Tra tutte le torture quella dell'olio di ricino é sicuramente una delle più singolari. Prima di tutto va detto che non si trattava di una tortura con lo scopo di ottenere informazioni e di provocare dolore, la tortura consisteva nell'umiliare la vittima.
Gli autori di tale metodica sono i fascisti, in un epoca dove estremismo e l'utilizzo del famigerato olio andavano forte.
Cartolinja propagandistica "pupi fascisti"
Il protagonista
Mia nonna me lo menzionava spesso, sempre in tono negativo: dai suoi racconti si direbbe che la parola ingurgitare sia nata assieme alla comparsa del famigerato olio. Ma peché tanto odio?In questo pannello pubblicitario si sottolinea che grazie ad particolare trattamento promette al consumatore che ne "conferisce il gusto di squisita bibita effervescente"
Viene impiegato in massima parte come purgante, esso agisce favorendo la secrezione di acqua e sali da parte dell’intestino tenue, aumentando la peristalsi intestinale e favorendo il transito delle feci verso l’esterno e l’espulsione delle feci stesse. Di norma l’effetto lassativo si manifesta dopo 6-12 ore dall’assunzione mediante l’emissione di scariche di feci semiliquide.
Manganello e olio di ricino
L'olio di ricino, infatti, fu utilizzato come strumento di tortura e di punizione, prima da Gabriele D'Annunzio che lo introdusse durante l'occupazione di Fiume, poi dal regime fascista che ne fece largo uso contro i suoi avversari.
Durante gli anni dello squadrismo fascista, infatti, l'olio di ricino divenne uno degli strumenti di tortura fisica e psicologica impiegati dalla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, le Camicie Nere. Tale strumento di tortura era impiegato contro dissidenti e oppositori politici che venivano obbligati con la forza ad ingerire una bottiglia di 75 ml del suddetto olio (la cosiddetta "purga del sovversivo") mentre avevano legati i pantaloni con una corda per impedire alle vittime di sfilarli durante gli attacchi evacuativi, costringendoli a tornare a casa in condizione di grave umiliazione.
Così si puniscono i sovversivi, colpevoli di aver svolto ruoli pubblici, di aver espresso condanna nei confronti delle violenze gratuite dei fascisti, di non essersi scoperto il capo al suono dell’inno. A Balsorano, in provincia de L’Aquila, la maestra Agata Zega è costretta a bere l’olio di ricino per non aver partecipato a un corteo delle camicie nere.
L'assunzione di olio in dosi massicce era spesso accompagnata da percosse fisiche: tuttora famosa è l'espressione "manganello ed olio di ricino" per indicare i metodi che adottavano le squadre durante le spedizioni punitive.
Benchè l'ingestione di quantità smodate di olio di ricino possano condurre anche a conseguenze gravi, non si hanno notizie di morti di questo genere. Lo scopo era umiliare l'avversario non ucciderlo.
L'uso scomparve progressivamente con il periodo "istituzionale" del governo fascista e la fine del cosiddetto "biennio rosso".
L'uso scomparve progressivamente con il periodo "istituzionale" del governo fascista e la fine del cosiddetto "biennio rosso".
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