Tutto e nulla può essere. Un alieno creatore pronto a tornare sulla terra per salvarci, il futuro che ci viene mostrato sul fondo di una tazzina del caffé, Chi mi impedisce quindi di pensare che al di sopra di tutto non ci sia una divinità cinocefala a tirare le corde di ogni singolo destino? Chi?
La superstizione umana mi permette di fare viaggi spettacolari ed incontrare anche questo tipo di presenze, ma non parlo nemmeno della banalità di Anubi il dio cane (ah, a tal proposito una precisazione, trattasi di sciacallo) ma di qualcosa ancora oltre
San Cristoforo cinocefalo
Ben noto é il San Cristoforo standard, quello che dava un passaggio sulle spalle all’ altissimo per attraversare il fiume e ad ogni passo si rilevava più pesante. Quello che veniva rappresentato in dimensioni gigantasche rappresentato in dimensioni gigantasche così che potesse essere rimirato da lontano, e non era un caso, stabile di un contatto occhi negli occhi con il gigante te buono all’ista te si azzeravano i peccati e per quel giorno si poteva stare tranquilli: in caso di morte si filava dritti in paradiso.
Cristoforo cinocefalo bizantino
L'iconografia orientale aggiunge alla sua figura un altro elemento: la testa a forma di cane. Come si spiega questa mostruosità? Secondo una leggenda, san Cristoforo chiese a Dio
di dargli un volto terrificante per sfuggire a ogni tentazione.
Secondo un'altra, egli apparteneva a una tribù di antropofagi ("mangiatori di uomini") oppure aveva una testa mostruosa a rappresentare la malvagità della sua esistenza prima dell'incontro con Cristo.
Ma c'è anche un'altra spiegazione e cioè che, per un errore di interpretazione, alcuni copisti, mentre riproducevano le sue note biografiche, trascrissero erroneamente Chananeorum ("dei Cananei") come Caninerorum ("del paese dei cani"), favorendo così la traduzione errata delle notizie relative al paese di provenienza e alimentando la leggenda che egli avesse la testa di un cane.
Nel Medioevo, infatti, era diffusa l'idea che esistesse un popolo mostruoso con la testa di cane e ciò era associato all'episodio dei Vangeli, riportato sia in Marco (7,26) sia in Matteo (15, 22), della donna di Canaan che implorò Gesù di guarire la figlia posseduta da uno spirito demoniaco. A ciò si aggiunge il fatto che, presso gli ebrei, i cani erano considerati con totale disgusto e "cane" del resto costituisce un insulto che è dato trovare tra le pagine bibliche.

J.B. Coriolano, «Cinocefalo»,
illustrazione da Ulisse Aldrovandi, Monstrorum historia, 1642.
Aldrovandi riferisce che queste creature, con corpo umano e testa di cane,
vivono in Asia Minore e sono robuste e abbastanza ingegnose
da resistere ai tartari.
Un incrocio di credenze fantastiche, simbolismi ed errori di traduzione è dunque alla base della curiosa iconografia relativa al san Cristoforo Cinocefalo diffuso in Oriente, che si può ammirare, ad esempio, nell'anonimo San Cristoforo Cinocefalo conservato al Museo Bizantino di Atene.
Anubi il dio cane o sciacallo
Quando i greci conquistarono l'Egitto, fusero il loro dio Hermes con il dio egizio dalla testa di sciacallo Anubi, visto che entrambi agivano come guide per i morti. Questo produsse la figura composita di Ermanubi, comunemente rappresentato come un uomo con la testa di un cane o di uno sciacallo.
Il mio primo, e attualmente unico, incontro con Anubi ai musei Vaticani
Indossava un chitone, un piccolo rettangolo di lana o lino che sí avvolgeva attorno al corpo e lo copriva fino alle ginocchia, e veniva poi fatto passare sopra una spalla e assicurato con una spilla.
Come Hermes, calzava sandali alati e brandiva spesso una staffa con due serpenti attorcigliati. I romani, molti dei quali adottarono il culto egizio di Iside, più tardi fusero la figura di Ermanubi con quella del loro dio Mercurio
Statua di Ermanubi, Egitto, periodo tolemaico.
Questa divinità ha il corpo e gli attributi tipici del dio greco Hermes ma,
come il dio egizio Thot, ha la testa di uno sciacallo.
Con la cristianizzazione di Roma, Ermanubi/Mercurio venne identificato con san Cristoforo, un gigante che, secondo la leggenda, una volta trasportò Gesù bambino attraverso un fiume torrenziale, sobbarcandosi dunque sulle proprie spalle tutto il peso dei peccati dell'uomo. Attraverso queste trasformazioni,
il ruolo dell'uomo cane rimase sorprendentemente costante, come colui che guida le anime da questo mondo a quello dell'aldilà
Non solo divinità: il lupo sul trono
In una satira di carattere generale, un manoscritto fiammingo risalente ai primi anni del Cinquecento propone una serie di superbe miniature in cui la volpe è il simbolo dei vizi della società. Sono gli anni in cui Jean Bouchet scrive un poema di retorica,
Les Renards traversant les périlleuses voies des folles fiances du monde, che conosce molte e ravvicinate edizioni a stampa, alcune delle quali impreziosite da incisioni, mentre del testo esiste un solo manoscritto miniato.
Nella miniatura l'artista tiene a modello una delle incisioni, che arricchisce notevolmente, ma lascia vuoti i cartigli, che invece nella versione incisa recano delle scritte. La miniatura è sul frontespizio di un capitolo dedicato alla giustizia.
Il narratore racconta che, camminando, sotto un grande albero s'imbatté in un lupo seduto in cattedra, che presiedeva un tribunale ed era circondato da volpi, galli, galline e altri volatili.
Bouchet, Les Renards traversant les périlleuses voies
des folles fiances du mon Gand, 1505-10 ca.
Filadelfia, Rosenbach Museum and Library, ms 197/30, 37 x 24,5 cm
f. 30: Il lupo in trono e le volpi che amministrano la giustizia
La satira diventa esplicita leggendo i testi dei cartigli nell'incisione servita da modello: nel cartiglio di destra, «I suoi giudici sono dei lupi» (secondo il profeta Sofonia 3, 3), e in quello di sinistra, «Il regno passa da un popolo a un altro a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle ricchezze» (Siracide 10, 8). Nella miniatura si riconoscono distintamente le toghe indossate dal lupo e dalle volpi. Tutto il capitolo è perciò un trattato di morale politica, che mescola il richiamo ai mestieri giuridici e il rimando a svariate figure bibliche orgogliose o esemplari, e si chiude con un'altra allegoria tratta dal mondo animale: «Il lupo divorerà il capretto e le volpi mangeranno le galline e la giustizia non sarà piú esercitata, soltanto ingiustizia e ogni forma di iniquità...»
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