suggerirebbe che la maggior parte dei bovini moderni si siano evoluti a partire da una piccola mandria composta da bovini selvatici.

Ur macher

Tra gli zoologi Heck non gode di fama indiscussa: Insieme a suo fratello Heinz, direttore del parco faunistico Hellabrunn di Monaco, hanno tentato di selezionare a ritroso l'uro, il grande bovino europeo ormai estinto, incrociando tra loro diversi esemplari bovini domestici fino a ottenere nei piccoli un aspetto in qualche modo simile a quello del progenitore selvatico. 

La loro motivazione era quella di salvare l'uro dall'oblio perché era costantemente confuso con il bisonte europeo, l'altro grande bovino dell'Europa dell'Olocene. I fratelli Heck credevano che creare un sosia dell'uro ed esibire entrambe le specie l'una accanto all'altra avrebbe aiutato ad evidenziarne le differenze al grande pubblico.

Il loro piano si basava sul concetto che una specie non sarebbe estinta veramente finché i suoi geni sono ancora presenti in una popolazione vivente.

Il risultato fu il bovino di Heck, un «uro rinato» o «uro di Heck», che mostra una somiglianza incompleta con quello che conosciamo sulla fisiologia degli uri selvatici

Confronto dell'aspetto ricostruito degli uri (in alto) con lo standard dei bovini di Heck (in basso)

Molti colleghi criticano tutto ciò come non scientifico e affibbiano ai due fratelli lo sprezzante nomignolo di Ur. macher (gli artefici dell'uro).

Dopo la seconda guerra mondiale, i bovini di Heck sono aumentati di numero, essendo stati reintrodotti, fra gli altri, in Polonia, Belgio, Paesi Bassi e Inghilterra.

Mucca epica

Per pura curiosità (e non certamente per soddisfare le manie di quote rosa ad ogni costo, o peggio ancora, alle pseudo denuncia di discriminazione da parte di femministe incallite) decido di andare ad indagare nel corrispondente femminile del toro uro. E anche qui i miti non mancano

Auðhumla nacque, come Ymir, dalla brina di Ginnungagap, brina che si sciolse per l'incontro tra le correnti gelide di Niflheimr e quelle calde di Múspellsheimr. Dalle sue mammelle scorrevano quattro fiumi di latte. Per sfamarsi, Auðhumla cominciò a leccare degli scogli gelati, che sapevano di sale. Nel primo giorno in cui li leccò da questi scogli emersero i capelli d'un uomo, nel secondo giorno la testa, e nel terzo tutta una persona. Questi, la prima creatura in forma umana, fu Búri, che generò Borr; Borr si unì quindi alla gigantessa Bestla, da cui nacquero i primi Dèi: Odino, Víli e Vé.

Auðhumla lecca Búri mentre quattro fiumi di latte sgorgano dalle sue mammelle in questa illustrazione da un manoscritto islandese del XVIII secolo.

Il nome di Auðhumla appare in molte varianti diverse nell'Edda in prosa, anche se il suo significato è poco chiaro. Il prefisso auð- potrebbe riferirsi a "ricchezza", "facilità", "fato" o "vuoto", con "ricchezza" come quello più probabile. Un'altra teoria è che questo nome sia collegato con Ymir, ma ha sempre avuto un significato oscuro che può essere stato interpretato in maniera diversa dai tempi pagani.

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